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08-12-2004, 01:34
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#1
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Avanzato
Qui dal: Dec 2004
Ubicazione: Italia
Messaggi: 436
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Saluto innanzitutto coloro che ancora non mi conoscono, essendo nuovo del forum, e quindi Erica, Bleed e Adam con i quali ho avuto recentemente il piacere di colloquiare nel topic "mangiare in pubblico", essendo questa la fobia che solo di recente ho scoperto di soffrire, ma che mi accompagnava, inconsapevolmente, già da almeno cinque anni.
Vorrei chiedere la partecipazione di voi tutti, per raccogliere in un unico topic, le vostre esperienze personali che sono disperse di qua e di la nei vari post di presentazione.
Più precisamente, partendo dal presupposto che la nostra non è una malattia congenita, riterrei utile, e spero condividiate il mio interesse, che ognuno di noi indichi l'età nella quale si è scoperto fobico e la causa scatenante (evento,trauma, ecc.) che ha provocato, o che ritiene abbia provocato, l'insorgere della propria fobia. La mia idea, spero non stupida, è che il confronto delle nostre esperienze risulti particolarmente utile all'individuazione dei meccanismi mentali che, scatenatisi nel corso della nostra vita, sottendono ai nostri comportamenti sociali anomali , individuazione che ritengo, o almeno mi auguro, potrebbe aiutarci nel combatterli e/o imparare ad evitarli.
Ringraziandovi sin da ora per la vostra cortesia e pazienza, vi saluto.
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08-12-2004, 11:21
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#2
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Intermedio
Qui dal: Dec 2003
Ubicazione: Italia
Messaggi: 103
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08-12-2004, 13:42
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#3
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Banned
Qui dal: Nov 2000
Messaggi: 2,258
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causa effetto che deriva dal passato ed è fisica o biochimica, penso non sia da sottovalutare. Agire nel presente è importante ma forse solo sintomatico. Ho un mal di testa e prendo un sintomatico, passa il sintomo ma il mal di testa rimane comunque cronico e recidivo. Se invece scopro, per esempio, che all'origine del mal di testa vi è un meccanismo mentale troppo rigido che mi impone degli obblighi e dei doveri sopra le righe, ho risolto il problema in modo definitivo, in quanto ho staccato l'erbaccia dalla radice anzichè dagliarla in superficie
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08-12-2004, 14:07
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#4
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Banned
Qui dal: Nov 2000
Messaggi: 2,258
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la dottrina di Freud è nata prima di tutte le altre ed è di una complessità mostruosa. Le altre psicoterapie sono molto superficiali così come i terapeuti che le applicano. Chi ha avuto la sfortuna di consultare quest'ultima categoria di terapeuti, saprà bene a cosa mi riferisco.
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08-12-2004, 18:15
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#5
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Guest
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A meno di non credere che le cose accadano per caso e senza motivo, c'è sempre una causa o più di una per ogni evento/problema. Che poi siano facili da scoprire e risolvere è un'altra questione, ma che sia importante provare a conoscerle e indagarle per me, più che utile, è necessario.
Ovvio che poi lo sguardo dev'essere rivolto al presente, al qui ed ora, perché il passato lo puoi solo analizzare, ma non puoi cambiarlo. Quel che è stato è stato!
Quanto ai meccanismi mentali, è un argomento molto complesso perché si lega a peculiarità caratteriali e fattori “emotivi”. Qualcuno ha parlato anche, senza però argomentare, di “abilità sociali”. Come vedi ci sono tante cose dietro che voler ridurre tutto ad un'unica causa mi sembra troppo semplicistico.
Ma rimanendo sul piano del “modo di pensare” o dell'atteggiamento, basta leggere molti post di questo forum per rintracciare tra le altre cose:
-un'atteggiamento vittimistico/persecutorio;
-presunzione di malafede o pregiudizio negli altri;
-mancanza di autostima/insicurezza in se stessi;
-scarsa o nulla comunicatività;
l'elenco potrebbe continuare.
Sono queste le cose su cui agire nel presente magari chiedendosi ad es: cosa posso e devo fare per credere più in me stesso? Come posso modificare il modo di considerare gli altri? Ecc...Sono domande le cui risposte richiedono conoscenza e anche intelligenza.
Riguardo alle psicoterapie condivido quel che dice l'anonimo: per la maggior parte sono semplicistiche e presuntuose nella loro pretesa di scientificità che non hanno né possono avere.
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08-12-2004, 19:12
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#6
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Intermedio
Qui dal: Dec 2003
Ubicazione: Italia
Messaggi: 103
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09-12-2004, 19:46
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#7
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Guest
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Carota, in una risposta che mi hai dato tempo fa sostenevi l’esatto opposto ovvero che tutte le psicoterapie vantano eccellenti risultati sulla carta, ma che per la maggior parte erano “balle”. Adesso scrivi al contrario che sono efficaci. Mi sembra una palese contraddizione.
Del resto tu stesso che sei un “promoter” della psicoterapia comportamentale non mi pare che ne sia uscito (e chissà da quanto tempo la fai!). Mi sembra un po’ la storiella dell’obeso che cerca di vendere una cura dimagrante.
E poi scusa, come si valuta l’efficacia di una psicoterapia? Quando il paziente ha raggiunto determinati obiettivi comportamentali minimi (es: saper parlare in pubblico senza provare ansia o angoscia) o quando il paziente si ritiene soddisfatto dei risultati raggiunti (che ovviamente sono molto soggettivi)? Al limite uno potrebbe anche accettare di vivere con le proprie ansie sociali, cosa che del resto facciamo già tutti, sforzandosi di trovare il giusto equilibrio che gli consenta di lavorare, studiare, ecc. In questo caso la terapia ha fallito o ha fallito il paziente? Il fine di una terapia è far sì che il paziente stia bene con se stesso o che raggiunga un certo standard comportamentale?
Mi pare difficile quindi valutare oggettivamente l’efficacia di una psicoterapia anche perché la soluzione non dipende solo dal terapeuta ma anche dal paziente dal suo grado di collaborazione, di recepimento ed elaborazione di ciò che gli viene detto e spiegato.
Il paziente si rivolge allo psicoterapueta aspettandosi da lui la soluzione del problema, quando invece è l’esatto contrario: è lo psicoterapueta che attende dal paziente la soluzione sulla base di ciò che gli viene chiarito, spiegato, ecc.
E sta qui la differenza, secondo me, tra le psicoterapie “soluzioni chiavi in mano” e quelle ad indirizzo psicoanalitico. Queste ultime non ti dicono cosa devi fare o non devi fare, cosa devi pensare o cosa non devi pensare, cosa devi essere o non devi essere, ma lasciano a te il compito di trovare le soluzioni.
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09-12-2004, 23:03
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#8
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Intermedio
Qui dal: Dec 2003
Ubicazione: Italia
Messaggi: 103
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10-12-2004, 13:47
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#9
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Banned
Qui dal: Nov 2000
Messaggi: 2,258
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carota ho letto che hai partecipato al forum di Psicodissea http://psicodissea.altervista.org/ hai dichiarato che ti sarebbero stati cancellati dei post. ho seguito da qualche mese il forum di Psicodissea ma non ho mai visto cancellare un post.
Mi piacerebbe leggere i tuoi post su Psicodissea, con che nick hai partecipato?
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10-12-2004, 16:13
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#10
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Guest
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Ma tu Carota eludi sempre le domande scomode e rispondi solo a ciò che
è funzionale al tuo pensiero. :lol:
Nel post "un'interpretazione psicoanalitica della fobia sociale" parlavi di frottole
riferendoti ai vanti delle varie scuole psicoterapiche e psicoanalitiche. Tanto che già allora ti scrissi
che mi eri parso contradditorio, ma ovviamente hai fatto finta di non aver letto e non hai risposto.
Tra l'altro ti contraddici ancora rispetto a quel post. Qui affermi che non si può ragionare di terapia della fobia sociale
con presupposti psicoanalitici (il che sinceramente non so cosa significhi), mentre là offrivi un'interpretazione psicoanalitica
per quelli che seguivano quel tipo di approccio. Chi ci capisce è bravo.
Una psicoterapia non può avere una durata illimitata nel tempo e obiettivi vaghi e soggettivi.
Io non avrò la competenza e la cultura adeguata per una trattazione critica della psicoterapia,
ma avendola fatta posso almeno esprimere una mia opinione al riguardo e chiedere chi può dire oggi ONESTAMENTE
dire avere risolto le proprie ansie sociali con una psicoterapia comportamentale in 6 mesi? 1 anno? 2 anni? 5 anni? o quanto?
Nemmeno tu Carota che ti rifiuti di dire da quanto la fai e non certo per riservatezza.
Che poi tu ne abbia tratto un giovamento, un miglioramento, non posso certo contestartelo,
ma che si esalti la psicoterapia decantandone l'efficacia, come fai spesso tu, mi pare un po' grottesco.
Che poi io abbia un approccio "meccanicistico" causa-effetto, te lo concedo, perché questo è un principio universale
e tanto si può applicare alla scienza quanto a tutto il resto. Non s'è mai visto in nessun campo risolvere un problema provando "a caso",
ma solo dopo averne individuate le cause precise. L'ansia sociale si può teoricamente risolvere definitivamente solo rimuovendo
le cause che la originano. Un'indagine profonda e accurata dei propri conflitti interiori molto probabilemente è al di sopra delle nostre umane possibilità,
da qui le scorciatoie "semplicistiche" psicoterapiche, farmacologiche...
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10-12-2004, 23:16
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#11
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Intermedio
Qui dal: Dec 2003
Ubicazione: Italia
Messaggi: 103
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11-12-2004, 14:17
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#12
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Guest
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Probabilmente c'è un malinteso su cosa sia una “causa” e cosa un "effetto". La timidezza ad esempio è causa del mio essere impacciato nelle relazioni con gli altri o è l'effetto del mio carattere?
Potrebbe essere entrambe le cose. L'equivoco nasce dal fatto che tu chiami effetti quelli che io forse chiamo cause.
Il “trauma infantile” (se mi passi questa voluta semplificazione per indicare la causa origine) mi serve a capire e spiegare gli effetti e le cause secondarie. Dico trauma ma quello che voglio intendere è che noi siamo il risultato delle nostre esperienze vissute (famigliari, sociali, ecc).
Il mio vissuto (causa origine) mi ha reso un'insicuro (effetto). Ma a sua volta l'essere insicuro (causa) mi ha rende che so, impacciato nel rapporto con gli altri (effetto). Se non posso modificare ovviamente i traumi infantili mi concentrerò sugli effetti o cause secondarie cercando di essere ad esempio meno insicuro.
Se il mio vissuto mi ha reso, che so, poco comunicativo, dovrò allora cercare di esserlo di più con le persone che mi stanno attorno. E via così...è questo modo di agire che produce dei cambiementi reali e miglioramenti nelle relazioni con gli altri.
Io non credo che si possa risolvere l'ansia sociale con degli esercizi o per lo meno non è il punto su cui focalizzare troppo l'attenzione. Come hai scritto tu sono modestamente efficaci producendo risultati “piccoli e lenti” difficilmente quantificabili.
Il problema è che non ci si può preparare in anticipo per ogni situazione sociale perché appunto queste cambiano e non si ripetono mai uguali (come hai scritto i rapporti umani sono imprevedibili). E capiteranno sempre situazioni nelle quali ci si troverà a disagio.
E non funziona come con l'apprendimento (+ mi espongo + mi desensibilizzo) perché se fosse così a quest'ora saremmo già tutti guariti. No, noi fuggiamo dalle situazioni che ci causano ansia e fra due situazioni scegliamo quella emotivamente sostenibile.
E non si modifica la propria percezione delle cose e il modo di pensare con l'esercizio cognitivo, ma con la cultura e il confronto! Bisogna armarsi di cultura per uscire dal buio della propria ignoranza leggendo, leggendo e ancora leggendo...ma non manualetti o fumetti, ma ad esempio cimentarsi coi grandi autori classici. Allora vedrete che molti problemi si faranno piccoli, piccoli, piccoli...Come scrisse Francesco tempo fa nel forum “andare oltre la contemplazione del proprio ombelico” è il modo migliore per allargare i propri orizzonti e imparare qualcosa in più.
Ormai dovreste averlo capito da un pezzo che non esistono soluzioni facili, immediate e risolutive.
:wink:
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