|
04-05-2008, 21:38
|
#1
|
Avanzato
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 358
|
Mezz'ora fa ho fatto con lui un discorso lungo e serio, siamo stati più di un'ora a parlare. Mai nella mia vita avevamo parlato in questa maniera, noi che quasi non ci diciamo nemmeno ciao. Lui che non mi chiede nulla della mia vita, io che non dico niente, ognuno che si fa i fatti suoi e finge di essere forte. Anche lui è molto chiuso e timido e lo è stato parecchio anche da ragazzo. Ora è ai miei occhi un padre ipercritico il cui giudizio mi mette soggezione. Io e i miei fratelli abbiamo tutti preso il suo carattere e dopo la morte di mia madre nella nostra famiglia il dialogo si è praticamente azzerato.
Adesso abbiamo parlato, ci siamo detti un sacco di cose in maniera tranquilla e sincera e ci siamo aperti l'un l'altro come mai nella mia vita. Nella mia mente, un discorso del genere, lo immaginavo molto peggio.
La paura sembra una tigre feroce, poi quando riesci a vincerla ai tuoi piedi vedi solo un gattino impaurito.
|
|
04-05-2008, 21:39
|
#2
|
Avanzato
Qui dal: Jan 2008
Ubicazione: Il Paradiso che finisce
Messaggi: 371
|
|
|
04-05-2008, 22:08
|
#3
|
Esperto
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 620
|
Sono felicissima per te D.
|
|
04-05-2008, 22:12
|
#4
|
Esperto
Qui dal: Sep 2006
Messaggi: 5,489
|
8)
|
|
05-05-2008, 09:54
|
#5
|
Esperto
Qui dal: Nov 2007
Ubicazione: Ancona
Messaggi: 769
|
Bravo, così si fa. esternare i propri problemi. Complimenti!
ciao
|
|
05-05-2008, 10:34
|
#6
|
Esperto
Qui dal: Sep 2007
Ubicazione: Emilia Romagna
Messaggi: 624
|
sono contento x te...anche mio padre è una persona molto chiusa e riservata e potrei quasi definirlo all'antica.Ma è anche una persona molto buona,forse troppo...da lui non ho imparato molto,ma comunque sono contento comunque che sia mio padre.Discorsi particolari con lui non ne ho mai fatti e non penso che ne farò mai ma va bene così...la mia valvola di sfogo la trovo in altri modi.
|
|
05-05-2008, 11:46
|
#7
|
Principiante
Qui dal: Apr 2008
Ubicazione: cagliari
Messaggi: 13
|
Grazie a Dio le cose possono cambiare. Buon per voi.
|
|
05-05-2008, 12:47
|
#8
|
Esperto
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 4,864
|
Sono Contentissima per te ...,non smettere proprio ora di esprimere a chi ami....l'affetto che provi nei suoi confronti...:*
|
|
05-05-2008, 13:26
|
#9
|
Principiante
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 48
|
Grazie a tutti...
|
|
05-05-2008, 13:47
|
#10
|
Principiante
Qui dal: May 2008
Messaggi: 6
|
Sono orgogliosa di te!
Anch'io ieri sera ho parlato un pò con la mia mami e mi sento meglio.
Con il mio babbo non ci posso più parlare perchè non c'è più.. è per questo che vi vorrei dire di non rimandare sempre a domani certi discorsi. Per me il mio babbo era la grande incognita, la persona con cui mi sarei dovuta chiarire una volta per tutte. Invece non l'ho fatto, e lui sicuramente non mi ha dato una mano a farlo, e così certe domande non avranno mai risposta, e si cercano in giro altre certezze... :roll:
Vi voglio bene,
D. sei forte,
un abbraccio!
|
|
05-05-2008, 15:18
|
#11
|
Principiante
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 48
|
Quote:
Originariamente inviata da cucubella
Sono orgogliosa di te!
Anch'io ieri sera ho parlato un pò con la mia mami e mi sento meglio.
Con il mio babbo non ci posso più parlare perchè non c'è più.. è per questo che vi vorrei dire di non rimandare sempre a domani certi discorsi. Per me il mio babbo era la grande incognita, la persona con cui mi sarei dovuta chiarire una volta per tutte. Invece non l'ho fatto, e lui sicuramente non mi ha dato una mano a farlo, e così certe domande non avranno mai risposta, e si cercano in giro altre certezze... :roll:
|
Anch'io avrei tante domande da fare a mia madre. Quand'è successo ero abbastanza grande per cominciare a capire certe cose ma troppo giovane per esprimerle.
PS: Ti ho mandato qualche pm ma non ho ricevuto risposte, ti sono arrivati? Dammi un segno :wink:
|
|
05-05-2008, 16:25
|
#12
|
Esperto
Qui dal: Dec 2007
Messaggi: 702
|
non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto perso negli anni con un proprio familiare, probabilmente la morte di tua madre ha disunito la famiglia, ognuno si è chiuso nel proprio dolore, sono contento per te, questo può essere un segnale di reazione di entrambi al recupero della armonia persa, non mollare più tuo padre anche se lo vedi chiuso nei tuoi confronti, vacci tu incontro, abbraccialo, non avere paura di esternare i tuoi sentimenti, tienitelo stretto, il fatto che avete avuto un lungo discorso serio senza litigi e incomprensioni e che vi capite reciprocamente è una cosa molto bella, non avere paura delle tue emozioni, lasciandi andare con tuo padre, forse comincio a pensare che le tue difficoltà a crearti delle amicizie maschili sia dovuto proprio a questa tua passata incomunicabilità con tuo padre, questo è un gran passo avanti, voletevi bene, non c'è cosa più bella di esternare le proprie emozioni a chi si ama, se continui a vederlo come un riccio aiutalo tu ad aprirsi, non pensare che non ci tenga a te, non farti strane idee in testa, sono sicuro che ti vuole molto bene, auguri
|
|
05-05-2008, 18:36
|
#13
|
Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
Messaggi: 1,185
|
Sai bardamu, anche io – come te - ho vissuto anni in compagnia di un padre ipercritico, chiuso in se stesso, burbero (non benefico) e arcigno.
Ho saputo comunque rivalutare in parte mio padre solo crescendo. Da piccola non capivo il suo mondo, né le sue richieste; percepivo il suo iper-criticismo come rifiuto nei miei confronti, e questo paragonare sempre me e mia sorella agli altri come una conferma della nostra assenza di valore. Da bimba lo temevo e mi sentivo rifiutata da lui; da adolescente l’ho quasi odiato.
Rigido, criticone, paranoico, freddo, e talvolta manesco…insomma, una figura maschile che, invece di rappresentare il mio primo varco verso il mondo, ha rappresentato l’ostacolo primario. Ho sempre invidiato quelle ragazzine che riuscivano ad essere “le principessine”, “la luce degli occhi” del loro padre. Ho sempre scrutato con estraneità e invidia questo strana dinamica a me sconosciuta, per cui la figlia – per il proprio padre – era come una perla, una pietra preziosa da custodire con cura. Oppure ho sempre desiderato quel rapporto discepolo-maestro, così come tante scrittrici ricordano di avere avuto col loro padre-maestro-di-vita: dalla Ginbzburg alla Aleramo ecc.
Un padre che fosse guida intellettuale di saggezza, ma soprattutto figura calda di protezione, archetipo perfetto di figura maschile.
Invece la sorte mi ha dato un padre collerico, severo, ipercritico, chiuso, e anche anaffettivo.
Eppure, Bardamu, crescendo sono riuscita di più a capire che il suo ipercriticismo (capisco quando parli di ciò) non era che la spia di un suo malessere, di una propria incapacità ad apprezzare se stesso, e di conseguenza ciò che più rappresentava il prolungamento di quel sé tanto vilipeso: le figlie.
Crescendo ho imparato a fare mio il linguaggio dei grandi e così ho imparato ad esprimermi avvicinandomi ai suoi codici logori e irrigiditi di padre troppo vecchio (tra noi intercorrono 46 anni di distanza); mai lui sarebbe stato in grado di appropriarsi di una lingua, di un un modo di vedere bambino da cui era ed è tuttora assai distante.
Ho capito nel tempo anche la sua fatica ad esprimersi attraverso il linguaggio del corpo e così ho ridimensionato quello che a me è sempre parso come segnale di rifiuto da parte sua, imparando a riconoscere come questo derivasse da dei suoi blocchi emotivi d’ancestrale origine, dalla sua educazione in collegio, dall’essere stato l’ultimo e inaspettato figlio - forse trascurato - di vecchi contadini stanchi.
E così ora – ormai grande - riesco a “sintonizzarmi” io con la sua “onda-radio”, non certo lui. Anche se alcune rabbie le coverò per sempre e porterò sempre dentro di me quella bambina ferita da anni di incomprensioni e di rifiuti subiti, ho capito che alcune ferite mi sono state inferte involontariamente, senza consapevolezza. La situazione familiare tra madre e padre poi non aiutava, anzi accentuava in mio padre questo disagio a comunicare con le sue figlie.
Adesso che si sta facendo vecchio vedo un maggiore attaccamento a quella vita e a quella felicità che lui e mia madre hanno così stupidamente buttato a mare. Si è come reso conto che senza le sue figlie forse lui non è, non sarebbe nulla, ora poi che ha anche un nipotino.
Non credo che l’adolescente arrabbiata che vive in me riacquisterà mia la serenità perduta per sempre, però questa stessa rabbia ora sa talvolta stemperarsi nella tenerezza di una giovane donna che vede suo padre, ormai vecchio e stanco, riscoprire quelle tenerezze che lui stesso si era negato per una sorta di inconscia autopunizione.
Certo alla dolcezza si alterna l’amarezza, consapevole che queste autopunizioni si sono concretizzate in atteggiamenti duri e severi nei confronti di due bambine innocenti.
Mantieni viva la dialettica con il padre ritrovato se puoi, anche se non potrai mai cancellare ciò che è stato tra di voi, le incomprensioni e i silenzi. Capire le sue fragilità ti aiuterà ad esere più comprensivo...
|
|
06-05-2008, 14:06
|
#14
|
Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
|
Quote:
Originariamente inviata da clizia
Sai bardamu, anche io – come te - ho vissuto anni in compagnia di un padre ipercritico, chiuso in se stesso, burbero (non benefico) e arcigno.
Ho saputo comunque rivalutare in parte mio padre solo crescendo. Da piccola non capivo il suo mondo, né le sue richieste; percepivo il suo iper-criticismo come rifiuto nei miei confronti, e questo paragonare sempre me e mia sorella agli altri come una conferma della nostra assenza di valore. Da bimba lo temevo e mi sentivo rifiutata da lui; da adolescente l’ho quasi odiato.
Rigido, criticone, paranoico, freddo, e talvolta manesco…insomma, una figura maschile che, invece di rappresentare il mio primo varco verso il mondo, ha rappresentato l’ostacolo primario. Ho sempre invidiato quelle ragazzine che riuscivano ad essere “le principessine”, “la luce degli occhi” del loro padre. Ho sempre scrutato con estraneità e invidia questo strana dinamica a me sconosciuta, per cui la figlia – per il proprio padre – era come una perla, una pietra preziosa da custodire con cura. Oppure ho sempre desiderato quel rapporto discepolo-maestro, così come tante scrittrici ricordano di avere avuto col loro padre-maestro-di-vita: dalla Ginbzburg alla Aleramo ecc.
Un padre che fosse guida intellettuale di saggezza, ma soprattutto figura calda di protezione, archetipo perfetto di figura maschile.
Invece la sorte mi ha dato un padre collerico, severo, ipercritico, chiuso, e anche anaffettivo.
Eppure, Bardamu, crescendo sono riuscita di più a capire che il suo ipercriticismo (capisco quando parli di ciò) non era che la spia di un suo malessere, di una propria incapacità ad apprezzare se stesso, e di conseguenza ciò che più rappresentava il prolungamento di quel sé tanto vilipeso: le figlie.
Crescendo ho imparato a fare mio il linguaggio dei grandi e così ho imparato ad esprimermi avvicinandomi ai suoi codici logori e irrigiditi di padre troppo vecchio (tra noi intercorrono 46 anni di distanza); mai lui sarebbe stato in grado di appropriarsi di una lingua, di un un modo di vedere bambino da cui era ed è tuttora assai distante.
Ho capito nel tempo anche la sua fatica ad esprimersi attraverso il linguaggio del corpo e così ho ridimensionato quello che a me è sempre parso come segnale di rifiuto da parte sua, imparando a riconoscere come questo derivasse da dei suoi blocchi emotivi d’ancestrale origine, dalla sua educazione in collegio, dall’essere stato l’ultimo e inaspettato figlio - forse trascurato - di vecchi contadini stanchi.
E così ora – ormai grande - riesco a “sintonizzarmi” io con la sua “onda-radio”, non certo lui. Anche se alcune rabbie le coverò per sempre e porterò sempre dentro di me quella bambina ferita da anni di incomprensioni e di rifiuti subiti, ho capito che alcune ferite mi sono state inferte involontariamente, senza consapevolezza. La situazione familiare tra madre e padre poi non aiutava, anzi accentuava in mio padre questo disagio a comunicare con le sue figlie.
Adesso che si sta facendo vecchio vedo un maggiore attaccamento a quella vita e a quella felicità che lui e mia madre hanno così stupidamente buttato a mare. Si è come reso conto che senza le sue figlie forse lui non è, non sarebbe nulla, ora poi che ha anche un nipotino.
Non credo che l’adolescente arrabbiata che vive in me riacquisterà mia la serenità perduta per sempre, però questa stessa rabbia ora sa talvolta stemperarsi nella tenerezza di una giovane donna che vede suo padre, ormai vecchio e stanco, riscoprire quelle tenerezze che lui stesso si era negato per una sorta di inconscia autopunizione.
Certo alla dolcezza si alterna l’amarezza, consapevole che queste autopunizioni si sono concretizzate in atteggiamenti duri e severi nei confronti di due bambine innocenti.
Mantieni viva la dialettica con il padre ritrovato se puoi, anche se non potrai mai cancellare ciò che è stato tra di voi, le incomprensioni e i silenzi. Capire le sue fragilità ti aiuterà ad esere più comprensivo...
|
Che mio padre ci voglia bene e che io e i miei fratelli gliene vogliamo non è in discussione. Però è una convinzione che maturiamo, almeno per quel che mi riguarda, in maniera razionale, non emotiva. Lui è sempre stato molto chiuso e da ragazzo era parecchio timido, forse a livelli di fobia sociale, ma erano altri tempi e non si sapeva nemmeno cosa volesse dire. Si è però trovato nella situazione di doversela cavare da solo quando era molto giovane, essendo rimasto orfano nel giro di un anno a vent'anni. La vita che ha fatto deve averlo indurito parecchio e spinto a crearsi una maschera di sicurezza estrema, oltre alla naturale indole tendente al giudizio e ala critica che la maggior parte dei fobici ha. Solo in questi ultimi tempi mi sto rendendo conto di quanto con gli anni ho finito per assomigliargli e di quanto anch'io fossi ipercritico alla stessa maniera e proprio come lui mi fossi creato una maschera di sicurezza e perfezione. Diverse sono state le condizioni di vita fra me e lui e io ho avuto la possibilità di prendere coscienza di me stesso e dei miei blocchi, senza semplicemente accettarli come naturali e immutabili, come ha fatto lui. L'altra sera mi ha detto testualmente "io la timidezza l'ho vinta", sarà anche vero, perchè magari non si fa problemi a farsi rispettare nel suo lavoro e a dire quello che pensa, ma non ha mai vinto quella parte di paura che blocca l'emotività, l'affetto, la capacità di empatizzare con gli altri. Probabilmente ha sovracompensato il blocco rimasto da quel lato sfogandosi lì dove la timidezza era scomparsa: ha cominciato a dire la sua in ogni momento, che è giustissimo, ma ha fatto mancare la compensazione dell'approvazione, oltre che della critica. Per un bambino è fondamentale sentirsi approvato e stimato. Il padre di mio padre era stato anch'egli parecchio anaffettivo e severo, molto più di quanto mio padre lo sia stato con me, e questo avrà influito parecchio sicuramente. In qualche modo mi sento come all'interno di una catena che di generazione in generazione tramanda questa "maledizione" e come se io avessi ora i mezzi e la consapevolezza per spezzarla.
|
|
06-05-2008, 14:48
|
#15
|
Avanzato
Qui dal: Feb 2007
Ubicazione: Tessera, (VE)
Messaggi: 383
|
Purtroppo la figura di mio padre non era spesso presente in famiglia per via della sua malattia, tumore alle corde vocali, e ho sofferto tanto negli anni che stava veramente male, E' morto quando avevo 18 anni...e non c'è mai stato nessun tipo di dialogo, stava davvero male, mi sarebbe piaciuto uscire con lui, stare accanto a lui il più possibile, ma non si poteva muovere faceva fatica a fare qualsiasi cosa...Quando è morto mi sono resa conto di non essere poi tanto forte come tutti pensavano...mi mancava da morire...piangevo ogni secondo per varie ragioni: non aver parlato spesso con lui, non avergli detto quanto in realtà gli volessi bene, Ancora adesso mi manca...
Dopo anni di malessere credo di aver raggiunto un forte equilibrio in famiglia, vivo con mio fratello che adoro, e poco più grande di me, mi dà consigli come un padre, e mi piace perchè è possessivo vuole sapere dove vado cosa combino in giro ma soprattutto mi chiede sempre come sto...Poi c'è mia madre ho iniziato ad amarla quando ho imparato fino in fondo a conoscerla, spesso usciamo insieme anche per bere un caffè al bar in piazza o per provarci i vestiti nei negozi...E' una persona importante. C'è un dialogo che è migliorato nel tempo...
|
|
06-05-2008, 15:12
|
#16
|
Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
|
Quote:
Originariamente inviata da genau
Purtroppo la figura di mio padre non era spesso presente in famiglia per via della sua malattia, tumore alle corde vocali, e ho sofferto tanto negli anni che stava veramente male, E' morto quando avevo 18 anni...e non c'è mai stato nessun tipo di dialogo, stava davvero male, mi sarebbe piaciuto uscire con lui, stare accanto a lui il più possibile, ma non si poteva muovere faceva fatica a fare qualsiasi cosa...Quando è morto mi sono resa conto di non essere poi tanto forte come tutti pensavano...mi mancava da morire...piangevo ogni secondo per varie ragioni: non aver parlato spesso con lui, non avergli detto quanto in realtà gli volessi bene, Ancora adesso mi manca...
Dopo anni di malessere credo di aver raggiunto un forte equilibrio in famiglia, vivo con mio fratello che adoro, e poco più grande di me, mi dà consigli come un padre, e mi piace perchè è possessivo vuole sapere dove vado cosa combino in giro ma soprattutto mi chiede sempre come sto...Poi c'è mia madre ho iniziato ad amarla quando ho imparato fino in fondo a conoscerla, spesso usciamo insieme anche per bere un caffè al bar in piazza o per provarci i vestiti nei negozi...E' una persona importante. C'è un dialogo che è migliorato nel tempo...
|
Io ho vissuto tutta la malattia di mia madre come inconsapevole...mi è stato nascosto tutto per proteggermi e io ero talmente chiuso e "anestetizzato" che non ho capito quello che stava succedendo. La vedevo stare sempre peggio, stare a letto tutto il giorno, fare la chemio e perdere i capelli e dentro la mia testa pensavo che sarebbe guarita nel giro di poco e tutto sarebbe tornato come prima. Non mi resi nemmeno conto che aveva un tumore, vivevo veramente come addormentato. Avevo 16 anni, forse se mi avessero detto la verità avrei sì sofferto, ma magari mi sarei svegliato prima. Anch'io ho il rimpianto di non averle dato l'addio che avrei voluto. Sei fortunata ad avere un fratello così, tientelo stretto.
Per farvi capire il livello del dialogo in famiglia, in un'ora di conversazione aperta con mio padre ho scoperto che ha avuto un tumore (gli è stata asportata la prostata un anno fa, ma mi hanno sempre detto che era in via cautelativa, che non c'era nulla di grave....aridaje) e che da 5 anni frequenta un'altra donna. Per farvi capire eh. Alla prossima scoprirò che faceva il killer per la CIA.
|
|
06-05-2008, 15:33
|
#17
|
Principiante
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 91
|
Sono davvero felice per te,Bardamu!
Un dialogo "vero"presuppone che l'altra parte ti consideri di pari livello!
Proprio oggi mio padre quando mi ha visto aprire una busta di una lettera indirizzata a me(tra l'altro),mi ha detto con tono tra il dispregiativo ed il compassionevole:"6 proprio maldestra"!
Se pure volesse parlarmi un giorno,credo me ne ritrarrei impaurita,temendo di essere ferita
|
|
06-05-2008, 17:17
|
#18
|
Avanzato
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 358
|
Quote:
Originariamente inviata da orangemoon
Se pure volesse parlarmi un giorno,credo me ne ritrarrei impaurita,temendo di essere ferita
|
Io anche mi ritraggo e mi sono sempre ritratto dal rispondere per paura di venire ferito, perchè mio padre, per colpa di qualche processo inconscio sedimentatosi nella mia mente, è la persona il cui giudizio su di me pesa di più in assoluto. Questa situazione finisce per diventare il prototipo di ogni relazione personale con ogni individuo. Ovviamente come ogni fotocopia è meno definita dell'originale, così ogni altra relazione risente meno di questo processo rispetto a quella che ho con mio padre. Il nemico da distruggere rimane comunque il processo in sé.
Dire a tuo padre che non vuoi essere come dice lui perchè hai il diritto di essere te stessa è uno dei traguardi.
|
|
|
|