Ciao a tutti, mi chiamo Paolo ho 44 anni e abito in lombardia.
Vivo da 15 anni con la mia famiglia composta da moglie e due figli (approfondirò questo aspetto se me lo chiederete).
Dopo anni di letture passive e riflessive sul sito ho deciso di registrarmi e " forse " diventare anche parte attiva di questo forum.
Fin dall'infanzia e poi in adolescenza, da figlio unico, ho alternato spesso momenti di disagio sociale e relazionale.
Fatti che, crescendo mi hanno portato a pensare di essere davvero molto distante dalle cose che definiamo "normali ".
Quando dico normali forse impropiamente lo accosto a tutto ciò che l'adolescenza e la gioventù porta con sè, grandi momenti di aggregazione sociale, partecipazione attiva ai momenti
che solo la gioventù ti offre senza pretendere troppo, naturalezza, leggerezza, primi amori, incoscienza e molto altro.
A soli 13/14 anni (non esisteva internet e varie) nel mio escludermi dai contesti sociali, non possedevo ancora una visione di me chiara e confonedevo
semplice timidezza per ben altro che poi nel tempo si sarebbe rilevata.
Infatti non comprendendo ancora la natura dei miei problemi legati alla sfera sociale, qualsiasi considerazione su di me cominciai a condividerla con pochi
ristretti " amici " che ben presto mi allontanarono o forse trovarono semplicemente meno piacevole la mia compagnia.
Rimasi completamente solo .. Ed era un periodo importante. Cominciai i cinque anni di studi della maturità venendo bocciato alcune volte.
Furono anni difficili, anni in cui sperimentavo da giovanotto cosa volesse dire allontanarsi dal paesello, prendere un treno, recarmi in città e poi a piedi
fino all'isituto, circondato da centinaia di altri studenti e pendolari.
Era di fatto per me una piccola rivoluzione. Non ci ero abituato. Figuratevi, abituato a vivere nell'affetto dei miei nonni e nelle frequentazioni
di coetanei del paese ...
Ho trascurato un aspetto, scrivevo molto, scrivevo racconti sui quaderni, riempendoli fino a farmi una collana di scritture personali dove approfondivo
la vita reale attraverso la scrittura.
Fantascienza, horror e romanzi di avventure ... Ciò che vivevo nella mia immaginazione e ciò che non riuscivo a vivere nella vita reale finiva sui quaderni a righe
delle scuole medie ed elementari.
Ovviamente quei quaderni li leggevo solo io. Un bel giorno mia madre si accorse di questa cosa e ingenuamente (durante il periodo natalizio durante una tombolata
che tutt'ora odio) d'avanti agli altri parenti (nonni zii e cugini ) pensò di rendermi merito di questa cosa esibendola a sorpresa di fronte ai commensali.
Inutile dirvi e non scherzo che, non scrissi più, bruciai letteralmente quei quaderni e quel natale ricordandolo come fosse oggi andai sul lettone dei miei
nonni e non volli più vedere nessuno ( e presi anche le botte).
Ho voluto inserirvi questa piccola cronaca ormai risalente a più di trent'anni non perchè sia l'unica ma sicuramente una di molte fra le più significative.
Dai 15 ai 20 anni potrei raccontervene davvero molte, mi limiterò a dirvi che furono gli anni più inquietanti e il preludio a quello che sarei divenuto in seguito.
I voti insufficienti non erano legati alla mia mancanze scolastiche erano semplicemente la conseguenza di altro.
Sono sempre stato appassionato di informatica non trascurando anche le materie umanistiche ma era ben altro a tenermi distante dagli obiettivi, ovvero, il vivere
l'istituto e le sue dinamiche in modo assolutamente innaturale. Mettere la maschera ogni giorno costa fatica e spesso neanche basta, specie quando
compagni di classe e affini cominciano a percepire la tua natura "troppo dichiaratamente sensibile".
Sto scrivendo d'impulso e sono certo che perdonerete qualche mia sgrammaticatura, per quanti di voi sono arrivati a leggermi fin qui nella speranza di un epilogo
positivo sono convinto che deluderò molti voi.
Come dicevo dai 15 ai 20 pur viendo un inferno, includendovi anche il servizio di leva militare obbligatorio ho vissuto un pò più consapevole della mia natura
aliena, evitante, disturbata e incapace di adottare schemi di relazione sociale normo sterotipata.
Sicuramente oggi guardando indietro capisco come fossi ingenuo di fronte a certe situazioni, vivevo male ma in fondo tutto passava e il mio rifugio sicuro dal
mondo (casa) giovinezza e qualche amichetto discontinuo ce li avevo, in fondo perchè preoccuparsi.
La vita in fondo, quella dei grandi, quella del lavoro e dei doveri doveva ancora cominciare seriamente.
Avevo avuto comunque alcune esperienze di lavoro, sia fisico che impiegatizio. Mai senza maschera e mai senza strascichi psicologici.
Ecco che nasce la necessità di abbandonare la casa dei genitori, complice anche una loro imminente separazione (poi si ricongiungeranno verso i miei 32 anni).
Dopo un paio di anni duri, anche dal punto di vista economico, vivendo con mia madre, ho cominciato a guardare diversamente le cose.
Trovo un lavoro nel settore più vicino ai miei studi, comincio ad essere indipendente e girare tutta Italia da solo in macchina per svolgere questo lavoro.
Non c'erano ancora i tom tom o gli smartphone moderni quindi cartine stradali per raggiungere le destinazioni.
Mi sto rendendo conto che sta diventando un poema omerico ... Vado un pò più spedito.
Capisco che il mondo non mi accetterà per quello che sono o meglio per come sono, che devo smetterla di riporre fiducia nel prossimo sperando che mi comprenda e
che devo cominciare a costruire una maschera più sicura e magari anche un vestito su misura, che possa andar bene a me per darmi sicurezza ed essere
anche un'arma di difesa verso quel mondo che mi aveva sempre fatto soffrire.
Non ho mai avuto molta stima di me sia di fisico che di aspetto ma a detta altrui proprio schifo non facevo, c'era qualcosa comunque da cambiare.
Che mi rendesse più sicuro di me, più pronto, più vincente, più interessante.
Mi prese quella voglia, forse tipica di quell'età di riprendermi in mano, in fondo un lavoro lo avevo e professionalmente qualcosa valevo.
Comincia dapprima a destrutturarmi ... Poi gradualmente a modificare parti di me. Come ? Mangiando e vomitando ... Arrivando a pesare 69 Kg per 1.86 di altezza.
Facendo sport (da solo) tipo jogging fino a fare 40 km a settimana in 3 giorni, lampade, vestiti ecc ecc
Fu così che costruii un super io che non aveva paura di niente e di nessuno e credetemi, pareva proprio che qualsiasi cosa mi riuscisse, fino ai 35 anni è funzionato.
Poi qualcuno mi ha spiegato cosa era successo ... Ero passato dall'altra parte quasi senza rendermene conto. Qui mettiamoci disturbi alimentari
aggressività stati allucinogeni dovuti a scompensi elletrolitici del vomito e molte altre cosette.
Ero io Dio e non scherzo ! Questo mi aiutava da un lato e mi uccideva dall'altro (ma guai a dirmelo).
Ero sempre io, senza perdere la mia grande sensibilità non avvertivo più i disagi che il mondo mi faceva provare, anzi, sapevo come contrattaccare e questo
mi rendeva ancor più sicuro di me.
In quel periodo ho conosciuto molte persone (che oggi ho perso, tranne la mia compagna) che non avrebbero mai e poi mai immaginato come fossi pochi anni prima e mai
si sarebbero immaginati la metà dei problemi che avevo.
Finii per essere proprio (quasi) padrone della mia esistenza. Andai a vivere da solo quando i miei cominciarono a riavvicinarsi, quella casa divenne anche
sede delle mie attività professionali e cominciai a lavorare con p.iva da piccolo imprenditore.
Fu tutto la naturale conseguenza di ciò che ero, dal tipo di vita, al tipo di lavoro, al fatto che avevo pochissimi momenti di subordinazione umani e professionali.
Entrò qualche soldino, erano anche molti quelli che uscivano, non solo per affitti e cibo (spendevo 4 volte quello che spende una famiglia media in un mese), in molti
cercavano la mia compagnia (e io stupidamente mi prendevo qualche rivincita sociale).
Conobbi quella che oggi è la persona con la quale vivo e con la quale ebbi 2 figli senza trascurare alcuni anni di fidanzamento con persone che però
non mi davano emozioni, in fondo, non conoscevo bene neanche l'amore (a parte qualche cottina scolastica) e con queste persone mi rendevo conto
che se c'erano o non c'erano era la stessa cosa.
Conobbi Paola (nome di fantasia) che arrivava da una esperienza tragica e fallimentare, me ne invaghii e crebbe in me la convinzione che quel
sentimento fosse per la prima volta l'amore tanto decantato.
Come feci a relazionarmi con lei e varie ? Semplice c'era il mio super io che me lo consentiva e onestamente trascurai di dirle con chi si era messa o meglio
trascurai (volontariamente) di offrirle la parte più vera di me ( i miei problemi).
Lei i suoi me li trasmise e gradualmente mi aprii e vennero fuori tutti gli scheletri ormai ammuffiti nell'armadio.
Decidemmo di cominciare a vivere insieme e per me fu l'ennesima rivoluzione. L'amore mi permise di sostenermi in questo periodo di vita
insieme molto difficile.
Ero abituato a vivere in funzione di me. Le dinamiche del tempo e degli spazi erano fin a quel punto state solo in funzione di me.