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Vecchio 10-06-2008, 01:30   #1
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

Salve,

voglio stracciarvi i maroni con un argomento che credo aprirà un curioso dibattito: la giusta strategia da usare per combattere la timidezza.

Con "strategia" non intendo le tecniche, i comportamenti, ma l'impostazione mentale che dev'essere dietro al fine ultimo.

Mi spiego. Come ho già avuto modo di dire ho ultimamente fatto numerosi progressi: in media riesco a disinibirmi di più rispetto all'anno scorso. Inutile elencare i molteplici benefici che ciò ha apportato alla mia vita sociale. Certo, la strada è ancora lunga, voglio progredire...

Ora. In alcuni post ho letto di "terapie d'urto", della messa a punto di veri e propri piani stilati spesso su carta ( :lol: ) con tanto di "tappe" numerate, di gradini via via sempre più impegnativi da affrontare. Una tattica innegabilmente estrema. Soprattutto, una tattica che sottintende una forte presa di coscienza del problema e un'altrattanto forte presa di posizione contro di esso.

Al contrario, in molti altri messaggi ho letto consigli del tipo "non pensarci troppo" (al fatto di essere timidi), "agisci come senti", "sdrammatizza il problema". Insomma, inviti a vivere il tutto con distacco, quasi come se niente fosse, andando non ad insabbiare il problema ma a sminuirlo, con conseguente minore presa di coscienza del problema stesso e minore presa di posizione contro di esso.

Veniamo al dunque: secondo voi cosa conviene fare maggiormente? Mettersi seriamente in gioco e adottare finalmente una mentalità "rivoluzionaria", con il preciso fine di "abbattere" la timidezza per quanto possibile, o viverla in maniera leggera, concedendosi insomma il "diritto ad essere timidi"?
Vecchio 10-06-2008, 01:44   #2
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Veniamo al dunque: secondo voi cosa conviene fare maggiormente? Mettersi seriamente in gioco e adottare finalmente una mentalità "rivoluzionaria", con il preciso fine di "abbattere" la timidezza per quanto possibile, o viverla in maniera leggera, concedendosi insomma il "diritto ad essere timidi"?
Dipende molto da come si sente di essere nel profondo, da com'è il nostro vero carattere sotto la maschera che le paure ci fanno indossare. Cosa vogliamo arrivare a fare? Ci vediamo estroversi, quieti, una via di mezzo? Quali sono le cose che vogliamo fare perchè davvero ne abbiamo voglia e quali invece quelle che vorremmo fare, ma solo per uniformarci agli altri?
In generale entrambe le cose: la voglia di combattere e di spostare avanti il limite ci dev'essere senza dubbio, ma questo limite non deve oltrepassare ciò che realmente vogliamo essere e, di prova in prova, ciò che al momento possiamo sopportare e superare. Il diritto alla timidezza non deve trasformarsi in una scusa per accontentarsi di ciò che si è, quando si vorrebbe sinceramente (e non per unirsi al gregge) essere qualcos'altro.
Vecchio 10-06-2008, 09:37   #3
Principiante
L'avatar di sanny
 

Quote:
Il diritto alla timidezza non deve trasformarsi in una scusa per accontentarsi di ciò che si è, quando si vorrebbe sinceramente (e non per unirsi al gregge) essere qualcos'altro.
quoto, e aggiungo...gran rispetto per chi lo pensa realmente.
Vecchio 10-06-2008, 09:58   #4
Banned
 

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Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Salve,

voglio stracciarvi i maroni con un argomento che credo aprirà un curioso dibattito: la giusta strategia da usare per combattere la timidezza.

Con "strategia" non intendo le tecniche, i comportamenti, ma l'impostazione mentale che dev'essere dietro al fine ultimo.

Mi spiego. Come ho già avuto modo di dire ho ultimamente fatto numerosi progressi: in media riesco a disinibirmi di più rispetto all'anno scorso. Inutile elencare i molteplici benefici che ciò ha apportato alla mia vita sociale. Certo, la strada è ancora lunga, voglio progredire...

Ora. In alcuni post ho letto di "terapie d'urto", della messa a punto di veri e propri piani stilati spesso su carta ( :lol: ) con tanto di "tappe" numerate, di gradini via via sempre più impegnativi da affrontare. Una tattica innegabilmente estrema. Soprattutto, una tattica che sottintende una forte presa di coscienza del problema e un'altrattanto forte presa di posizione contro di esso.

Al contrario, in molti altri messaggi ho letto consigli del tipo "non pensarci troppo" (al fatto di essere timidi), "agisci come senti", "sdrammatizza il problema". Insomma, inviti a vivere il tutto con distacco, quasi come se niente fosse, andando non ad insabbiare il problema ma a sminuirlo, con conseguente minore presa di coscienza del problema stesso e minore presa di posizione contro di esso.

Veniamo al dunque: secondo voi cosa conviene fare maggiormente? Mettersi seriamente in gioco e adottare finalmente una mentalità "rivoluzionaria", con il preciso fine di "abbattere" la timidezza per quanto possibile, o viverla in maniera leggera, concedendosi insomma il "diritto ad essere timidi"?
io direi entrambe le cose messe insieme..insomma io in parte sono diventato abbastanza timido (diverso rispetto a come ero in passato) e in buona parte introverso e poco loquace.
Però quel che serve è una buona autostima di se stessi.
Perchè parli poco? Deve essere legge parlare? parltate già voi? ottimo io ascolto e se ho qualcosa di intelligent eo un'idiozia ve la faccio sapere.
Arrossisco? Accettare la cosa (ma non in modo remissivo, ma impuntandoti come foss eun trampolini di lancio), ma ridendoci tu per primo su, ironizzando (e l'introversione/timidezza si trasforma in automatico in estroversione --> l'estroversione è questo: saper ridere su tutto e non temere i giudizi...se sei il primo a scherzare sulle tue debolezze ti rendi conto benissimo che di fatto quelle debolezze non sono più tali).
E soprattutto usar ela forza di volontà.
Sei timido e remissivo e ti viene da rispondere "si signora"?pensaci bene su...prendi te stesso a 4 mani e rispondi (se lo ritieni più giusto e sensato) "si...quando la luna scenderà sulla terra a baciarmi i piedi".
Vecchio 10-06-2008, 11:42   #5
Principiante
 

Il problema non è tanto la timidezza, quanto il sentirsi bene o male. Tutto può essere poi aggiustato a partire da questo punto.
E' per questo che tutti dovrebbero correre dal Sig. microcosmo, che ha scritto quel bel post ne "la vostra situazione", e chiedergli come ha fatto.
Vecchio 10-06-2008, 14:25   #6
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

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Originariamente inviata da bardamu
Dipende molto da come si sente di essere nel profondo, da com'è il nostro vero carattere sotto la maschera che le paure ci fanno indossare. Cosa vogliamo arrivare a fare? Ci vediamo estroversi, quieti, una via di mezzo? Quali sono le cose che vogliamo fare perchè davvero ne abbiamo voglia e quali invece quelle che vorremmo fare, ma solo per uniformarci agli altri?
In generale entrambe le cose: la voglia di combattere e di spostare avanti il limite ci dev'essere senza dubbio, ma questo limite non deve oltrepassare ciò che realmente vogliamo essere e, di prova in prova, ciò che al momento possiamo sopportare e superare. Il diritto alla timidezza non deve trasformarsi in una scusa per accontentarsi di ciò che si è, quando si vorrebbe sinceramente (e non per unirsi al gregge) essere qualcos'altro.
Dici bene. Come ci si sente di essere nel profondo...

Non è una banalità. Il fatto è che spesso certi comportamenti che abbiamo assunto col tempo finiscono per farci dimenticare un po' come siamo fatti realmente..

Io da bambino ero un vulcano: non sono mai stato cattivo, però non mi stavo mai zitto, facevo fare un sacco di figuracce ai miei, ero il primo a ricevere gli ospiti a casa...

Sono stato così fino agli anni delle medie, quando un po' per l'ambiente circostante (ero l'unico studioso in una classe di perdigiorno), un po' per cambiamenti autonomi, ho iniziato a sviluppare una "corazza" nei confronti del mondo esterno.

Corazza che mi è durata fino al 3° anno del liceo, quando ho cambiato scuola e sono finito in un ambiente bellissimo, dove mi sono fatto un sacco di amicizie, forse perchè nel frattempo avevo ricominciato ad esternare la mia personalità.

Adesso (21 anni) diciamo che non sono un estroverso, ma nemmeno chiuso. Mi reputo abbastanza socievole quando voglio e riesco ad integrarmi abbastanza bene nelle situazioni sociali (feste, ritrovi ecc..), pur continuando a "frenarmi" molto spesso.

Ci sono delle situazioni in cui vorrei veramente scatenarmi, soprattutto ultimamente; in cui muoio dalla voglia di gettarmi nella mischia ma il più delle volte finisce che rinuncio. E ammetto che lo faccio soprattutto per gli altri. Mi viene da pensare roba del tipo: "Tutta questa gente mi conosce in un determinato modo... non si aspetterebbe questa determinata cosa da parte mia..."

Insomma mi accorgo, spesso, che alla fine sto solo aderendo all'assurda maschera che ho deciso di indossare e che vorrei strapparmela via.
Vecchio 10-06-2008, 14:37   #7
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Salve,

voglio stracciarvi i maroni con un argomento che credo aprirà un curioso dibattito: la giusta strategia da usare per combattere la timidezza.

Con "strategia" non intendo le tecniche, i comportamenti, ma l'impostazione mentale che dev'essere dietro al fine ultimo.

Mi spiego. Come ho già avuto modo di dire ho ultimamente fatto numerosi progressi: in media riesco a disinibirmi di più rispetto all'anno scorso. Inutile elencare i molteplici benefici che ciò ha apportato alla mia vita sociale. Certo, la strada è ancora lunga, voglio progredire...

Ora. In alcuni post ho letto di "terapie d'urto", della messa a punto di veri e propri piani stilati spesso su carta ( :lol: ) con tanto di "tappe" numerate, di gradini via via sempre più impegnativi da affrontare. Una tattica innegabilmente estrema. Soprattutto, una tattica che sottintende una forte presa di coscienza del problema e un'altrattanto forte presa di posizione contro di esso.

Al contrario, in molti altri messaggi ho letto consigli del tipo "non pensarci troppo" (al fatto di essere timidi), "agisci come senti", "sdrammatizza il problema". Insomma, inviti a vivere il tutto con distacco, quasi come se niente fosse, andando non ad insabbiare il problema ma a sminuirlo, con conseguente minore presa di coscienza del problema stesso e minore presa di posizione contro di esso.

Veniamo al dunque: secondo voi cosa conviene fare maggiormente? Mettersi seriamente in gioco e adottare finalmente una mentalità "rivoluzionaria", con il preciso fine di "abbattere" la timidezza per quanto possibile, o viverla in maniera leggera, concedendosi insomma il "diritto ad essere timidi"?
La soluzione di un problema si può trovare o con l'intuito o con l'intelligenza.
Siccome però l'intuizione è rara, e siccome questa viene alimentata dall'intelligenza, allora conviene investire sull'intelligenza, sviluppando la propria intelligenza in ogni campo.
Ma allenare l'intelligenza in ogni campo del pensiero, non deve portare al punto di vista che non esista una logica unica globale, che abbraccia tutti i vari campi della realtà, perchè in questo modo non si acquisisce un quadro coerente della realtà che, solo, può permettere, attraverso il ragionamento analogico, di fare dei ponti tra diversi campi del pensiero (attraverso l'analogia, che è l'ultima parola della ragione e la prima parola dell'intuizione), che permette di individuare, focalizzare sempre meglio le soluzioni.
Un'altra condizione importante è stare in un ambiente che non mortifica l'intelletto, che non scoraggi, che non vanifichi il lavoro, soprattutto quando è diretto dall'intelligenza e dall'intuito.
Vecchio 10-06-2008, 14:40   #8
Intermedio
L'avatar di Leggero
 

Complimenti a MarcheseDelGrillo, topic veramente interessante.
A volte si vuole negare perfino a se stessi il fatto di avere problemi e di essere diversi dagli altri quindi si cerca di sminuire il problema autoconvincendosi che non esiste....questa protrebbe essere una strategia se il nostro male non è ad un livello abbastanza alto, altrimenti si negherebbe l'evidenza e si lascierebbe spazio al problema.
Vecchio 10-06-2008, 15:19   #9
Esperto
 

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Originariamente inviata da Leggero
Complimenti a MarcheseDelGrillo, topic veramente interessante.
A volte si vuole negare perfino a se stessi il fatto di avere problemi e di essere diversi dagli altri quindi si cerca di sminuire il problema autoconvincendosi che non esiste....questa protrebbe essere una strategia se il nostro male non è ad un livello abbastanza alto, altrimenti si negherebbe l'evidenza e si lascierebbe spazio al problema.
Io lo chiamo il "nido dorato", che ognuno si crea convincendosi di non desiderare di più e accontentandosi di quel poco che ha. E' il pensiero continuo di posporre continuamente la risoluzione dei problemi. "Lo farò domani", "In futuro mi lancerò in questa situazione", "Un giorno farò questo e quello". Poi quel domani non arriva mai, e ci si ritrova a rimpiangere il tempo perso: prima la gioventù, poi gli anni della maturità, arrivando infine troppo tardi ad accorgersi che di vita ce n'è una sola.
Vecchio 10-06-2008, 18:03   #10
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Io lo chiamo il "nido dorato", che ognuno si crea convincendosi di non desiderare di più e accontentandosi di quel poco che ha. E' il pensiero continuo di posporre continuamente la risoluzione dei problemi. "Lo farò domani", "In futuro mi lancerò in questa situazione", "Un giorno farò questo e quello". Poi quel domani non arriva mai, e ci si ritrova a rimpiangere il tempo perso: prima la gioventù, poi gli anni della maturità, arrivando infine troppo tardi ad accorgersi che di vita ce n'è una sola.
Quanto è vero quello che dici. Mi piace questa espressione "nido dorato".
Effettivamente è la perfetta rappresentazione di quello che ho sempre fatto, di come ho sempre agito.

Ma adesso mi sono scocciato. Ma veramente. Mi sto rendendo conto che ho perso tante di quelle cose... e il pensiero che potrei perderne altre in futuro mi fa incazzare come un toro.

Forse è proprio da questo incazzamento che mi è venuta questa voglia di cambiare.. o meglio, di SCOPERCHIARMI, di farmi vedere per quello che sono veramente. Basta maschere. Basta autocostrizioni. Basta.

Tutto questo è accaduto negli ultimi sei mesi più o meno. Il perchè non lo so. Un'idea ce l'ho ma non ne sono sicuro.

Comunque, la situazione è questa. Non mi reputo un caso disperato, ma il fatto di non aver considerato la mia situazione come "diversa" dalla media (come ho fatto sempre pur essendo convinto, sotto sotto, del contrario), non ha portato effettivi vantaggi, perchè mi ha portato sempre a rimandare, a posticipare, a procrastinare..

Ho constatato che se ultimamente ho fatto dei progressi è stato non solo perchè mi è venuta una gran voglia di voltare pagina, ma anche perchè in qualche modo ho ammesso a me stesso di avere un "problema".
Vecchio 10-06-2008, 18:23   #11
Avanzato
 

Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Non mi reputo un caso disperato
io si...
Vecchio 13-06-2008, 02:05   #12
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

Bè, gente... che fate non dite la vostra?
Vecchio 13-06-2008, 07:32   #13
Intermedio
L'avatar di NoFear
 

Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Veniamo al dunque: secondo voi cosa conviene fare maggiormente? Mettersi seriamente in gioco e adottare finalmente una mentalità "rivoluzionaria", con il preciso fine di "abbattere" la timidezza per quanto possibile, o viverla in maniera leggera, concedendosi insomma il "diritto ad essere timidi"?
Dipende molto da come si sente di essere nel profondo, da com'è il nostro vero carattere sotto la maschera che le paure ci fanno indossare. Cosa vogliamo arrivare a fare? Ci vediamo estroversi, quieti, una via di mezzo? Quali sono le cose che vogliamo fare perchè davvero ne abbiamo voglia e quali invece quelle che vorremmo fare, ma solo per uniformarci agli altri?
In generale entrambe le cose: la voglia di combattere e di spostare avanti il limite ci dev'essere senza dubbio, ma questo limite non deve oltrepassare ciò che realmente vogliamo essere e, di prova in prova, ciò che al momento possiamo sopportare e superare. Il diritto alla timidezza non deve trasformarsi in una scusa per accontentarsi di ciò che si è, quando si vorrebbe sinceramente (e non per unirsi al gregge) essere qualcos'altro.
Sono d'accordo con quanto sopra.

Il fine ultimo deve essere quello di trovare un'armonia con se stessi e con quello che ci circonda.

Se una persona si sente bene nel vivere da solo in cima ad una montagna,ben venga, purchè sia felice. :wink:
Vecchio 13-06-2008, 14:34   #14
Principiante
L'avatar di PiccolaMisuzu
 

Secondo me una persona timida non dovrebbe dire o fare qualcosa riflettendo su come porsi per sembrare meno timido o cose del genere, bisogna agire come si vuole senza riflettere su quello che potrebbero pensare gli altri, insomma bisogna soltanto essere spontanei,esternare la propria personalità senza credere di avere il dito puntato contro per ogni azione compiuta, per me non esistono etichette come "timidi" o "estroversi" ma solo modi di essere, ed ognuno ha il suo, c'è chi è più esuberante e chi meno, almeno, io la penso così ^^
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