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24-10-2018, 20:27
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#1
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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Portiamo un po' di sano pessimismo in questo forum
Ero entrato in bar già sapendo che ne sarei uscito "deluso", perché poi le cose si complicano sapendo che coloro che lavorano lì sono 2 o 3 ragazze, e sempre più spesso anche molto giovani rispetto a te, cosa che aggrava la sensazione di inadeguatezza perché pensi che la figura di quello che non si è saputo adattare alla società la fai da uomo di una certa età.
Insomma finisco per risultare titubante, impacciato e allo stesso tempo staccato dalla realtà e schivo rispetto all'umanità circostante fino forse a risultare scostante (vi giuro che queste rime non sono volute).
Poi c'è il fatto che parlo a bassa voce e spesso quando saluto non mi sentono, o si sentono in diritto di non rispondere.
Comunque ho visto la faccia di una delle due ragazze (forse ce ne era addirittura una terza e non me ne sono neanche reso conto - e non c'erano altri clienti), mentre stavo pagando alla sua collega alla cassa; ho trovato per un secondo il coraggio di guardarla, proprio perché sospettavo che qualcosa non l'aveva convinta e cercavo conferma ai miei timori. Conferma che ho trovato: mi guarda - ma neanche in modo così chiaramente rivolto verso di me, è come uno sguardo assorto, un po' perso - con una faccia perplessa, la bocca leggermente aperta a indicare probabilmente stupore, un non riuscire a spiegarsi, un volto in qualche modo 'stirato' dall'elaborazione dell'aver assistito a un fenomeno strano, distorcendo la regolarità delle sue sembianze nella penombra del locale con le luci ancora spente (o almeno così mi è parso) nell'orario in cui la luce di fuori si sta ritirando. L'impressione è che sia stata una reazione di una persona normale, che sembra deviare per un attimo verso l'anormalità, davanti a qualcosa che non si sa in che categoria collocare e che lascia un retrogusto di una tipologia non gradita seppur di entità lieve.
Penso ciò sia stato causato dalle manifestazioni di comportamenti dovuti alla timidezza o comunque alle incapacità di relazionarsi; poi magari sarà stata la mia faccia o il mio modo di vestire (aleatorio, trascurato, consunto), ma questo avrà al massimo contribuito perché quella reazione mi è sembrata come maturata nel tempo e poi scaturita dall'osservazione di quello che stava avvenendo.
Capisco che ora qualcuno sia tentato di rispondermi "Vabbé tutto questo film l'hai vissuto nel tuo cervello"; che abbia esagerato nella descrizione è probabile, eppure tutto quello che ho scritto alla fine credo che sia una spiegazione con parole e pensieri miei, con le possibili variazioni di significato che possono essere trasmesse, e romanzando un po', di un effetto che comunque ha avuto luogo in quella persona in un dato momento, d'accordo che ora sarà stato già dimenticato.
Ma è l'effetto reale che i sociofobici, evitanti, ecc. conoscono e temono (da qui cerco di giustificare il titolo del thread ).
E prevedendo che nonostante qualsiasi disparato tentativo di 'aggiustarsi' si troveranno, se non subito poi, a leggere (se non corrisponde completamente a realtà) o a sgamare quel tipo di risposte dall'ambiente (dalle persone) vivranno irrimediabilmente ciò che fanno e come sono con paura. Non possiamo convincerci razionalmente che non trovano riscontro i film che ci facciamo se continuiamo a 'vedere' tracce che ci fanno pensare. Non possiamo convincerci che se uno ci guarda strano è espressione di un effetto neutro o addirittura di un'approvazione nei nostri confronti. E se si esagera nell'interpretazione non penso che lo si faccia nel riconoscere qua e là qualche segno di imbarazzo o di perplessità rispetto alle difficoltà del timido.
Questo thread non l'ho scritto tra i fumi dell'alcool ma sotto l'influsso di un disturbo ossessivo compulsivo che mi fa scrivere in certo modo; quindi, ecco, giusto per dare una spiegazione a chi eventualmente si chiedesse: ' ma che / come cavolo scrive questo?'.
In realtà di quest'ultima spiegazione non sono del tutto convinto ma non credo che in fondo la cosa vi interessi più di tanto.
Buona cena
P.S. ho sbagliato sezione, un topic sulla timidezza non dovrebbe stare tra le discussioni off topic
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Ultima modifica di alien boy; 24-10-2018 a 20:33.
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24-10-2018, 21:05
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#2
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Esperto
Qui dal: Nov 2012
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 4,900
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Il mio vissuto quotidiano è fatto di queste cose qui, tanti piccoli episodi anche banali, che vanno a confermare certe convinzioni circa il modo in cui appaio agli altri, come vengo percepito, ossia strano, diverso, a volte buffo e inadeguato.
Tutto questo, ripetuto nei secoli dei secoli, finisce per condizionare i tuoi comportamenti, portarti in una condizione di continuo disagio e ansia, magari a volte in modo leggero, ma continuativo nel tempo, ed anche a rinunciare a tante cose.
Certamente c'è una componente di esagerazione, siamo iperallenati a cogliere questi segnali, a cui probabilmente molti non fanno nemmeno caso, sappiamo quando e dove guardare, spesso siamo in grado addirittura di prevederli a seconda del contesto e delle persone che abbiamo davanti.
Tuttavia non è un problema immaginario, esiste ed è difficile da contrastare.
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24-10-2018, 23:33
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#3
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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che poi fregarsene, come consigliano sbrigativamente alcuni, non è una soluzione; perchè se dare meno importanza a queste sensazioni è sicuramente giusto, neanche puoi pensare di iniziare a fregartene e basta perchè ben presto ti renderesti conto che vai per un percorso rischioso, che può portare a collezionare sbagli; non può funzionare per chi è prudente, chi per natura tende a non essere incosciente. Nelle relazioni sociali non si può fare come si pare senza risentirne.
E le social skills le puoi imparare e usare fino a un certo punto, fino a dove senti che tu sei ancora simile a come eri perchè poi è come sentire il terreno mancare sotto i piedi, senza che ci sia un'improvvisa frattura che lascia sulle due sponde due persone diverse e come se tutto quello che c'era stato fino ad adesso sia stato uno scherzo. E però forse qui si può dire che ok, no frattura, ma una continuità ci può essere tra il vecchio bambino emotivo e scontroso (che tra le righe credo si noterà sempre) e una persona che qualcosa avrà pure imparato che se si trova cerca di mediare con il mondo esterno.
Non sono per provare a fare diversamente per il gusto di provarci e perchè 'vedrai che non succederà niente' - falso, se ti vergogni succederà sempre qualcosa - nè per dirsi che si agirà come si vuole o di preoccuparsi zero per il giudizio degli altri prima di cambiare idea nuovamente sul modo giusto di agire e relazionarsi. Cosa fare? Di preciso non lo so, ma intanto sarebbe male non avere troppa sfiducia? L'ottimismo vuole incunearsi anche in questa discussione?
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Ultima modifica di alien boy; 24-10-2018 a 23:41.
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24-10-2018, 23:36
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#4
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,306
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Niente..anche dopo 26 anni non se ne esce
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24-10-2018, 23:53
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#5
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Esperto
Qui dal: Nov 2012
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 4,900
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Cosa fare? Di preciso non lo so, ma intanto sarebbe male non avere troppa sfiducia? L'ottimismo vuole incunearsi anche in questa discussione?
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Beh io e te abbiamo abbastanza anni alle spalle per poter dire, credo, che ciò che non bisogna fare è chiudersi in sé stessi ed isolarsi, evitare in modo eccessivo.
Se ci guardiamo indietro possiamo dire di essere gli stessi di 10 anni fa o di 20 anni fa? Io non credo, c'è stato un percorso fatto di tentativi, di vita vissuta, che qualcosa ha prodotto, che almeno per quanto mi riguarda ha segnato un miglioramento nel modo di stare al mondo e nell'affrontare certe situazioni.
Questo significa che ognuno ha dei margini, chi più, chi meno, tocca stare al gioco per come si può, a modo nostro, ma starci, per imparare a vivere meglio, senza pensare di poter diventare qualcun altro, non sarebbe nemmeno giusto.
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25-10-2018, 01:16
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#6
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,141
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Capisco che ora qualcuno sia tentato di rispondermi "Vabbé tutto questo film l'hai vissuto nel tuo cervello"; che abbia esagerato nella descrizione è probabile, eppure tutto quello che ho scritto alla fine credo che sia una spiegazione con parole e pensieri miei, con le possibili variazioni di significato che possono essere trasmesse, e romanzando un po', di un effetto che comunque ha avuto luogo in quella persona in un dato momento, d'accordo che ora sarà stato già dimenticato.
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Magari c'é stato davvero, ma gli input che riceviamo dall'esterno sono innumerevoli e di diversa qualità. Un po' come per i colori e i suoni, non siamo in grado di esaurire tutto lo spettro cromatico e sonoro con il nostro sistema percettivo, perché selezioniamo. Questo processo di selezione si compie anche quando riceviamo stimoli di natura relazionale: siamo più percettivi verso alcuni e meno verso altri, ed è sempre il nostro upbringing a determinare quali selezioneremo di volta in volta. Una persona che ha subito violenza, sarà più permeabile ai minimi segnali che rimandano a situazioni potenzialmente violente. Avevo un amico che era solito azzuffarsi con persone a caso (prevalentemente stranieri) perché sensibile agli indizi più minimi di ostilità fisica, quelli stessi a cui io invece sono meno percettivo in quanto proveniente da un terreno di coltura un po' differente. E' poi questo nostro modo di filtrare le cose in base al sistema preferenziale che abbiamo sviluppato a determinare le successive reazioni della gente. Non dimentichiamoci che le relazioni umane sono la conseguenza dell'interpretazione e dell'azione di tutte le parti in causa.
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25-10-2018, 13:14
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#7
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
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Quote:
Originariamente inviata da Pablo's way
tocca stare al gioco per come si può, a modo nostro, ma starci, per imparare a vivere meglio, senza pensare di poter diventare qualcun altro, non sarebbe nemmeno giusto.
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Grande consiglio.
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25-10-2018, 14:03
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#8
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Esperto
Qui dal: Jan 2018
Messaggi: 4,072
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Portiamo un po' di sano pessimismo in questo forum
Ero entrato in bar già sapendo che ne sarei uscito "deluso", perché poi le cose si complicano sapendo che coloro che lavorano lì sono 2 o 3 ragazze, e sempre più spesso anche molto giovani rispetto a te, cosa che aggrava la sensazione di inadeguatezza perché pensi che la figura di quello che non si è saputo adattare alla società la fai da uomo di una certa età.
Insomma finisco per risultare titubante, impacciato e allo stesso tempo staccato dalla realtà e schivo rispetto all'umanità circostante fino forse a risultare scostante (vi giuro che queste rime non sono volute).
Poi c'è il fatto che parlo a bassa voce e spesso quando saluto non mi sentono, o si sentono in diritto di non rispondere.
Comunque ho visto la faccia di una delle due ragazze (forse ce ne era addirittura una terza e non me ne sono neanche reso conto - e non c'erano altri clienti), mentre stavo pagando alla sua collega alla cassa; ho trovato per un secondo il coraggio di guardarla, proprio perché sospettavo che qualcosa non l'aveva convinta e cercavo conferma ai miei timori. Conferma che ho trovato: mi guarda - ma neanche in modo così chiaramente rivolto verso di me, è come uno sguardo assorto, un po' perso - con una faccia perplessa, la bocca leggermente aperta a indicare probabilmente stupore, un non riuscire a spiegarsi, un volto in qualche modo 'stirato' dall'elaborazione dell'aver assistito a un fenomeno strano, distorcendo la regolarità delle sue sembianze nella penombra del locale con le luci ancora spente (o almeno così mi è parso) nell'orario in cui la luce di fuori si sta ritirando. L'impressione è che sia stata una reazione di una persona normale, che sembra deviare per un attimo verso l'anormalità, davanti a qualcosa che non si sa in che categoria collocare e che lascia un retrogusto di una tipologia non gradita seppur di entità lieve.
Penso ciò sia stato causato dalle manifestazioni di comportamenti dovuti alla timidezza o comunque alle incapacità di relazionarsi; poi magari sarà stata la mia faccia o il mio modo di vestire (aleatorio, trascurato, consunto), ma questo avrà al massimo contribuito perché quella reazione mi è sembrata come maturata nel tempo e poi scaturita dall'osservazione di quello che stava avvenendo.
Capisco che ora qualcuno sia tentato di rispondermi "Vabbé tutto questo film l'hai vissuto nel tuo cervello"; che abbia esagerato nella descrizione è probabile, eppure tutto quello che ho scritto alla fine credo che sia una spiegazione con parole e pensieri miei, con le possibili variazioni di significato che possono essere trasmesse, e romanzando un po', di un effetto che comunque ha avuto luogo in quella persona in un dato momento, d'accordo che ora sarà stato già dimenticato.
Ma è l'effetto reale che i sociofobici, evitanti, ecc. conoscono e temono (da qui cerco di giustificare il titolo del thread ).
E prevedendo che nonostante qualsiasi disparato tentativo di 'aggiustarsi' si troveranno, se non subito poi, a leggere (se non corrisponde completamente a realtà) o a sgamare quel tipo di risposte dall'ambiente (dalle persone) vivranno irrimediabilmente ciò che fanno e come sono con paura. Non possiamo convincerci razionalmente che non trovano riscontro i film che ci facciamo se continuiamo a 'vedere' tracce che ci fanno pensare. Non possiamo convincerci che se uno ci guarda strano è espressione di un effetto neutro o addirittura di un'approvazione nei nostri confronti. E se si esagera nell'interpretazione non penso che lo si faccia nel riconoscere qua e là qualche segno di imbarazzo o di perplessità rispetto alle difficoltà del timido.
Questo thread non l'ho scritto tra i fumi dell'alcool ma sotto l'influsso di un disturbo ossessivo compulsivo che mi fa scrivere in certo modo; quindi, ecco, giusto per dare una spiegazione a chi eventualmente si chiedesse: ' ma che / come cavolo scrive questo?'.
In realtà di quest'ultima spiegazione non sono del tutto convinto ma non credo che in fondo la cosa vi interessi più di tanto.
Buona cena
P.S. ho sbagliato sezione, un topic sulla timidezza non dovrebbe stare tra le discussioni off topic
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non ti sbagli. È tutto vero. La gente, le donne ci guardano come per dire guarda quello li come sta messo. Altri direbbero che sono tutte seghe mentali e paranoie. Invece no, la gente se ne accorge che siamo inadeguati in tutto, a socializzare, a interagire. Ed è davvero brutto sentirsi così. Solo chi lo prova su se stesso /a può capirlo.
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25-10-2018, 14:57
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#9
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
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Non si può piegarla, ma si può addomesticarla poco a poco.
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25-10-2018, 16:43
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#10
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,826
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Uno dei trucchi che impiego quando devo approcciare un contesto nuovo è quello di cercare di tornare con la mente allo stato d' animo quieto e rilassato che mantengo quando sono a casa mia, e cercare di figurarmi il nuovo ambiente come una sorta di estensione della stessa: e le persone che trovo cerco di figurarmele come degli intrusi nel mio spazio, invece che il contrario.
Che poi penso sia un processo mentale relativamente spontaneo in chi non ha grosse difficoltà sociali, solo applicato "meccanicamente" e forzatamente invece che in modo naturale.
Ovviamente se non si sta bene neanche a casa propria manca il riferimento positivo, quindi la cosa non può funzionare.
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25-10-2018, 16:51
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#11
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
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Basta non immedesimarsi troppo in questo scenario, altrimenti si scambiano gli altri per ladri d'appartamento e viene da buttarli fuori di casa.
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25-10-2018, 16:55
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#12
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Non è imbattibile, anche se in alcuni casi si può al massimo impattarla (cit.).
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25-10-2018, 16:55
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#13
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,826
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Quote:
Originariamente inviata da Moonwatcher
Basta non immedesimarsi troppo in questo scenario, altrimenti si scambiano gli altri per ladri d'appartamento e viene da buttarli fuori di casa.
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Beh, difficile possa funzionare così bene
Comunque a me aiuta, ho dimenticato di scrivere che è importante esercitare questa roba in vari contesti, se si prova ad utilizzarla subito in uno che crea disagio a 1000 è difficile porti grandi frutti.
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25-10-2018, 17:34
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#14
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 12,758
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Quello che mi porta a non pensarla come te:
1) in un bar non si socializza, si prende qualcosa e paghi, stop; non ho spazio per rivelare chissà cosa.
2) anche se rivelo impaccio penso che la prossima volta mi comporterò in maniera normale, non essendo bar-fobico o acquistofobico.
3) di gente stramba e che veste in maniera impropria ce ne sta tanta;
4) se come mi comporto la fa scappare, problemi suoi, a me servono rapporti di qualità con gente affine, non con introfobe.
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Ultima modifica di Warlordmaniac; 26-10-2018 a 09:04.
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26-10-2018, 00:30
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#15
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Magari c'é stato davvero, ma gli input che riceviamo dall'esterno sono innumerevoli e di diversa qualità. Un po' come per i colori e i suoni, non siamo in grado di esaurire tutto lo spettro cromatico e sonoro con il nostro sistema percettivo, perché selezioniamo. Questo processo di selezione si compie anche quando riceviamo stimoli di natura relazionale: siamo più percettivi verso alcuni e meno verso altri, ed è sempre il nostro upbringing a determinare quali selezioneremo di volta in volta. Una persona che ha subito violenza, sarà più permeabile ai minimi segnali che rimandano a situazioni potenzialmente violente. Avevo un amico che era solito azzuffarsi con persone a caso (prevalentemente stranieri) perché sensibile agli indizi più minimi di ostilità fisica, quelli stessi a cui io invece sono meno percettivo in quanto proveniente da un terreno di coltura un po' differente. E' poi questo nostro modo di filtrare le cose in base al sistema preferenziale che abbiamo sviluppato a determinare le successive reazioni della gente. Non dimentichiamoci che le relazioni umane sono la conseguenza dell'interpretazione e dell'azione di tutte le parti in causa.
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il fatto è che le cose che selezioniamo non ce le inventiamo, al massimo le favoriamo con il comportamento, con il linguaggio non verbale (a volte, facendo una mezza battuta, penso a questo linguaggio anche come all'assenza di parole); in una situazione in cui ci sono persone che non si conoscono o frequentano (frequentazioni per motivi di forza maggiore o per scelta) non è che si abbiano altre informazioni, nell'ambiente esterno, per ridimensionare certi pensieri: ciò che hai notato attiva quelle sensazioni, quali sarebbero gli input andati persi che le avrebbero attenuate? Se invece stai un ambiente con persone che più o meno conosci e conoscono te lì puoi fare affidamento sul fatto che in qualche modo riesci ad interagirci, che l'impatto iniziale è passato, a meno che non siano sorte ostilità o antipatie nei tuoi confronti; però qui poi si presentano altri tipi di problemi, ad esempio che si subisce la sicurezza e la minore presenza di scrupoli degli altri (nel senso di timori di sbagliare nelle relazioni e negli approcci con gli altri).
Quindi sarà che si vanno a notare e a risaltare segnali parziali, occasionali, che sono una componente che non rappresenta a sufficienza ciò che uno persona può pensare dell'altro, se però quest'ultimo non riscontra altro che può aggiungere qualche punto alla propria autostima di quel momento (tipo un sorriso o altro elemento rassicurante), siccome uno continua a percepire e non può far a meno di notare ciò che non gli piace, o se ne frega e basta oppure si rivolge all'interno e si dà delle spiegazioni. Certo poi come si verificano queste spiegazioni? Se io dopo averci ragionato su, riesco a modificare qualcosa nel comportamento in modo tale da notare anche un cambiamento (in positivo) nell'interazione con gli altri allora quei ragionamenti possono essere ritenuti utili, ma se si ripetono le stesse dinamiche difficile farsi bastare quelle conclusioni, vere o sbagliate che siano.
Cioè alla fine penso che se uno si limita a dirsi 'no, ma in realtà non risulto così male agli occhi altrui, è una mia percezione distorta' non ne esce fuori, meglio a quel punto pensare di sorvolare e provare a fregarsene, perchè il primo caso mi sembra quello di uno che vuole convincersi ogni volta.
Per avere esperienze diverse bisognerebbe intervenire anche nel concreto cambiando i propri modi, non solo nel pensiero. Evidentemente per farlo bisognerebbe regolare l'emotività, ma questa fino a che punto può essere aggiustata da una diversa prospettiva mentale che vuole essere inculcata un po' con la forza? Secondo me è più vero il contrario, le emozioni vengono prima e determinano i giudizi; le emozioni arrivano da ciò che si vive giorno per giorno.
Infine magari uno non ci tiene a cambiare i propri modi, magari non se la sente di farlo. A questo punto io direi che il massimo che potrei fare, a parte migliorare giusto un po' le social skill, è agire direttamente sull'emotività, anche se non avrei idea di come. Che poi in buona parte porterebbe a concetti vicini a quelli del fregarsene.
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Ultima modifica di alien boy; 26-10-2018 a 00:34.
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26-10-2018, 08:20
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#16
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,141
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
il fatto è che le cose che selezioniamo non ce le inventiamo, al massimo le favoriamo con il comportamento, con il linguaggio non verbale
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Il nostro continuo essere centrati su di esse le favorisce
Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Quindi sarà che si vanno a notare e a risaltare segnali parziali, occasionali, che sono una componente che non rappresenta a sufficienza ciò che uno persona può pensare dell'altro, se però quest'ultimo non riscontra altro che può aggiungere qualche punto alla propria autostima di quel momento (tipo un sorriso o altro elemento rassicurante), siccome uno continua a percepire e non può far a meno di notare ciò che non gli piace, o se ne frega e basta oppure si rivolge all'interno e si dà delle spiegazioni.
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E' proprio su questo che si concentrano gli innumerevoli orientamenti terapeutici esistenti. Ne hai mai provato qualcuno?
Quote:
Originariamente inviata da alien boy
A questo punto io direi che il massimo che potrei fare, a parte migliorare giusto un po' le social skill, è agire direttamente sull'emotività, anche se non avrei idea di come. Che poi in buona parte porterebbe a concetti vicini a quelli del fregarsene.
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In questo io ho trovato molto utile l'utilizzo di farmaci ssri, anche per un periodo di tempo limitato, perché questi intervengono sui processi chimici che sviluppano certe reazioni e, anche una volta che smisi di utilizzarli, ho cercato di far rivivere in me quegli stati d'animo che provavo quando ne facevo uso.
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26-10-2018, 12:24
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#17
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,084
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
il fatto è che le cose che selezioniamo non ce le inventiamo...
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Nono, non si tratta di inventare qualcosa, ma l'attenzione selettiva fa in modo che notiamo solo quelle cose che vanno a riconfermarci l'inadeguatezza, che poi ci porta ed evitare (nel caso di fobici/evitanti), in un circolo infinito. Oltre ad esasperarle, rendendole più gravi di quello che in realtà sono. Il giudizio altrui c'è e ci sarà sempre. Sta a noi centrarci e non farci condizionare da esso. Lo sguardo, o il commento della barista, non definisce te come persona.
Quote:
Se io dopo averci ragionato su, riesco a modificare qualcosa nel comportamento in modo tale da notare anche un cambiamento (in positivo) nell'interazione con gli altri allora quei ragionamenti possono essere ritenuti utili, ma se si ripetono le stesse dinamiche difficile farsi bastare quelle conclusioni, vere o sbagliate che siano.
Cioè alla fine penso che se uno si limita a dirsi 'no, ma in realtà non risulto così male agli occhi altrui, è una mia percezione distorta' non ne esce fuori, meglio a quel punto pensare di sorvolare e provare a fregarsene, perchè il primo caso mi sembra quello di uno che vuole convincersi ogni volta.
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Farsi scivolare addosso il giudizio altrui è la cosa più giusta da fare. Raccontarsi che è tutto falso, a che pro? Non è vero, semplicemente perchè tutti giudicano e non c'è niente di inquietante in ciò. Può darsi che una volta risulti "strano" per qualcuno, solo perchè lo sguardo di quell'unica persona su 10 (ad esempio) è quello che hai notato, magari tutti gli altri invece non hanno pensato niente di così tragico su di te, quindi ridimensionare ciò che pensiamo e notiamo in un'ottica più ampia, senza soffermarsi sulla singola persona e il suo giudizio.
Quote:
Per avere esperienze diverse bisognerebbe intervenire anche nel concreto cambiando i propri modi, non solo nel pensiero. Evidentemente per farlo bisognerebbe regolare l'emotività, ma questa fino a che punto può essere aggiustata da una diversa prospettiva mentale che vuole essere inculcata un po' con la forza? Secondo me è più vero il contrario, le emozioni vengono prima e determinano i giudizi; le emozioni arrivano da ciò che si vive giorno per giorno.
Infine magari uno non ci tiene a cambiare i propri modi, magari non se la sente di farlo. A questo punto io direi che il massimo che potrei fare, a parte migliorare giusto un po' le social skill, è agire direttamente sull'emotività, anche se non avrei idea di come. Che poi in buona parte porterebbe a concetti vicini a quelli del fregarsene.
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I modi cambiano più o meno in automatico quando cambia il pensiero. E' il pensiero che scatena emozioni, che poi porta ad agire, evitando magari per paura del giudizio. Ma cambiare il pensiero non è così facile e immediato, bisogna lavorarci su, razionalizzare sempre ogni pensiero che facciamo, fino a quando la nostra mente non inizierà a farlo da sola. In psicologia si chiama metacognizione.
La sequenza è questa: situazione -> pensiero -> emozione -> agito.
Tutto sta nel modificare il proprio pensiero e tutto il resto verrà di conseguenza. Che non vuol dire raccontarsela, ma accettare che possiamo piacere agli altri come anche no, senza che questo ci rovini la giornata, la settimana o la vita.
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26-10-2018, 17:24
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#18
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,197
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Alien boy mi è piaciuta molto la tua descrizione della situazione e il disagio provato, è capitato anche a me e quasi quasi mi hai fatto riprovare le stesse cose.
Comunque, al di là dei pensieri personali (come hanno suggerito altri) io credo che dipenda anche dall'ambiente specifico (o individuo specifico).
Ci sono bar dove davvero "si presenta di tutto" e un tipo un po' impacciato (come me) non lo nota nessuno (in senso negativo), anzi magari come tipo di cliente vengo anche apprezzato.
Staranno a notare qualche sbavatura i baristi e bariste in quegli ambienti dove si presentano persone tutte un po' "fighettine" che non c'hanno un capello fuori posto.
A mio avviso è vero che certe persone in certi ambienti hanno delle reazioni più vistose nei confronti di certi tipi di individui, non sono tutte paranoie, me ne sono accorto anche io, ma è altrettanto vero che altrove magari c'è, per così dire, più tolleranza (anche se non è il termine che volevo usare, ma non me ne viene un altro più adatto, faccio un po' di fatica a pensare) nei confronti della diversità o del disagio.
I bar sono come le persone, non sono tutti uguali.
In base alla mia esperienza in relazione alla tipologia di locali "bar" io suggerirei un evitamento parziale di bar specifici, soprattutto perché di bar ce ne sono a bizzeffe e si può fare in questo ambito ristretto qua, non diventa disfunzionale.
Se un ambiente non ci dà nulla in termini di benessere perché frequentarlo?
C'è una cassiera (o barista) che ci dimostra antipatia (anche con piccolissimi gesti) amplificando il nostro disagio? Si può anche provare ad andare altrove la prossima volta.
Questi problemi specifici qua secondo me sono risolvibili anche senza modificarsi più di tanto.
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Ultima modifica di XL; 26-10-2018 a 18:15.
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26-10-2018, 20:00
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#19
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,714
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questa cosa mi succede ogni volta, ed è umiliante perché succede nonostante io provi in tutti i modi a mimetizzarmi con gli altri.. io provo a sembrare normale, a fingere e a parlare usando lo stile degli altri, a usare un tono di voce che magari sia di una persona sicura di se e appunto normale come loro.. ma in realtà mi pare che loro appartengono a una specie e io a un'altra e quindi non posso ingannarli a lungo.. ho notato spesso questi sguardi strani, sguardi persi e annoiati, sguardi tristi nel rivolgersi a me. Però non ho mai saputo darmi spiegazioni, sul fatto che quando guardano gli altri hanno lo sguardo presentte, interessato e cercano sempre approvazione nell'altro e di risultare interessanti.. con me non lo fanno mai, come se non esistessi, non valessi niente e non dovessero dimostrarmi nulla
tutto ciò però ho sempre cercato di rimuoverlo e di negarlo, mi dicevo che ero io a farmi i film. Sono contenta di non essere l'unica e che esiste davvero tutto questo. Sono un difetto sociale
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26-10-2018, 23:44
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#20
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Nono, non si tratta di inventare qualcosa, ma l'attenzione selettiva fa in modo che notiamo solo quelle cose che vanno a riconfermarci l'inadeguatezza, che poi ci porta ed evitare (nel caso di fobici/evitanti), in un circolo infinito. Oltre ad esasperarle, rendendole più gravi di quello che in realtà sono.
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Concordo di più sul discorso dell'esasperarle che di limitare la nostra attenzione solo agli input che ci colpiscono in negativo, perchè in certi casi non è che ci sia da rilevare molto altro: trovi magari un segno di disagio in un'altra persona e il resto è solo comportamento 'neutro' da parte sua e di altri eventuali presenti; se rivivi questa situazione più di una volta, trovi d'altra parte solo raramente conferme positive e continui a non riuscire a coltivare relazioni, quelle piccole cose che capitano assumono un significato che non è annullabile. Considera che comunque un timido è attento anche a eventuali feedback positivi, se ne arriva qualcuno è subito pronto ad accoglierlo e a farsi anche un po' di illusioni intorno, almeno sul momento.
Quote:
I modi cambiano più o meno in automatico quando cambia il pensiero.
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Dopo una certa età il comportamento ha le radici profonde, è diventato un tutt'uno con la persona nel suo insieme, e inoltre anche chi ti conosce non si aspetta certo grandi cambiamenti da parte tua, che a volte significa che neanche li accoglierebbe bene. È un casino: tu vorresti sembrare meno 'sfigato' per andare incontro a un maggior riconoscimento e accettazione (quando invece poi alcuni si sono assefuatti e adattati di più al tuo essere 'sfigato') e allo stesso tempo non vorresti dare soddisfazioni a chi pensi che non ti accetti e vorresti perciò mantenerti uguale laddove credi che gli altri ti giudicano; ma in fondo in diversi aspetti neanche riusciresti a essere diverso, non ti riconosceresti neanche più e finiresti anche per disprezzarti, seppur per una motivazione diversa (quanto scritto vale per me). Perciò secondo me non dipende molto dal ragionarci (perchè, intendo, c'è questo casino emotivo che ti disarma), io ci ho pensato molto provando diverse prospettive e più ci penso più finisco per ingarbugliarmi.
Quote:
La sequenza è questa: situazione -> pensiero -> emozione -> agito.
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C'è pure da dire che emozioni e pensieri sono concetti molto prossimi. Immaginiamo che uno veda un'altra persona tentare un'aggressione nei suoi confronti; avrà paura (emozione), evidentemente causata da un pensiero di quello che potrebbe succedergli; ma è poi quella paura che sarà l'elemento determinante per far pensare agli eventuali rischi che corre quando incontrerà di nuovo quella persona. Il pensiero fa sicuramente la sua parte durante tutto il percorso, le emozioni spesso sono quelle che hanno scatenato l'esordio di problemi, sono state attivate in modo diretto da un evento e ogni volta che c'è qualcosa che ricordi quell'evento vengono richiamate.
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Ultima modifica di alien boy; 26-10-2018 a 23:51.
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