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Vecchio 01-09-2014, 21:10   #1
XL
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Ultima modifica di XL; 24-04-2015 a 23:53.
Vecchio 01-09-2014, 21:22   #2
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E' c'era bisogno di un luminare della scienza per elaborare un pensiero del genere?
Ti rispondo io, no! A me lo psicoterapeuta dice che quando avrò un lavoro e una ragazza starò bene, ed io penso "quanti libri di psicologia ci vogliono per affermare questo?!"

Non sarà facile accettare la situazione, non sarà facile conviverci ma non abbiamo molta scelta.
Vecchio 01-09-2014, 22:00   #3
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A me sembra che, dal punto di vista pratico, non cambia nulla, l'uva è lassù e la volpe per certi motivi non vuole andare a prenderla mentre per certi altri desidera il sapore di quell'uva, il conflitto resta uguale e identico per me, anzi forse con una bugia la volpe poteva dirsi convinta di qualcosa, nel caso contrario la conflittualità tra intenzioni e situazione concreta esplode come una bomba
Forse la volpe non può andare prendere l'uva nonostante ne senta il bisogno...
Vecchio 01-09-2014, 22:34   #4
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Le volpi non mangiano l'uva.
Vecchio 02-09-2014, 08:00   #5
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"quanti libri di psicologia ci vogliono per affermare questo?!"
ma perché non ci coalizziamo tutti rifiutando definitivamente questi grandi esperti coi quadretti dei loro titoli appesi alla parete a dimostrare il valore che non hanno? perlomeno avere nella vita la soddisfazione di saperli falliti e destinati a una doverosa estinzione, anziché ignominiosamente arricchiti con le nostre lacrime.
quelli che ti fanno le chiacchiere da ascensore, chi quelle da manualetto spicciolo da discount, casalinghe new age che ti abbracciano dopo aver acceso l'incensino profumato di fregnacce e riappacificazione universale di polistorolo. quelli "duri" che pensano di essere molto postmoderni e trasgressivamente incisivi nell'adottare la politica del "in realtà non vuoi guarire, cazzi tuoi - ma anche miei, ché intanto ti prosciugo le finanze-". Io poi in particolare sono perseguitata da quelli che alla fine anziché pensare a me come paziente, cercano la mia approvazione e la mia considerazione. L'apice del grottesco la raggiunsi con un illustre primario nonché insigne professore con tanto di schiera di lacchè pronti a sventolare piume di struzzo al suo passaggio, che non faceva che decantare sterilmente le mie doti per poi sciorinarmi i suoi successi (persino quelli sportivi ) pur di strapparmi tiratissimi complimenti, con pena e imbarazzo (per lui) crescenti. poi però 150 euro a "seduta" ero io a doverglieli dare.
Per non menzionare l'ultima, ennesima delusione... io cominciavo a stare malissimo per le emofilie e febbri paranoiche insorte a causa delle subdole meschinità seminate dal mio non-ragazzo circa l'intimità del suo passato, e quella esauriva la mia dolorosa confusione con esternazioni di merda, superficiali, inopportune, senza tatto e del tutto fuori luogo, vòlte solo a sgradevolmente convincere in primis se stessa di essere una donna fica e di larghe vedute nonostante provenisse da un paesino sperduto della Sicilia.
veramente BASTA.
Se questa categoria "professionale" esiste ancora e purtroppo continuerà a esserci, è solo esclusivamente perché per non morire alla fine spesso si cede all'illusione psicologica della anche solo configurata possibilità di un appiglio a cui aggrapparsi vaneggiando speranza. Basterebbe pensare che sono esseri umani, "persone", per lapidare la tentazione di cedere a questa debolezza.

Ovviamente il tutto è uno sfogo personale, il mio vissuto. lungi da me sminuire chi sostiene di aver risolto i suoi mali con la psicoterapia; lo rispetto, ma guardandolo con la stessa fantascientifica costernazione di chi trova la sua salvezza nella religione.
Vecchio 02-09-2014, 10:48   #6
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XL devi capire che il socialismo, ovvero la ridistribuzione delle risorse può avvenire solo con ciò che è materiale e quantificabile, tangibile, oggettivo, oggettuale, tutto il resto afferisce al mondo della mente e come tale non può essere soggetto "parametrazioni" oggettive. Tu vorresti avere di più di quello che hai ma non vuoi impegnarti per averlo perché non ritieni giusto il sistema fondato su impegno e competizione, di conseguenza miri a una forma di ridistribuzione delle risorse in modo che tutti abbiano un poco invece che un sistema dove pochi hanno molto e molti hanno poco, dico bene? Orbene, questo lo puoi fare con le risorse materiali, non con quelle psicologiche, e non è nemmeno giusto pensare che il benessere psicologico derivi necessariamente da quello materiale. Insomma, o tu decidi di stare bene, o non starai mai bene, dimenticati di poter stare meglio grazie agli altri, perché è probabile che le tue strutture mentali ed emotive ti portino a cercare in qualche modo un alibi al tuo malessere. E' qualcosa di radicato in te, lo dovresti estirpare rivedendo i tuoi schemi emotivi dal principio.
Vecchio 02-09-2014, 11:13   #7
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La bugia dell'uva acerba può servire per mettersi a posto la coscienza facendo i conti con se stessi; per dire "non mi impegno perché tanto non ne vale la pena" e ci si sente a posto, ma in fondo alla coscienza resta l'amarezza dell'insuccesso.

La fatica di cui parli l'ho provata anch'io in ambito amoroso e la provo ancora in ambito amicale, nel senso che non sono riuscita ancora ad impegnarmi e affrontare la fatica relativa al consolidamento di un rapporto di amicizia.
Ma nel primo caso ci sono riuscita e credo che, in entrambi i casi, il meccanismo di fatica sia lo stesso, se non maggiore nel primo caso richiedendomi un grado di maggiore d'intimità.

Leggendo le tue parole, mi è venuto in mente che probabilmente la fatica non finirà mai, ma arriverai ad un punto in cui il piacere supera di gran lunga la fatica e sentirai che ne sarà valsa la pena.
Vecchio 02-09-2014, 14:20   #8
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Forse sarebbe bene che gli psicologi fossero più sinceri, nel dire il motivo che si fa fatica a socializzare.

IL motivo è perché secondo me, noi non abbiamo certe capacità innate a farlo, a differenza di molti altri che riescono facilmente e spontaneamente.

Poi dobbiamo fare i conti con la nostra apatia che è quella una causa che impedisce nel provare piacere a relazionarci.

Tutto diventa uno sforzo e ci si chiede spesso se ne vale la pena...

Sei in buona compagnia come hai visto...
Vecchio 02-09-2014, 14:27   #9
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A leggere i vostri interventi devo ammettere di esser stata fortunata: la mia psicologa diceva che non dovevo sforzarmi di socializzare, che ci sono persone portate per avere molte relazioni ed altre no, e che non dovevo sentirmi diversa o sbagliata per questo Sentirmelo dire mi ha fatta sentire sollevata, quasi mi avesse restituito il permesso di essere me stessa
Vecchio 02-09-2014, 14:33   #10
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Originariamente inviata da Noriko Visualizza il messaggio
Poi dobbiamo fare i conti con la nostra apatia che è quella una causa che impedisce nel provare piacere a relazionarci.

Tutto diventa uno sforzo e ci si chiede spesso se ne vale la pena...

.
Concordo. Questo è sicuramente uno dei motivi che spesso mi spinge a non approfondire i rapporti.

Oltre a questo, l'altro principale motivo, che ho ormai superato, credo riguardi la presenza di pensieri disfunzionali in base ai quali ci vediamo inadatti ed inferiori rispetto agli altri per vari motivi.
Vinto quest'ultimo, rimane comunque il primo, ma ci si sente molto meglio.
Vecchio 03-09-2014, 09:49   #11
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Le due cose non sono separate. Le risorse materiali spesso producono disagi psicologici. Prendi una persona che proviene da una famiglia povera e sbattila in un ambiente scolastico dove ci sono fighetti e la competizione per i partner sessuali dipende soprattutto da questo... Che succede?
Questa persona riuscirà ad instaurare relazioni significative?
E con quante probabilità potrà stare bene?

Se vogliamo raccontarci balle sostenendo che questi due ambiti sono separati, raccontiamocele, ma non è così poi nel concreto.
Quando spendevo poco per curare abbigliamento e altro, e spendevo poco perché la mia famiglia mi impediva di spendere di più, avevo oggettivamente meno successo nelle relazioni e me ne sono accorto sulla mia pelle.
Per fare certe cose ci vogliono comunque delle risorse... Vuoi fare una vacanza per conoscere gente nuova? Ti servono comunque i soldi per la vacanza e non solo la buona disposizione per andarci.

Fammi un esempio in cui io posso socializzare con l'altro sesso senza spendere un centesimo... Dove posso andare?

Un uomo senza reddito (o che ha scarse risorse economiche) viene escluso con altissime probabilità dalla competizione sessuale, è un dato di fatto, non è che questo fattore non incide per nulla poi su altre dinamiche.

Possiamo prendere in esame anche delle statistiche per vedere se e quanto il benessere materiale incide su quello psicologico.
Certo che poi se si sostiene che chi sta male psicologicamente è anche in una certa misura indigente e che se stesse bene psicologicamente starebbe bene anche materialmente... Si avrebbe sempre ragione (invertendo furbescamente le cause del malessere).

Io dico che qualcosa non regge in queste teorie, perché nel mondo così com'è regolato adesso qualcuno dovrà finire dietro per forza di cose. Già a monte non possono stare tutti bene, perciò come si fa a sostenere che il problema è locale ed interno all'individuo sostenendo che, se volessero, tutti potrebbero stare bene?
Anche tutti quelli che finiscono dietro per svariati motivi?

Poi questo della volontà è un giochetto magico, basta volerlo e si starà bene... Ma che significa? In concreto cosa si dovrà fare?

Questa teoria non può reggere totalmente, qualcosa la si dovrà rivedere.
secondo me non sono propriamente i beni materiali una cosa indiretta o diritta per la nostra felicità ma più che altro il contesto..

metti ad esempio un benestante borghese in una classe di poveri dei quartieri poveri di città..son quasi sicuro che il benestante starà molto insicuro e sara il meno socievole.. e magari coi soldi avrà piu successo nel reperire donne come partner sessuale, ok ma non per questo la sua felicità mentale sarà tra le migliori anzi.... il solo sesso mica rende felici, rende solp un gran piacere e basta

la felicità è qualcosa di puramente mentale
Vecchio 03-09-2014, 10:38   #12
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La favola di cenerentola non sarebbe mai esistita se fosse vera questa cosa qua.
Certo che magari in quel contesto lo accoltellano, ma rispetto alle partner amorose questa persona avrà un vantaggio non indifferente.
non a caso cenerentola viveva in un contesto di sorelle/matrigna che la trattavano male e la privano di molte libertà

e poi il principe non viveva giornalmente con loro
Vecchio 03-09-2014, 19:22   #13
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Per me se non si abbassa questa fatica in qualche modo le cose restano uguali. Come ti ho detto sopra non sono disposto proprio a faticare al di sopra di certe soglie anche se il guadagno fosse molto elevato.
Posso capire quello che dici, ma il mio ragionamento si basava su un livello di fatica più o meno costante ma protratto nel tempo, in cui la fatica aumenta solo in funzione del tempo, e non di livelli di fatica di intensità crescente in momenti più o meno ravvicinati.
Vecchio 03-09-2014, 19:36   #14
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Originariamente inviata da Blue_Moon Visualizza il messaggio
A leggere i vostri interventi devo ammettere di esser stata fortunata: la mia psicologa diceva che non dovevo sforzarmi di socializzare, che ci sono persone portate per avere molte relazioni ed altre no, e che non dovevo sentirmi diversa o sbagliata per questo Sentirmelo dire mi ha fatta sentire sollevata, quasi mi avesse restituito il permesso di essere me stessa
Perfetto. Da non trascurare questo post.
Vecchio 04-09-2014, 01:55   #15
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Originariamente inviata da Blue_Moon Visualizza il messaggio
A leggere i vostri interventi devo ammettere di esser stata fortunata: la mia psicologa diceva che non dovevo sforzarmi di socializzare, che ci sono persone portate per avere molte relazioni ed altre no, e che non dovevo sentirmi diversa o sbagliata per questo Sentirmelo dire mi ha fatta sentire sollevata, quasi mi avesse restituito il permesso di essere me stessa
Un certo utente aspirante collega della tua psicologa potrebbe rischiare un coccolone a leggere questo post
Vecchio 04-09-2014, 20:30   #16
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Le due cose non sono separate. Le risorse materiali spesso producono disagi psicologici. Prendi una persona che proviene da una famiglia povera e sbattila in un ambiente scolastico dove ci sono fighetti e la competizione per i partner sessuali dipende soprattutto da questo... Che succede?
Questa persona riuscirà ad instaurare relazioni significative?
E con quante probabilità potrà stare bene senza sviluppare forme di disagio psicologico?

Se vogliamo raccontarci balle sostenendo che questi due ambiti sono separati, raccontiamocele, ma non è così poi nel concreto.
Quando spendevo poco per curare abbigliamento e altro, e spendevo poco perché la mia famiglia mi impediva di spendere di più, avevo oggettivamente meno successo nelle relazioni e me ne sono accorto sulla mia pelle.
Per fare certe cose ci vogliono comunque delle risorse.
Vuoi fare una vacanza per conoscere gente nuova? Ti servono comunque i soldi per la vacanza e non solo la buona disposizione per andarci.

Fammi un esempio in cui io posso socializzare con l'altro sesso senza spendere un centesimo... Dove posso andare?

Un uomo senza reddito (o che ha scarse risorse economiche) viene escluso con altissime probabilità dalla competizione sessuale, è un dato di fatto, non è che questo fattore non incide per nulla poi su altre dinamiche.

Possiamo prendere in esame anche delle statistiche per vedere se e quanto il benessere materiale incide su quello psicologico.
Certo che poi se si sostiene che chi sta male psicologicamente è anche in una certa misura indigente e che se stesse bene psicologicamente starebbe bene anche materialmente... Si avrebbe sempre ragione (invertendo furbescamente le cause del malessere).

Io dico che qualcosa non regge in queste teorie, perché nel mondo sociale così com'è regolato adesso qualcuno dovrà finire dietro per forza di cose. Già a monte non possono stare tutti bene, perciò come si fa a sostenere che il problema è locale ed interno all'individuo sostenendo che, se volessero, tutti potrebbero stare bene?
Anche tutti quelli che finiscono dietro per svariati motivi potrebbero star bene?

Siamo nel mondo di "Alice nel paese delle meraviglie" in cui il Dodo sentenzia che hanno vinto tutti o che potenzialmente tutti possono vincere allo stesso tempo? Io guardandomi intorno non osservo affatto che ci troviamo in questo mondo qua.
Se le risorse vengono distribuite in base ad un qualsiasi criterio verranno sempre a crearsi gerarchie con persone che stanno molto più su e persone che stanno molto più giù.
Più si riconoscerà un qualsiasi criterio di distribuzione come giusto e corretto, lasciando l'individuo da solo a farsi carico di tutto, più il divario aumenterà, come sta già succedendo ora.

Ci sono persone che hanno avuto una vita sessuale appagante e moltissime relazioni e altre che non ne hanno avuta nessuna, e si continuerà sempre a sostenere che va tutto bene così, sono le persone che hanno perso all'interno di questa competizione che devono farsi piacere tutto questo e adattarsi... Se ci riescono.

Ma più la società circostante tenderà a fomentare la competizione in diversi settori, più le cose andranno male in tal senso, non c'è scampo, se poi questa competizione è qualcosa di ineliminabile, per me è ineliminabile il disagio, perché sempre ci saranno persone più brave e meno brave nel far certe cose, ed in base a questo persone che accumuleranno ricchezze e altre che staranno per strada, persone intelligenti in certi sensi che avranno riconosciuto il loro valore e persone meno intelligenti che verranno emarginate.

Basterebbe mandare tutti dai cognitivi-comportamentali e si risolvono tutti i problemi sociali di qualsiasi natura secondo te? Saranno tutti più felici e contenti?
Poi questo della volontà è un giochetto magico "basta volerlo e si starà bene"... Ma che significa? In concreto cosa si dovrà fare? E il bene che si guadagna in cosa consiste? Per me il benessere (anche psicologico) è qualcosa di molto concreto e tangibile, non un semplice stato mentale. Sono molto materialista, lo ammetto, ma in giro non è che vedo tante persone che stanno bene senza aver nulla e senza avere esperienze gratificanti in relazione a sforzi che per loro costituzionalmente risultino ragionevoli.

Questa teoria psicologica dell'assoluta responsabilità individuale o della volontà come se fosse un ente separato da tutto il resto non può reggere totalmente, qualcosa la si dovrà rivedere per me.
Devi distinguere tra psicologia di massa e psicologia individuale: la mancanza di risorse materiali in fette più o meno ampie della popolazione può creare disagi capaci di sfociare in atti di violenza e disgregazione. Cose invece come fobia sociale e depressione nascono da contesti privati, intimi, famigliari. Come ti spieghi che questi due ultimi disturbi sono maggiormente diffusi nelle socialdemocrazie scandinave e in paesi come il Giappone, dove assistiamo ai minimi livelli di sperequazione socio-economica?
Personalmente mi ritengo un materialista nella misura in cui affermo il primato delle condizioni materiali/ambientali/biologiche come scaturigine dei fenomeni di massa, ma sono altresì spiritualista quando affermo la possibilità da parte del singolo di fare affidamento sulle proprie risorse interiori al fine di acquisire il giusto equilibrio, anche in assenza di condizioni materiali ideali.

Ciò detto, qual è il punto a cui vuoi arrivare: vorresti di più materialmente ma non ritieni giusto l'impegno, la dedizione e il sacrificio tradizionalmente intesi dalla società della competizione e auspichi un sistema in grado di dare di più agli individui con minori sforzi?
Vecchio 04-09-2014, 21:04   #17
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Per me la fobia sociale sarà molto più presente là dove ci sono organizzazioni sociali competitive, sarà assente là dove queste forme di competizione non sono molto presenti. Più vengono create gerarchie sociali in relazione a forme di competizione, più verranno fuori persone che hanno paura del giudizio sociale, visto che questo rappresenta una forma di passaporto per avere poi qualche successo concreto e materiale nell'esistenza.
La fobia sociale nasce in seno alle situazioni famigliari, come del resto gli altri disturbi del carattere. Ritieni davvero che una persona cresciuta all'interno di una famiglia pressoché priva di particolari disfunzionalità, possa maturare un'indole problematica tramite il contatto con una società competitiva? Secondo me tali persone sono proprio coloro che riescono ad adattarsi maggiormente all'interno delle dinamiche relazionali più in voga. Inoltre ti rammento che il Giappone non è una società competitiva secondo i canoni occidentali: ha un'economia fondata sui principi del libero mercato ma all'interno delle aziende regnano schemi di natura collaborativa e si lavora per l'azienda stessa, non per l'autoaffermazione.
Vecchio 04-09-2014, 22:02   #18
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Sì, io prima di andare a scuola non soffrivo di alcun problema.
E' un po' come dire che prima di alzarti e camminare non avevi mai avvertito dolori ad una gamba lussata. Evidentemente i problemi erano già in nuce.


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Ma poi di nuovo arriviamo sempre agli stessi termini "funzionale/disfunzionale"... Ma per far cosa?
Chi lo decide quali sono gli scopi esistenziali di un individuo e gli equilibri preferibili per lui?
Sempre tu?
Se una persona soffre interiormente per me non sta bene. E non è detto che questa persona soffra psicologicamente (e individualmente) per colpa delle mancanze materiali, altrimenti perché i tassi più alti di suicidio si verificherebbero nei paesi più ricchi? Si può vivere serenamente anche in assenza di determinate condizioni materiali, ciò che induce l'individuo a provare frustrazione è come lui orienta la sua vita emotiva, del resto siamo persone in grado di regolare e disciplinare la nostra emotività, se lo vogliamo (da adulti almeno). Insomma soffri se ti dai la possibilità di soffrire.


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Non sono d'accordo, è un paese molto competitivo, per entrarci in un'azienda si devono superare molti step e una competizione serrata, poi per restarci bisogna sostenere ritmi di lavoro che poi ammazzano letteralmente certe persone.
E' una società competitiva secondo i canoni occidentali perché non direi che è un paese che si può dire comunista o anarco-comunista, è un paese in cui le gerarchie sono state estremizzate.
Nella competizione non esistono gerarchie reali, infatti vige la legge del più forte, dove in teoria chiunque può scavalcare chiunque altro in qualsiasi momento. In Giappone le gerarchie sono molto vincolanti, quasi "sacre" e non possono essere scavalcate da chicchessia con un colpo di testa. Il moderno capitalismo è fondato sul concetto del fare di più, della produttività, la gerarchia appartiene piuttosto ad un'impostazione mentale di tipo pre-moderno, quasi feudale.
Vecchio 05-09-2014, 08:28   #19
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Io poi ho proposto una cosa. Ho detto: proviamo a dare un migliaio di euro (equivalenti in potere di acquisto) vita natural durante a certe persone che vengono definite disagiate mentali che sono disoccupate o senza reddito, e vediamo che succede.
Stai indirettamente implicando che la maggioranza delle persone iscritte a un forum come questo faccia parte di fasce di reddito medio-basse e/o disagiate. Hai mai provato a controllare le statistiche sull'incidenza dei disturbi caratteriali nei paesi avanzati e confrontarle con quelle dei paesi poveri? Hai mai provato a confrontare le statistiche dell'incidenza dei disturbi stessi nei paesi ricchi a seconda del ceto e del censo? Ne ricaveresti delle sorprese...

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Cosa mi dici al riguardo?
Secondo te non starebbero meglio?
E' falso questo?
Che questa cosa aiuterebbe un depresso disoccupato molto più di uno psicofarmaco o una psicoterapia sarebbe assolutamente falso?
In base a cosa lo si afferma?
Hanno mai provato a farlo?
Più facile che la depressione sia la causa non la conseguenza dell'assenza di lavoro (sempre in base alle statistiche, la seconda causa di invalidità al lavoro è proprio la depressione)



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Prima di affermare che qualcosa è vero o falso, non si dovrebbe provarlo?
Io dico che "non è detto che non è detto" se non l'hanno mai provato che non c'è correlazione tra queste variabili (variabile relativa al benessere materiale/benessere mentale) visto che non si è mai tentato di cambiare una delle due per vedere poi all'altra che succede.


Ci risiamo: sai quali sono i paesi che danno il reddito sociale più alto per i disoccupati? Quelli scandinavi, e sai quali sono i paesi col più più alto tasso di depressi? Sempre i paesi scandinavi



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Ma come si fa a stabilire che "la gamba lussata" è un problema in nuce? Se la gamba praticamente prima non lo è mai stata non lussata, come si fa a sostenere che questa cosa è una malattia e non una caratteristica individuale di quella persona?
Certo, se vivessimo in un mondo dove tutti hanno le gambe lussate, non sarebbe più un problema, quindi se vivessimo in un mondo dove tutti sono fobici, la fobia stessa non costituirebbe più motivo di disagio...ma ce lo vedi un mondo del genere? Non vi sarebbe più comunicazione né interazione tra individui, di conseguenza la società non potrebbe esistere, perché la comunicazione stessa è il fondamento della sua esistenza.

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Il problema e la soluzione del problema lo decidono gli altri quale sia, la persona portatrice del disagio non ha voce in capitolo.
Se una persona è insicura e/o fobica, ella è la principale causa dei suoi problemi, in quanto ha una bassissima opinione di sé...purtroppo l'errore di fondo è sempre il solito: scambiare le conseguenze per le cause. Uno si autosvaluta e inizia a gettare le basi per pregiudicarsi possibilità e opportunità tramite l'evitamento, ma preferisce cullarsi nella confortante auto assoluzione che lo porta a dire che la colpa è degli altri.


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I tassi più alti di suicidio ci saranno nelle società che costruiscono gerarchie nella divisione dei beni ed in cui c'è qualcosa da dividere, secondo me. Si deve verificare la cosa ovviamente, però in micro-contesti si potrebbe osservare che è così.
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In Giappone dirigente ed operaio hanno lo stesso reddito?

Eppure in Giappone la differenza reddittuale in proporzione tra un operaio e un dirigente è 1: 2,5 mentre in occidente è 1:14...per non parlare dei paesi africani, dove il divario tra ricchi e poveri è ancora maggiore, ma i tassi di suicidio sono bassissimi. Come vedi non é la sperequazione retributiva (che va comunque combattuta) ad essere alla base dei problemi psicologici individuali.
Vecchio 05-09-2014, 08:46   #20
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La fobia sociale nasce in seno alle situazioni famigliari, come del resto gli altri disturbi del carattere. Ritieni davvero che una persona cresciuta all'interno di una famiglia pressoché priva di particolari disfunzionalità, possa maturare un'indole problematica tramite il contatto con una società competitiva? Secondo me tali persone sono proprio coloro che riescono ad adattarsi maggiormente all'interno delle dinamiche relazionali più in voga. Inoltre ti rammento che il Giappone non è una società competitiva secondo i canoni occidentali: ha un'economia fondata sui principi del libero mercato ma all'interno delle aziende regnano schemi di natura collaborativa e si lavora per l'azienda stessa, non per l'autoaffermazione.


avete ragioni entrambi e.. la fobia sociale nasce/può nascere sia in contesti intimi sia per il giudizio sociale..

anzi spesso nasce in contesti intimi dove si mette constantemente sotto giudizio il figlio che probabilmente sarà affetto da fobia sociale. dicendogli frasi "sei inutile, sei un fallito, sei un buono a nulla, non combinerai niente nella vita" il giudizio esterno tipo i voti di matematica bassi influiscono essenzialmente nelle persone già disturbate riguardo la competizione..

e ripeto parecchi studenti italiani se ne sb@tte allegramente di un 3 in compito
gli italiani sono il popolo dei disoccupati contenti di essere tali e degli imbroglioni e raccomandazioni

non è solo perche ci sono piu casi di suicidio tra i disoccupati significa che la maggioranza dei disoccupati italiani è sull'orlo del suicidio

Ultima modifica di Ansiaboy; 05-09-2014 a 08:56.
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