Mi viene da rispondere a questo insulso spot con i versi del mitico Eugenio, che sembrano cadere a fagiolo e che analizzerò per voi in chiave cornetto 5 stelle
Falsetto (non a caso!
)
Esterina, i vent'anni ti minacciano,
(la ragazza estroversona e ggiovane dello spot)
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
(l'incoscienza de 'sti giovinastri che non si pongono problemi sulle minacce esistenziali che avanzano)
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
(leggi i fumi dell'alcool e delle canne)
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a
un'avventura più lontana (qualche trombata all'orizzonte, 'nsomma)
l'intento viso che assembra
l'arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t'avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell'elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d'incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t'impaura.
(non te può fregar di meno di nulla, mica gli estroversoni si fanno impaurire dai dubbi esistenziali!)
Leggiadra ti distendi (insomma, tutta ignuda, in topless o bikiini discinto)
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
(aridaje col concetto della giovinezza vissuta fino in fondo)
quella il lacciòlo d'erba del fanciullo.
L'acqua' è la forza che ti tempra,
nell'acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un'alga, un ciottolo
come un'equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
(Chi sa vivere la vita senza pensieri, come animale, come cosa che si confonde nel tutto)
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro (il poeta pensoso o fobico che dir si voglia, esorta l'estroversona a non cedere alla malinconia)
ed un
crollar di spalle (della serie: e 'sti cazzi del domani!)
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T'alzi e t'avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s'incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t'abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t'afferra.
(e qui, torna l'immagine dell'estroversona che si butta sicura di sé nel mare)
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.
E il componimento si conclude con la frase rivelatoria, da very fobic: colui che non può, che non riesce a vivere quell'esistenza immediata e spensierata perchè dilaniato da dubbi e da un eccesso di pensiero, non può far altro che limitarsi a guardare la gggiovane s-pensierata spiccare il volo nel mare. Un eccesso di consapevolezza farà rimanere per sempre coi piedi per terra il nostro poeta-intellettuale, che può limitarsi a osservare, prendendo atto della distanza ontologica e incolmabile esistente tra lui e gli altri (leggi "i normaloni"...
)