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Vecchio 19-09-2013, 17:12   #1
Intermedio
 

Pensavo, la mia vita è finta. C'è qualcosa di vero in fondo, nello strato più antico e più solido, ma tende a confondersi fra aggiunte e correzioni irreali e posticce.
Forse del tutto vero da piccolo, nella mia tristezza palese, nella mia sconcertante intelligenza, nella mia sincerità perfetta e disarmante. Ho passato un lunghissimo tempo inconsapevole, fra la scuola e Dio, fra le origini contadine e quei compagni troppo diversi e ordinari... La mia prima vita, senza città e senza libri: una casa povera, mia madre sempre mia madre, il fratello maggiore, un padre isolano d'origine un po' assente un po' estraneo, e la scuola e la chiesa. Innamorarsi dentro.
L'amore era la cosa più vera di tutte, benché solo pianto o sperato, immaginato a lungo, malamente tenuto segreto. Cominciai a confessare l'amore. Liberazione, pianto, tristezza acuita.
A sedici anni volevo morire, a quel tempo ero tutto me stesso. Volevo, non feci niente. La vita riprese, umiliata e confusa. Smisi quasi di piangere: è dal quel tempo che non piango più, quasi mai, e mi dispiace. A sedici anni cominciai anche a usare internet: nuove scoperte di una possibile socialità, come per molti di noi. (Ho tentato il suicidio più tardi, anni più tardi, una sola volta: un'infelicità pubblicata ed esposta, qualche frattura, niente di grave se non la mia vita infelice... In parte il ricordo è rimosso, minuzia relegata fra parentesi).
La mia vita è fittizia, pensavo. Mi appare ormai dubbiamente reale la mia vittoriosa ammissione, da diciannovenne, a una sede universitaria di grande prestigio, a cui sono ancora legato. Molti miei esami erano finti, studiavo i giorni precedenti, non sempre studiavo tutto il dovuto. Laureato col massimo dei voti: le mie tesi sono finte, la "specialistica" ancora più finta della "triennale". Cose brevi e incompletissime: mi dico, poi le riprendo e le faccio per bene e le pubblichiamo... Poi poi, chissà quando (qualcosa sto facendo, ma il tempo passa e passerà). La mia unica pubblicazione in una sede autorevole, derivata da una delle tesi, è poco meno che finta.
La mia esperienza all'estero è fintissima, inutili mesi d'esilio in ambienti privi di senso.
La mia nuova immissione nel mondo universitario dopo la laurea specialistica, forse, è vera: avevo buone speranze, vie nuove che mi stavo costruendo... La prosecuzione c'è stata, ma i risultati concreti sembrano ancora lontani. Attualmente prevale lo sconforto, tutto mi resta ancora da finire, il ritardo si fa pesante.
Fatemi compagnia.
Vecchio 19-09-2013, 19:01   #2
Esperto
L'avatar di alessietto
 

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Originariamente inviata da Mattia v2.0 Visualizza il messaggio
Ma sembra quasi che ti senta in colpa per aver fatto poca fatica...
più che per aver fatto poca fatica, per aver barato e non aver assimilato piano piano le cose ed in modo duraturo.

Mi rispecchio in tutto ciò, io durante i mesi delle lezioni non studiavo nulla, poi nel periodo di 2 settimane prima dell'esame mi buttavo sotto 10 ore e passa al giorno a studiare (non tutto il libro ma solo le parti che "si sa il prof chiede sempre/spesso"... morale della favola a lungo termine mi resta poco o nulla, e se non sapessi che nel mio caso è stupido potrei sentirmi in colpa per ciò...

Nel caso di alcune lauree tipo medicina probabilmente mantenere i concetti importa di più, in altre fondamentalmente le cose si impareranno via via durante l'esperienza lavorativa, e la laurea serve solo a certificare che hai un certo livello di applicazione e basi più o meno solide in una certa cosa...
Vecchio 19-09-2013, 22:23   #3
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da Mattia v2.0 Visualizza il messaggio
Perdonami, ma non credo di aver capito Perché sminuisci i tuoi risultati, che mi sembrano eccellenti, chiamandoli finti?
I risultati, se badiamo ai numeri e ce ne freghiamo anzitutto della sostanza delle tesi (che pur mi parrebbe abbastanza importante), sono eccellenti. Eccellenti dal punto di vista dello studente. Dal punto di vista dello studioso, io oscillo molto fra l'ottimo e il nulla. Da una parte imposto in prima persona e in modo autonomo delle ricerche valide, mi confronto con studiosi di massimo livello (nel mio campo), mi capita anche di mandar loro delle liste di correzioni ai rispettivi libri o articoli, ecc. Dall'altra, non ho ancora pubblicato praticamente nulla di mio, ed è un po' grave. Rimando le cose a lungo, a volte mi fermo per ripartire chissà quando... Ho cominciato parecchie cose (la principale è anche il tema della tesi di dottorato che teoricamente sto scrivendo; poi ce ne sono delle altre, perlopiù collegate).
Uno dei problemi è che soffro molto la solitudine: è anche una solitudine "scientifica", nel senso che mi piacerebbe avere dei colleghi stretti con cui confrontarmi quotidianamente, che conoscessero bene le cose di cui mi occupo... ma non ce ne sono. Dico ai miei professori di procurarmi dei collaboratori, ma non me ne trovano. Gli dico, "voglio guidare un team!"...
Grazie delle risposte.
Vecchio 19-09-2013, 22:50   #4
Esperto
L'avatar di ciarliera
 

E' un piacere leggerti, scrivi così bene!
Vecchio 23-09-2013, 01:06   #5
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da ciarliera Visualizza il messaggio
E' un piacere leggerti, scrivi così bene!
Mmm, grazie.
Vecchio 27-09-2013, 19:14   #6
Intermedio
 

Ho capito cosa vuoi dire. Hai studiato ma senza costrutto.
Cioè avendo raggiunto gli obiettivi ma senza la capacità di "creare" che una persona dovrebbe avere.
Ho fatto anche io così, diplomandomi ma senza diventare uno che fa.
Hai passato gli esami per passarli, ma senza assimilare la scienza affinchè produca qualcosa. E' un'ansia che ho anche io ma purtroppo nella vita bisogna sapere rivoltarsi le maniche ed applicarsi a qualcosa affinchè sia produttiva. A meno che tu non possa fare il ricercatore, che non è male cmq perchè ti da uno stipendio. Cmq anche a me fa male vedere come nel mondo del lavoro ci sia chi sappia fare e chi come me è invece capace solo di subire passivamente ( a causa dei propri problemi.)
Ma tu mi sembri molto più brillante e promettente.
Vecchio 27-09-2013, 19:30   #7
Avanzato
L'avatar di Passiflora
 

con umilta'...pratica un po' di + la concretezza...restando negli ambienti universitari spesso e' difficile, anche io ne soffrivo di questa sensazione di inconcludenza quando studiavo.
non formulare progetti troppo in grande, poniti piccoli traguardi a pochi giorni di distanza, e su argomenti il + concreti possibile...
per avere qualche spunto, perche' non frughi nei bisogni della societa' reale ?
comunque complimenti !
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