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13-12-2008, 05:25
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#1
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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Ho pensato di scrivere in un topic la mia vita un pò più in particolare, per farmi conoscere e per avere uno scambio di idee che spero possa essere utile.
Parte 1. L'infanzia.
Io nasco come essere timidissimo.
Da bambino ero ammutolito di fronte agli estranei, impaurito dagli altri bambini che giocavano chiassosamente e irrigidito di fronte a mio padre che mi riprendeva per ogni nonnulla.
Fin da quando me ne resi conto però, questa cosa non mi è mai piaciuta.
Osservavo gli altri intorno a me con la volontà di partecipare al loro divertimento, ma io rimanevo invisibile.
Ho sempre avuto al massimo un amichetto per volta, una unica persona con cui riuscire ad essere più a mio agio e divertirmi. Ho perso comunque il contatto con tutti i miei amici d'infanzia perché prima o poi le strade si sono divise.
Per il resto solo la noia del tempo passato da solo nella mia cameretta (sono figlio unico) ad inventarmi giochi solitari.
Parte 2. L'adolescenza.
Fu qua che mi resi conto del reale handicap che avevo, e presi una ferma decisione. Dovevo sconfiggere la timidezza a qualsiasi costo.
C'è un bel numero di ragazzine che non hanno mai saputo o immaginato che io ho avuto delle grandi cotte per loro.
Quello che riuscivo a fare con loro era scappare o al più simulare indifferenza totale.
Parte 3. La gioventù.
Più crescevo e più facevo propositi, ragionamenti, piani per cambiare.
Naturalmente il fine principale era quello di avere successo con le ragazze.
Ogni volta che trovavo una persona che mi interessava mi pareva di essere ad un passo dalla riuscita (in realtà ne ero lontanissimo) e quando tutto falliva mi pareva di aver sprecato delle grandissime occasioni (in realtà non sarei mai stato in grado di cogliere quelle occasioni).
Questi fatti però sono stati dei grandi stimoli per mettermi alla prova, per affrontare situazioni, per avere speranze, delusioni ed imparare dai miei errori. Questi fatti sono la mia vita.
Sono passati gli anni. Ora ne ho 35.
Ho collezionato delusioni su delusioni e certe volte è difficile avere ancora speranza.
Però quando ci penso e mi guardo indietro vedo che di strada ne ho fatta. Adesso ho confidenza con un numero di persone; in pubblico non sembro più un disadattato come una volta, ma solo una persona un pò timida.
E allora mi dico che vale la pena continuare, fare ancora un passettino avanti, affrontare un nuovo livello, e vedere fino a dove riesco ad arrivare in questa vita.
Ed è per questo che sono in questo forum, per condividere idee con persone che fanno la mia stessa lotta, per avere nuovi spunti, se si vuole anche per dare qualche mio contributo agli altri che sono magari in una situazione simile a come ero io una volta (in fondo sono uno fra i più anziani qua dentro).
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13-12-2008, 12:21
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#2
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Banned
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 1,979
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Credo che la mia storia assomigli un po' alla tua, con alcune sostanziali differenze:
1) io non sono stato mai completamente solo (beh per pochi anni diciamo), perché non sono figlio unico, ho un fratello, ma forse questo non mi ha giovato, anzi probabilmente ha peggiorato la mia situazione perché anziché cercare degli amici stavo sempre con lui; ciò non significa che gliene voglia, ché io ce l'ho solo con me stesso e mio fratello è la persona a cui ho voluto e voglio più bene...
2) io non ho preso la decisione di voler cambiare nell'adolescenza, a quell'epoca non ci pensavo neppure, mi sembrava assolutamente impossibile, semplicemente tiravo avanti pensando un giorno chissà forse cambierò... anzi no non pensavo neppure questo, pensavo che non sarei mai cambiato, che non sarei mai riuscito a trovare un lavoro, una compagna di vita, l'amore, e che mai avrei avuto un'esistenza normale; sbagliavo? almeno sul primo punto sbagliavo sicuramente, perché ora un lavoro ce l'ho, ma solo gli eventi futuri potranno dire se sbagliavo anche sugli altri... la decisione di voler cambiare io l'ho presa (ma tutt'altro che fermamente), ricordo perfettamente il momento, circa un anno fa, mi trovavo su una spiaggia da solo di notte, guardavo le stelle e la luna (da cui il nick moon-watcher? naaa, moonwatcher è lo scimmione di "2001: Odissea nello spazio", quello che scaglia l'osso in alto, e forse a pensarci bene quella notte in cielo non c'era neppure la luna :roll , dicevo comunque che mi trovavo su questa spiaggia e ho pensato: "io devo assolutamente farcela, voglio avere una vita normale, voglio vivere, lo voglio e ce la farò se solo lo voglio davvero e se ci credo"... allora non capii ancora fino in fondo che questo implicava dover superare la timidezza (che scemo che sono stato), lo capii pochissimo dopo comunque...
3) di conseguenza al punto 2) io quindi di strada ne ho fatta proprio niente, sono proprio all'inizio e di anni non ne ho molti in meno di te (vado già per i 31...)
Poi che altro dire, tu mi sembri una persona ragionevole, intelligente e con sentimenti buoni e positivi (avevo già letto qualcos'altro di tuo), quindi non posso che augurarti di farcela a completare il cammino che hai intrapreso...
Scusate se in certi punti sono stato un pochino contorto, ma mi sono un po' lasciato andare al mio "stream of consciousness"...
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13-12-2008, 12:49
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#3
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Esperto
Qui dal: Feb 2006
Messaggi: 1,683
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Quote:
Originariamente inviata da KenShiro
Ho pensato di scrivere in un topic la mia vita un pò più in particolare, per farmi conoscere e per avere uno scambio di idee che spero possa essere utile.
Parte 1. L'infanzia.
Io nasco come essere timidissimo.
Da bambino ero ammutolito di fronte agli estranei, impaurito dagli altri bambini che giocavano chiassosamente e irrigidito di fronte a mio padre che mi riprendeva per ogni nonnulla.
Fin da quando me ne resi conto però, questa cosa non mi è mai piaciuta.
Osservavo gli altri intorno a me con la volontà di partecipare al loro divertimento, ma io rimanevo invisibile.
Ho sempre avuto al massimo un amichetto per volta, una unica persona con cui riuscire ad essere più a mio agio e divertirmi. Ho perso comunque il contatto con tutti i miei amici d'infanzia perché prima o poi le strade si sono divise.
Per il resto solo la noia del tempo passato da solo nella mia cameretta (sono figlio unico) ad inventarmi giochi solitari.
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Le storie di bambini che se ne stanno da soli quando dovrebbero divertirsi come tutti gli altri sono sempre tristissime. :cry: Anch'io avevo al massimo un amico per volta, per il resto ero sempre da solo con la mia fantasia, nonostante avessi un fratello. E mia madre non perdeva mai l'occasione di umiliarmi.
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13-12-2008, 14:25
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#4
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Banned
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Tra la Via Emilia e il West
Messaggi: 974
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La mia storia non è molto diversa dalla tua, seppur con molti alti e bassi.
Anch'io da piccolo sono cresciuto in un ambiente piuttosto ansioso e con i genitori che litigavano spesso.
Essendo figlio unico ho finito per assorbire tutto come una spugna, essendo sempre l'unica persona ad essere tirata in mezzo.
da bambino ero molto solitario e spesso anch'io giocavo da solo. Mi ricordo che volevo giocare a pallone nella squadre del mio paese, ma il campo era lontano, mio padre tornava sempre a casa tardi e mia madre non aveva la patente e non poteva accompagnarmi. Così io vedevo gli altri bambini divertirsi e socializzare e io fino da allora ho iniziato a accumulare ritardo e "senso di diversità" rispetto ai miei coetanei
la prima adolescenza è stata piuttosto dimessa, nonostante avessi anche qualche amico, mentre dopo i 16 anni sono letteralmente esploso, diventando non dico una persona estroversa, ma che comunque aveva una compagnia in cui rappresentavo una parte importante.
Da qui sono iniziati una serie di periodi di alti e bassi durati ciascuno 1,5-2 anni: Ho alternato periodi in cui ero quasi estroverso, in cui avevo più di una compagnia con la quale uscire e conoscevo persone con una certa facilità, con periodi negativi, in cui ero solo e spesso,come in questi ultimi mesi, stavo male.
tuttora non mi so spiegare con certezza, il perchè di questi periodi negativi, è come se la mia mente debba stare depressa e solitaria per qualche tempo per potermi godere i periodi belli successivi.
capisco che non è una cosa sana e così sto cercando qualche rimedio, anche perchè ho un'età , 26, e un titolo di studio che non mi consentono più di subire passivamente le circostanze della vita, ma devo gestirle e cercare di plasmarle secondo la mia volontà
Non è facile lo so, ma voglio tentarci in tutti i modi
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13-12-2008, 14:39
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#5
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 2,903
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Io da piccolo sono stato estremamente aperto ed estremamente chiuso, questo mi fa pensare che sono capacissimo a socializzare
il problema è che sono comodo a fare questa vita
ed il mio cervello si impone questa vita....
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13-12-2008, 15:44
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#6
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 571
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uguale ...e pensare ke io ero l'unico ad avere sti cacchio di problemi
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13-12-2008, 19:10
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#7
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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Beh di timidi se ne incontra, ma fra tutti i conoscenti e i compagni di scuola io mi sono sempre riconosciuto come il più timido.
Solo all'università c'era uno che evidentemente era messo peggio di me.
Si chiamava Ernesto... chissà se per caso scrive qua.
Adesso credo di avere recuperato posizioni, non sono più l'ultimo, anche se sto nella parte bassa della classifica.
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13-12-2008, 19:34
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#8
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Banned
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Tra la Via Emilia e il West
Messaggi: 974
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Quote:
Originariamente inviata da KenShiro
Adesso credo di avere recuperato posizioni, non sono più l'ultimo, anche se sto nella parte bassa della classifica.
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Esattamente come me.
Il bello è che nei periodi positivi alle spalle me ne lascio parecchi, diciamo che mi posiziono in centro classifica.
Sono capace di passare da trascorrere 3 settimane in Irlanda partendo da solo, e tornare a casa con 20 contatti email, a non riuscire ad uscire di casa sennò mi vengono attacchi di panico..
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14-12-2008, 22:13
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#9
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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La timidezza si può combattere e se ne può uscire, ma è un impegno che va preso giorno per giorno.
Mi ricordo quando ero ragazzino, ogni volta che uscivo di casa mi ripetevo qualche concetto che mi facesse sentire nella mentalità giusta. Tipo pensavo che nulla fosse importante e nulla mi interessava... così, dando poca importanza alle cose riuscivo ad essere un pò più disinvolto.
Poi, dopo magari una settimana questo pensiero non riusciva ad alleviarmi la tensione, allora mi incazzavo, ragionavo, finché non trovavo un altro concetto, un'altra verità in cui credere, che mi facesse affrontare le cose nel modo migliore.
A volte mi sono sforzato di fare cose per me difficili, senza un reale motivo ma solo per portare un pò più avanti il limite della timidezza.
E sono andato avanti così per anni, a volte adagiandomi nella mia solitudine rassicurante, o in seguito ad una delusione, o perdendo tempo, altre volte incazzato per lo stato dei fatti trovavo nuovi stimoli per questa lotta.
Dico francamente, ho iniziato questo topic scrivendo dei fatti miei perché volevo che ci fosse una discussione realistica sul come uscire dalla timidezza, anziché quella discussione-fake di Klark Kent:
http://www.fobiasociale.com/postt6737.html
in cui si parla di un prima timido e un dopo in cui sei completamente guarito ed estroverso, con la fila di donne fuori dalla porta.
Non vi pare un pò sospetto? Qua siamo nel più grande forum italiano su questi argomenti. Quante persone sono "guarite" in questo modo, definitivamente, in seguito ad una "cura"?
Si migliora e si può essere soddisfatti di avere una vita più "normale", ma la timidezza fa parte del carattere e non si potrà mai eradicare completamente come se fosse un corpo estraneo.
Il carattere non si cambia come cambiare vestito, ma si modella piano piano e con molta fatica.
Io adesso quando vado a lavoro sono sereno perché ho confidenza con tutti i colleghi che mi circondano.
Faccio delle riunioni di lavoro dove a volte devo spiegare le mie ragioni. Non ci riesco però non faccio la figura del completo imbecille come avrei fatto una volta, ma riesco a mantenere la mia dignità.
Per anni non ho avuto amici con cui uscire o andare in vacanza, adesso li ho. Ho anche delle amicizie profonde a cui tengo molto, e con cui riesco a parlare sinceramente.
Ho avuto numerose occasioni con delle ragazze, che ho ingenuamente sprecato, ma spero di continuare ad imparare dalla vita e di scrivere altri capitoli in futuro.
Scambiamoci le esperienze, scrivete anche voi i vostri espedienti, i vostri trucchi, ma parliamo di storie vere per favore, rimaniamo coi piedi per terra.
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14-12-2008, 22:35
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#10
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Avanzato
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 411
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Quote:
Originariamente inviata da KenShiro
La timidezza si può combattere e se ne può uscire, ma è un impegno che va preso giorno per giorno.
Mi ricordo quando ero ragazzino, ogni volta che uscivo di casa mi ripetevo qualche concetto che mi facesse sentire nella mentalità giusta. Tipo pensavo che nulla fosse importante e nulla mi interessava... così, dando poca importanza alle cose riuscivo ad essere un pò più disinvolto.
Poi, dopo magari una settimana questo pensiero non riusciva ad alleviarmi la tensione, allora mi incazzavo, ragionavo, finché non trovavo un altro concetto, un'altra verità in cui credere, che mi facesse affrontare le cose nel modo migliore.
A volte mi sono sforzato di fare cose per me difficili, senza un reale motivo ma solo per portare un pò più avanti il limite della timidezza.
E sono andato avanti così per anni, a volte adagiandomi nella mia solitudine rassicurante, o in seguito ad una delusione, o perdendo tempo, altre volte incazzato per lo stato dei fatti trovavo nuovi stimoli per questa lotta.
Dico francamente, ho iniziato questo topic scrivendo dei fatti miei perché volevo che ci fosse una discussione realistica sul come uscire dalla timidezza, anziché quella discussione-fake di Klark Kent:
http://www.fobiasociale.com/postt6737.html
in cui si parla di un prima timido e un dopo in cui sei completamente guarito ed estroverso, con la fila di donne fuori dalla porta.
Non vi pare un pò sospetto? Qua siamo nel più grande forum italiano su questi argomenti. Quante persone sono "guarite" in questo modo, definitivamente, in seguito ad una "cura"?
Si migliora e si può essere soddisfatti di avere una vita più "normale", ma la timidezza fa parte del carattere e non si potrà mai eradicare completamente come se fosse un corpo estraneo.
Il carattere non si cambia come cambiare vestito, ma si modella piano piano e con molta fatica.
[...]
Scambiamoci le esperienze, scrivete anche voi i vostri espedienti, i vostri trucchi, ma parliamo di storie vere per favore, rimaniamo coi piedi per terra.
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Guarda prima di esprimere giudizi starei attento...perché non tutte le situazioni sono uguali, la fobia sociale è diversa dalla timidezza, e lui non mi pare fosse timido, ma sociofobico...ad ogni modo io non vedo perché uno che non ha problemi perda così tanto tempo a montare una storia falsa. a che pro? E' molto più probabile trovare uno che ha fatto una trasformazione simile che un pazzo che s'inventa tutto di sana pianta e in modo così dettagilato e verosimile.
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Comunque, per tornare in topic, metto un pò a disposizione le mie conoscienze.
NOI VERSUS LA TIMIDEZZA: TRUCCHI E CONSIGLI
-Intanto ti rimando al mio topic iniziale, dove ho scritto un pò di roba: http://www.fobiasociale.com/posts6648-0.html
Comunque alla fine il discorso è uno solo: questi problemi si risolvono principalmente con la pratica e l'esperienza, non per niente mi viene sempre in mente il paragone con un muscolo.
Però mi sono reso conto, un pò dopo che avevo scritto quel post, che serve in alcuni casi un lavoro interno, nel caso ci siamo problemi a monte.
Senza stare a impelagarci nella psicologia, io ho trovato veramente tanto aiuto nel filone "Zenistico", ovvero di filosofia zen et simili.
Tanto per essere semplici, le filosofie orientali si basano sull'assunto che ci sono due lati della vita, uno razionale(maschile) e uno non razionale(femminile). Il timido è fondamentalmente uno che pensa troppo, che si fa le sghe mentali: a forza di pensare nascono tutti i pensieri disfunzionali(non gli piacerò, chissà che ne pensano di me dopo che ho fatto quella cazzata, ecc.) che causano i blocchi e le timidezze.
Senza diventare monaci buddisti, l'approccio con questi modi di pensare aiuta, in pratica, a fottersene di tutto e di tutti, e riuscire a stare "senza pensare". In teoria, con la "pace-interiore" e il "non-pensiero" dovrebbero sparire tutte le ansie: solo che le puoi raggiungere solo in un monastero nepalese(non in tibet, purtroppo).
Comunque questi ultimi spunti "filosofici" sono spunti appunto, cioè approcci mentali che possono aiutare a vivere un pochino più serenamente e affrontare meglio i propri problemi.
Per ora ho finito, poi magari posterò qualcos'altro.
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14-12-2008, 23:39
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#11
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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Quote:
Originariamente inviata da JohnReds2
Guarda prima di esprimere giudizi starei attento...perché non tutte le situazioni sono uguali, la fobia sociale è diversa dalla timidezza, e lui non mi pare fosse timido, ma sociofobico...ad ogni modo io non vedo perché uno che non ha problemi perda così tanto tempo a montare una storia falsa. a che pro? E' molto più probabile trovare uno che ha fatto una trasformazione simile che un pazzo che s'inventa tutto di sana pianta e in modo così dettagilato e verosimile.
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Io gli ho dato il beneficio del dubbio ed ho cercato il dialogo nel suo thread. Naturalmente posso sbagliare, ma le sue risposte sembrano uscite da un corso di comunicazione di marketing. La sua storia è raccontata ponendo l'accento sui fantastici risultati, come per renderla più appetibile per noi timidi, e non sul modo in cui li ha raggiunti, che è l'informazione che uno vorrebbe dare se vuole dar consigli agli altri, come hai fatto te nel tuo post per esempio.
Alla richiesta di ulteriori dettagli ha risposto
Quote:
Originariamente inviata da Clark_Kent
avete l'alternativa fra la certezza della sofferenza e la possibilità della felicità. Cosa vi conviene?
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A me sembra indubbiamente uno che vuole vendere qualcosa.
Certamente se avesse messo chiaramente l'indirizzo di qualcuno sarebbe stata una pubblicità troppo evidente.
Allora:
1)Lui consiglia uno specialista, o un libro, o quello che cerca di vendere solo a chi lo contatta tramite messaggi privati. Questa è l'ipotesi più probabile.
2)E' un esperimento, uno studio per vedere come reagisce la nostra comunità ad un certo tipo di messaggio.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds2
Per ora ho finito, poi magari posterò qualcos'altro.
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Certo, ho anche scritto nel tuo thread, e scriverò qualcos'altro anch'io appena avrò un pò di tempo.
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14-12-2008, 23:57
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#12
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Tanto per approfondire il filone "meditativo-zen"...
Uno dei più grossi benefici che mi ha dato è la conoscenza che conta sempre l'istante.
Uno dei miei più grossi difetti è sempre stato il proiettarmi o nel passato(rimpianti o rimorsi) o nel futuro(progetti troppo ottimistici che mi spingevano a rimandare).
Spesso si tende a rimuginare troppo, mettendoci fuori tempo: noi dovremmo apprezzare l'istante, le cose belle del momento, senza stare a preoccuparci troppo...sembra una cabolata ma no lo è. Io ad esempio quand'ero più piccolo ho perso veramente tanto tempo vivendo a questo modo, con delle rabbie che si trascinavano dal passato e che si autoalimentavano...
Un altro discorso è quello delle etichette: noi tendiamo ad etichettarci. Non esiste errore più sbagliato: noi esistiamo e basta. Io non sono Johreds il timido, sono johnreds e basta.
Quando mi metto a parlare con una donna, sento su di me pesare il fatto che mi sento "sfigato", "non adatto a lei", ecc, perchè mi autoappiccico delle etichette...che finiscono per incanalarmi in un "ruolo" che mi condiziona ancor di più e mi blocca.
Un fenomeno interessante che ho notato di me, ad esempio, è il fatto che quando cambiavo ambiente, uscivo dalla mia vita e giro di amicizie quotidiane, ero molto più sicuro di me stesso: questo perché le abitudini quotidiane e i ruoli fossilizzati venivano meno.
Ps: moltissime lezioni si apprendono leggendo quotidianamente il forum....sarebbe bello fare un collage o, come proposi tempo fa, alcuni "topic-manuali", creati con il contributo di tutti.
pps: purtroppo, ho scoperto a mie spese, queste cose non sono che l'inizio. Alla fine uno può avere tutte le conoscenze migliori, ma poi c'è da applicarle...sapere le cose in teoria è un buon passo comunque. Te Kenshiro non mi sembri molto bisognoso di ricevere insegnamenti, hai capito ormai molte cose...il trucco è continuare.
Un'insidia nascosta è, secondo me, che a volte c'è "dell'altro": ovvero oltre a quella che credevamo una semplice timidezza ci sono altri problemi nascosti...questo almeno si è verificato per me...in pratica, devo ancora fare parecchia strada.
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15-12-2008, 16:17
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#13
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Intermedio
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 159
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Quote:
Originariamente inviata da KenShiro
Ho pensato di scrivere in un topic la mia vita un pò più in particolare, per farmi conoscere e per avere uno scambio di idee che spero possa essere utile.
Parte 1. L'infanzia.
Io nasco come essere timidissimo.
Da bambino ero ammutolito di fronte agli estranei, impaurito dagli altri bambini che giocavano chiassosamente e irrigidito di fronte a mio padre che mi riprendeva per ogni nonnulla.
Fin da quando me ne resi conto però, questa cosa non mi è mai piaciuta.
Osservavo gli altri intorno a me con la volontà di partecipare al loro divertimento, ma io rimanevo invisibile.
Ho sempre avuto al massimo un amichetto per volta, una unica persona con cui riuscire ad essere più a mio agio e divertirmi. Ho perso comunque il contatto con tutti i miei amici d'infanzia perché prima o poi le strade si sono divise.
Per il resto solo la noia del tempo passato da solo nella mia cameretta (sono figlio unico) ad inventarmi giochi solitari.
Parte 2. L'adolescenza.
Fu qua che mi resi conto del reale handicap che avevo, e presi una ferma decisione. Dovevo sconfiggere la timidezza a qualsiasi costo.
C'è un bel numero di ragazzine che non hanno mai saputo o immaginato che io ho avuto delle grandi cotte per loro.
Quello che riuscivo a fare con loro era scappare o al più simulare indifferenza totale.
Parte 3. La gioventù.
Più crescevo e più facevo propositi, ragionamenti, piani per cambiare.
Naturalmente il fine principale era quello di avere successo con le ragazze.
Ogni volta che trovavo una persona che mi interessava mi pareva di essere ad un passo dalla riuscita (in realtà ne ero lontanissimo) e quando tutto falliva mi pareva di aver sprecato delle grandissime occasioni (in realtà non sarei mai stato in grado di cogliere quelle occasioni).
Questi fatti però sono stati dei grandi stimoli per mettermi alla prova, per affrontare situazioni, per avere speranze, delusioni ed imparare dai miei errori. Questi fatti sono la mia vita.
Sono passati gli anni. Ora ne ho 35.
Ho collezionato delusioni su delusioni e certe volte è difficile avere ancora speranza.
Però quando ci penso e mi guardo indietro vedo che di strada ne ho fatta. Adesso ho confidenza con un numero di persone; in pubblico non sembro più un disadattato come una volta, ma solo una persona un pò timida.
E allora mi dico che vale la pena continuare, fare ancora un passettino avanti, affrontare un nuovo livello, e vedere fino a dove riesco ad arrivare in questa vita.
Ed è per questo che sono in questo forum, per condividere idee con persone che fanno la mia stessa lotta, per avere nuovi spunti, se si vuole anche per dare qualche mio contributo agli altri che sono magari in una situazione simile a come ero io una volta (in fondo sono uno fra i più anziani qua dentro).
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bravo,complimenti davvero per i progressi.
non capisco una frase: "Ho collezionato delusioni su delusioni e certe volte è difficile avere ancora speranza."a cosa ti riferisci?
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15-12-2008, 21:09
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#14
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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Quote:
Originariamente inviata da sfigato15
bravo,complimenti davvero per i progressi.
non capisco una frase: "Ho collezionato delusioni su delusioni e certe volte è difficile avere ancora speranza."a cosa ti riferisci?
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Beh i progressi ci sono stati ma non posso dire di essere una persona felice.
Io sono un uomo solo, lo sono sempre stato, le delusioni si riferiscono al tentativo di trovare una compagna, sempre fallito, alle illusioni che mi sono fatto, a cui è sempre seguita una profonda disillusione.
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15-12-2008, 22:09
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#15
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Principiante
Qui dal: Nov 2008
Messaggi: 78
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JohnReds, il tuo post mi fa venire in mente molti argomenti su cui scrivere.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Uno dei miei più grossi difetti è sempre stato il proiettarmi o nel passato(rimpianti o rimorsi) o nel futuro(progetti troppo ottimistici che mi spingevano a rimandare).
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I rimorsi.
ricordo che ad un certo punto mi ero reso conto di provare sempre rimorsi assolutamente inutili e senza senso.
Ogni domanda a cui rispondevo, ogni cosa che dicevo, in seguito la rimuginavo decine e decine di volte pensando a come potevo fare meglio, a come avevo risposto in modo sbagliato/stupido, oppure se stavo zitto avevo lo stesso rimorso di non aver detto la cosa che avrei dovuto dire.
Ad un certo punto mi resi conto che tutto ciò non ha senso, che non portava a nulla di buono. Non è che se avevo il rimorso di avere sbagliato la volta dopo facevo giusto, ma anzi avevo ancora più tensione.
Non potevo continuare a vivere con questo fardello, con questi pensieri esagerati che mi rodevano dentro.
Allora ogni volta che mi veniva un pensiero di questo tipo, lo scacciavo. Pensavo "rimorso inutile", lo eliminavo. Non era più una preoccupazione se un minuto prima avevo fatto una figura di merda, ne ho fatte tante, non cambia nulla, tanto vale rimanere sereno.
Io non mi intendo tanto di filosofia zen ma credo che non sia molto distante da questa cosa.
Credo di avere imparato ad intercettare questo meccanismo perverso che c'era nel mio cervello, e piano piano l'ho disattivato.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Un altro discorso è quello delle etichette: noi tendiamo ad etichettarci. Non esiste errore più sbagliato: noi esistiamo e basta. Io non sono Johreds il timido, sono johnreds e basta.
Quando mi metto a parlare con una donna, sento su di me pesare il fatto che mi sento "sfigato", "non adatto a lei", ecc, perchè mi autoappiccico delle etichette...che finiscono per incanalarmi in un "ruolo" che mi condiziona ancor di più e mi blocca.
Un fenomeno interessante che ho notato di me, ad esempio, è il fatto che quando cambiavo ambiente, uscivo dalla mia vita e giro di amicizie quotidiane, ero molto più sicuro di me stesso: questo perché le abitudini quotidiane e i ruoli fossilizzati venivano meno.
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Vero anche questo per me.
E' incredibile come alla fine io mi comporto come penso che gli altri si aspettino che io sia.
Quando conosco una persona nuova, in un ambiente nuovo, appena faccio una figura di merda o mi comporto da timido penso "ecco, penserà che sono un timidone scemo".
E da quel momento mi comporterò da timidone scemo con lui, perché penso di aver dimostrato di essere così.
E invece in quel caso, in cui non sono già etichettato, avrei l'incredibile opportunità di mostrarmi in modo diverso, fare una impressione migliore, e quindi poi mantenere questa reputazione in modo quasi automatico.
Il segreto sta nel non fermarsi alla prima impressione. Per un timido è ovvio che la prima volta che incontri qualcuno non ci fai una bella figura, ma non bisogna arrendersi, si deve cercare di mostrarsi migliori oltre la prima impressione, e poi forse si instaurerà questo circolo vizioso per cui pensi di essere apprezzato e quindi cercherai di mantenere questa reputazione.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Ps: moltissime lezioni si apprendono leggendo quotidianamente il forum....sarebbe bello fare un collage o, come proposi tempo fa, alcuni "topic-manuali", creati con il contributo di tutti.
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Eh eh, è vero. Io confesso che sto salvando alcuni testi che trovo in questo forum.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
pps: purtroppo, ho scoperto a mie spese, queste cose non sono che l'inizio. Alla fine uno può avere tutte le conoscenze migliori, ma poi c'è da applicarle...sapere le cose in teoria è un buon passo comunque. Te Kenshiro non mi sembri molto bisognoso di ricevere insegnamenti, hai capito ormai molte cose...il trucco è continuare.
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Già, il problema è che magari io avrei bisogno di una certa situazione per "esercitarmi", non troppo ostica, ma non troppo facile... ma le possibilità che uno ha nella vita non sono sempre quelle che vengono bene.
Personalmente trovo bello e utile seguire dei corsi, delle classi. Come a scuola, ma credo molto meglio farlo da adulti perché la gente è più civile (nessuno ti prende troppo esplicitamente per il culo insomma).
Dico una situazione in cui vedi frequentemente le stesse persone. Il timido non fa bella impressione appena incontra sconosciuti, ma rende nella distanza. Si prende confidenza con il compagno di banco, con quelle persone più simili, e insomma ci si può "esercitare" nell'arte della socializzazione, oltre che fare amicizie.
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Un'insidia nascosta è, secondo me, che a volte c'è "dell'altro": ovvero oltre a quella che credevamo una semplice timidezza ci sono altri problemi nascosti...questo almeno si è verificato per me...in pratica, devo ancora fare parecchia strada.
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Guarda, concordo anche su questo. A volte riesco a non essere più timido ma mi trovo in situazioni in cui non so che fare e sono un pò ingenuo, solo perché prima stavo zitto e non mi sono mai chiesto nemmeno in che modo dovessi reagire.
Quando la timidezza va via, bisogna ancora imparare un pò a vivere.
Fortunatamente di solito il timido è un ottimo osservatore, per cui le cose le ha comunque già acquisite passivamente, secondo il detto "guardando s'impara"!
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