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20-10-2016, 11:00
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#1
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,113
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Forse non scopro nulla di nuovo, sarà una cosa di cui già se ne è parlato in passato, ma il mio dilemma è di non saper mai se prevale la voglia di stare con gli altri oppure il desiderio di stare da solo.
Da una parte mi affascina la personalità schizoide che non sente il desiderio di socialità e sta bene così.. poi non so se magari hanno altri problemi..
A volte risento un po' della condizione di solitudine ma poi mi rendo conto che anche stando con gli altri o facendo conversazioni telefoniche mi stranisco, mi annoio, divento presto insofferente. Certo è che faccio fatica a trovare persone che non siano invadenti o nel peggiore dei casi interessate a livello pratico, e proprio con questi ultimi non riesco spesso a cancellarli dalla mia vita, proprio per paura di farmi troppa terra bruciata intorno. Invidio quelli che dicono "ho eliminato dalla mia vita tutti i parassiti (emozionali e pratici) e ora sto bene". In genere invidio chiunque sia in grado di fare scelte drastiche, cosa che a me rimane sempre difficile fare.
Vorrei avere una stabilità, nella socialità, o nell'indipendenza emotiva, ma questo credo che non sia per me, che non si verificherà mai.
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20-10-2016, 11:10
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#2
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Esperto
Qui dal: Mar 2016
Ubicazione: Como
Messaggi: 1,243
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20-10-2016, 14:14
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#3
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Esperto
Qui dal: Nov 2014
Ubicazione: sotto il letto
Messaggi: 4,296
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Le scelte si compiono con più facilità quando si è davvero convinti che siano quelle giuste; quindi magari iniziare a riflettere su quali siano, senza l'assillo di dover per forza metterle subito in pratica, può aiutare.
Per farlo però bisogna sopportare la fatica sempre maggiore di rimanere all'interno di certi meccanismi nonostante si percepisca sempre di più quanto siano a nostro sfavore.
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Esattamente
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20-10-2016, 14:26
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#4
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 135
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...
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Ultima modifica di cancellato17995; 09-11-2016 a 18:47.
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20-10-2016, 15:05
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#5
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,084
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Syd, mi rivedo molto nella tua descrizione, era così anche per me e credo lo sia un po' per tutti qui dentro.
Il problema è che, una persona con un disturbo di personalità radicato, è una persona terribilmente confusa, frammentata, è come se avesse diverse parti dentro di sè, e una vuole una cosa, l'altra vuole l'opposto, così c'è un continuo e infinito conflitto interno e non sappiamo nemmeno noi, cosa veramente ci interessa e vogliamo.
Io sono uscita da questo loop, quando ho capito chi era che parlava, se la me autentica, o il mio disturbo. Così è detta in modo alquanto semplicistico, ma effettivamente è il modo più comprensibile e chiaro per spiegarlo.
Per quanto riguarda l'ammirazione verso il disturbo schizoide, è un pensiero che è stato anche mio per diverso tempo quindi lo capisco, ma no, non c'è proprio niente da ammirare.
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20-10-2016, 16:46
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#6
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Esperto
Qui dal: Oct 2016
Messaggi: 735
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Anche io ho sempre avuto un po' questo problema.
È un contrasto che ho notato va un po' attenuandosi quando faccio qualcosa con la persona con cui sono al telefono. Per esempio, se sto in chiamato con qualcuno su Skype e nel frattempo gioco ad un videogioco contro quella persona, il fatto di avere un motivo per stare in compagnia migliora decisamente la situazione.
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20-10-2016, 16:53
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#7
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Avanzato
Qui dal: Dec 2013
Messaggi: 403
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Oscillo tra la voglia di socialità e il bisogno di non essere troppo sociale. Quando questi due estremi vengono da me, la cosa mi stranisce ma tutto sommato è gestibile. No, non è gestibile, è che però la vivo come naturale, essendo parte del mio carattere.
Quando questo è causato dalla reazione di un estraneo (cioè qualsiasi persona che non sia io) allora mi infastidisce, non la sopporto, non sopporto l'idea che la mia voglia di socialità o la non voglia dipendano da un'altra persona.
Mi spiego meglio:
Ho voglia di conoscere qualcuno perchè sento il bisogno di parlare, di scrivere, di scambiare due chiacchiere insomma.
Contatto la persona ics, ci si scrive e io cerco di gestire quell'equilibrio che non ho in me ma che vorrei creare.
L'amicizia sembra avere un'opportunità ma viene il fatidico momento in cui ti devi per forza un po' sbilanciare (per camminare, dicono, devi perdere un attimo l'equilibrio dei due piedi e muovere il passo). Sei sempre lì a combattere con la paura e tutte le tue battaglie interne ma provi a superarle o comunque a fregartene di quel che ti dice la mente, per una volta.
Mostri la tua foto, la tua persona, la tua parte esteriore e interiore, ti fai conoscere in poche parole!
L'altra persona magicamente cambia idea all'improvviso inventando scuse che fino a cinque minuti prima non aveva mai accennato.
Ecco che di nuovo la voglia di asocialità spunta fuori (tra l'altro con presupponenza!!! continua a ripetermi: te l'avevo detto che era inutile farti conoscere, che ti avrebbe schifata, ecc,,,). Dipende da quello che è successo e non dal mio carattere.
Un po' tutta la fobia sociale, a parte una solida base caratteriale, dipende anche da quel che succede. Però... a me da fastidio. Se riesco o posso accettare (si fa per dire) che sia base del mio essere, non posso però accettare che dipenda da una cretina che non ha davvero voluto conoscermi. Eppure... sta tutto lì. Nel successo o insuccesso di ogni incontro.
Perchè, fobia o non fobia, socializzare significa comunque essere in due. Se uno dei due si tira indietro, puoi avere tutte le buone intenzioni per sconfiggere o arginare la fobia ma non serviranno a niente. Se questo si ripete nei secoli dei secoli... amen. Nel vero senso della parola.
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20-10-2016, 16:59
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#8
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Esperto
Qui dal: Oct 2016
Messaggi: 735
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Quote:
Originariamente inviata da Ippo
Perchè, fobia o non fobia, socializzare significa comunque essere in due. Se uno dei due si tira indietro, puoi avere tutte le buone intenzioni per sconfiggere o arginare la fobia ma non serviranno a niente. Se questo si ripete nei secoli dei secoli... amen. Nel vero senso della parola.
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Già...
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20-10-2016, 17:01
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#9
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Principiante
Qui dal: Sep 2016
Messaggi: 11
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si si.. mi sento anche io così, mi sento sempre combattuta tra socialità e stare da sola. E' come se fossi attirata da entrambe le cose a momenti alterni, ecco che se ho voglia di uscire devo trovare qualcuno (che sia di mio gradimento naturalmente) con cui uscire e se non ci riesco in genere mi deprimo e vivo la solitudine come una condanna; di contro se invece ho voglia di stare da sola e ho qualche invito o impegno che mi porta a vedere gente, la sento come una imposizione, un dovere e non un piacere.. insomma quasi mai serena o contenta.
Ho ripreso da qualche mese la terapia psicologica con una nuova terapeuta e l'obiettivo che abbiamo fissato è proprio quello di riuscire a vivere meglio (bene mi sembra un parolone per ora) queste situazioni, soprattutto senza poi starci male.. chissà se è possibile..
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20-10-2016, 17:07
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#10
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Esperto
Qui dal: Oct 2016
Messaggi: 735
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Non credo sia possibile. Significa convincerti che non ti stai perdendo niente, quando in realtà vorresti uscire e trovare qualcuno. Non è che tu stia mendicando un tozzo di pane da qualcuno nello specifico, stai soltanto chiedendo che chi ti capita a tiro non ti scateni quel senso di repulsione nel caso in cui tu debba a venire in contatto con lui, e che non ti assalga un senso di impreparazione e inadeguatezza quando vieni invitata. Non puoi esorcizzare una o più sensazioni, senza avere davanti la causa scatenante.
Secondo me perdi solo tempo.
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20-10-2016, 17:32
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#11
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Principiante
Qui dal: Sep 2016
Messaggi: 11
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@ HDoor certo che la terapia mira a migliorare la condizione attuale andando a lavorare sulle cause scatenanti, nel mio caso traumi molto vecchi e radicati. L'obiettivo dicevo è quello di vivere in maniera più serena questa alternanza di sensazioni: voglia di socialità vissuta non come fuga dalla solitudine ma come piacere di stare con gli altri e voglia di solitudine vissuta come piacere di star da soli e non fuga dallo stare con gli altri.
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20-10-2016, 17:39
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#12
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Avanzato
Qui dal: Sep 2016
Ubicazione: Iperuranio
Messaggi: 256
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Guarda, io ho abbandonato una compagnia senza dare spiegazioni(preferendo la solitudine): sono sparito e basta. Comunque non so se definirmi asociale o no, in fondo sto bene da solo ma devo dire che sto bene anche con determinate persone...più che altro tendo ad essere asociale anche perché ho 2-3 amici.
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22-10-2016, 19:28
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#13
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Principiante
Qui dal: Oct 2016
Messaggi: 2
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Nel mio caso prevale sempre il desiderio di stare sola
Sono un pò di anni che apparte i familiari (anche questi pochissimi), non sento il bisogno di legare con nessuno. Un pò come dici te, mi annoiavo spesso in compagnia, diventavo insofferente e quindi ho tagliato qualsiasi rapporto.
Più che altro provo un pò di rammarico quando mi rendo conto che tutto ciò "non è normale" e che la mia vita è un vuoto cosmico...
Prima della diagnosi pensavo di essere schizoide ma secondo la psicologa si è radicata in me questa falsa convinzione di non voler avere rapporti Insomma, è un casino!
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23-10-2016, 15:14
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#14
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Esperto
Qui dal: Nov 2012
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 4,900
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Quote:
Originariamente inviata da syd_77
Forse non scopro nulla di nuovo, sarà una cosa di cui già se ne è parlato in passato, ma il mio dilemma è di non saper mai se prevale la voglia di stare con gli altri oppure il desiderio di stare da solo.
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Ne abbiamo parlato tante volte, è un problema che ci accomuna e che in questo periodo sento particolarmente, forse per il fatto che mi sono sbilanciato molto sul lato dell'asocialità negli ultimi mesi e quindi avverto uno squilibrio che ha molto del patologico.
La cartina tornasole di questa situazione è il mutato rapporto con il lavoro, che rimane difficoltoso, ma negli ultimi tempi è diventato quasi una risorsa, ha il pregio di donarmi quella dose di socialità che ne compensa l'assenza nel tempo libero, il che la dice lunga......
Quote:
Originariamente inviata da syd_77
A volte risento un po' della condizione di solitudine ma poi mi rendo conto che anche stando con gli altri o facendo conversazioni telefoniche mi stranisco, mi annoio, divento presto insofferente.
Certo è che faccio fatica a trovare persone che non siano invadenti o nel peggiore dei casi interessate a livello pratico, e proprio con questi ultimi non riesco spesso a cancellarli dalla mia vita, proprio per paura di farmi troppa terra bruciata intorno.
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La perdita generale di interesse un po' per tutto, la difficoltà a sostenere conversazioni, l'insofferenza, tutte cose che sto provando e di cui in passato "incolpavo" i miei interlocutori, pensavo dipendessero da un problema di affinità, che bastasse cercare le persone giuste.
In realtà tutto ciò è vero in parte, ma è anche un ragionamento figlio del tentativo di spostare al di fuori il problema, che invece è principalmente dentro di noi.
Il problema è che noi abbiamo bisogno di socialità, di condivisione, anche se a volte non vogliamo ammetterlo, ci fa sentire forti il pensare di poter fare a meno di tutto il resto, il rivendicare la nostra indipendenza, ma è un po' un raccontarsela.
Con questo non voglio negare il fatto che siamo persone introverse e con un basso bisogno di interazione, di socializzazione rispetto alla media, ma qui non stiamo parlando di scarsa socializzazione, qui si parla spesso di tendenza all'isolamento e questo non è un comportamento sano.
Il problema mio, tuo e di molti qua dentro è questo:
Quote:
Originariamente inviata da deepblue
Ho idea che la maggior parte delle persone che frequentano questo forum (me compreso) abbiano solo un "problema": una eccessiva sensibilità.
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Abbiamo una sensibilità eccessiva, un'elevata permeabilità ai fattori esterni, non è solo un problema di persone giuste, interessanti, affini, è che non riusciamo a gestire emotivamente le relazioni, per questo ce ne allontaniamo, abbiamo paura e ci costruiamo meccanismi di difesa, spostando il problema sugli altri. Lo facciamo tutti, chi più chi meno.
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Io sono uscita da questo loop, quando ho capito chi era che parlava, se la me autentica, o il mio disturbo. Così è detta in modo alquanto semplicistico, ma effettivamente è il modo più comprensibile e chiaro per spiegarlo.
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La soluzione è appunto prendere coscienza che siamo noi ad avere un problema, per quanto le cose non funzionino là fuori, e quindi incominciare ad indagare sulle sue origini, sperando che ci sia la possibilità di porvi un rimedio o quanto meno di rendere il tutto più gestibile.
Prendere coscienza del problema e provare ad indagarlo nelle sue origini è l'unico modo per spostare l'asticella dell'equilibrio tra socialità e asocialità, cercando di avvicinarla il più possibile al punto ottimale, quello che più rispetta il nostro vero bisogno.
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23-10-2016, 15:20
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#15
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Esperto
Qui dal: Aug 2016
Messaggi: 2,255
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Anche io mi ritrovo spesso combattuto. Da un lato vorrei magari aprirmi di più e tentare di avere una vita sociale, dall'altro non ho nessuna intenzione di mettermi in gioco, di uscire, di fare qualcosa, causa pigrizia e svogliatezza cosmiche. Alla fine ciò significa secondo me che così tanto male non stiamo, abbiamo alti e bassi e magari in certi periodi siamo più giù, ma non così tanto da cercare di smuoverci e di salire sul ring della vita; siamo sempre stati spettatori e continueremo ad esserlo, e la cosa in fondo in fondo ci sta bene così.
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23-10-2016, 19:20
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#16
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Intermedio
Qui dal: Apr 2016
Messaggi: 143
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Anche io sono diviso tra socialità e asocialità, nel senso che ancora oggi non ho capito esattamente cosa desidero e in che situazione io stia bene. Quando sono solo non sto male ma neanche bene, quando sono in mezzo agli altri a volte (molto spesso) non sto bene e altre volte sono felice. Penso però che la mia sofferenza nel vivere una vita quasi eremitica scaturisca non tanto dalla solitudine in se, ma dal confronto con gli altri, è infatti il confronto con gli altri che mi causa sofferenza circa il mio modo di vivere e di essere (poiché mi fa rendere conto di quanto io proceda su un binario totalmente diverso da quello degli altri mei coetanei), penso infatti a volte che se non avessi coscienza di come vivono i miei coetanei o ve ne fossero tanti altri che vivono come me probabilmente non mi peserebbe così tanto essere solo e forse tutto sommato potrei sopportarlo abbastanza bene.
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26-10-2016, 19:49
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#17
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Principiante
Qui dal: Feb 2014
Ubicazione: Roma
Messaggi: 5
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è così. Per me talvolta è talmente faticoso e stressante sforzarmi di essere la persona socievole e solare che non sono, che evito in principio situazioni "scomode" così da non uscirne sfiancata ed insoddisfatta per paura di fallire il tentativo. Col risultato che poi comunque mi sento frustrata ed insoddisfatta perché, diamine, ho 25 anni e sguazzo già nell'apatia. E' una sorta di circolo vizioso. Quindi approfitto dei periodi buoni in cui l'ansia non mi calpesta come un trattore e accolgo quelli cattivi aspettando che finisca la burrasca.
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27-10-2016, 01:47
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#18
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 109
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a
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Ultima modifica di cancellato18020; 04-11-2016 a 23:16.
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