Originariamente inviata da Umberto Galimberti
Per i giovani d’oggi, il futuro non è più una promessa, ma una sorta di miraggio, perlomeno di una sorta d’inquietudine. Si raccolgono nell’assoluto presente, cercano di vivere al limite dell’esuberanza, dell’espansività, che sono i tratti della giovinezza, ma esclusivamente, nel presente. Il tasso depressivo che li caratterizza e a cui pongono rimedio attraverso il frastuono della musica, della divagazione, dei divertissement, mi pare proprio una situazione angosciante
(...)
C’è inoltre in questi giovani una sorta di analfabetismo emotivo:
conoscono le passioni, le pulsioni e le esercitano, ma non conoscono i sentimenti. Non conoscere i sentimenti significa provare delle sensazioni senza saperle nominare. Quando uno non è in grado di nominare i propri sentimenti, si trova ad essere assalito da questi, senza neppure saperli gestire. Non sto pensando ai casi estremi di omicidio e suicidio, ma proprio a quell’ afasia emotiva, per cui non si sa che cosa propriamente dire, e c’è una carenza di linguaggio emotivo.
E poi ci sono i percorsi della droga….non li dobbiamo semplicemente esorcizzare, (...) sono percorsi di disperazione.
È come se i giovani, privi ormai di qualsiasi rito di iniziazione, volessero sperimentare o cmq accostarsi al rito più terribile di tutti, che è l’esperienza del morire; (…) allora dobbiamo capire che nesso c’è tra la droga che ci toglie dal mondo reale, dal mondo sociale e questo “non essere al mondo” dei giovani, perché il mondo non gli appartiene, per cui al giorno preferiscono la notte, alla lucidità della mente preferiscono l’obnubilamento dei pensieri, qualcosa che li anestetizzi nei confronti della vita, che a loro appare in molti aspetti insopportabile.
(…) una soluzione:
ecco, perchè questi giovani non li si fa incuriosire delle loro capacità, abilità, virtù, e quando dico virtù, non sto pensando a nulla di ascetico.
Gli antichi Greci parlavano della virtù come della capacità propria di ciascuno di noi . La virtù della terra era quella di generare, la virtù di Achille era quella di battere in velocità l’avversario.
Ecco, se noi facessimo incuriosire i giovani delle loro virtù, forse questi si potrebbero appassionare di sé, innamorare di sé ed imparare quella che, per i Greci, era la grande meta dell’esistenza umana, l’arte del vivere. Quindi, non tanto una ricerca di senso, perché, tra l’altro, Dio è davvero morto, e la ragione non sembra che sia il regolatore dei rapporti umani. Più che una ricerca di senso, un investimento su di sé, come i fiori, che bello vederli fiorire, invece di vederli appassire.
Se ciascun giovane si pensasse come un fiore, che ha voglia di fiorire, per la stagione che gli è data – perché la nostra esistenza è limitata e quindi dobbiamo vivere secondo misura – allora la loro espansività potrebbe trovare espressione; espressione che va cercata nel linguaggio giovanile, nelle canzoni che ascoltano, nei film che vedono, nei siti di internet che visitano.. lì ci sono un’ infinità di messaggi, non di speranza, che è una virtù cristiana, ma di ricerca di sé. Se i giovani sapessero appassionarsi ed innamorarsi di sé e soprattutto delle proprie capacità, provando il gusto di vederle fiorire, forse l’ospite inquietante, il NICHILISMO, non sarebbe passato invano.
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