Principiante
Qui dal: Dec 2015
Ubicazione: Toscana
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Voglio condividere, in modo più chiaro ed esauriente, chi sono.
Ho 23 anni, sono toscano e sono al terzo anno di Scienze di Formazione nell'universitá degli studi di Firenze.
Sono stato fin da bambino sempre molto timido.
Seppur la mia infanzia sia stata più o meno vivace e tranquilla, é dall'asolescenza che sono iniziati i problemi.
A poco a poco ho interiorizzato un senso di inadeguatezza, inferioritá, bassa autostima e molta ansia, tanto che ho, a poco a poco, iniziato a evitare tutto e tutti, rinchiudendomi a casa.
C’è però un qualcosa, un vero e proprio blocco che mi costringe ad EVITARE: ecco la parola giusta, io EVITO.
ED EVITO qualsiasi cosa che riguardi l’interazione con il sociale, col mondo esterno.
Se una ragazza mi si avvicina, evito. Evito di parlare con persone, specialmente se sconosciute, ma in sostanza tendo ad evitare tutti, e se mi trovo in una conversazione cerco di trovare dei meccanismi per venirne subito fuori.
SPESSISSIMO mi capitava, quando uscivo e mi trovavo solo, ad esempio a scuola, o in un gruppo in cui tutti parlavano tranne me, di far finta di parlare al cellulare o di trascrivere dei messaggi.Quando ero in un gruppo, e vedevo tutti sorridere e parlare insieme, tranne io, mi sentivo profondamente in colpa, inadeguato, inferiore, brutalmente solo, e facevo di tutto per non apparire come tale, ad esempio alzandomi per andare al bagno quando non avevo bisogno, o prendermi una birra, o fare qualsiasi altra cosa che non facesse percepire di essere solo, triste, senza nessun appiglio sociale.
Addirittura ricordo che per un periodo, uscivo di casa per andare al bar, dove si riunivano i miei “amici”. Verso le 23 facevano macchinate per andare a ballare, o nei pub, e io non ci andavo mai perchè non parlavo con nessuno, mi sentivo profondamente inadeguato, non sapevo cosa dire e mi vergognavo a chiedere “posso venire con voi”?
Quindi me ne tornavo a casa: in pratica uscivo solo per far capire che io uscivo e che avrei fatto qualcosa, quando invece già in partenza sapevo di non fare nulla.
Ricordo che io ho sempre evitato, fin dall’adolescenza. La paura di non saper fare, il sentirmi inadeguato e inferiore, la mia ansia…. mi hanno portato a poco a poco a rinchiudermi in casa e a costruirmi il mio ambiente domestico solitario all’interno del quale mi sento al sicuro dal mondo esterno.
Nella mia vita ho avuto solo una relazione, peraltro a distanza per 3 anni, con una ragazza più grande di me.
Ero troppo buono con lei, spesso mi sono sentito giudicato pure dalla mia ragazza e io soffrivo dentro di me,in solitudine. Ma io non ho mai saputo lasciarla, ne ero quasi dimendente, totalmente dipendente. Credo che sia uno dei nostri peccati di noi fobici ed e itanti: l'appiccicarsi ad una persona conquistata faricosamente, ed esserne dipendenti anche se dilaniati, giudicati, feriti, traditi.
Noi fobici ed e itanti sappiamo molto bene che nella nostra sofferenza e solitudine, nel nostro mondo fantastico che ci siamo creati, anche se a tratti sembra piacerci tutto questo, in realtá ciò che cerchiamo é proprio quello di relazionarci col mondo esterno, avere dei rapporti sentimentali.
Ed io sono proprio cosi: nella mia solitudine che a tratti sembra piacermi, in realtá cerco affetto, e amore che purtroppo non riesco mai a conquistare, per colpa di questo forte blocco, ansia, inadeguatezza, bassa autostima, ssenso di inferioritá.
Personalmente sono un tipo che guarda molto al sentimento, e appena sento di essere tranquillo con quella persona, se non mi sento giudicato e inferiore, allora do tutto di me per la donna che ho al mio fianco, proprio mi dimentico di me stesso per rendere quella persona unica al mondo, farla stare bene nel modo più concreto e assoluto.
Spesso mi chiedo chi sono: non riesco a capirmi. Evito tutto e tutti, anche se non vorrei. É brutalmente scioccante.
Ho il timore di essere rifiutato e di essere abbandonato; a tratti mi spaventa fare cose nuove: penso sempre in negativo, di non saperle fare.
Sono sempre staro uno spettatore della cita altrui, e mai un vero protagonista della mia. Sembra che io non abbia neppure una personalitá. Eppure, nel profondo di me stesso, a tratti sento ancora, nella mia solitudine, questa voglia di amare e di essere amato, di superare tutte le paure insieme a questa persona, nel bene o nel male.
Non vedo futuro, non ho obiettivi prefissati, evito di farli.
Con le ragazze sono molto timido, non ci provo neanche, troppa ansia, paura, un blocco totale, tanto che mi limito a dire "molto carina" mentalmente, non fantastico su una possibile relazione. Eppure, c'é sempre questa gran voglia di amare ed essere amato, anche se la mia solitudine e il mio evitamento mi oscura tutto, é come essere imprigionati in un tunnel senza via di uscita.
Avrei altro da dire, ma mi fermo qui.
Eppure, é paradossale: aver tanta coglia di affetto e di amore ma essere bloccati dalla paura, dall'ansia. Essere consapevole che farei di tutto per lei, starle sempre vicino al momento del bisogno, farla felice, renderla unica al mondo, ma essere bloccati dal senso di inadeguatezza.
Rendersi conto di essere invisibili tra la gente: a lungo ho visto persone parlare, dialogare, avere delle relazioni intersonali e sentimentali, bersi un bicchiere di vino insieme, uscire: ecco, io ho visto ttto questo da spettatore, totalmente invisibile nel mondo.
Mi farebbe molto piacere avere dei rapporti di amicizia con voi, preferibilmente con i toscani e con le toscane, ma non importa: va bene con chiunque.
Perché noi fobici siamo brutalmente sensibili, iperbuoni, benevolenti.
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