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Vecchio 12-10-2024, 09:04   #1
Esperto
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Mi chiamo Alessandro Fersalini ma tutti mi chiamano Lex. Ho 18 anni, vivo a New York. I miei genitori si sono trasferiti qui quando io ero un bambino molto piccolo. Qualche anno fa sono morti in un gravissimo incidente stradale e io, per sopravvivere, mi sono dovuto dare a piccoli crimini. Niente di che, solo qualche rapina, furto d'auto o scippo. Non ho mai voluto fare del male alla gente ma le cattive compagnie che avevo cominciato a frequentare mi hanno con il tempo fatto prendere delle strade sempre peggiori fin quando é arrivata quella notte. La notte in cui sono morto, la notte in cui sono rinato e ho capito che forse la mia vita poteva prendere un'altra direzione.
Non ricordo cosa ho fatto di preciso ma in quel periodo vivevo in uno squallido monolocale del Bronx, in un palazzo di merda dove messicani e afroamericani si sparavano e uccidevano a vicenda un giorno si e l'altro pure. Io mi facevo i fatti miei, avevo già i miei capi a cui rendere conto e non volevo ulteriori guai. Gli sbirri mi avrebbero preso prima o poi. Odiavo fare quello che facevo ma non avevo altra idea di come sbarcare il lunario.
Ricordo che i due ragazzi con cui ero in affari mi tradirono. Avevano tentato di spacciare in un territorio che non era nostro sebbene io fossi contrario. Gli scagnozzi del tizio che gestiva quel territorio li beccò e volle dare loro una possibilità di sopravvivenza. Chiese loro chi fosse il loro capo e fecero il mio nome.
Mi vennero a prendere, mi incappucciarono e mi chiusero nel bagagliaio di una macchina.
Mi portarono in una zona dispersa fuori città.
Davanti a me vi era un uomo, sulla cinquantina, alto e distinto e con lui vi erano due altri uomini armati e dallo sguardo iniettato di sangue. Lo riconobbi. Era un importante imprenditore italiano, un certo Joe Liotta, un riccastro, un beniamino della città. Era un importante finanziatore di una famosa e prestigiosa comunità scientifica. Nessuno avrebbe mai sospettato che dietro quell'aria da bravo padre di famiglia vi fosse uno spietato criminale.
I suoi uomini mi avevano legato mani e piedi e scaricarono su di me un intero barile di ragni velenosi che mi punsero dappertutto.
Mi svegliai la mattina dopo, tutto frastornato, cercando di ricordare cosa mi fosse successo. Vagai per la città per qualche ora e rischiai di farmi investire. Avevo percepito la presenza di un auto alle mie spalle ma, sotto lo sguardo stupito di tutti, riuscì a salvarmi con una tripla capriola in aria degna del miglior acrobata.
Poco per volta ricordai di essere stato catturato da Liotta e di essere miracolosamente sopravvissuto.
Ero contento ma sapevo che dovevo sparire dalla città. Tuttavia, nonostante i morsi di quei dannati ragni, mi sentivo forte, in splendida forma. Avrei potuto affrontare un orso a mani nude.
Tornai momentaneamente a casa per prendere la mia roba. Volli però concedermi un po' di relax prima di scappare. Misi su un pezzo di Ronnie James Dio e, preso dall'euforia, dimenticando quello che mi era successo, cominciai a fare l'headbanging con il pollice, l'indice e il mignolo sollevato. E sentì un rumore strano, simile ad un lieve tonfo. Alzai gli occhi al cielo e vidi delle ragnatele. In realtà non ero sorpreso. Non pulivo mai quella fogna. Non ci feci caso e ripresi a muovermi come prima e notai altre ragnatele. Era curioso che venissero fuori solo quando alzavo le dita in quella maniera.
Riprovai alte volte. Ero io che le sparavo ma non capivo come.
Mi affacciai alla finestra e, quasi per gioco, mirai alla canna fumaria del palazzo di fronte. Era incredibile. Dalla mia mano usciva una robusta e grossissima corda fatta di tela di ragno. Andai sul tetto del palazzo e ci riprovai. Mi venne in mente un pensiero folle. Mirai ad un lampione e lo centrai in pieno. Avevo sviluppato una mira stupefacente. Contai fino a tre ed ecco che mi ritrovai a dondolare da un edificio all'altro.
Ero eccitato. Ma fui ancora più carico di adrenalina quando scoprì di essere in grado di saltare agilmente da un palazzo all'altro come se fosse del tutto naturale per un ragazzo dell'età mia. Ero agile ed ero forte. Riuscì addirittura a sbriciolare, con una mano sola, un mattone. Ero anche in grado di arrampicarmi come...come un ragno. Non avevo paura di niente.
Mi dimenticai del proposito di abbandonare la città. Ormai Liotta e i suoi uomini mi credevano morto e non mi avrebbero più cercato. Passai la notte tra acrobazie per i palazzi prima di tornare a casa.
Ebbi quindi un mal di testa incredibile. Qualcosa stava per succedere. Sentì delle urla femminili. Un uomo aveva preso una ragazza per un braccio e cercava di portarla con sé.
Non ci pensai due volte. Saltai dal palazzo e colpì quello stronzo in pieno volto. La ragazza fuggì e rimasi solo io con quel mostro. Tirò fuori un coltello e provò ad infilzarmi più volte senza riuscirci. Mi stancai, glielo tolsi di mano lanciandogli una ragnatela e glielo spezzai. Provò ad aggredirmi a mani nude ma invano. Dopo qualche bel colpo sul suo volto lo avvolsi con la mia ragnatela e lo appesi a testa in giù per un lampione. Il giorno dopo gli sbirri avrebbero fatto il loro lavoro. Quei poteri che avevo ottenuto non so come mi potevano essere utili. Ma non volevo più essere un delinquente. Con i soldi che avevo decisi di comprare, in un negozio, a pochi dollari, una tuta azzurra integrale su cui disegnai, con le mie ragnatele, un ragno bianco in pieno petto. Vi era anche una specie di passamontagna integrale con la tuta e ne cavai due buchi per gli occhi. Li coprì anche quelli con delle ragnatele.
Ed ecco qua, questa è la mia storia.
Oggi solco i cieli della Grande Mela alla ricerca di criminali. Voglio rendere questa città un posto migliore. La gente mi ama, chiama il mio nome. Dicono che grazie a me si sentono sicuri di andare in giro la sera.
Il crimine ci sarà sempre ma io sarò sempre presente per fermare chiunque voglia fare del male a chi é più debole.
C'è sempre però qualche idiota che mi disprezza e mi crede un pericolo pubblico. È solo il direttore di un'importante testata giornalistica megalomane e pieno di sé perché il suo caro figliolo è un astronauta. Dovreste vederlo, con quei baffetti così fuori moda. Non fa altro che pubblicare articoli su quanto io faccia schifo e quanto sia brutto e cattivo.
Chissà se c'è altra gente come me, magari sì, magari no. Magari, se c'è, é qualche ragazzino timido e impacciato con degli ottimi voti a scuola, un pozzo di scienza che, come me, ha i poteri di un ragno enorme e vive con una zia attraente e giovanile. O magari è un ragazzo afroamericano. Magari una ragazza, chi lo sa.
Questo sono io. Io sono Lex Fersalini. Non sono più il piccolo delinquentello mangiaspaghetti che usciva e entrava di prigione. Io sono una persona nuova. Io sono l'Aracnide Azzurro. Io sono Azure Arachnid.

Ultima modifica di Soddisfatto; 12-10-2024 a 10:28.
Vecchio 12-10-2024, 09:38   #2
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Ma poi chi lo ha ucciso? La mala o quelli della pubblicità?
Ringraziamenti da
Soddisfatto (12-10-2024)
Vecchio 12-10-2024, 09:47   #3
Esperto
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Bé, ci sta come battuta.
Vecchio 12-10-2024, 11:13   #4
Esperto
L'avatar di Soddisfatto
 

È stata una bella giornata. I miei dipendenti sono arrivati in sede prima di me. Mi sono alzato con mezz'ora di ritardo. Non avevo voglia di lavorare. Sono vecchio, sono il direttore e faccio quello che voglio. Me ne sarei andato a giocare a golf se quel Madison, un mio dipendente lecchino, non mi avesse chiamato. Avevano bisogno di me al giornale. Senza di me non poteva andare in stampa, mi ha detto. Che carino.
Non avevo voglia ma mi sono vestito e mi sono messo in marcia verso la sede, un palazzo da riccastri nel centro della città.
Sono arrivato e tutti mi hanno sommerso di stupidaggini. Ha chiamato quello, ha chiamato quell'altro, vogliono questo, vogliono quello. Che due palle, voglio andare in pensione.
Madison era alle porte del mio ufficio. Con lui c'era Rodriguez, altro lecchino, e Sophie, una delle nostre segretarie. Le dico sempre di fare attenzione quando esce dal lavoro la sera.
I miei dipendenti mi rispettano. Io urlo spesso a lavoro, fumo sigari e non faccio altro che impartire ordini. Ma non mi temono. Non mi dispiace, a dirla tutta. Nonostante il mio carattere da despota che non accetta critiche so benissimo che sono tutti competenti. Se qualcuno, ad esempio, ha bisogno di uscire prima perché suo figlio o sua moglie sta male gli dico di sparire e di prendersi qualche giorno di ferie.
Quando sono arrivato subito mi hanno fatto vedere la prima pagina del giornale. La foto ritraeva quel ridicolo idiota in maschera. Quel ragnaccio è insopportabile. Si prende gioco di me e della brava gente di New York. Si crede un eroe e la gente lo acclama. Se allora fosse davvero così ben intenzionato non avrebbe motivo di coprirsi il volto. Ancora non so chi mi invia le foto. Me le ritrovo sempre nel mio ufficio in una busta di carta. Ogni volta che chiedo ai miei dipendenti se hanno visto qualcuno che me le lascia nessuno sa dirmi niente. Ho il sospetto che sia proprio lui a lasciarmele. Bravo il fesso, mi aiuta a distruggerli la reputazione.
Madison e Rodriguez mi proponevano di sbatterlo in prima pagina anche quel giorno, che noia. Ma non oggi.
Avevo altro da pubblicare e il buffone non si sarebbe preso la scena anche oggi.
Mio figlio doveva essere lì, tutti dovevano sapere che uomo fosse. Il suo atterraggio su Marte aveva la priorità. Misi una sua foto con altri suoi compagni di avventura.
Sono fiero di lui. È tutto quello che mi é rimasto. Ho perso mia moglie quando lui aveva quattro anni e, seppure non avevo idea di come comportarmi con un bambino così piccolo, il nostro rapporto è diventato sempre più forte. È sempre stato un ottimo studente e ha sempre potuto contare su di me. Mi ricordo che quando si arruolò nell'areonautica e tornava a casa con i capelli rasati, per prenderlo in giro, feci lo stesso io con i miei capelli e i miei baffi. Tutti mi dicevano che sembravo un personaggio di una serie TV ambientata in un carcere, un certo Vern Schilinger.
Adesso lui è lassù, nell'Universo in qualche shuttle e sono sicuro che quando tornerà sulla Terra verrà da me.
Gli chiedo, talvolta, quale sia la sua opinione sull'insetto. Lo ritiene un eroe, un individuo prezioso per questa città. Rispetto la sua opinione, comunque. Gli Stati Uniti sono un paese libero e da giornalista so che la libertà di opinione è un diritto sacrosanto.
Sono fiero di lui. Sono fiero quando dicono che John è il figlio di Jonah. Mantiene alta la bandiera dei Jameson.
Vecchio 14-10-2024, 19:47   #5
Avanzato
 

continuo a leggerti

trai spunto solo dai film o trovi ispirazione anche altrove?
Vecchio 14-10-2024, 21:51   #6
Esperto
L'avatar di Soddisfatto
 

In questo caso è un po' diverso. Ho creato un nuovo Spiderverse. Visto che ti sta piacendo continuerò.
Vecchio 14-10-2024, 23:37   #7
Esperto
L'avatar di Soddisfatto
 

I primi tempi sono stati molto difficili. Non sapevo che fosse una buona idea quella di volteggiare lanciando ragnatele per New York e salvare la gente indossando una tuta azzurra aderente.
Non sapevo cosa mi frenasse, sapevo che, in realtà, quello che volevo fare era giusto.
Avevo già fermato un tentativo di violenza a danni di una ragazza. Il giorno dopo quello stronzo era stato portato via dagli sbirri. Si diceva in giro che era stato ritrovato appeso a testa in giù ad un lampione, con tutto il sangue alla testa. Povero coglione.
Per sicurezza portavo la mia tuta sotto i miei abiti. Nel caso fosse stato necessario mi sarei spogliato e sarei tornato in azione.
Un pomeriggio, quindi, entrai in azione. Camminavo per il centro e dei lavavetri stavano precipitando dall'ottantesimo piano. Il vento li aveva sballottati qua e la per diversi minuti e già erano stati allertati polizia e vigili del fuoco. Ne approfittai. Corsi a cambiarmi e, con rapidità, mi precipitai sul posto. Non potevo crederci, mi stavo arrampicando per le pareti di un grattacielo. Quanto ero figo.
Li raggiunsi e ci misi un po' a convincerli. I tiranti del loro carrello cominciavano a cedere a causa dei colpi del vento. Lanciai un paio di ragnatele per rinforzarli e loro si convinsero. Forse era rischioso portarli a terra, quindi li feci aggrappare alle mie spalle e, lanciata un'altra ragnatela sul tetto, balzammo insieme e li misi in salvo.
Sparì tra i cieli tra lo stupore di tutti i parenti. Recuperai i miei abiti e, ancora incredulo, mi chiusi in casa.
Solo nel mio appartamento, mentre all'esterno i vicini litigavano e tramavano, mi sentii chiamare.
Una voce femminile e inquietante ma allo stesso tempo tutt'altro che minacciosa faceva Lex, Lex, Lex.
Chiusi gli occhi per un istante e quando li riaprii lei era lì, seduta su un trono. Era una donna dall'aspetto minaccioso ma non sembrava avesse intenzioni di farmi del male. Mi rassicurò dicendomi di non avere paura. Aveva l'aspetto di una donna molto piacente, sembrava mia mamma da giovane. Indossava un lungo abito nero con un grande ragno bianco dipinto a livello dello scollo.

- Sai perché ti trovi qua, Alessandro? Te lo dirò subito. I tuoi poteri. Ti sono stati donati e il motivo lo sai. Il destino ha voluto darti una possibilità per redimerti. Sei sempre stato una persona buona ma avevi preso una brutta via. Questa è la tua occasione. Come te ci sono tantissimi ragazzi e ragazze con i tuoi poteri. Non so se dovrei farlo ma voglio farti vedere.

Con un gesto della mano la donna aprì un varco e mi fece vedere un ragazzo di poco più giovane di me.

- Guarda, Lex. Lui si chiama Peter. Ha perso i genitori da piccolo e vive con sua zia che si è sempre presa amorevole cura di lui. E' un ottimo studente che vuole diventare un ricercatore, un vero pozzo di scienza. Ha sofferto in passato quando, per un suo errore, è stato causa della morte di suo zio.

Vidi questo ragazzino che aveva i miei stessi poteri e metteva in salvo gli americani da rapine, incendi, incidenti e dai crimini. Volava per i cieli di New York con la sua tuta rossa e blu. Che coraggio.
Dovevo farlo anche io, potevo farlo anche io. Mi erano stati donati dei poteri, dei grandi poteri e avevo la responsabilità di utilizzarli per il bene della gente.
Chiesi alla donna se potevo incontrare il ragazzo.

- Un giorno potrai ma non è questo il momento. Ora sta a te, Fersalini. Il mondo ha bisogno di te. Non farti fermare da nessuno. Ci saranno difficoltà, non lo nego, ci sarà chi ti disprezzerà. Ma non fermarti. Lotta, combatti. E se hai bisogno chiamami. Sarò subito da te. Madame Web non ti abbandona.

Dette quelle parole la donna svanì.
Ero pronto. New York avrebbe conosciuto Azure Arachnid.
Vecchio 14-10-2024, 23:54   #8
Esperto
L'avatar di gaucho
 

Scusa amo ma la mia attention span non va oltre le 20 parole per post
Vecchio 20-10-2024, 18:20   #9
Avanzato
 

Mi è sorta una domanda.

I supereroi classici, quindi spiderman, superman, batman e via dicendo, per come sono stati creati, secondo te rientrano nella classica concezione, tipicamente occidentale e in particolare europea di matrice greca, del: bello e buono?

Penso proprio all'aspetto fisico che hanno utilizzato fin dagli esordi per rappresentarli.
Vecchio 20-10-2024, 20:00   #10
Esperto
L'avatar di Soddisfatto
 

Quote:
Originariamente inviata da insiemealvento Visualizza il messaggio
Mi è sorta una domanda.

I supereroi classici, quindi spiderman, superman, batman e via dicendo, per come sono stati creati, secondo te rientrano nella classica concezione, tipicamente occidentale e in particolare europea di matrice greca, del: bello e buono?

Penso proprio all'aspetto fisico che hanno utilizzato fin dagli esordi per rappresentarli.
Diciamo che la Marvel, a mio parere si è più volte discostata da questo stereotipo. Wolverine, ad esempio, è un uomo basso e peloso, quindi si discosta molto dallo stereotipo del belloccio. Oppure the Punisher, che non esita ad uccidere e fare del male, Deadpool che è pesantemente sfigurato. Spiderman stesso è un ragazzino magro e timido. Quindi posso benissimo dire che, eccezion fatta per Capitan America, la Marvel non ha mai puntato più di tanto sull'aspetto fisico dei supereroi, quanto sulla loro teatralità e sui superpoteri.
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