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Vecchio 28-06-2013, 16:48   #1
Esperto
L'avatar di Tabula Rasa
 

Salve... ho notato che spesso quando qualcuno che conosco affronta un brutto periodo o un dolore che comunque ho conosciuto anch'io, tendo a stargli vicino (anche solo emotivamente [solo emotivamente ormai, visto che non stò più vicino a nessuno]) a cercar di trasmettere conforto o comunque comprensione, senza sminuire la sofferenza soprattutto, la sofferenza è sofferenza. Dopo, quando il periodo di sconforto/brutto periodo, dell'altra persona passa, non è che l'altra persona si ricorda che le son stata vicino (della serie "ah! ma tu sei quella povera stronza che mi cagava mentre stavo male?") o che comunque nel male IO c'ero, no... non mi caga più e continua per i cazzi suoi, frequentando altre persone...
Penso che questo escludermi delle persone a cui stò vicino nella sofferenza sia dovuto al fatto che queste mi "collegano"/associano al periodo di sofferenza e quindi volendo dimenticare quello, si dimenticano di me o peggio mi evitano per partito preso.
Oppure ancora peggio son quelle persone che cerchi di confortare perchè ci sei passato anche tu e queste ti ignorano... a me non ne viene in tasca nulla (ma veramente nulla, nemmeno affetto) nel confortare sta gente mentre stà male, eppure sento che è giusto farlo, perchè sò come si stà... è chiaro però che più che parole non sono... ma meglio del silenzio, meglio degli insulti, meglio di niente...
Il guaio è che sento molto la sofferenza altrui... prima degli psicofarmaci non potevo guardare un servizio al tg in cui si parlava di omicidi o stupri senza star male per settimane... perchè un sacco di cose brutte non dovrebbero succedere ne esistere, ma purtroppo ci sono... c'è chi, tipo me, fà seria fatica a venirci a patti...
Il punto... di tutto stò discorso piatto è: le persone ha cui son vicina nel momento del bisogno poi appena le cose gli van bene smettono di cagarmi, è colpa mia? che potrei fare o non fare? o boh?
a voi i commenti se vi pare XD





(ai mod: non sapevo dove metterlo... spostatelo dove meglio credete, se però lo mettete nel cestino mi offendo XD)
Vecchio 28-06-2013, 17:55   #2
Banned
 

piccola provocazione: non è che cerchi di confortare gli altri per cercare la loro accettazione/approvazione?

vedi, il valore agli occhi altrui lo si dimostra attraverso la piacevolezza della compagnia in ogni momento, e il contesto del "momento difficile" è ben diverso dal contesto del "momento sereno".
Sei in grado con le persone a cui stai pensando di essere piacevole e di compagnia in quei momenti, cioé, simpatica, scherzosa, dialogante, profonda, semplice, intelligente, stupida (farlo, non esserlo) , seria, faceta, ecc. insomma quello che la persona desidera in quei momenti?

Se non sei in grado, fatti delle domande: non sei in grado perché non sei fatta così, o non sei in grado perché hai dei blocchi comunicativi?
Nel primo caso potrebbe solo essere incompatibilità caratteriale, e allora forse tutte le energie che spendi per confortare la tal persona sono mal spese, mentre nel secondo dovresti impegnarti di più a trasmettere quello che vuoi essere al di fuori della situazione in cui la persona necessita conforto.

Quello che capitava a me ad esempio è che siccome ho passato diversi momenti difficili o comunque di scoramento, quando li passavano gli altri mi sentivo "a mio agio", era una situazione codificata per me, conosciuta, e riuscivo a esprimermi senza problemi comunicativi; ma superate quelle fasi, l'amicizia "leggera" mi metteva in grande difficoltà per via della mia inesperienza a riguardo. Mi sarebbe piaciuta ma proprio non sapevo come gestirla. Così cercavo inconsciamente sempre la situazione a me più congeniale, quella del consolatore, e a volte credo d'esser risultato pesante a chiedere sempre "come va" e cercare con forse un eccesso di zelo di aiutare gli altri.
Oltretutto ho capito che molte persone neanche vogliono essere confortate, magari gli basta sfogarsi e sono a posto così, quindi non bisogna neanche commettere l'errore di supporre che quello che desideriamo o avremmo desiderato noi sia quello che desiderino gli altri.

Spero sia un buono spunto di riflessione
Vecchio 28-06-2013, 18:51   #3
Principiante
 

Io credo che a legare due persone, a livello di amicizia, e a far sentire la necessita o la volontà di mantenere un rapporto sia ciò che siamo in grado di trasmettere e il valore di ciò che diciamo/facciamo. Se ti trovi ad avere a che fare con altre persone, anche durante un periodo difficile, prova a trasmettere qualcosa, ad alzare il tiro, a lasciare il segno.
Vecchio 28-06-2013, 21:29   #4
Esperto
L'avatar di unmalatodicuore
 

È la norma: succede quasi a tutti, poi a quelli come noi manco a dirlo.
Gli adattati si consolano e consolano nei rapporti di coppia: oddio, è capitato anche a me che nn sono certo adattato...
p.s: E poi Skyrim è la cura a tutto!!!

Ultima modifica di unmalatodicuore; 28-06-2013 a 21:41.
Vecchio 28-06-2013, 21:38   #5
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

ma no, tu non hai nulla, e non credo c'entri neppure il discorso dell'associare una persona ad un brutto periodo, semplicemente le persone (non tutte, ma una buona percentuale) quando stanno bene si scordano subito del momento difficile, di chi c'era e di chi non c'era, si chiudono nei loro egoismi, con la loro cerchia ristretta di amicizie o con la loro beata solitudine
Vecchio 28-06-2013, 22:02   #6
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Quote:
Originariamente inviata da Tabula Rasa Visualizza il messaggio
Salve... ho notato che spesso quando qualcuno che conosco affronta un brutto periodo o un dolore che comunque ho conosciuto anch'io, tendo a stargli vicino (anche solo emotivamente [solo emotivamente ormai, visto che non stò più vicino a nessuno]) a cercar di trasmettere conforto o comunque comprensione, senza sminuire la sofferenza soprattutto, la sofferenza è sofferenza. Dopo, quando il periodo di sconforto/brutto periodo, dell'altra persona passa, non è che l'altra persona si ricorda che le son stata vicino (della serie "ah! ma tu sei quella povera stronza che mi cagava mentre stavo male?") o che comunque nel male IO c'ero, no... non mi caga più e continua per i cazzi suoi, frequentando altre persone...
Penso che questo escludermi delle persone a cui stò vicino nella sofferenza sia dovuto al fatto che queste mi "collegano"/associano al periodo di sofferenza e quindi volendo dimenticare quello, si dimenticano di me o peggio mi evitano per partito preso.
Oppure ancora peggio son quelle persone che cerchi di confortare perchè ci sei passato anche tu e queste ti ignorano... a me non ne viene in tasca nulla (ma veramente nulla, nemmeno affetto) nel confortare sta gente mentre stà male, eppure sento che è giusto farlo, perchè sò come si stà... è chiaro però che più che parole non sono... ma meglio del silenzio, meglio degli insulti, meglio di niente...
Il guaio è che sento molto la sofferenza altrui... prima degli psicofarmaci non potevo guardare un servizio al tg in cui si parlava di omicidi o stupri senza star male per settimane... perchè un sacco di cose brutte non dovrebbero succedere ne esistere, ma purtroppo ci sono... c'è chi, tipo me, fà seria fatica a venirci a patti...
Il punto... di tutto stò discorso piatto è: le persone ha cui son vicina nel momento del bisogno poi appena le cose gli van bene smettono di cagarmi, è colpa mia? che potrei fare o non fare? o boh?
a voi i commenti se vi pare XD
Non credo. Le persone hanno sempre bisogno degli altri, solo che bisogna capire che cosa sono in grado di dare.
Ad esempio ho un'amica che per un po' di tempo si era attaccata a me perché aveva delle pene d'amore: aveva lasciato il fidanzato per andare con un altro; sapevo che io avrei gradito questa cosa, mentre alcune amiche la consideravano ingenuotta. Dopo un po' si è rimessa con il suo ex che è mio amico, ma è stata lasciata, poi si è messa con un avanzo di galera ubriacone. La nostra frequentazione è finita lì, perché sapeva che non avrei gradito quella relazione.

Il discorso che i tuoi amici fanno è: "Tabula Rasa mi è utile in questo momento?"; ma nulla di strano, l'amicizia è anche questo. Non per forza ci deve essere il desiderio di escludere una persona, ma di selezionare la compagnia adatta come facciamo tutti.
Vecchio 28-06-2013, 22:24   #7
Esperto
L'avatar di alice89
 

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
piccola provocazione: non è che cerchi di confortare gli altri per cercare la loro accettazione/approvazione?

vedi, il valore agli occhi altrui lo si dimostra attraverso la piacevolezza della compagnia in ogni momento, e il contesto del "momento difficile" è ben diverso dal contesto del "momento sereno".
Sei in grado con le persone a cui stai pensando di essere piacevole e di compagnia in quei momenti, cioé, simpatica, scherzosa, dialogante, profonda, semplice, intelligente, stupida (farlo, non esserlo) , seria, faceta, ecc. insomma quello che la persona desidera in quei momenti?

Se non sei in grado, fatti delle domande: non sei in grado perché non sei fatta così, o non sei in grado perché hai dei blocchi comunicativi?
Nel primo caso potrebbe solo essere incompatibilità caratteriale, e allora forse tutte le energie che spendi per confortare la tal persona sono mal spese, mentre nel secondo dovresti impegnarti di più a trasmettere quello che vuoi essere al di fuori della situazione in cui la persona necessita conforto.

Quello che capitava a me ad esempio è che siccome ho passato diversi momenti difficili o comunque di scoramento, quando li passavano gli altri mi sentivo "a mio agio", era una situazione codificata per me, conosciuta, e riuscivo a esprimermi senza problemi comunicativi; ma superate quelle fasi, l'amicizia "leggera" mi metteva in grande difficoltà per via della mia inesperienza a riguardo. Mi sarebbe piaciuta ma proprio non sapevo come gestirla. Così cercavo inconsciamente sempre la situazione a me più congeniale, quella del consolatore, e a volte credo d'esser risultato pesante a chiedere sempre "come va" e cercare con forse un eccesso di zelo di aiutare gli altri.
Oltretutto ho capito che molte persone neanche vogliono essere confortate, magari gli basta sfogarsi e sono a posto così, quindi non bisogna neanche commettere l'errore di supporre che quello che desideriamo o avremmo desiderato noi sia quello che desiderino gli altri.

Spero sia un buono spunto di riflessione
esatto. l'ho notato pure io. personalmente farei fatica a raccontare un mio problema ad una persona che conosco poco solo per sfogarmi e togliermi un peso, ma c'è chi questo problema non se lo pone. e poi non si sforzano nemmeno di fare amicizia o semplicemente ringraziare chi gli è stato vicino in un momento buio. ora ho capito che le cose stanno così quindi non mi stupisco più.
probabilmente molte persone non hanno molta voglia di andare oltre le apparenze e tendono a fermarsi alla prima impressione. quindi se riesci ad avvicinarti agli altri solo quando loro sono in un momento di difficoltà, ti "etichetteranno" come una persona da ricercare al massimo in quei momenti della loro vita, a meno che tu non dimostri di avere anche altre qualità (per esempio essere simpatica e di compagnia). questo non vuol dire che tu non abbia tante qualità, solo che finché non le mostri, gli altri difficilmente si interesseranno a te e ti si avvicineranno per fare amicizia, e non solo per lagnarsi dei loro problemi.
Vecchio 28-06-2013, 22:31   #8
Esperto
L'avatar di n. 8028
 

secondo me, sorridi poco alle persone.
e magari non le chiami per nome... e sei poco solare... insomma esse sono le persone da cui io mi allontano e percepisco che io stesso vengo emarginato in quei periodi in cui faccio così.

non a caso ti avvicini quando gli altri soffrono e c'è poco da sorridere. mi dai l'idea di fare percepire negatività alle persone.
vestiti colorato truccati comincia a sorridere e a piacerti e vedrai che risolverai il problema
Vecchio 28-06-2013, 23:01   #9
Esperto
L'avatar di Nimo
 

No, non è colpa tua!
Il problema è che, come dice il proverbio, gli "amici" si vedono nel momento del bisogno: sì, il loro bisogno!!!
Nel senso che quando hanno bisogno ti vengano a cercare, poi quando non servi più ti scaricano come niente fosse ... fino magari alla prossima volta in cui loro avranno bisogno ... questa almeno è la mia esperienza ...
Certo non si ricordano che gli eri stato vicino nei momenti difficili, e invece preferiscono stare con qualcuno di più "divertente" ...
Vecchio 29-06-2013, 00:48   #10
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Tabula Rasa Visualizza il messaggio
Penso che questo escludermi delle persone a cui stò vicino nella sofferenza sia dovuto al fatto che queste mi "collegano"/associano al periodo di sofferenza e quindi volendo dimenticare quello, si dimenticano di me o peggio mi evitano per partito preso.
No, mediamente le persone non credo facciano questi collegamenti: sono solo maleducati, egoisti ed ingrati.
Vecchio 29-06-2013, 09:47   #11
Esperto
L'avatar di Xchénnpossoreg?
 

Tabula non è colpa tua.. e lo sai bene.

Devi partire dal presupposto che la gente è un po' egoista.

Le persone ti vedono come un porto sicuro, sanno che - a differenza di altri - tu ci sei
E per questo tendono a rivolgersi a te nel momento del bisogno.

Passata la tempesta però riprendono la vita quotidiana, fatta di uscite, pensieri più lievi, routine, solite amicizie sbarazzine.
Di conseguenza ripartono dal porto verso altre acque... pronte a fare rientro in caso di burrasca.

In tutto questo non hai alcuna colpa.
Però devi imparare a tutelarti un po'.
Non esserci sempre, inizia voltare le spalle.

La tua presenza è un dono prezioso e certi soggetti devono rendersene conto.

Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 29-06-2013 a 09:50.
Vecchio 29-06-2013, 11:24   #12
Esperto
L'avatar di Anakin
 

Guarda questa cosa vale anche per me.
Aprii anche un topic a riguardo "l'ultima ruota del carro", la differenza che nel tuo caso c'è uno sfruttamento morale nel senso di ricordarsi di te nei momenti bui, nel mio caso c'è utilitarismo e basta.
Inutile dire che secondo me queste persone non meritano la tua compagnia, mai.
Perchè anche se sensibile, non penso ti piaccia stare ad ascoltare le loro lagne, come a nessuno piace ascoltare le nostre.
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