Concordo con chi ha detto che andrebbe analizzata in funzione della società stessa in cui esiste e con chi dice che riveste un importante ruolo educativo-formativo.
Non fraintendermi, non sono certo il più grande sostenitore dell'attuale sistema educativo e del suo funzionamento.
Tuttavia mi appare come uno" strumento" ( non scrivo male, perchè un male oggettivamente non è) necessario per l'inserimento nell'attuale società.
Idealmente piacerebbe anche a me vivere in un Mondo in cui i ragazzini non debbano dai 6 anni essere obbligati a frenare la loro vitalità e starsene fermi per X ore sui banchi di scuola. Sarebbe bello se questo sistema educativo fosse necessario solo in minima parte e la formazione venisse dalle figure genitoriali, nell'infanzia.
Tuttavia alcuni problemi mi balzano subito all'occhio :
1) un adulto, che lavora e ha famiglia, ha a disposizione giorni di 24 h.
Di queste : 8 circa le usa per dormire ed 8 circa per il lavoro. Delle 8 rimanenti tra viaggi, pasti, relax ed interessi non ne rimangono molte.
In quel tempo dovrebbe trovare la voglia ed il modo per educare efficacemente i propri figli ?
2) pochissimi adulti sarebbero in grado, e non per loro colpa, di fornire un'educazione completa ad un bambino su tutte le materie e tutti i principi fondamentali, che gli permetta poi di scegliere autonomamente cosa fare in futuro. La maggior parte dei bambini avrebbe lacune mostruose in alcune, molte, aree.
3) per tale motivo si creerebbe una ancora maggiore suddivisione alla base tra figli di genitori che possono permettersi, perchè adeguatamente colti ed in grado o/e perchè disposti a pagare gente colta ed in grado, di istruire il proprio figlio in modo completo e genitori che per cause di forza maggiore non possono farlo. Ergo una società fortemente classista, dove la famiglia di nascita riveste un ruolo ancora più determinante che in quella attuale.
Quindi direi che questa non è una strada praticabile. Il fatalismo non mi ispira.
La Scuola a mio avviso ha un importantissimo ruolo di preparazione alla vita in società, ancora prima che educativo.
Su quello educativo mi son espresso sopra : la Scuola è necessaria pr abbattere i possibili dislivelli sostanziali che ci sarebbero mediante l'adozione di un'educazione autonoma o principalmente genitoriale/privata.
Certo, lo fa in funzione del raggiungimento di determinati standard, che servono a veder riconosciuti determinati titoli, che servono a loro volta per poter aspirare a determinate professioni....
Un sistema di incasellamento dell'individuo insomma. Però se questa è la società, allora la Scuola svolge un ruolo fondamentale nel dare almeno la possibilità a tutti di avere una base comune di partenza.
Su quello più sociale:
se non vieni progressivamente abituato, da piccolo, ad adeguarti a certe convenzioni e standard è facile che da grande non riuscirai più a farlo, diventerai un individuo " disadattato" rispetto al sistema di riferimento.
Devi imparare a rapportarti con persone sconosciutee che magari ti rendono la vita una merda in un ambiente di "lavoro", a dover stare per parecchie ore in tale ambiente che potrai anche odiare, a dover sottostare e accettare di seguire le direttive di chi ha un ruolo più elevato del tuo ( ndr : l'insegnante), ad essere misurato e dover fare affidamento sulle tue sole capacità, non avere la possibilità di chiedere aiuto alle persone a te care in determinati frangenti etc etc etc
Insomma, devi abituarti in piccolo e passo a passo a tutta la merda che ti toccherà affrontare in grande, e velocemente, da adulto.
La naturalità dei tuoi comportamenti dev'essere adattata a certe dinamiche, le quali dovranno poi divenire per te la tua "normalità", altrimenti non potrebbe funzionare la società stessa così com'è pensata.
Quindi la Scuola torna ad essere uno strumento necessario, data l'impossibilità di delegar efficacemente ad altri tale compito e/o l'onere enorme che sarebbe controllare che svenga volto correttamente.
Ergo la Scuola ed un sistema d'istruzione non servono " per forza", servono necessariamente in
questa società.
Poi si può discutere sul fatto che sarebbe preferibile cercar di formare cittadini consapevoli, piuttosto che istruire nell'ottica dell'accontentare le richieste del mercato del lavoro e quindi in un'ottica di risorse spese/resa produttiva dell'individuo.
Però dubito si possa, per ora e molti anni a seguire, anche solo ipotizzare uno scenario in cui non si ha tale Istituzione.
Sul piano soggettivo.
Dovendola mantenere quindi, mi piacerebbe in particolar modo che venissro tolti i voti, gli esiti o qualsiasi forma di misurazione numerica della " validità" di un individuo. Che l'apprendimento non diventi finalizzato solo al risultato com'è ora nella stragrande maggioranza dei casi. Sia dal lato studenti, dove si impara bulimicamente una gran quantità di nozioni solo con lo scopo di prendere un voto decente per poi vomitarle fuori dal proprio cervello poche settimane dopo. Sia dal lato di chi crea i famosi "programmi", ogni anno sempre più tesi ad aumentare il carico di studio sbolognando ad insegnanti etc il modo in cui farlo, con cui infilare a forza sempre più nozioni nel medesimo arco temporale nella testa di studenti vari. Per rispondere alle richiste esterne e perchè al sapere poco ma bene sembra sia preferibile il cercare a tutti i costi il sapere " tanto".
Esami, verifiche, etc si dividerebbero tra " superati" e " non superati". Sul dove fissare l'asticella per il passare o meno si può discutere, però credo sarebbe più realistico fare in modo che l'istruzione dia un segnale che chi supera il tal esame in quella materia ha le conoscenze necessarie, punto. Non che miri a distinguere studente di serie A, B e C già in funzione dell'indirizzamento di chi ottiene il miglior risultato ad una vita migliore.
Parlo anche dalla prospettiva di uno che coi risultati starebbe anche a cuor sereno, a cui il numero ottenuto ha in effetti comportato d'esser visto come più " valido" di altri.
Ma non posso far a meno di pensare che un sistema educativo che si basi su questa forma di discriminazione, e la accetti implicitamente sotto il nome di "meritocrazia", abbia perso di vista quale dovrebbe essere il suo ruolo principale.
Ma anche qui : viviamo in una società dove il lavoro è a tutti gli effetti un "bene" scarseggiante ormai. Cristo, ormai è visto quasi come un favore fatto all'individuo il farlo lavorare.
Quindi è automatico si inneschi una forma di selezione naturale che miri a far sì che a conquistare tale bene sia chi possiede le caratteristiche maggiormente richieste dall'ambiente ( cioè la società umana).
Meritocrazia è solo un termine sostitutivo di selezione naturale.
Te lo si sbatte in faccia ( il termine eh) per dirti che se non hai le stesse possibilità di altri è in fondo colpa tua e ti attacchi al cazzo, soccombi come avviene in qualsiasi sistema selettivo. La discriminazione e l'infelicità è implicita in ogni ambito dove si ha da effettuare una misurazione in base ad alcuni parametri sugli individui.
Sia esso il sesso, le relazioni, il posto di lavoro, l'esame delle superiori etc etc.
e scusate il post lungo, ma m' interessa il confronto sul tema e non ho avuto molto di meglio da fare seduto su di una sedia in una stanza d'ospedale ( non per me ).