Un saluto a tutti,
se c'è una cosa che ho sempre letto con interesse nelle vostre riflessioni, è quando alcuni di voi hanno tirato in ballo un problema che sembra caratterizzare molti, se non tutti o quasi.
Spesso ho letto tra le vostre righe porzioni di frase del tipo: "mi sento sempre stanco", "non ho più energia per fare molto dopo il lavoro o lo studio", "ogni cosa è una salita" (quest'ultima frase usata anche da me ma perché l'avevo letta da uno di voi e la trovo molto efficace e vera).
A volte mi domando da dove dipenda. Può l'ansia spiegare tutto questo? E' sufficiente che questa ansia si metta a drenare risorse per produrre quel tipo di risultato?
Nel mio caso, di uomo che ha superato seppur di poco la mezza età, noto che la fatica a rendere produttivo il pomeriggio dopo il lavoro è notevole, ma mi domando se il disagio che provo per un lavoro che non mi andrebbe più di fare e che mi spinge ad alimentare continuamente le mie risorse interiori per andare avanti è sufficiente a spiegare la stanchezza oppure no.
La spiegazione che tendo a fornire a me stesso e che si poteva già leggere nei miei post iniziali è che il disagio è sia causa che conseguenza di una gigantesca avversione, di un rifiuto interno che liberamente spingerebbe ad allontanarsi dalla situazione sgradevole, con la morsa costante di un controllo dell'io necessario, ma tutto questo si paga a caro prezzo: un profluvio di energia mentale che va consumata per portare avanti questa "utenza energetica".
Io non conosco come si esca da questa situazione, a parte l'andare in pensione, ma non per fare un cazzo dalla mattina alla sera, ma solo per vivere ciò che si vuole vivere, stando lontani da ciò che non piace.
Voi che dite, a tal proposito? Secondo voi l'ansia da sopportazione, se vogliamo chiamarla così, può spiegare la cosa, oppure no?
Se c'è una cosa che mi distingue da tante altre persone, almeno in apparenza, è che vedo molti riuscire a "passare sopra" a tanti fastidi della vita moderna, poniamo ad esempio il solito lavoro con le cose storte che accadono, la disorganizzazione, eccetera ...
Io invece, per poter raggiungere lo stesso risultato, devo fare una violenza su me stesso, perché mi pare di capire che la forza della mia avversione è maggiore di quella degli altri, non so se sono chiaro ...
E allora il risultato di tutto è una stanchezza che sembra arrivare da condizioni molto più pesanti di quelle che obbiettivamente vivo, perché il tutto si svolge interiormente.
Anni fa facevo un altro lavoro, ero sostanzialmente un assistente amministrativo in un ente ... Per un pò di tempo una mia collega con cui avevo un ottimo rapporto e io fummo dislocati in una zona sotterranea con tanti faldoni da analizzare e smaltire, guardando il contenuto della pratica e aggiustando un pò di cose.
Ebbene, mentre io non avevo grandi difficoltà a trovarmi là sotto, la mia collega impazziva a stare in quella situazione, in piedi in un posto isolato.
Ebbene, fece fuoco e fiamme, il diavolo a quattro per farsi rimettere dove era. Era una questione di percezione. Presumibilmente la stessa che oggi è all'origine della mia stanchezza.
Oggi nel sotterraneo ci sono nuovamente io, anche se non è affatto un sotterraneo.
Estraneo