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Originariamente inviata da valemuria
sono capitata per caso su questo sito leggendo una discussione sui 5 tibetani che sto praticando da un paio di mesi, visto il nome "fobia sociale" credevo fosse qualcosa di denigratorio nei confronti delle pratiche "alternative" invece ho trovato un forum proprio adatto a me!!! Ho 26 anni e tra rapporti sbagliati con i genitori, una valanga di operazioni subite, un amore finito due anni fa dopo 7 anni...mi ritrovo in quella schiera di persone sociopatiche che difficilmente riescono ad intrattenere rapporti soddisfacenti con altre persone. Gli amici di sempre restano, gli unici di cui si possa avere fiducia, ma ho maturato un senso di inadeguatezza nei confronti del genere umano che mi spinge sempre piu' spesso a chiudermi nel mio mondo e nn provare nessun tipo di emozione nella condivisione di qualsiasi tipo di esperienza con altre persone..sn stata cosi' tanto costretta a capire che potevo contare solo su di me che ora...riesco a fare a meno degli altri...e mi rendo conto che nn si tratta di una conquista!
Non mi dilungo oltre, spero di trovare altri argomenti interessanti, saluti.
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Benvenuta.
Ci sono tre stadi: quello della dipendenza dagli altri, che è quello più infantile, e che per taluni e soprattutto talune dura tutta la vita.
Poi c'è quello dell'indipendenza dagli altri, ovvero l'indipendenza affettiva "per la mia felicità non ho BISOGNO di nessuno"
E lo stadio dell'interdipendenza, che in poche parole significa star bene sia da soli sia con gli altri, ed è lo stadio principe.
Riuscire a fare a meno degli altri - e quindi indipendenza affettiva - è positivo se frutto di una scelta consapevole.
Se è l'unica possibilità che si ha, invece, sono dolori.
Molti timidi, sociofobici, introversi campano anche anni in solitudine.
E magari si autoconvincono che stanno bene così.
Ma una serata in compagnia di persone interessanti e una serata da soli davanti al pc danno emozioni ben diverse.
Me ne accorgo sempre di più.
Sappi che in realtà siamo sempre soli, in tutte le vicende del quotidiano, ora e sempre fino al trapasso.
Perché gli altri fanno la loro vita, non indossano i nostri pensieri e le nostre convinzioni, nè le nostre emozioni, nè i piccoli e grandi problemi che abbiamo.
Nascono amicizie, amori, le rispettive isolette potranno avvicinarsi, ma resteranno sempre divise.
Quindi non deve essere l'essere soli a spaventare, a deprimere, perché lo sono tutti, ma l'incapacità a relazionarsi efficacemente con gli altri, questo sì.
Siamo esseri sociali, anche noi portatrici di istinti, anche noi con la nostra parte da fare - assicurare la perpetuazione della specie.
La relazione con gli altri non deve nascere dal bisogno ma dal desiderio.