disturbi alimentari: “il corpo era la mia vergogna” testimonianza: Sono certa di essere amata dalla mia famiglia, tutto il dolore che ho vissuto non è stato per mancanza d’amore, è figlio d’altro. Ci sono state incomprensioni, gesti fatti con le migliori delle intenzioni e le malattie dei miei genitori. Scrivo qui dalla casa in cui sono cresciuta e mi rendo conto che questa malattia è dentro di me da molti anni, latente; infatti da piccolina soffrivo, sentivo già il dolore forte, si manifestava nel pianto al tramonto, a momenti in cui mi sono guardata nelle foto e mi sono vista diversa. Sentivo che mia mamma non mi voleva, la cercavo in tutti i modi, facendola arrabbiare, giocando, consolandola come potevo. La sua malattia era come uno scudo tra lei e il resto del mondo e per arrivare a lei ho imparato il linguaggio malato dei disturbi alimentari. Ma lei non sapeva di esser malata. Non mi tolgo dalla testa quei momenti in cui la vedevo buttare di nascosto il cibo, i giorni in cui la disperazione esplodeva e come una bomba io e mia sorella ci riempivamo di schegge di un dolore infinito. Mio padre cercava di proteggerci, ma la malattia dominava la nostra vita. Da piccola adoravo mio padre, ridevo e giocavo con lui, mi sentivo sempre al centro del suo mondo e ne avevo un bisogno incredibile. Credo di aver avuto paura di non esistere e di essere sbagliata. Alle elementari mi piaceva studiare ma provavo una frustrazione incredibile nello studio, facevo delle sceneggiate, i miei dovevano considerarmi. Ero molto diretta, dicevo quello che mi dava fastidio, se un bambino diceva qualcosa che non mi andava bene rispondevo subito. Non mi sentivo però mai del tutto integrata. Lo spettro della solitudine mi faceva compagnia e alterava ogni situazione. Mi sentivo molto sola. Non potevo parlare con nessuno. Poi quando ebbi i primi ragazzi mi dicevano che ero stupida a farmi certi problemi perchè mi trovavano molto carina. Ma io non volevo crederci. Ero molto insicura, indecisa, delusa. Non mi sentivo io. Cercavo di fare di tutto per far felice mio padre. La stessa cosa facevo coi miei ragazzi. Ma io dove stavo? Non ero io. Non sono mai stata io.