Mi chiamo Alessandro Fersalini ma tutti mi chiamano Lex. Ho 18 anni, vivo a New York. I miei genitori si sono trasferiti qui quando io ero un bambino molto piccolo. Qualche anno fa sono morti in un gravissimo incidente stradale e io, per sopravvivere, mi sono dovuto dare a piccoli crimini. Niente di che, solo qualche rapina, furto d'auto o scippo. Non ho mai voluto fare del male alla gente ma le cattive compagnie che avevo cominciato a frequentare mi hanno con il tempo fatto prendere delle strade sempre peggiori fin quando é arrivata quella notte. La notte in cui sono morto, la notte in cui sono rinato e ho capito che forse la mia vita poteva prendere un'altra direzione.
Non ricordo cosa ho fatto di preciso ma in quel periodo vivevo in uno squallido monolocale del Bronx, in un palazzo di merda dove messicani e afroamericani si sparavano e uccidevano a vicenda un giorno si e l'altro pure. Io mi facevo i fatti miei, avevo già i miei capi a cui rendere conto e non volevo ulteriori guai. Gli sbirri mi avrebbero preso prima o poi. Odiavo fare quello che facevo ma non avevo altra idea di come sbarcare il lunario.
Ricordo che i due ragazzi con cui ero in affari mi tradirono. Avevano tentato di spacciare in un territorio che non era nostro sebbene io fossi contrario. Gli scagnozzi del tizio che gestiva quel territorio li beccò e volle dare loro una possibilità di sopravvivenza. Chiese loro chi fosse il loro capo e fecero il mio nome.
Mi vennero a prendere, mi incappucciarono e mi chiusero nel bagagliaio di una macchina.
Mi portarono in una zona dispersa fuori città.
Davanti a me vi era un uomo, sulla cinquantina, alto e distinto e con lui vi erano due altri uomini armati e dallo sguardo iniettato di sangue. Lo riconobbi. Era un importante imprenditore italiano, un certo Joe Liotta, un riccastro, un beniamino della città. Era un importante finanziatore di una famosa e prestigiosa comunità scientifica. Nessuno avrebbe mai sospettato che dietro quell'aria da bravo padre di famiglia vi fosse uno spietato criminale.
I suoi uomini mi avevano legato mani e piedi e scaricarono su di me un intero barile di ragni velenosi che mi punsero dappertutto.
Mi svegliai la mattina dopo, tutto frastornato, cercando di ricordare cosa mi fosse successo. Vagai per la città per qualche ora e rischiai di farmi investire. Avevo percepito la presenza di un auto alle mie spalle ma, sotto lo sguardo stupito di tutti, riuscì a salvarmi con una tripla capriola in aria degna del miglior acrobata.
Poco per volta ricordai di essere stato catturato da Liotta e di essere miracolosamente sopravvissuto.
Ero contento ma sapevo che dovevo sparire dalla città. Tuttavia, nonostante i morsi di quei dannati ragni, mi sentivo forte, in splendida forma. Avrei potuto affrontare un orso a mani nude.
Tornai momentaneamente a casa per prendere la mia roba. Volli però concedermi un po' di relax prima di scappare. Misi su un pezzo di Ronnie James Dio e, preso dall'euforia, dimenticando quello che mi era successo, cominciai a fare l'headbanging con il pollice, l'indice e il mignolo sollevato. E sentì un rumore strano, simile ad un lieve tonfo. Alzai gli occhi al cielo e vidi delle ragnatele. In realtà non ero sorpreso. Non pulivo mai quella fogna. Non ci feci caso e ripresi a muovermi come prima e notai altre ragnatele. Era curioso che venissero fuori solo quando alzavo le dita in quella maniera.
Riprovai alte volte. Ero io che le sparavo ma non capivo come.
Mi affacciai alla finestra e, quasi per gioco, mirai alla canna fumaria del palazzo di fronte. Era incredibile. Dalla mia mano usciva una robusta e grossissima corda fatta di tela di ragno. Andai sul tetto del palazzo e ci riprovai. Mi venne in mente un pensiero folle. Mirai ad un lampione e lo centrai in pieno. Avevo sviluppato una mira stupefacente. Contai fino a tre ed ecco che mi ritrovai a dondolare da un edificio all'altro.
Ero eccitato. Ma fui ancora più carico di adrenalina quando scoprì di essere in grado di saltare agilmente da un palazzo all'altro come se fosse del tutto naturale per un ragazzo dell'età mia. Ero agile ed ero forte. Riuscì addirittura a sbriciolare, con una mano sola, un mattone. Ero anche in grado di arrampicarmi come...come un ragno. Non avevo paura di niente.
Mi dimenticai del proposito di abbandonare la città. Ormai Liotta e i suoi uomini mi credevano morto e non mi avrebbero più cercato. Passai la notte tra acrobazie per i palazzi prima di tornare a casa.
Ebbi quindi un mal di testa incredibile. Qualcosa stava per succedere. Sentì delle urla femminili. Un uomo aveva preso una ragazza per un braccio e cercava di portarla con sé.
Non ci pensai due volte. Saltai dal palazzo e colpì quello stronzo in pieno volto. La ragazza fuggì e rimasi solo io con quel mostro. Tirò fuori un coltello e provò ad infilzarmi più volte senza riuscirci. Mi stancai, glielo tolsi di mano lanciandogli una ragnatela e glielo spezzai. Provò ad aggredirmi a mani nude ma invano. Dopo qualche bel colpo sul suo volto lo avvolsi con la mia ragnatela e lo appesi a testa in giù per un lampione. Il giorno dopo gli sbirri avrebbero fatto il loro lavoro. Quei poteri che avevo ottenuto non so come mi potevano essere utili. Ma non volevo più essere un delinquente. Con i soldi che avevo decisi di comprare, in un negozio, a pochi dollari, una tuta azzurra integrale su cui disegnai, con le mie ragnatele, un ragno bianco in pieno petto. Vi era anche una specie di passamontagna integrale con la tuta e ne cavai due buchi per gli occhi. Li coprì anche quelli con delle ragnatele.
Ed ecco qua, questa è la mia storia.
Oggi solco i cieli della Grande Mela alla ricerca di criminali. Voglio rendere questa città un posto migliore. La gente mi ama, chiama il mio nome. Dicono che grazie a me si sentono sicuri di andare in giro la sera.
Il crimine ci sarà sempre ma io sarò sempre presente per fermare chiunque voglia fare del male a chi é più debole.
C'è sempre però qualche idiota che mi disprezza e mi crede un pericolo pubblico. È solo il direttore di un'importante testata giornalistica megalomane e pieno di sé perché il suo caro figliolo è un astronauta. Dovreste vederlo, con quei baffetti così fuori moda. Non fa altro che pubblicare articoli su quanto io faccia schifo e quanto sia brutto e cattivo.
Chissà se c'è altra gente come me, magari sì, magari no. Magari, se c'è, é qualche ragazzino timido e impacciato con degli ottimi voti a scuola, un pozzo di scienza che, come me, ha i poteri di un ragno enorme e vive con una zia attraente e giovanile. O magari è un ragazzo afroamericano. Magari una ragazza, chi lo sa.
Questo sono io. Io sono Lex Fersalini. Non sono più il piccolo delinquentello mangiaspaghetti che usciva e entrava di prigione. Io sono una persona nuova. Io sono l'Aracnide Azzurro. Io sono Azure Arachnid.