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26-11-2007, 14:19
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#1
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Principiante
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 8
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Salve a tutti,
dopo essermi presentato, vi parlo del mio rapporto con gli altri e di come la fobia sociale si è impadronita di me.
Fin da bambino, gli adulti che mi circondavano (genitori e maestra), si accorsero che ero piuttosto precoce nell'apprendimento e mi etichettarono subito come genio. Questo mi pose subito sotto i riflettori, anche perché mia madre era a sua volta insegnante e la mia maestra, sua collega anziana, aveva un forte ascendente su di lei.
Subii pressioni affinché coltivassi queste mie doti, e andassi incontro alle aspettative degli adulti. Questo mi portò a sviluppare un carattere particolare, poco incline al gioco, allo scherzo, molto rigido e "scientifico".
Inoltre ero anche molto timido.
Il rapporto che avevo coi coetanei si andava incrinando. Già verso la fine delle elementari avevo la reputazione del genietto senza altri interessi.
Ma il dramma avvenne nell'adolescenza. Durante gli anni che dovrebbero essere quelli spensierati delle uscite con gli amici, io mi isolai e mi chiusi in me stesso, perché nopn riuscivo a integrarmi con gli altri. C'era come un muro. Ero insensibile ai loro discorsi, ai loro interessi: andare via in motorino a fare un giro, discoteca, ragazze, musica... per me erano cose senza senso... non che passassi i we a studiare, anzi... giocavo a calcio o ai videogames, oppure stavo al bar...
E il sabato sera... a casa...
Ricordo che una volta, al liceo, durante una festa a casa di una mia compagna di classe, me ne rimasi muto e inerte mentre gli altri ballavano e pomiciavano, lasciando i più premurosi con un palmo di naso a chiedersi cosa avessi...
[continua]
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26-11-2007, 15:10
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#2
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Esperto
Qui dal: Nov 2006
Messaggi: 1,034
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fin qui ti quoto in pieno , idem per me
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26-11-2007, 15:16
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#3
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Roma
Messaggi: 1,091
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Quote:
Originariamente inviata da sbagliato
Ricordo che una volta, al liceo, durante una festa a casa di una mia compagna di classe, me ne rimasi muto e inerte mentre gli altri ballavano e pomiciavano, lasciando i più premurosi con un palmo di naso a chiedersi cosa avessi...
[continua]
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Nooooooo ... Anche sul forum le interruzioni pubblicitarie?!?
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26-11-2007, 15:18
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#4
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 566
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dai continua ke sò curioso
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26-11-2007, 21:07
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#5
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Esperto
Qui dal: Mar 2006
Messaggi: 1,072
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DI DOVE SEI?
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26-11-2007, 21:14
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#6
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Esperto
Qui dal: Sep 2007
Ubicazione: Emilia Romagna
Messaggi: 624
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tutto questo rispecchia anche me all'epoca...sono curioso del finale.
sai cos'è successo a me,x fortuna,che mi ha fatto capire come va il mondo e uscire da questi maledetti problemi?!il fatto che piano piano,persona dopo persona,tutti si sono accorti della mia bontà d'animo.sembra una cavolata ma alla fine,quando ti ritrovi circondato da persone che ti rispettano ti senti molto più sicuro di te.ed è questo è stato...ma questa è un'altra storia...
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27-11-2007, 01:25
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#7
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Esperto
Qui dal: Jun 2007
Ubicazione: bologna
Messaggi: 515
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A me spesso dicevano quando ero più giovane(18/20 anni) che sembravo un quarantenne nel modo di comportarmi.
Sopratutto un amico mio(poveraccio,non c'è nemmeno più...),ora sarebbe in parte stupito,sono molto meno pacato e un po più "smollato".
Credo che sia il sintomo di un meccanismo di difesa molto semplice,se la gente non ci capisce assumiamo un comportamento più serioso e razionale ,quasi volessimo cercare di essere "superiori" a loro,mi sembra abbastanza normale
Eppoi sono curioso ,anchi'io,continua dai...
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27-11-2007, 10:42
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#8
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Principiante
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 8
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Dunque, dove ero rimasto... ah, il liceo...
Ebbene, durante gli anni del liceo ebbi pessimi rapporti con i compagni, che mi isolavano e mi bullavano, e con gli insegnanti, che da un lato mi stressavano perché non rendevo abbastanza per le mie capacità, dall'altro mal sopportavano l'atteggiamento chiuso al limite dello scontroso che avevo assunto come una sorta di difesa. Avrei voluto tanto essere uguale agli altri, ma non capivo perchè non ci riuscivo. I miei tentativi di essere gentile, o spiritoso (per sfatare la reputazione di ragazzo dedito solo allo studio!) erano goffi e non portavano a nulla.
Inoltre, anche con i miei genitori andava molto male. Oltre a disprezzarmi per i risultati non buoni (solo due anni su cinque ho avuto la media del sette e sono uscito con 54/60, poco, per un genio), mi consideravano pigro, buono a nulla, sprovveduto (mio padre), villano, antipatico, asociale (mia madre). Anche qua, non capivo perché venisse usato con me un metro di giudizio diverso da quello con i miei fratelli e cosa altro dovessi fare per meritarmi la loro benevolenza, dato che, ad una osservazione oggettiva potevo apparire quasi un figlio modello (risultati comunque buoni, se paragonati alla media, nessun problema con la legge o incidente o semiscandalo, sempre aiutato a casa, mia madre poteva andare in giro a testa alta, ricevendo complimenti per suo figlio).
Passai gli anni a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me... ma non lo capivo... e questo mi faceva impazzire...
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27-11-2007, 14:23
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#9
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Ubicazione: Bari
Messaggi: 636
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Quote:
Originariamente inviata da sbagliato
Dunque, dove ero rimasto... ah, il liceo...
Ebbene, durante gli anni del liceo ebbi pessimi rapporti con i compagni, che mi isolavano e mi bullavano, e con gli insegnanti, che da un lato mi stressavano perché non rendevo abbastanza per le mie capacità, dall'altro mal sopportavano l'atteggiamento chiuso al limite dello scontroso che avevo assunto come una sorta di difesa. Avrei voluto tanto essere uguale agli altri, ma non capivo perchè non ci riuscivo. I miei tentativi di essere gentile, o spiritoso (per sfatare la reputazione di ragazzo dedito solo allo studio!) erano goffi e non portavano a nulla.
Inoltre, anche con i miei genitori andava molto male. Oltre a disprezzarmi per i risultati non buoni (solo due anni su cinque ho avuto la media del sette e sono uscito con 54/60, poco, per un genio), mi consideravano pigro, buono a nulla, sprovveduto (mio padre), villano, antipatico, asociale (mia madre). Anche qua, non capivo perché venisse usato con me un metro di giudizio diverso da quello con i miei fratelli e cosa altro dovessi fare per meritarmi la loro benevolenza, dato che, ad una osservazione oggettiva potevo apparire quasi un figlio modello (risultati comunque buoni, se paragonati alla media, nessun problema con la legge o incidente o semiscandalo, sempre aiutato a casa, mia madre poteva andare in giro a testa alta, ricevendo complimenti per suo figlio).
Passai gli anni a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me... ma non lo capivo... e questo mi faceva impazzire...
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Ciao...La tua storia, specie la prima parte, è assai simile alla mia
Per capire cosa ci sia di sbagliato in te devi prima chiederti cosa ci sia di sbagliato in loro, purtroppo la storia di una persona non può prescindere da quella dei suoi genitori
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