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Originariamente inviata da muttley
Rassegnamoci dunque all'odio, alla violenza e all'irrazionalità nei tempi a venire?
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Rassegnarsi? Ma che scherzi, tutt'altro semmai. Il brano citato non dice affatto ciò. La rassegnazione non fa la sua comparsa né nel pensiero dell'autore, né in quello del sottoscritto (che concorda con Jung). Un conto è l'accettazione, un conto è la rassegnazione.
Il tuo commento mi spinge a pensare che tu abbia inteso questo estratto come una sorta di attacco diretto alla volontà, mentre invece è qualcosa di profondamente diverso. Jung non nega mai l'importanza della volontà e della sua possibilità di influire positivamente sullo sviluppo umano, ma invita a considerare questa forza in un'ottica finalmente libera da pressioni dogmatiche, ideologiche, superstiziose.
La volontà non è il nuovo "agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo", non è il feticcio propagandato dalla pseudoreligione razional-produttivista tipica dell'età moderna e postmoderna, non è non è la panacea a tutti i mali e tutti i problemi dell'essere umano, come molti finiscono (purtroppo assai ingenuamente, ad avviso mio e non soltanto mio) per credere.
Piuttosto, la volontà viene considerata da Jung come una componente essenziale e costitutiva della persona. E proprio in quanto tale, non può definirsi autodeterminata né tantomeno immune dall'azione di altre forze di segno contrario. Egli non mette mai in dubbio la sua importanza, ma afferma la necessità di cogliere anche quelli che sono i limiti e le difficoltà con cui la volontà viene a confrontarsi nel corso del suo operato.
Soltanto se ci cessa di considerare la volontà come un fantasma inesistente, oppure al contrario come una divinità infallibile, si riuscirà a liberare il campo dalle convinzioni superstiziose (di qui il riferimento agli dèi e ai demoni) e a fare in modo che essa possa davvero dispiegare l'energia di cui è capace, con tutti gli effetti positivi e gli inevitabili limiti che la contraddistinguono.
Cogliere questa dimensione possibilista e non dogmatica della volontà consente di rispondere con molta naturalezza anche al quesito che da te posto: innanzitutto, come tu stesso riconosci, la violenza e l'irrazionalità sono ben presenti nella nostra epoca, e lo saranno anche nei tempi a venire...ecco, questo già è un primo passo importante, poiché basta di per sé a smontare tutte quelle dottrine "giustificazioniste" che ancora oggi scioccamente affermano che l'individuo farebbe bene ad adeguarsi al sistema, anziché sognare o peggio ancora tentare di cambiarlo...come se quei piccoli progressi che si sono verificati nel corso di secoli e millenni e che oggi rendono la nostra vita un pochino meno dura, non fossero stati dovuti proprio al coraggio, alla caparbietà e finanche alla follia di chi al sistema ha avuto il coraggio di ribellarsi.
Considerato dunque questo, diventa allora più che mai importante concentrare l'attenzione e gli sforzi sull'analisi dell'individuo, poiché è proprio l'individuo (con la sua crescita, il suo sviluppo inteso nel suo più ampio del termine) l'unica vera speranza e l'unica autentica risposta alle storture del sistema. E infatti Jung coglie molto bene anche questo aspetto, quando ad esempio afferma (sempre nello stesso libro, a pag. 39-40):
"L'individuo è l'unica realtà. Quanto più ci allontaniamo dall'individuo nell'elaborazione di idee astratte sull'
Homo Sapiens, tanto più siamo sottoposti all'errore. In quest'epoca di sconvolgimenti sociali e di rapidi mutamenti, è desiderabile arrivare a sapere molto più di quanto sappiamo attualmente sul conto dell'essere umano individuale, dal momento che dalle sue qualità mentali e morali dipendono tante cose importanti".
Condivido in pieno questa affermazione, ed è proprio per questo che, anche qui sul forum, mi viene spontaneo e mi sembra più che giusto schierarmi contro tutti quei tentativi di generalizzazione che allontanano l'attenzione dal vissuto personale di ogni singola persona, sminuendo la complessità del suo caso e finendo così per far calare una cortina di ferro sulla possibilità di una reale comprensione della sua esperienza individuale, e dunque minando alla base l'offerta di un aiuto veramente valido ed effettivo volto a permettere a quella persona di trovare il metodo per lei efficace di fronteggiare i suoi problemi