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Vecchio 29-11-2020, 11:44   #1
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E' un processo doloroso, quello di realizzare e convincere se stessi che la propria famiglia sia "macchiata".
Mia madre e mio padre sono nati e cresciuti nel sud Italia, negli anni '70 la scuola lì non era granché, più che altro nozionistica e orientata alla disciplina, più che a insegnare come vivere bene e in armonia con gli altri. Mia madre era la terza, con due fratelli maggiori, una classica casalinga come madre e un padre-padrone, gestore di un negozio. Mia madre ha vissuto la propria infanzia nel rifiuto e nella negazione. Non si sentiva amata dai fratelli (con cui ora, inevitabilmente, per vari screzi, ha chiuso i rapporti da anni) e il padre la limitava in tutto. Ad esempio in quanto "femmina" le fu impedito di frequentare il liceo classico e ripiegò su un istituto di formazione biennale che l'ha portata a fare niente più che la casalinga.
Mio padre, dal canto suo, sembrerebbe aver avuto una vita diversa, ma non più semplice, né meno macchiata. Si è laureato e ha ottenuto progressivamente un lavoro molto buono, con molti guadagni, infatti la mia famiglia, almeno da 10 anni a questa parte, ha vissuto nell'agiatezza borghese che ci contraddistingue. Leggete quest'ultima frase con un tono amaro.
Si sono incontrati molto giovani, 18 lui, 15 lei, entrambi alla prima esperienza. Sposati dopo 15 anni di relazione, hanno deciso di avermi un anno dopo.
Ed è lì che hanno allargato la macchia.
Nessuno dei due ha mai risolto i propri traumi, li hanno inglobati nella loro persona, sono diventati rigidi mentalmente, sempre più simili ai loro vecchi. La loro reazione agli abusi è stata l'emulazione: "se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico".
Si sono sempre più chiusi nel loro Io, hanno iniziato a rifiutare con forza qualsiasi tipo di critica, hanno creato un mondo di aspettative che se non realizzate generavano rabbia e senso di vuoto. E tutto questo in modo deliziosamente inconsapevole.

Quando sono arrivato, ero l'aspettativa più grande che avessero mai avuto. Ero per loro il modo di dimostrare al mondo che, nonostante tutto, ce l'avessero fatta. Mi portavano in giro come un trofeo ed esternamente sembrava esserci tanta felicità e tanto amore. Ma dentro le mura, se qualsiasi tipo di aspettativa non era assecondata, ecco che arrivavano i silenzi punitivi, le minacce di uccidersi o di andare via, di scappare. Questi episodi iniziano nella mia memoria da quando ho ricordi, quindi accadevano già quando avevo 4-5 anni, ma probabilmente anche prima. Spesso mia madre mi stringeva le unghia nella manina, quando in pubblico facevo un qualcosa che non le andava bene o che la imbarazzava. In presenza dei parenti, diventavo di nuovo il trofeo. Dovevo raccontare tutte le cose belle che facevo, dovevo apparire splendente, ma come potreste immaginare, ero in realtà un bambino molto solo, molto triste, e non riuscivo affatto a mentire, ad apparire felice e sano. A tavola mi imbarazzavano continuamente, mi dicevano di continuo che non parlavo mai, che dovevo raccontare. E i parenti facevano altrettanto, ma erano sempre loro a parlare, attraverso le loro bocche.
Almeno dalle elementari, sopratutto mia madre ha iniziato a chiamarmi "bugiardo", "cattivo", "disgrazia", ogni qualvolta qualcosa non andava bene.
Non c'è mai stato un confine emotivo, ogni mio successo, così come ogni mio insuccesso, era vissuto da loro come un qualcosa che vivevano direttamente dentro la loro persona. Non mi hanno mai visto come un individuo, ma come una loro estensione.
Da quando ero ancora attaccato al cordone, sono stato io a dovere accudire loro. Io dovevo, oltre a realizzare le loro aspettative, farli sentire amati e accettati. Sopratutto mio padre, ancora ultimamente, richiede, anzi pretende, dimostrazioni di affetto esplicite, ma quando vede che lo rifiuto, piange, si nasconde e iniziano a sparlare di me quando pensano che non li sento.

L'apparire è un concetto fondamentale. Vivono la loro vita sintonizzati sugli altri, e mi hanno trasmesso questa tragedia, che in me si è manifestata sotto forma di ansia sociale, di dipendenza e insicurezza davanti al mondo.
Quando si usciva di casa bisognava essere composti e perfetti fino alla pazzia. E dentro casa c'erano, e ci sono - perché sì, vivo ancora con loro - tutta una serie di regole sulla disposizione degli oggetti, sul modo in cui si fanno le cose, che se non rispettate portano a scontri titanici.
A proposito, ogni tentativo di discussione o ogni litigio, non ha mai portato a nient'altro che al mio annullamento. Ogni volta che ho provato a far presente quanto i loro comportamenti mi danneggiassero, le uniche risposte che ho ottenuto sono state: negazione, proiezione, vittimismo.

La quarantena ha esasperato questa mia consapevolezza dell'origine dei miei problemi, e i rapporti si sono inclinati come mai prima. E' il risultato di un enorme e devastante percorso di crescita, che mi ha portato a realizzare che, per quanto apparentemente amato, in realtà mai lo sono stato. O almeno non in modo funzionale. E' stato un amore condizionato dal risultato. Un risultato però che però non bastava mai, un insoddisfazione cronica ed io, il capo espiatorio.
Ho cercato fino a pochi mesi fa un dialogo, ho cercato di spiegargli come stessero vivendo la vita al 50% delle loro possibilità, che potevano essere felici. Gli ho consigliato un percorso terapeutico. Quello che ho ottenuto? Negazione, proiezione, vittimismo.

In queste ultime settimane me la sto vivendo molto male. non riesco a trovare modi per andare via. Trovare un lavoro quando hai paura anche solo ad uscire di casa è dura, ma sto facendo grossi passi in avanti. Ho smesso di aver paura di fare e ricevere chiamate, ho smesso di preoccuparmi degli altri, ho messo fine a relazioni tossiche da cui non riuscivo a staccarmi. Sto pensando per la prima volta a me stesso, ma il tutto è contornato da un'infinita tristezza, da un incolmabile vuoto. Ho sempre avuto pensieri suicidi, ma mai come quelli del mese scorso, dopo averli sentiti parlare di me di nascosto, parlare di me in termini così affossanti, così cattivi. Per loro sono una maledizione, sono una disgrazia del demonio (sono molto cattolici, ma più che altro bigotti).

A volte mi capita di sintonizzarmi ancora su di loro, quando li vedo in giro per casa e mi guardano disprezzandomi, mi sento male, inutile negarlo. Ma sto sempre più migliorando, sempre più concentrato su me stesso.

E sono sicuro che quando riuscirò ad andare via, la macchia andrà via da me, e sarò felice, e potrò coltivare relazioni sane e sincere.
E magari riuscirò anche a volermi un po' bene finalmente.
Sono loro la causa della mia ansia sociale e per questo mi sembra di non avere tempo, di dover fare le cose velocemente, di dover scappare il prima possibile. E forse dovrei, ma il mondo non sembra aiutarmi.

Ultima modifica di Раскольников; 29-11-2020 a 11:54. Motivo: Errori grammaticali
Ringraziamenti da
CamillePreakers (29-11-2020), cosechenonho (29-11-2020), Hor (29-11-2020), Madeleine (29-11-2020)
Vecchio 29-11-2020, 12:03   #2
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

Ho letto tutto ciò che hai scritto, e mi permetto di intervenire sommessamente solo per una piccola (ma forse non così piccola) annotazione: tu hai compiuto un enorme passo avanti riuscendo ad analizzare ed eviscerare così lucidamente la tua costellazione familiare, cosa che si evince da quanto hai scritto e come l'hai scritto. Penso che questo sia il primo passo per riuscire a districarsi e costruirsi una vita che sia veramente propria, libera dai viluppi che un'educazione disfunzionale porta con sé.
Io sono ancora a metà del guado, nonostante l'età avanzata: ho dovuto compiere una fatica immensa per mettere in discussione anche solo dentro di me tutti i meccanismi disfunzionali in cui sono stato immerso durante la crescita; metterli in discussione coi miei genitori è tutt'ora impossibile: mio padre rifiuta il dialogo, mia madre lo accetta surrettiziamente solo per negare qualunque sua responsabilità.
Se crescere significa lasciarsi alle spalle ciò che è stata la famiglia di provenienza, in certi casi significa riconoscere ciò che di male quella famiglia ha impiantato dentro di noi, sradicarlo e provare ad andare avanti partendo da zero.
Ringraziamenti da
Раскольников (29-11-2020), Madeleine (29-11-2020)
Vecchio 29-11-2020, 12:10   #3
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Questi problemi sono simili anche per me..mia madre era depressa e temo bipolare e poteva cambiare umore da un momento all'altro..ricordo scene veramente devastanti per la psiche di un bambino..pianti in corridoio,scenate senza motivo..per un bimbo di 7-8 anni sono cose terribili..adesso è migliorata ma sono traumi che restano e la mia vita è quasi del tutto compromessa...
Ringraziamenti da
Vecchio 29-11-2020, 12:29   #4
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Ti capisco molto bene. Ho avuto e ho una situazione famigliare molto simile. Sto cercando in tutti i modi di andarmene e costruirmi una nuova vita lontano da qui.
Ringraziamenti da
Vecchio 29-11-2020, 12:44   #5
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Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Ho letto tutto ciò che hai scritto, e mi permetto di intervenire sommessamente solo per una piccola (ma forse non così piccola) annotazione: tu hai compiuto un enorme passo avanti riuscendo ad analizzare ed eviscerare così lucidamente la tua costellazione familiare, cosa che si evince da quanto hai scritto e come l'hai scritto. Penso che questo sia il primo passo per riuscire a districarsi e costruirsi una vita che sia veramente propria, libera dai viluppi che un'educazione disfunzionale porta con sé.
Io sono ancora a metà del guado, nonostante l'età avanzata: ho dovuto compiere una fatica immensa per mettere in discussione anche solo dentro di me tutti i meccanismi disfunzionali in cui sono stato immerso durante la crescita; metterli in discussione coi miei genitori è tutt'ora impossibile: mio padre rifiuta il dialogo, mia madre lo accetta surrettiziamente solo per negare qualunque sua responsabilità.
Se crescere significa lasciarsi alle spalle ciò che è stata la famiglia di provenienza, in certi casi significa riconoscere ciò che di male quella famiglia ha impiantato dentro di noi, sradicarlo e provare ad andare avanti partendo da zero.
Parli di aspetti che sto imparando a conoscere solo da poco, ma li comprendo perfettamente.
E' un po' come rinascere, e questa volta essere noi la figura genitoriale che non abbiamo mai avuto. E' comprendere che non ci sarà mai amore, e quindi imparare ad amarci noi. Ma cavolo se è difficile.
Non è solo rinascere, è anche morire.
Vecchio 29-11-2020, 12:47   #6
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Originariamente inviata da Masterplan92 Visualizza il messaggio
Questi problemi sono simili anche per me..mia madre era depressa e temo bipolare e poteva cambiare umore da un momento all'altro..ricordo scene veramente devastanti per la psiche di un bambino..pianti in corridoio,scenate senza motivo..per un bimbo di 7-8 anni sono cose terribili..adesso è migliorata ma sono traumi che restano e la mia vita è quasi del tutto compromessa...
Mi è molto familiare quello che racconti. Nella mia infanzia ricordo solo episodi o stupendi,bellissimi, come in un cartone animato, o episodi devastanti, fatti di minacce, urla, lacrime, bestialità. Non c'è mai stata una via di mezzo, è sempre stato un amore o esagerato, caricato di dipendenza affettiva, o un amore condizionato. Il messaggio che me bambino ha ricevuto è stato: sarai amato, ma solo se sarai perfetto.
Vecchio 29-11-2020, 12:49   #7
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Originariamente inviata da Madeleine Visualizza il messaggio
Ti capisco molto bene. Ho avuto e ho una situazione famigliare molto simile. Sto cercando in tutti i modi di andarmene e costruirmi una nuova vita lontano da qui.
Mi dispiace molto. Come sta andando? Come riesci a mantenere lucidità e a non sintonizzarti con loro?
Ci sono momenti in cui i cancelli dell'empatia sono spalancati e in quei momenti, se mi criticano o attaccano in qualche modo, implodo e vengo rallentato da una serie di comportamenti autosabotanti.
Vecchio 29-11-2020, 13:00   #8
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Analisi molto lucida.
Ma pensa se i tuoi genitori si raccontassero a loro volta,come hai fatto tu, descrivendo i loro genitori e il loro vissuto di figli. Sono figli anche loro. E anche i tuoi nonni sono stati figli di qualcuno.Una spirale infinita.
Quello che voglio dirti è che devi iniziare a ricavarti il tuo spazio di persona oltre l'essere figlio. E a vivere la tua storia. Non si guarisce mai da certi vissuti, ormai sono dentro e ci costituiscono.
Ma una parte di noi, per quanto vasta, non è il tutto; possiamo sempre prenderci altrove le altre parti.




(Spero che donne più emancipate avranno figli e figlie più felici; vedremo.)
Vecchio 29-11-2020, 13:02   #9
Esperto
L'avatar di Texas
 

Situazione descritta con estrema lucidità e penso che anche solamente questo sia un buon punto di partenza.

Non so quanti anni hai, ovviamente sei dentro la trappola della povertà, dove per superare i tuoi problemi avresti bisogno di uscire da quel contesto malsano ma non ne hai la possibilità per i problemi che hai citato e quindi ne rimani intrappolato.

Non so come tu possa fare, ma penso che una volta uscito da lì, tu abbia buone possibilità di stare molto meglio. E forse chi lo sa... magari farebbe bene anche ai tuoi
Vecchio 29-11-2020, 16:35   #10
Banned
 

Ho letto un po' sommariamente, mi scuso: comunque se non ho capito male classico ambiente familiare dove "si guardano sempre gli altri", bisogna essere, fare, dire e allo stesso tempo non essere, non fare, non dire, il tutto in funzione "degli altri".

Aspettative alte sul figlio e via dicendo... un ambiente simile al mio, guarda ti dico semplicemente questo: i genitori sono responsabili nei confronti di un figlio fino ai 18 anni, questo non lo dico io ma chi è del mestiere: e se si hanno avuto figure familiari nocive, dimenticare (quella parte nociva) e se proprio proprio "crearsi" noi altri modelli di riferimento, se possano essere d'aiuto, ricercandoli in qualsiasi persona che ti abbia dato un che di positivo.

Il rischio che il narcisismo possano trasmettertelo c'è, ma nel caso fosse così non è nulla di irreparabile.

Ti stai già muovendo in positivo mi pare, quindi avanti così.

P.s. quel tipo di figura genitoriale non accetterà facilmente di farsi curare, soprattutto se, oltre a quello che hai detto, è gente che fa parte di quell'epoca in cui andare dallo psicologo per molti era visto come uno smacco di cui vergognarsi.
Vecchio 07-12-2020, 03:23   #11
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Quote:
Originariamente inviata da Раскольников Visualizza il messaggio
Mi è molto familiare quello che racconti. Nella mia infanzia ricordo solo episodi o stupendi,bellissimi, come in un cartone animato, o episodi devastanti, fatti di minacce, urla, lacrime, bestialità. Non c'è mai stata una via di mezzo, è sempre stato un amore o esagerato, caricato di dipendenza affettiva, o un amore condizionato. Il messaggio che me bambino ha ricevuto è stato: sarai amato, ma solo se sarai perfetto.
Esattamente..quasi borderline..non a caso..
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