L'ultimo attacco di panico gigante è stato circa un paio di mesi fa, prima che iniziasse la serata più brutta della mia vita.
Praticamente era il compleanno di una ragazza che definirei "conoscente" poiché ci esco 3-4 sere all'anno, e per gli altri 361 giorni non coltivo minimamente questa amicizia. Comunque, una settimana prima mi aveva invitata al suo compleanno, insieme al mio migliore amico, dicendo che sarebbe stata una serata grandiosa, in cui ci avrebbe offerto da bere tutto quello che avremmo voluto; ma non ha specificato dove si sarebbe tenuta la festa o quanti sarebbero stati gli invitati...
Ovviamente da quando ho ricevuto l'invito fino al sabato della festa, ho passato le giornate a stilare una lista di pro e contro della serata, in cui i contro vincevano sempre. L'unica cosa che mi spingeva un po' ad andarci, era l'alcol a fiumi gratis che mi era stato annunciato (ebbene sì, oltre ad usare l'alcol come catalizzatore sociale, mi piace anche molto bere... ma questa è un'altra storia).
Anche il mio migliore amico non aveva una gran voglia di andare a questa festa, poiché ha ancora meno rapporti con la festeggiata, che gli aveva anche fatto capire che ci avrebbe provato durante la serata, e lei non è proprio il suo tipo diciamo... Ma sto alcol a fiumi ci ha spinti a dire di sì.
Ora devo precisare che il mio migliore amico non è assolutamente fobico, è pieno di amici, è sempre impegnato, suona dal vivo, si confronta con il pubblico, ecc... E nonostante ci conosciamo da tutta la vita, avevo sempre indossato la maschera da "persona normale" anche davanti a lui, infatti quando me ne uscivo con qualche frase da fobica o gli dicevo che non mi andava di uscire perché ci sarebbe stata troppa gente un determinato giorno, lui li prendeva come capricci e mi dava consigli banali non prestandomi attenzione più di tanto.
La svolta in negativo, arriva il pomeriggio della festa, quando la festeggiata ci manda un sms in cui ci avvisa della data e della modalità di svolgimento della serata: si parte alle 10.30 dalla nostra città, e si va in un locale a Roma (80 km).
Devo premettere che odio Roma con tutta me stessa, e che questo poteva costituire già un motivo valido per farmi restare a casa.
Io ho bisogno di tempo per metabolizzare cose del genere, devo autoconvincermi che posso farcela, non puoi avvisarmi 5 ore prima, perdinci!
Inizio ad entrare nel panico: chissà quanta gente sconosciuta in questo maledetto locale, quanti occhi addosso, quanti discorsi, quante parole... Ed il viaggio in macchina? Dovrò starmene zitta in un angoletto per 80 km mentre gli altri parlano e cantano...
C'è da aggiungere anche il fatto che sono terrorizzata dai viaggi in macchina da quando due anni fa ho fatto un incidente enorme sfasciando 8 macchine...
Insomma, inizio ad impanicarmi... mille pensieri vanno e vengono, inizio a tremare ed a respirare con difficoltà.
Mi autoconvinco che l'unico modo per evitare di andarci è trovare una scusa per il mio migliore amico, che al contrario di me era tutto gasato dal fatto che saremmo andati a Roma... ormai per me era impossibile convincerlo a non andarci, se non con una scusa di quelle giganti (tipo slogarmi realmente un polso e dire che era stato un incidente, o roba del genere).
Ma ormai ero talmente il palla che il mio cervello non riusciva ad elaborare nulla... il panico saliva sempre di più.
Mi sdraio sul letto, accendo il computer ed apro facebook. Il mio amico è sulla chat... Gli dico come mi sento, e di risposta ottengo che sono una rompipalle che non sa godersi la vita; allora gli spiego la mia situazione con tanto di link all'articolo sulla fobia sociale di wikipedia. Nel frattempo scoppio in lacrime, che di solito è il picco massimo della mia crisi di panico.
Lui si scusa sinceramente con me, mi dice che in tutti questi anni non aveva mai capito la mia situazione, mi aveva sempre rimproverata peggiorando le cose... Tutto questo mi mette una grande inquietudine: da oggi in poi si sarebbe comportato diversamente con me? Mi avrebbe trattata come una folle psicotica?
Insomma, parte la serata. Ci incontriamo in un bar, siamo 6 invitati e la festeggiata. Paradossalmente avrei preferito fossimo una trentina, così avrei potuto confondermi ed evitare tutto e tutti, invece in 7 è una cosa più intima e prima o poi qualcuno mi avrebbe rivolto la parola...
Si fa una prima bevuta e si parte, in un'unica auto da 7 posti.
Altro attacco di panico: la guidatrice è una folle spericolata che fa la strada a 170 con quel macchinone che sembra un armadio gigante, e sfiora un paio di guardrail. Inizio a sudare in macchina, tremo, mi sale la nausea... Non si può guidare così! Un minimo di buon senso! Avrai sulla coscienza non una, ma ben sette vite!
Comunque arriviamo a Roma sani e salvi, che è già l'una...
Andiamo a piedi verso il locale. Panico quando vedo il locale: uno di quei posti angusti e bui, pieni di gente felicissima, in cui per entrare devono timbrarti la mano, dove c'è musica di merda (scusate il francesismo) che però sembra piacere a tutti poiché la ballano felici.
Vado al bancone e mi prendo il primo drink gratuito insieme al mio migliore amico; mi siedo al tavolo e gli altri invitati e la festeggiata ballano felici. Ogni tanto qualcuno di loro si accorge di me, in disparte in un angolo, e mi dice roba tipo: "e sù, e dai, mamma mia, balla pure tu, ecc..." Di quelle classiche frasi che mi fanno salire l'istinto omicida.
Fatto stà che vado fuori da sto buco di locale insieme al mio migliore amico, e fumiamo tipo 15 sigarette, rientrando occasionalmente per prendere altre bevute gratis.
Quando alle due e mezza sento l'alcol che inizia a fare effetto, e potrei scambiare due parole con qualcuno, o potrei addirittura accennare un mezzo sorriso, gli altri invitati dicono che si è fatto tardi e bisogna tornare a casa.
Vabbè, meglio di niente, ho aspettato per tutta la sera questo momento.
Fortunatamente al ritorno guida un ragazzo che fa la strada tranquillissimo, senza farmi sentire nemmeno una curva, che il suo dio lo benedica!!!
Quando il mio migliore amico ed io, torniamo al nostro paesello, facciamo il classico resoconto della serata; ma io stavolta ero stanchissima, stremata, per aver dovuto contrastare il panico per tutta la sera... ero mentalmente sfinita, riuscivo solo a piangere come valvola di sfogo.
C'è da dire che lui ha capito in pieno la mia situazione, mi è stato vicino tutta la sera, e da quel giorno non mi ha mai trattata in maniera diversa.
Sentivo troppo la necessità di condividere la mia serata orribile, infarcita di ansia, panico e lacrime. Ora lascio a voi i commenti, ai più impavidi di voi che avranno tempo e voglia di leggere tutto questo inutile messale: scusate ma la sintesi è una delle innumerevoli doti di cui sono sprovvista.
P.S.: non sento la festeggiata da quel dì, ed ho deciso di eliminarla completamente dalla mia vita.