E' da parecchio che manco dal Forum, pertanto ho deciso di raccontarvi il periodo nel quale sono stato latitante da Fobia Sociale.
E' stato un periodo di grandi cambiamenti, ho dovuto per forza di cosa accettare il mio carattere e le conseguenze che derivano da un certo modo di essere: il rifiuto sociale è una realtà ineluttabile e dunque per non incorrerci l'unica soluzione è quella dell'isolamento: un isolamento che ho definito "razionale", perchè frutto di un ragionamento ponderato nel quale la constatazione della realtà ha portato ad una scelta in maniera raziocinante nell'ottica dell'ottemperare al mio unico (e purtroppo unico, perchè non potrebbe essere altrimenti) interesse, ossia quello di limitare al massimo le occasioni di infelicità personali.
In classe non parlo con nessuno, cerco di essere il più possibile catatonico sperando che gli altri si accorgano di questa mia scelta e la accettino, dato che non presuppone alcun impegno da parte loro, nemmeno quello dovuto(?) dell'accettazione dell'altro. La mia impressione è quella che tale comportamento è visto sopratutto come palesazione di un animo debole e che quindi fuoriesce da alcuni parametri nei quali sarebbero contenute le caratteristiche che si dovrebbero addicere ad una persona socialmente inserita. D'altro canto l'atteggiarsi agli altri non è altro che un'opportunità per manifestare la propria forza caratteriale, e dunque più uno è forte caratterialmente più è propenso al rapporto interpersonale. Quando le condizioni mancano il rapporto con gli altri è assente, se non in forma di ludibrio da parte degli altri che in assenza di principi o di regole può sfociare in un dileggio verbale o fisico.