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Vecchio 30-05-2005, 10:41   #21
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cosa aspetti wendy a cantare in pubblico.... se sei brava... dovresti davvero provarci!!!!!
sei un talento sprecato... metti a frutto il tuo dono... e canta!
Vecchio 30-05-2005, 10:57   #22
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Purtroppo non e' cosi' semplice....ieri per esempio e' stato il Corpus Domini e ieri sera abbiamo detto una messa lunghissima di tre ore (compresa la lunghissima processione per tutta la citta'),noi del coro con l'uniforme bianca e nera,la chiesa era stracolma e c'erano persino i fotografi...la mia amica che e' andata sull'altare a cantare il salmo e che non si emoziona facilmente ieri sera invece ha detto di essersi emozionata in una maniera bestiale....mi sentivo male io al posto suo....il punto e' che il ragazzo che ci prepara come un po' tutti ci tenie in modo particolare a come cantiamo,io non potrei mai andare li' sopra e fare una figuraccia,magari mi scordo proprio che devo dire o mi blocco(mi conosco troppo da questo punto di vista...)lui,infatti ha detto di andare solo a che se la sente,non obblighera' mai nessuno ad andare senza la sua volonta',anche perche' chi sceglie di andare deve prima fare le prove e poi lui decide se e' il caso o meno....
Vecchio 30-05-2005, 12:06   #23
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Partirei col dire che il paragone col diabete non mi sembra molto calzante. Il diabete è una malattia organica che se trascurata può portare a conseguenze molto gravi, inclusa la morte. Di ansia sociale invece non mi risulta sia mai morto nessuno. E non è una differenza di poco conto.
Ho letto con estrema attenzione tutto il tuo messaggio, ricco di spunti molto intelligenti e di grande esperienza. Ma continuo a non essere completamente d’accordo: il paragone con il diabete può essere eccessivo, non lo metto in dubbio, ma in termini di conseguenze può (e ti assicuro che è così) non essere troppo diverso. Un esempio: come ti dicevo io soffro di DAP, un problema assolutamente invalidante che procura limitazioni che vanno BEN oltre la timidezza o la difficoltà d’interfacciarsi con le persone. Io sono rimasto chiuso in casa in preda ai DAP, svenendo in continuazione e non riuscendo a uscire da un letto per 6 mesi. Secondo te, non avrei scambiato immediatamente la mia condizione con un diabete? Poi, una mattina (dopo un numero impressionante di visite psichiatriche e neurologiche, sempre in casa) mi sono detto: “ADESSO INIZIA LA RISALITA” con grinta e determinazione. Sono uscito, ho avuto DAP a ripetizione ovunque e in ogni condizione, ho iniziato dopo un mese a riprendere la macchina, poi l’autobus, poi il treno, poi l’aereo, poi mi sono trasferito, adesso vivo da solo a 200 km dai miei. È stata durissima, ma un miglioramento netto c’è stato. Allora ti chiedo: cosa sarebbe successo se io, nelle condizioni pietose in cui ero, avessi solo per un attimo pensato “sono fatto così, pazienza, è un disagio psicologico, si può vivere anche in questo modo…?”. Avrei alimentato la depressione e sarei – forse – in un centro di igiene mentale a fare muffa…

Questo per dirti che da ogni condizione psicologica c’è possibilità di fuga e di guarigione, basta intraprendere la giusta via che non sempre è il solo carattere e non sempre è la sola psicoterapia. Bisogna imparare a ragionare in modo diverso, a piccoli passi e poco per volta, magari con l’aiuto di qualcuno che ti faccia capire che sbagli e che puoi “crescere”. Io, ti assicuro, non posso e non voglio fare un ragionamento del tipo “sono fatto così”, perché è la cosa che critico alle persone che preferiscono coesistere con quello che hanno invece di mettersi in discussione per un bene (molto) migliore. Io ho mia madre che ha paura di tutto (avrò pur preso da qualcuno :-), che ha difficoltà a fare qualsiasi cosa e non riesce a uscire dal suo “micro-mondo” di sicurezza che si è creata nel corso degli anni. Bene, se le dici “prova a fare qualcosa, vai a parlare con qualcuno, mettiti in discussione, cerca di migliorare…” ti risponde “sono fatta così!”, precludendosi di fatto la possibilità di migliorare anche solo di un briciolo. E non ti dico che “ridere” poi quando mio padre le propone una vacanza al mare raggiungibile con 1 ora di aereo…

Poi non metto in dubbio il fatto che, una volta raggiunta una discreta condizione, si possa smettere di lottare e accettare quello che si è, felici del progresso fatto. Ma fino a quando le limitazioni sono COSI’ forti, così violente e pressanti (ragazzi, si parla di TERRORE a tirare su una cornetta… e io dovrei accettarlo????), continuo a lottare e a perseguire il mio fine. Ce l’ho fatta una volta, perché non posso ripetere? Cosa hanno di diverso gli altri? Hanno geni diversi e hanno percorso una storia diversa, ma non vedo perché non potrei – una volta realizzato ciò – parificarmi a loro… Per ora mi tengo il mio lavoro facendo salti mortali e spero domani di avere il Physique du role, impegnandomi notte e giorno per migliorare ed essere più forte, maturo e sicuro. Ce la farò? Non lo so, magari è tempo perso e sacrifici inutili, ma almeno in questo modo coltivo dei sogni e delle speranze che mi fanno andare avanti, che mi hanno permesso di passare da una condizione quasi vegetale ad avere una vita mia, ad essere in grado di badare a me stesso e a programmare i miei giorni. Per chi non riusciva a uscire da un letto, ti assicuro che è un progresso incredibile… e vuoi che non ce la faccia ora a superare un po’ di fobia sociale? Madddaaiii… ;-))) Solo un problema, che poi è ciò che mi ha portato qui: come?????

Grazie ancora di tutto
TM
Vecchio 30-05-2005, 15:06   #24
Guest
 

Non si tratta di rassegnarsi a vivere nell'inazione senza porsi traguardi o obiettivi. Significa SOLO migliorare il rapporto che si ha con se stessi, smetterla con atteggiamenti eccessivamente conflittuali e autolesionistici. Ciò porta ad una maggiore fiducia in se stessi e conseguentemente anche ad un miglioramento del rapporto con gli altri. E non stupiamoci più di quel tanto se capita di sentirsi qualche volta inadeguati o non all'altezza di una situazione. Non si può pretendere di dire sempre la parola giusta al momento giusto e di sentirsi a proprio agio ovunque e con chiunque. Il senso di quello che volevo dire era questo, che è ben diverso dal dire ad un depresso che deve accettare di essere depresso!
Poi non vedo perché dovrei criticare chi non lotta per cambiare come dici. Ma se uno non cambia è perché non vuole cambiare, altrimenti agirebbe. Caso mai c'è da criticare chi si lamenta della propria condizione e non fa nulla per cambiarla.
Ma se una persona, poniamo che ami la solitudine, si ritira in una baita in montagna a raccogliere fragoline di bosco, che diritto ho di pensare che la sua scelta sia sbagliata e che così facendo si preclude una vita più frizzante e piena di soddisfazioni in città. Questione di punti di vista. Magari sono io che mi perdo qualcosa e non lui. Chi può dire quali siano le scelte migliori? Ognuno vive come ritiene più opportuno. Quello che può dare felicità a te non è detto che la possa dare altrettanto agli altri. Uno potrebbe pensare che siano le tue di scelte sconsiderate e che così facendo ti condanni ad una vita piena di frustrazioni e ansie.
Poi tu ti giudichi molto male secondo me. Enfatizzi solo i tuoi disagi e problemi, ma se non avessi avuto capacità e coraggio non saresti dove sei. Alla fine sono convinto che ti siano capitati meno episodi negativi di quelli positivi, ma chissà perché si guardano sempre e solo le cose negative.
Vecchio 02-06-2005, 13:47   #25
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Originariamente inviata da insider

Poi tu ti giudichi molto male secondo me. Enfatizzi solo i tuoi disagi e problemi, ma se non avessi avuto capacità e coraggio non saresti dove sei. Alla fine sono convinto che ti siano capitati meno episodi negativi di quelli positivi, ma chissà perché si guardano sempre e solo le cose negative.
Scusa per la risposta piuttosto "tardiva" ma al lavoro sono stati giorni molto pesanti. Ora siamo d'accordo: il mio punto fermo nasce dalla considerazione (per me, certezza) secondo cui si può cambiare, si possono fare progressi, si possono superare tanti limiti e preoccupazioni. Invece incontro tante persone che, parlandone, ti dicono l'esatto contrario ("sei come sei, tanto vale accettarsi"), forse per questioni di comodità o di mancanza di voglia di mettersi in discussione. Sta di fatto che io sono sicuro di poter cambiare, di potermi ancora (alla tenera età di 30 anni) costruire un carattere molto, molto migliore e più vicino (diciamo così) all'ideale che vorrei raggiungere.

Probabilmente hai ragione sul giudizio che ho di me stesso: non guardo gli aspetti positivi (che però so esserci) e mi soffermo a lungo sui limiti, ritenendoli per ora invalicabili. Il fatto è che sono troppo distante dal "modello psicologico" che vorrei essere, per cui mi abbatto facilmente... ma ce la farò! ;-)

Grazie ancora
TM
Vecchio 09-06-2005, 17:09   #26
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