Mi sono accorto che quando sono in una situazione temuta il disagio aumenta se le mie facoltà intellettive non sono al massimo, quando sono stanco o quando mi "incanto", provo molto più disagio perché non posso calcolare ed esaminare tutte le persone circostanti e formulare ipotesi del loro potenziale giudizio in base al mio atteggiamento.
La conclusione è che ho un'estrema necessità di controllo nelle situazioni in cui sono a disagio, ed il controllo a sua volta è qualcosa che mi protegge da eventuali eventi dolorosi/giudizi negativi.
La conseguenza è che tendo a soffocare l'emotività in quelle circostanze, e di pormi con la più ferrea razionalità; e, allo stesso tempo, (a causa delle continue macchinazioni della mente) quelle situazioni diventano stressanti.
Secondo voi, in che modo questa necessità di controllo è correlata ad un insufficiente sviluppo della propria identità?
[ho pensato che un tizio che ha coscienza di sé, conosce i propri limiti, le proprie caratteristiche, nel bene e nel male, e quindi non ha paura di poter assumere atteggiamenti potenzialmente negativi].
Perché il giudizio altrui (o l'idea che mi faccio del giudizio altrui) è così importante, e perché può diventare un'ipotesi così plausibile nella mia idea di me stesso?
Ovviamente tutto ciò ha anche uno stretto legame con l'egocentrismo, ma quello credo sia ancora più difficile da capire...