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Vecchio 14-04-2008, 13:52   #1
Esperto
L'avatar di Lice
 

E' difficile dire che cos'è l'innocenza.
Se guardiamo i bambini dovremmo dire che è mancanza di consapevolezza del male.
Ma questo non significa che il male non venga compiuto.
I bambini agiscono d'istinto, in maniera analoga agli animali, e solo se c'è qualcuno che insegna loro la differenza tra bene e male, riescono ad acquisirla.
Capiscono la presenza del male dal fatto che a causa di talune loro azioni, altri, come conseguenza, soffrono.
In tal modo associano bene a piacere e male a dolore.


A me interessa parlare del momento in cui i bambini associano il piacere individuale a male, quando tale piacere è fonte di dolore altrui.

Il male, lo sappiamo, è una realtà di cui tutti facciamo esperienza prima o poi, prima piuttosto che poi.
Ma anche se tutti ne facciamo esperienza, questa realtà appare misteriosa, inafferrabile, difficile da definire, incombe su di noi, non si lascia catturare.
Il male ci fa davvero male là dove vediamo un'intenzione umana di ferire o anche solo una disattenzione, una mancanza di cura, di condivisione, di pietà.

Ricordo perfettamente quando ho conosciuto il male come piacere dato dal dolore altrui…
Quand’ero bambina, mio padre era proprietario di una cascina con un enorme terreno intorno.
All’interno della proprietà vi erano 3 laghi, cinti da dei canneti e tutto era lasciato in uno stato di parziale incuria.
Un pomeriggio venne organizzata una festa in cascina alla quale furono invitate molte coppie con figli.
Mia mamma mi aveva vestito come una bambolina…
Vestitino coi pizzi e scarpine lucide nere.
Dopo il pranzo io ed altri 2 bambini decidemmo di andare a fare una specie di giro di perlustrazione del terreno…
Erano 2 fratelli, uno di età era poco più grande di me, l’altro invece era il più giovane del gruppo.
Come ho detto, il terreno era lasciato in uno stato di semi-abbandono e come è normale fare da bambini, ci si avventura nei luoghi meno indicati.
Fu così che finimmo per andare in un punto vicino alla riva di uno dei laghi in cui si passava a stento…
C’erano delle canne di bambù altissime (per una bambina) ed erano particolarmente fitte…
Il terreno era molto umido e melmoso…ricordo che le mie scarpine vi affondavano quasi del tutto dentro ad ogni passo…
Cadeva una finissima pioggerellina.
I 2 fratelli avevano meno difficoltà di me a procedere ed io ogni tanto chiedevo stizzita di rallentare il passo.
Avevo paura di rimanere indietro da sola…il cielo era grigio e l’atmosfera era abbastanza lugubre…
Per evitare di perdere di vista i fratelli, invece di guardare dove mettevo i piedi, cercavo con lo sguardo le loro sagome davanti a me…fu per questo che non vidi la pozza…
Di punto in bianco affondai fino alle ascelle dentro una specie di melma…era molto densa e facevo fatica a muovermi…
Ero terrorizzata…
Cominciai a piangere ed urlare per attirare l’attenzione degli altri 2 bambini…
Immagino che ciò che provai non doveva essere molto diverso dalle sensazioni di chi cade nelle sabbie mobili…ed era esattamente così che mi sentivo…più mi muovevo, più affondavo.
Il fango era gelido.
Sentendo le mie grida i due fratelli si voltarono e tornarono indietro…
Ricordo, come fosse oggi, la felicità nel rendermi conto che ero una bimba fortunata perché quella brutta cosa mi era successa quando con me c’erano altri 2 bambini che potevano aiutarmi…
I fratelli si erano fermati ai bordi della pozza…
Sollevai il viso coperto di lacrime verso di loro, consapevole che la salveza era ormai vicina…
Il più grande si chinò e mi fisso in viso…pensavo che avrebbe allungato un braccio per aiutare a tirarmi fuori da lì…ma lui mi sorrise e si rialzò.
Guardò il fratello, gli disse qualcosa…non ricordo cosa…ed entrambi si voltarono per andare via.
Non riuscivo a capacitarmi di cosa stesse accadendo…prima che le loro figure fossero sovrastate dalle canne, alle mie urla contro di loro, si voltarono un’ultima volta…questa volta ridendo.
Ero sicura che sarei morta.
Fu solo l’istinto di sopravvivenza a farmi reagire.
Vidi, non molto distante da me, la radice di un’albero che spuntava dal suolo…allungai il mio braccio, con tutta la disperazione che dà la spinta a vivere e riuscii ad afferarla.
Con le poche forze che mi rimanevano mi tirai fuori dalla pozza.
Ero completamente ricoperta da quella fanghiglia marrone, il bel vestitino mi si appiccicava addosso, i capelli si incollavano al mio viso…
Fu così che intirizzita e tremante, un passettino alla volta, tornai da sola verso la cascina.
Quando feci il mio ingresso mi guardarono tutti a bocca aperta…
Mia madre corse verso di me per chiedermii cos’era successo…ma non ebbi la forza di dirlo, né la ebbi dopo…dovettero passare molti anni prima di averla.
L’ultima cosa che ricordo è che dopo il mio ingresso, tra gli sguardi stupiti di quella piccola folla di persone, cercai quelli dei 2 bambini.
E come in precedenza, l’unica cosa che vidi sui loro volti fu un sorriso di scherno e compiacimento.

Voi quando avete conosciuto il male in questi termini?
Vecchio 14-04-2008, 16:04   #2
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

Non mi ricordo un episodio preciso.Però questo tipo di male,cioè quello di chi infligge in qualche modo sofferenza agli altri per ricavarne piacere e poi ancora gode della sofferenza che ha provocato,lo associo a una mia parente che mi ha provocato molto dolore:come i bambini,forse anche lei non ha mai avuto realmente coscienza di ciò che mi ha fatto.
Sono sempre stata(da che mi ricordi)una bambina chiusa e scontrosa,timorosa del giudizio altrui,vivevo con incapacità e fragilità i rapporti con gli altri.Lei approfittava della mia debolezza per potersi fortificare,coglieva ogni mio sbaglio o difetto,veri o presunti,dalle cose più sciocche a quelle più importanti,e li ingigantiva,li analizzava e li esibiva come fossero suoi trofei,recitando la parte della persona saggia e matura che,con benevolenza e altruismo,insegnava come si vive alla povera cretinetta.Mi ricordo momenti di atroce imbarazzo,di vergogna e disprezzo verso me stessa:non riuscivo a tenerle testa(del resto nemmeno potevo,i bambini sono sempre vittime degli adulti) e mi sentivo impotente,da un parte conscia della sua ipocrisia,dall'altra ferita dalle sue critiche.E mi ricordo anche,con disgusto,la sua attenzione golosa verso le mie reazioni,con quel sorrisetto schifoso di indulgenza intenerita stampato in faccia.
Vecchio 14-04-2008, 16:16   #3
Principiante
L'avatar di serotodopamino
 

beh io l'ho conosciuto da molti comportamenti sadici di mia madre nei confronti miei e di mia sorella, quando mi picchiava senza un motivo, mi costringeva a chiederle umilmente scusa e poi si compiaceva e rideva sadicamente...ma ormai chi se ne frega...acqua passata, e comunque non nutro nessun rancore verso di lei....è stato un male involontario perchè dettato dalla sua malattia, e comunque è pur sempre mia madre
Vecchio 14-04-2008, 16:24   #4
Esperto
L'avatar di vetro
 

Il male che ho conosciuto non è venuto dagli altri adesso che ci penso.Ma da me...non posso dire altro.E' una ferita ancora aperta.
Non nel senso che ho fatto del male a qualcuno.
Vecchio 15-04-2008, 19:36   #5
Esperto
L'avatar di muttley
 

Al lavoro in generale, ma se vogliamo entrare nel particolare ho avuto a che fare con due persone, circa un anno e mezzo fa, assai propense nell'infierire sulle mie debolezze caratteriali. Ero reduce da un'esperienza di lavoro notturno, con il bioritmo ancora parzialmente scombussolato, e la mia prontezza di riflessi lasciava parecchio a desiderare. La mattina versavo in condizioni non propriamente ottimali per sottopormi a sedute in ufficio così frentiche: all'accorgersi del fatto le due signorine hanno cominciato a bersagliarmi da ogni parte, portandomi ad un progressivo declino morale. Tutti gli episodi che ho vissuto in quei mesi hanno contribuito a creare in me questa particolare idiosincrasia verso il mondo del lavoro e le persone che lo popolano. Ho vissuto altri episodi "brutti" durante l'infanzia, episodi in cui mi sono scontrato con l'insensibilità della gente, ma il modo in cui le due tipe "maramaldeggiavano" verso di me, era proprio l'acme della perfidia umana.
Vecchio 15-04-2008, 22:11   #6
Esperto
 

Nemmeno io ho mai posseduto tanta innocenza, non ho mai creduto a babbo natale, non mi è mai stata raccontata una favola, non ho mai pensato che al mondo fossero tutti buoni. Prendevo i lombrichi e li arrostivo vivi, guardandoli contorcersi. Da piccolo la via dove abito era un ricettacolo di prostitute e drogati, erano gli anni '80 e la mattina mio padre raccoglieva le siringhe usate dal bordo della strada. Per fortuna non ho mai subito direttamente violenze di quel genere, a parte i normali dispetti fra bambini, però ne ho avuto prova lo stesso...bambini più grandi che mettevano qualcuno nel cassonetto dei rifiuti e costringevano qualcun'altro a starci seduto sopra per evitare che quello rinchiuso fuggisse, il prete del paese che veniva preso a sputi e calci e altri bullismi vari.
Ragionando un po' trovo che l'innocenza di tutti i bambini sia un po' una balla, io la chiamerei piuttosto ingenuità di taluni e scaltrezza di altri. I bambini sono capaci di grandi crudeltà, perchè non padroneggiano bene un sentimento complesso come la pietà e la compassione, che si sviluppa negli anni. Mi viene in mente quando giravo per i quartieri più popolari di Napoli e mi veniva detto che i più pericolosi spesso sono proprio i bambini, che magari girano armati e non si fanno problemi perchè sanno che sotto una certa età non possono finire in carcere. Mi vengono in mente le favelas brasiliane e film come City of god, dove i bambini si ammazzano per niente, oppure i bambini soldato in Africa o ancora i quindicenni mandati al fronte durante la seconda guerra mondiale. Le innocenze perse sono ovunque.
Il male come lo intendi tu per me non esiste. Esistono gli individui, bambini compresi, che in quanto esseri umani non sono necessariamente buoni ma possiedono degli istinti, tra cui quello egoistico, ed esiste la cultura (una parte della quale è l'educazione ricevuta) che li condiziona. L'innocenza è solo uno stato di non conoscenza, che oltre una certa età è deleterio ed illusorio. Prima si scopre che gli altri sono cattivi, poi, anni dopo, si scopre che anche noi lo siamo.
Vecchio 15-04-2008, 23:11   #7
Mau
Avanzato
L'avatar di Mau
 

godere del male altrui è caratteristica propria dell'uomo. L'uomo in quanto essere individualista, che cerca il proprio piacere sempre, lo trova spesso nel fallimento dei suoi simili, e questo è un atteggiamento che, se nei bambini è assolutamente inconsapevole, man mano, col progredire dell'età, acquisisce consapevolezza,e finisce per diventare comportamento cosciente dell'uomo. Per questo bene o male godiamo di un fallimento amoroso, o lavorativo, o altro: è perchè l'altra persona nn ci ha superato in quel determinato campo, anzi, è in condizioni di inferiorità, per cui ne traiamo piacere.
Vecchio 15-04-2008, 23:29   #8
Esperto
L'avatar di Milo
 

La storia che hai scritto è veramente triste e fa anche riflettere sulla natura umana :?

Io la mia innocenza credo di aver incominciato a perdela alle medie quando per la prima volta ho visto i miei compagni che mi escludevano dalle loro uscite e feste,poi crescendo quando ho visto la slealtà di alcune persone che credevo amiche ma a cui forse serviva solo un gonzo con la patente e la macchina che le portasse in giro :?

P.s:da qui è nata la mia passione per le auto a 2 posti 8)
Vecchio 16-04-2008, 16:17   #9
Esperto
L'avatar di clizia
 

Personalmente ho pochi ricordi legati ad un’infanzia scevra da cattiverie o dolori. Forse, posso ritornare indietro con la mente a quando avevo 3-4 anni, quando l’esistenza appariva ancora come un bel gioco, dove i conigli potevano spuntare fuori dalle macchie del pavimento in linoleum o la morte poteva essere sconfitta soltanto con la forza del pensiero. Un’età in cui i vari babbo natale e gesù bambino, convivevano in un allegro e vivace sincretismo culturale assieme a Creamy e Yu e alle altre maghette dotate di poteri magici….
Dopo questa brevissima “età dell’oro” le angoscie o in dolori nelle sue diverse forme non mi sono mai state estranei: ricatti psicologici e affettivi durante le sempiterne liti familiari tra i miei genitori, la cattiveria dei coetanei, la cecità degli adulti, ottusamente incapaci di riconoscere la forma attraverso la quale si incarnasse la cattiveria dei piccoli, scambiando per semplici giochi i rituali più cinici e crudeli.
Ricordo in particolare una compagna veramente odiosa delle elementari che – ironia della sorte - si chiamava appunto Allegra, quasi ad insinuare col suo stesso nome la sua facilità di vivere spensierata, proprio di fronte a chi – come me- affrontava invece le prove dell’esistenza con lo sguardo accicgliato e taciturno di chi si mouve difidente e guardinga nei meandri complicati del vivere quotidiano....insomma, il nome stesso di questa bambina sembrava esprimere anh’esso una beffa contro chi prendeva la vita in maniera troppo seria…e ricordo la sua persecuzione nei miei confronti, implacabile sino alle medie e alle superiori…..solo che – ovviamente – mutando l’età, mutava anche la modalità con cui tale cattiveria prendeva forma; da una malignità più diretta ed esplicita si era passati ad una cattiveria più sottile, basata sui non detti e sull’esclusione silenziosa e altezzosa….
E mai compresi il motivo di tanta ostilità e accanimento nei miei confronti; tavolta penso che spesso gli esseri umani odiano anche senza un perché, necessitano di dare sfogo irrazionale ad una parte istintuale che la società – basata sulla civile convivenza – in un certo senso tende a rimuovere e a soffocare, ma che da qualche parte fuoriesce selvaggia…
C’è chi è più capace a dominare la parte ferina di sé, o perché Particolarmente sensibile e capace di provare empatia col prossimo, o perché maggiormente educato, abituato all’autocontrollo…..
Penso anche che sia vero come spesso – pur considerandoli ignari – i bambini, nel momento in cui compiono del male, lo sappiano identificare come tale, perciò non credo in una loro presunta innocenza…forse tale discorso può valere per bimbi piccolissimi, ma già dai 7-8 anni in su ravviso una certa volontà nel fare del male…
Lavoro (purtroppo) coi preadolescenti e vi assicuro che un’età più crudele non esiste e vi garantisco anche come la loro ferocia spesso non sia affatto scevra dalla volontà di colpire e affondare il prossimo, in genere il più debole e indifeso… certo, l’ambiente in cui si è cresciuti fa moltissimo, ma voglio credere ancora nell'esistenza del libero arbitrio, col quale anche da piccoli possiamo dire di no a certi atteggiamenti…
Ricordo infatti il forte senso di giustizia che albergava già dentro di me, sin da piccolissima….

Ps: sulla natura umana e sulla ferocia dei bambini – presunti innocenti – vi consiglio il libro che vinse ormai anni fa il nobel: “Il singore delle mosche” di Golding
Vecchio 16-04-2008, 16:32   #10
Zed
Avanzato
L'avatar di Zed
 

Cavoli Lice!
Non avevo letto questo tua disavventura! Roba che ti lascia il segno! :cry:

Ho un unico ricordo negativo più o meno all'età dell'asilo: ci avevano portato in piscina e giocavo con i miei amici. Uno di loro però mi spinse sott'acqua e col suo peso mi bloccava sotto. Non avevo avuto il tempo di prendere aria e stavo annegando. Fortunatamente la maestra, credo, si accorse subito della cosa è fece spostare il mio "amico".
Ancora qualche secondo ed avrebbero dovuto rianimarmi! :?

Purtroppo a quell'età il concetto di pericolo e di morte semplicemente non esiste.. tutto è un gioco (anche se i due fratellini della tua avventura erano sul sadico andante!).. :roll:

P.S: Li hai più rivisti?
Vecchio 16-04-2008, 17:27   #11
Intermedio
 

..
Vecchio 20-04-2008, 14:13   #12
Esperto
L'avatar di riccio_toro
 

avendo vissuto in totale isolamento col mondo esterno fino a 10 anni ero una persona molto timida...una volta trasferitomi in paese ho iniziato a subire atti di bullismo...ora però fortunatamente mi sono reso conto di essere molto bene accettato dagli altri e che le persone "bulle" dell'epoca adesso crescendo sono considerati la feccia
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