Sabato scorso, ho avuto la brillante idea di iniziare a far volontariato. Era da tanto che volevo fare qualcosa per gli altri, ma la paura, e sostanzialmente la fobia sociale(intesa come la paura di ricevere complimenti, elogi) per questa mia attività mi avevano un pò fermato. Adesso che per necessità spirituali(?) sento che aiutare gli altri direttamente possa aiutarmi a migliorare un pò e superare un pò di paure nei confronti della gente, e ho trovato nel volontariato un attività ideale visto che l'unica cosa a qui devo pensare è aiutare senza pensare a soldi, obiettivi o scadenze. Semplicemente aiutare. E devo dire che "l'urto emotivo" che avevo immaginato c'è stato eccome.
Partendo dal fatto che io già ero stato contattato una volta dal sito a qui mi ero iscritto, ma ero arrivato in un penoso ritardo(confondere Tiburtina e Tuscolana a ROMA, un mio classico
) avendo la possibilità in compenso di fare due chiacchere e capire bene o male come funziona l'organizzazione e chi c'è dietro.
La poca "pratica" sociale si è fatta sentire subito, da quando arrivando e attaccando bottone con una signora che stava andando alla stazione tuscolana ho sentito il suo entusiasmo verso l'attività come un peso, e ho sentito una forma di rigetto, sprecandomi in un formale grazie nonostante avessi approcciato tranquillamente. Ho anche dimenticato il nome del contatto con qui mi ero sentito al telefono(non e' che sinceramente ancora non ho compreso con chiarezza, o almeno sul telefono ce l'ho salvato ma non ne sono sicuro) a quando ho stretto ugualmente la mano alle due persone con qui ho parlato anche se avevano i guanti di lattice con qui avevano toccato chissà cosa.
Alla seconda occasione, quella in qui ho fatto attivamente qualcosa le cose sono andate diversamente e alcune cose che avevo intuito mi sono state un pò più chiare. Ho notato da subito i ritmi della situazione, il "responsabile" arriva con gli altri dalla cucina(che io essendo arrivato con un pò di anticipo avevo provato a cercare inutilmente, ricordando la zona ma non il nome della via) saluta tutti me compreso, senza perdere tempo a guardare negli occhi le persone visto l'impegno che la situazione richiede. Ci sono infatti approssimativamente un centinaio di persone che sono li per mangiare.
Era per me la prima prova "pratica" come ho già detto, e per questo sono arrivato con 10 minuti di anticipo, scegliendo un nuovo percorso come esercizio per l'ansia e per la fobia sociale, fatto questo mi sono messo seduto su una ringhiera aspettando l'arrivo degli altri.
Facendo questo, tra qualche sguardo indiscreto che mi guardava fugacemente e io che cercavo di rilassarmi e cercando di mettermi a mio agio e almeno non sulla difensiva come farebbe la maggior parte delle persone quando è circondata da stranieri affamati. Quando ho visto che le persone sparse per la piazzetta hanno cominciato ad avvicinarsi dove mi ero seduto io mi sono spostato intuendo che si stavano preparando ad attendere gli altri che stavano arrivando in macchina dalla cucina. Non sapendo che reazione potessero avere intuendo un probabile "cameratismo" come avevo letto in altre situazioni, ho deciso di staccarmi anche se era evidente che non ero li per rubare il cibo a nessuno.
Finalmente si fanno le 8 e 20, e con l'arrivo dei macchina-muniti(ammetto che questa affermazione è allo stesso livello dei cosi detti "introversi" che ci sono nel forum che chiamano "estroversoni" le persone con abilità sociali pure troppo sviluppate) inizia l'attività. Mi avvicino e stringo la mano e attacco bottone col ragazzo con qui ero rimasto d'accordo(altro esercizio per la fobia sociale) che è un pò l'organizzatore della situazione e trovo il mio posto, sempre rimanendo disponibile e aperto ad adattarmi..e per certi versi anche incredulo.
Il boss-super impegnato mi dice di andare a distribuire il latte e mi metto li a vedere come è la situazione, anche perchè vorrei confrontare l'idea che ho di come si organizzano ste cose, con la pratica delle situazioni. Semplicemente c'era dell'acqua in bottiglia presa da una fontana, del thè caldo, una scatola piena di cartoni di latte e quattro "vassoi" di cornetti di tutti i tipi. Mentre dall'altra parte, dove mi ero appoggiato io inizialmente c'erano gli uomini che risolvevano le questioni più spinose, come i panini e la pasta che potrebbero essere fonte maggiore di fraintendimenti e di arrabbiature.
il mio ruolo era quello di dare il bicchiere e versare il latte a chi ne faceva richiesta, ma ho volentieri distribuito anche i cornetti visto che non c'era nessun pericolo particolare. Da li, rimanendo sempre aperto e volontariamente confuso per cercare in qualche modo chiarezza sul campo ho cercato di fare anche qualche esercizio sulla fobia sociale, usando frasi tipo "quale vuole?", "quale ti posso dare?", "come lo vuoi?", "va bene cosi?" ecc.. usate da persone un pò piu aperte di me o con abilità sociali ben sviluppate.
Qualche momento sono stato vivamente emozionato, e il mio cervello ha subito associato me preso da quell'emozione a mio padre quasi in lacrime sull'altare durante il suo matrimonio, anni prima che fallisse. Nei momenti di maggiore tensione, quando una persona ha cominciato a inveire contro un volontario perchè prendeva i cornetti a mani nude o perchè ne dava più di uno mi sono limitato a fissare negli occhi la persona interessata come per far capire che stavo cercando una connessione con lui, per trasmettergli qualcosa o anche solo per metterlo in soggezione, ero aperto a qualsiasi reazione da parte sua ma sapevo che io avrei sicuramente reagito in modo assertivo spiegando la situazione con calma, ma essendo il mio primo giorno ho preferito non prendere questi rischi e osservare la reazione "interna" del gruppo.
A fine operazione il capo-superimpegnatoconlafigliaestrosa(ai posteri la sentenza) ha chiesto alla volontaria interessata del conflitto se c'erano stati problemi e lei con tutta tranquillità, come avrebbe fatto anche mia madre, ha spiegato come la pensava senza esporsi troppo, parlando e sentenziando la soluzione allo stesso tempo. l'uomodisturbatorecolcappellinoeicapelliunti che nel frattempo lamentandosi direttamente con gli uomini aveva ottenuto i suoi due cornetti senza aver mangiato i panini e la pasta distribuiti dagli stessi se ne era andato smuovendo un pò la folla ma era comunque stato segnalato(?) a uno dei rappresentanti(?) più influenti(?) del gruppo di persone a qui era rivolto il servizio volontario. Penso che come avevo letto ci sia una sorta di organizzazione interna a quelle persone, non credo una gerarchia ma comunque un organizzazione sicuramente.
Dalla parte in qui mi trovavo ho potuto notare che ero l'unico li da solo, visto che tutti bene o male erano stati trascinati li perchè parte di un gruppo o perchè avevano amici, anche la figliaestrosadelcapodiquinonricordoilnome era li perchè appunto figlia del capo. Questo dovrebbe farmi ancora di più onore(?) ho dei dubbi su come possa vivere l'attività verso l'esterno io stesso. Comunque ho provato ad attacare bottone con l'altro ragazzo che era nuovo del gruppo ma sono stato beceramente ignorato data la sua timidezza patologica che l'aveva tenuto quasi pietrificato per tutta l'attività, e con la figliaestroversadelcapo li con un amico, che mi aveva colpito subito essendo piu o meno della mia età e con qui ho provato ad attaccare bottone come esercizio per la fobia sociale riuscendo a strappare la promessa di aggiungersi su facebook e di rivederci tra 2 settimane sempre li.
Purtroppo ho beceramente dimenticato il suo nome dopo averla cercata inutilmente su facebook senza esito e senza possibilità in caso di riuscita visto che avevo, e ho il blocco delle richieste su facebook come conseguenza dei miei esercizi sociali(aggiungere 50 persone per la maggiorparte donne crea un accumulo di richieste in sospeso che è difficile da gestire, e nonostante le abbia cancellate tutte al primo blocco tentare di aggiungere altre persone subito dopo non fà altro che creare richieste in sospeso e un ulteriore blocco piu lungo, il qui limite scoprirò prima o poi, anche a costo di farmi bannare a vita).
Il gruppo di gente che era molto vario e mi ha permesso di allenare abilità come il ricordare il nome di una persona appena conosciuta immaginando che essa abbia il nome scritto in faccia, oppure l'abilità di cogliere al primo sguardo i particolari caratterizzanti di una persona comprensibili per il mondo). Ho provato a immaginare il nome delle persone che ho conosciuto direttamente stampato in faccia alle stesse, sperando che la prossima volta mettendoci un pò di fiducia riesca a chiamarle con quel nome con sicurezza e vedendo le reazioni.
Non dimenticherò mai, un uomo italiano con la camicia che ha aspettato fino all'ultimo per prendere un cornetto in più per il bambino che ha casa, ma sopratutto non dimenticherò mai la sua faccia e quello che diceva la sua espressione. Ho ufficialmente un debole per certe cose. Grazie a lui ho capito che c'è una varietà in quel gruppo di persone, che va dal classico straniero brontolone che odia l'italia e vuole comandare, al nomade punkabbestia che a 60 anni ha ancora lo zaino delle elementari in qui ha praticamente di tutto in buste e che deve prendere per forza 80 cornetti per completare le scorte. Altrimenti non si schioda. True story(?)
Ho intenzione di continuare ad andarci perchè è di grande aiuto per la fobia sociale e può aiutarmi a sviluppare le abilità sociali nella manierà piu aperta possibile senza inutili pregiudizi, magari conoscendomi un pò di più.
voi siete mai incappati in queste esperienze? cose ne pensate?cosa ne avete dedotto?