Manifesto per una vita affettiva e sessuale dignitosa
per le persone in condizioni di disabilità
Traduzione (*) di Veronique Jeanne Aghios
Questo manifesto, scritto da associazioni di persone con disabilità, è rivolto a tutti gli attori politici, sociali, sociali ed economici che lavorano per il rispetto dei diritti delle persone con disabilità in Francia e nel mondo.
La Convenzione Relativa Ai Diritti Delle Persone Handicappate dell’ONU, entrata in vigore nel 2008, e ratificata dalla Francia nel 2009, ricorda nel suo preambolo i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite su «il riconoscimento della dignità e del valore inerenti a tutti gli appartenenti alla famiglia umana». Essa si basa anche sul preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 10 dicembre 1948 adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Parigi, nel quale si ricorda:
«il riconoscimento della dignità e del valore inerenti a tutti gli appartenenti alla famiglia umana e dei leurs diritti uguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Nella Carta i popoli delle Nazioni Unite hanno nuovamente proclamato la loro fede nei diritti fondamentali dell’Uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne, e che si sono dichiarati decisi a favorire il progresso sociale e a garantire migliori condizioni di vita in una libertà più grande».
Di conseguenza, il presente manifesto sottolinea l’esigenza di dignità che noi, persone disabili, rivendichiamo nel nostro desiderio di vita sessuale ed emotiva.
• Noi, persone con disabilità, vogliamo vivere in un ambiente che ci permetta di avere una vita sociale, incontrare partner, scegliere quello con cui vogliamo avere rapporti sessuali ed emotivi.
Ci opponiamo quindi a qualsiasi disposizione particolare e specifica che ci tratti come un’entità omogenea, senza tener conto della diversità degli individui, ci rimandi solo all’esclusione e ci ponga al di fuori della società. Diciamo no alla discriminazione di genere contro le persone con disabilità perché siamo individui a pieno titolo nella società e perché non esistono bisogni sessuali specifici per le persone con disabilità.
• Noi, persone con disabilità, vogliamo uscire dal tabù della sessualità affinché sia riconosciuta e facilitata e non più repressa e negata. Vogliamo affermare la nostra autonomia.
• Noi, persone con disabilità, rifiutiamo qualsiasi approccio compassionevole, inteso come rimedio contro la “miseria sessuale” e orientato alla soddisfazione di “pseudo bisogni”, essenzialmente maschili. Poiché sappiamo che la richiesta di “assistenza sessuale” arriva al 95% dagli uomini. Per quanto riguarda le donne disabili, la violenza che subisce la stragrande maggioranza di esse ha solo di recente, grazie ai nostri appelli e ai nostri allarmi, suscitato reazioni ed è stata presa in considerazione. Spesso ci si accontenta di imporre loro una contraccezione non personalizzata.
Leggi integrale su https://fdfa.fr/manifeste-pour-une-vie-sexuelle-et-affective-des-personnes-handicapees-digne-et-non-marchandisee/
Seguono le mie riflessioni.
Intanto vorrei far notare che l'ovvia verità è ammessa, la richiesta vede soprattutto uomini. Prosegue chiamandolo PSEUDO bisogno e il motivo, scritto chiaramente, è che è maschile. Il solo fatto che sia qualcosa di maschile è tale da renderlo uno
pseudo-bisogno. Da come è formulata la frase successiva, non sembra affatto che ci sarebbe un problema per il restante 5% di donne. Ma l'argomentazione nel punto precedente è ugualmente interessante: le persone disabili hanno diritto al rispetto proprio come tutte le persone... e quindi tutele che servirebbero solo a loro non sono necessarie? Però vale solo per l'assistenza sessuale, per fortuna nel resto del documento chiede la formazione sulle altre necessità, come rendere gli spazi accessibili a chi è in carrozzina, e così via.
Secondo me il manifesto è scritto in maniera molto furba. Gioca da un lato sulla necessità di uguaglianza, dall'altro lato sulla criminalizzazione del maschile. Questo è femminismo, quindi ci si concentra principalmente sul punto di vista femminile. Peccato che le relazioni non sono uguali dal punto di vista maschile e da quello femminile, come non sono uguali se sei abile o disabile. Forse una donna disabile può trovare lo stesso un caregiver, ma se già un uomo normalmente abile ha i suoi problemi, figuriamoci un uomo disabile. Personalmente ritengo che ignorare questo fatto sia aberrante, distopico, specialmente se l'obiettivo sarebbe difendere i diritti di TUTTI i disabili.