Allora, ti voglio ridare subito speranza, ma non come per compatirti provando solo pena per te come spesso fa la gente nei confronti di noi fobici, ma suggerendoti alcuni fatti pratici che mi hanno aiutato moltissimo.
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Originariamente inviata da Nocturno83
Se per magia riuscissi a dimenticarmi di aver raggiunto 27 anni ancora senza storie e illibato avrei ancora l'energia sufficiente per continuare a provare con entusiasmo, come se avessi ancora 18 20 anni, ma non è così.
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Sono anche io in questa situazione alla stessa età, capisco perfettamente, e mi sembra di leggere me stesso, per questo penso di potermi permettere qualche consiglio. Ovvero alcune cose che ho scoperto mi fanno stare meglio, mi fanno sentire più fiducioso e che hanno allontanato i pensieri suicidi.
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Originariamente inviata da Nocturno83
purtroppo con le ragazze non posso comunque evitare di avere una goffagine nel comportamento e nell'esteriorità che immancabilmente mi penalizza ogni volta che provo a mostrami interessato.
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Sono convinto che la causa della goffaggine è proprio il nostro tentativo di "mostrarci interessati".
E lo dico dopo anni in cui ho provato a "mostrami interessato". Non funziona, e spiego perchè.
Nel momento in cui ci si pone in questo modo si sta facendo in realtà una cosa che ci penalizza tantissimo, perchè genera ancora più ansia: poniamo noi stessi come sottomessi al giudizio della ragazza.
Riflettici, tra i mille pensieri diversi che si possono fare quando si sta con una persona, noi in questo modo ci andiamo proprio a cercare quelli più dannosi.
Nel momento in cui ti mostri interessato nella tua testa scattano pensieri tipo:
"le piacerò?", "sono goffo non le piacerò", "adesso lei sta decidendo se le piaccio", "in questo momento sono goffo e non le piaccio", e roba simile..
E la cosa assurda di questi pensieri è che generano ansia finchè non si ottiene una risposta definitiva dalla ragazza. In pratica non si finisce mai di stare in ansia perchè non è detto che questa risposta, verbale o non verbale, arrivi subito. Si rimane come in un'attesa continua sperando di piacere...
Ciò che è incredibile di questa situazione è che si può arrivare al punto di non essere in grado di comprendere la reale risposta della ragazza. A me è capitato più volte. Sono sempre stato talmente in ansia con questa sensazione di goffaggine che passavano mesi prima che arrivassi a riflettere per caso con freddezza su una ragazza, e mi accorgevo che in realtà lei era stata interessata. Il fatto è che la sensazione di goffaggine genera un comportamento evitante di cui il più delle volte non ci si rende conto.
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Originariamente inviata da Nocturno83
l'ennesima ragazza che mi ha detto di no e con lei i miei fallimenti sono ormai al numero di 6 (nell'arco di 2 anni e mezzo).
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Vidi una trasmissione americana su un pick-up artist. I pick-up artist, se non ne hai sentito parlare, sono dei fissati che come per sport tentano di rimorchiare ragazze. Ora il tipo era davvero piacente e aveva un sacco di vantaggi dalla sua, cioè bel fisico, bel volto, direi quasi da modello, però disse una cosa molto interessante. Che anche se conosceva tecniche artificiali per impressionare positivamente (cioè nel senso che questi tizi non sono spontanei), e anche se era di bell'aspetto, ebbene mediamente su 10 ragazze solo 2 o 3 gli si mostrano interessate.
A questo punto è chiaro, che se questo tizio col fatto di essere un bel ragazzo, e di avere tutti i vantaggi possibili dalla sua parte viene rifiutato 7-8 volte ogni 10 ragazze con cui ci prova, ciò vuol dire che anche meramente da un punto di vista statistico noi fobici tendiamo a buttarci giù e trarre giudizi su noi stessi in base a numeri davvero limitati.
Ad esempio tu parli di 6 ragazze in 2 anni e mezzo. Ora con tutte le possibili variazioni di carattere e di gusti che ci possono essere in un essere umano, è piuttosto improbabile già beccarne una a cui piaci in mezzo a sole 6 ragazze.
Noi fobici facciamo quella che si chiama "deformazione per generalizzazione". Cioè deformiamo la nostra percezione della realtà delle cose attraverso un processo di generalizzazione del tipo: "non sono mai piaciuto alle ragazze che mi piacevano, quindi sono uno che non piace alle ragazze". Ma erano solo 6!
Conosco gente che tra i contatti di facebook ha 300-400 ragazze che conosce veramente nella vita reale, magari anche superficialmente. Però è normale poi che tipi del genere trovano una ragazza a cui piacciono. Stiamo parlando di 1, una in 300... Le probabilità di incontrare una persona a cui si piace in mezzo a 300 ragazze sono immensamente più grandi che beccarla in 6...
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Originariamente inviata da Nocturno83
Negli ultmi anni mi sono sforzato il + possibile x contrastare in ogni modo la mia fobia sociale ed ora riesco in cose che prima non mi riuscivano
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Se sei riuscito in cose che prima non ti riuscivano, allora questa è la prova che il cambiamento è possibile. Se non fosse mai cambiato nulla, allora uno potrebbe anche sentirsi condannato. Ma se cambiamenti ci sono stati, altri ancora possono essercene.
Per un periodo, per superare un po' questa sensazione di goffaggine che mi attanagliava, ho deciso di parlare a quante più ragazze possibili durante la giornata. In fondo, se di una persona non ti frega proprio niente, la sensazione di goffagine è minore rispetto ad una a cui vuoi piacere.
Parlando con ragazze di cui non mi fregava niente, o che trovavo persino noiose, o che non conoscevo ma verso cui non mi sentivo attratto, mi rendevo conto che in fondo la sensazione diminuiva sempre più... E questo sollievo lo percepivo pure quando poi parlavo con chi mi interessava.
D'altra parte noi fobici siamo convinti che gli estroversi frequentano un sacco di gente perchè sono appunto degli estroversi. In realtà, da un punto di vista dello sviluppo, è vero il contrario: gli estroversi sviluppano sempre più estroversione perchè hanno frequentato un sacco di gente.
Analogamente se un bambino che deve imparare a camminare dopo 6 tentativi e 6 cadute smette per sempre di provare e si convince che non può camminare, la sua idea di sè stesso riguardo al camminare è che gli è impossibile.
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Originariamente inviata da Nocturno83
L'amarezza mi porta sovente a formulare pensieri suicidi. i 30 sono vicini e sento che una volta oltrepassata quella soglia il senso di amarezza e frustrazione potrebbe raggiungere il limite massimo di sopportazione.
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Innanzitutto la famosa soglia dei 30 anni se ci pensi bene è posta del tutto arbitrariamente dalla nostra società, e spesso dalla stupida cinematografia e letteratura sparacazzate. In fondo perchè non 31 o 33? Solo perchè è un numero intero? Solo perchè mediamente la gente si sposa e si rovina con un mutuo intorno ai 30 anni?
Si può comprendere che le donne si facciano prendere dall'ansia a 30 anni perchè vedono avvicinarsi il momento in cui dopo aver conosciuto un uomo ed averlo frequentato per qualche anno, se non si sbrigano non potranno più avere figli.
Ma agli uomini... Che cosa frega di questi 30 anni? Non dobbiamo mica partorire. A 45 anni possiamo trovare una donna, come a 35 o a 25...
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Originariamente inviata da Nocturno83
L'amarezza mi porta sovente a formulare pensieri suicidi.
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"Sovente". Vuol dire che ci pensi spesso. Ma di sicuro non ci pensi tutto il tempo. Questo dimostra la relatività di certi pensieri. Come questi siano in realtà frutto di una concetrazione su alcuni fatti e in un determinato momento. Guarda, se ti concentri su un'altra cosa, non ti viene voglia di suicidarti. Se ti concentri su un film interessante, su qualcosa di buono da mangiare, su una musica, contemporaneamente non ti stai concentrando sulla voglia di suicidarti.
Però poi cosa succede, formuli pensieri suicidi, ti ricordi di averli formulati altre volte, e in base a quella sensazione derivante dal ricordarti di averci pensato "sovente", cominci a pensare che ci sia una buona ragione.
Ma la sensazione che ci sia una buona ragione deriva comunque dalla frequenza, non da una sana logica.
Ad esempio, prova a ricordare un periodo in cui non formulavi pensieri suicidi "sovente". Di certo in quel periodo se ti fermavi a pensare di volerti suicidare scartavi l'ipotesi più facilmente.
Se un pensiero ti occupa la mente ripetutamente, inevitabilmente cominci a dargli peso, e la tua vita comincia come a "colmarsi" del sentimento che da quel pensiero deriva.
Se ad esempio tu cominciassi a pensare in continuazione al fatto che il giudizio sulla tua situazione l'hai tratto solo in base ad un numero di ragazze molto basso, un numero minuscolo per poter fare considerazioni di carattere generale, la prospettiva cambierebbe moltissimo.
Vedresti le cose con una prospettiva più positiva, ma non una sterile o superficiale positività come quella che la gente cerca generalmente di infonderci, ma una positività basata su di una logica rigorosa.