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Vecchio 05-07-2017, 09:22   #1
Esperto
L'avatar di TheProphet
 


Non sono solito dar credito a questo genere di tutorial psicologici ma visto che quando mi è passato sotto gli occhi ho notato subito che l'argomento mi riguardava ho deciso di dedicargli 2 minuti.
Leggo che secondo alcuni sono fregnacce, secondo altri c'è del vero.
Voi che ne pensate?

Ultima modifica di TheProphet; 05-07-2017 a 09:28.
Vecchio 05-07-2017, 10:40   #2
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Da quel che ho capito, ha ripetuto quello che vado dicendo da anni. Nulla di nuovo.
Vecchio 06-07-2017, 15:47   #3
Banned
 

Vecchio 06-07-2017, 16:58   #4
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Le paure si superano facendo le cose in maniera deliberata, non facendosi spingere da qualcun altro, vivendole come le famose quattro scimmiette.

Will Smith comunque è il genitore doverizzante che ci mette sopra anche la retorica della motivazione, non la vera motivazione.
hai ragione , pero fa riflettere il video
di cosa succede sempre quando hai davanti una paura , solo quando lhai superata dici ... ma cavolo era facilissima , tutto sto tempo a darmi la carica
non si acquista motivazione affrontando le proprie paure ??

e fa capire che non ci si deve aspettare sempre qualcosa di brutto ,dopo aver detto o fatto una cosa

Ultima modifica di ricotta27; 06-07-2017 a 17:17.
Vecchio 06-07-2017, 21:18   #5
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Non sono d'accordo con il video perché se stai bene fai le cose e la motivazione è spontanea e lo sforzo è voluto.
Se stai male non riesci a fare niente, se ti sforzi quando stai in una crisi depressiva stai peggio .

Se il video si rivolge a persone che non hanno disagi mentali allora è un altro discorso, cioè un discorso che anche mio nonno lo sa.
Vecchio 06-07-2017, 21:55   #6
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Posso capire le obiezioni josephiane.
Ma sono errate.

Il cervello non ha necessità di capirsi, per funzionare. È fatto per quello. Per funzionare, per portarci a fare scelte, e a compiere azioni. Non per continuare a guardarsi dentro alla ricerca di qualcosa che poi non si sà nemmeno bene cosa sia, una sorta di sacro graal che ci sblocchi all'improvviso.

Per questo spesso doverizzarsi, se non portato al patologico, funziona. Perché costringe a cercare le motivazioni per fare, a posteriori. La comprensione viene dopo. Mentre a priori, siam più portati a cercare le motivazioni per non fare.

Ma è ovvio che la seconda diventi man mano sempre più facile, evitamento dopo evitamento.

Ora, come bipolare sono avvantaggiato per aver esperito nelle medesime situazioni stati d'animo totalmente antipodici, ma immagino che la situazione che vi sto raccontando sia capitata a molti di voi.

Chiacchere con amici o conoscenti. Ad un certo punto vi viene in mente una battuta. In una occasione capita che la diciate senza troppi problemi. Magari fa pisciare dal ridere, magari strappa qualche sorriso. Magari cala il silenzio e si passa oltre. Ma comunque il risultato è positivo: vi sentite integrati nel discorso e riuscite a seguirlo e a partecipare quando capita l'opportunità.

In un'altra occasione vi parte il pensiero paranoico "ma se non farà ridere? Se è una stupidaggine?". La testa inizia a creare mille storie e scenari apocalittici, intanto il dialogo va avanti, perdete il tempismo e la battut va a farsi benedire. E magari perdete pure la connessione con gli altri, il vostro dialogo interiore rapisce il vostro focus, iniziate a pensare che non riuscirete mai ad integrarvi, che siete troppo diversi e alieni, che non capite come facciano gli altri ad essere soddisfatti da questo genere di interazione sociale che per voi è debilitante. Perdete delle battute altrui, altri ridono, voi vi sentite sempre più alienati, e il vostro dialogo interiore è lì a "confortarvi", dandovi al tempo stesso dell'inadeguato sociale e chiedendovi di ringraziarlo perché lui è l'unico a poter sopportare di condividere del tempo con disastri sociali come voi.

Qual è la differenza tra i due episodi?
Che nel primo caso si crede nella possibilità. A volte è facile. Non dovete convincervi d'esser capaci a camminare, lo fate e basta. Vi scappa da pisciare? Vi alzate dalla sedia e andate in bagno.
Altre è difficile.

Ma in un sottoinsieme di queste, è difficile non tanto per difficoltà oggettiva, bensì perché a furia di sentirci dare degli incapaci dal nostro giudice interiore tanto celere a confortarci, ci convinciamo di non esser buoni manco in quelle cose.

Mantenere un certo livello di obiettività può permettere di distinguere tra la doverizzazione per cose triviali (ma che in qualche momento della nostra vita abbiamo imparato a valutare difficilissime) e quella per cose effettivamente difficili.
Vecchio 08-07-2017, 16:05   #7
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Vedi joseph, quel che conta, quel che dimostra "se" e "quanto" si è capito, sono i fatti, le azioni concrete.
Da un lato abbiamo te, che hai trovato la tua zona di confort nel chiosare con frasi lapidarie e diagnosi psicologiche, ma la cui ultima tua esposizione autentica e genuina di cui ricordi risale all'anno della tua iscrizione, dove parlavi come una persona normale di un concerto e dell'ansia relativa.
Dall'altro persone che cercano di usare tutti gli strumenti che hanno (forza di volontà compresa, e son d'accordo che puntar tutto su questa sia sbagliato), allo scopo di uscire dalle loro difficoltà, e con diversi successi.

Fa sorridere che tu, iscritto di fobiasociale che ben ti guardi dal condividere i tuoi successi personali e le tue difficoltà (pur essendo sempre pronto a giudicare quelle altrui), vada a dire a una speaker con oltre 20 ted talks all'attivo che è "a un passo dalla depressione".

Cioé, può anche essere; ma tu, cos'hai concluso nella vita, a parte sparar sentenze, per poter essere credibile in quest'affermazione?

Per conoscere sé stessi bisogna innanzitutto sporcarsi le mani.
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