"Marco!"
Incerto tra uno stato di sonno e veglia, il mio corpo realizza che è mattina. Altro giorno, altra depressione, altra ansia, altra solitudine.
Ma io non ne voglio sapere. In quel momento la mia volontà si scontra con la capacità fisica di un barbone sotto sbornia, e mi chiedo:
“Perché dovrei alzarmi?”
Penso alla risposta, non la trovo. La mia mente si sforza di cercarla; la mia volontà, quella che mi ha portato dove sono ora, vivo, cerca di prendere a schiaffi la depressione, nel tentativo di sollevarmi dal letto.
A volte ci riesce, ma altre volte no e quando si verifica quest'ultimo caso la mia mente di conseguenza si spegne per poi risvegliarsi diverse ore dopo, verso tarda mattina, dopo mezzogiorno. In quel momento guardo l'ora sul display del telefono e realizzo l'accaduto: è tardi.
Indugio ancora un po' prima di alzarmi definitivamente: nel mentre mille pensieri mi rimbalzano in testa, gli stessi pensieri che avevo prima di coricarmi, e che sono perdurati per almeno un paio d'ore prima che chiudessi gli occhi e il cervello si spegnesse completamente.
Poco tempo per fare tutto, lavarmi e vestirmi, cucinare, buttare l'eventuale spazzatura che puntualmente non butta mai nessuno. Ah, eventualmente anche fare la spesa, la lavatrice e stendere i panni. Manco fossi una badante; ma va bene, non ha importanza, almeno finché non mi sento dire l'esatto opposto, che non faccio questo o quello, e quando succede in quel preciso momento mi girano parecchio, ma la mia indole ahimè mi fa solo subire.
Ok, prima tappa: il bagno.
I capelli. Ormai avrei dovuto già accettare da tempo il fatto che li stia perdendo, invece una parte di me continua a non farlo, e ogni giorno è la stessa routine.
Dopotutto, non stiamo parlando di un solo difetto; quando i miei mi misero al mondo non avrei mai immaginato che avrei preso da loro praticamente soltanto cose negative, tra cui la calvizie, il naso (per il quale mi sono dovuto operare) e il mio aspetto fisico in genere, pallido e magro, che a stento riesco a migliorare. Sicuramente per questi ultimi due aspetti c'è di peggio, diciamo che sono borderline, ma la cosa mi fa stare male lo stesso.
Poi penso: forse avrei accettato di più questa cosa se l'operazione per correggere il setto nasale fosse andata per il verso giusto, e quindi se fossi soddisfatto dei risultati. Il rimorso non ha pari, lacerandomi l'anima ogni singola volta. Per non parlare dell'incidente, quel maledetto incidente che mi è quasi costato la vita: in quel giorno si potrebbe dire che ho scoperto “chi sono”, e per un certo verso sono fiero di me stesso, della mia tenacia, perché non sono crollato, ho combattuto fino alla fine e ho sopportato giorno dopo giorno, fino al rilascio dall'ospedale. Ma indubbiamente anche il fatto di aver dovuto sopportare l'incompetenza del personale dell'ambulanza, le emorragie, il dolore dei tamponi e le trasfusioni, di sicuro ha influito.
Quando entro in bagno evito per un po' di guardarmi allo specchio, perché non può che farmi male ripensare a ciò che ho passato in quei giorni.
Come al solito i miei capelli sono in uno stato pietoso, sparati di qua e di là; sembra che abbiano ricevuto non so quanti volt di corrente. Il fatto che siano non pochi, ma comunque moltissimi meno di quanti ne avessi anni prima, di certo non aiuta. Come ogni giorno, devo sciacquarli nel lavandino (solo acqua s'intende, lo shampoo solo ogni due-tre giorni sennò i capelli davvero soffocano) perché altrimenti, avendo preso pieghe impossibili, sistemarli a mano è praticamente al limite della follia.
Ogni mattina ripeto questa operazione, perdendo il tempo necessario per completare tutto, e una parte di me evita di alzarsi dal letto anche per la poca voglia di effettuarla ogni volta. Per questo, di solito, tendo a portarli corti, o molto corti, risolvendo il problema alla radice. In sostanza, si è capito, odio i miei capelli.
Durante il giorno, vuoto totale.
Dopo essermi lavato e vestito, solitamente accendo il PC. Controllo la posta, sperando in non so cosa di preciso, e guardo i soliti forum a cui sono registrato, perlopiù di informatica e tecnologia. Ho il timore a controllare il mio blog, un mio
D.O.C. me lo impedisce. Ma a volte ci riesco, continuo a scrivere nelle mille bozze che ho ancora da completare, per poi chiudere dopo relativamente poco tempo, passando ad altro.
Nei momenti in cui non riesco a impegnarmi in quello che dovrei fare mi svago con qualcosa, un videogioco, un film, una serie tv; tutto dipende dallo stato d'animo.
Nei casi peggiori la mia mente si rifiuta di fare alcunché, vago su siti diversi cercando di distrarmi, non riuscendoci. In quei momenti tutti i miei pensieri deviano verso un argomento comune: la mia condizione, la solitudine, la paura di approcciarmi alle persone, l'imbranataggine a cui spesso mi porta la timidezza; insomma, penso a quanto sia patetica la mia vita, priva di senso.
La mia mente inizia a vagare tra mille pensieri, per poi soffermarsi sempre sullo stesso: il mio futuro. L'università iniziata sotto pressione dei miei parenti e per via dell'ansia dovuta al
"non so cosa fare", che dovrò lasciare a breve e le conseguenze di ciò che dovrò affrontare, che genereranno altra ansia.
L'obiettivo è sempre lo stesso, il settore videoludico, nello specifico Game Design. Il poter strutturare la storia, il tipo di gameplay e coordinare le varie aree mi intriga, ma allo stesso tempo è per me una chimera: il suddetto ruolo si scontra in pieno con il
disturbo evitante di personalità e con la timidezza. Inoltre lasciare l'università per un'accademia è comunque un salto nel vuoto. Quindi potrei non raggiungere mai quel sogno.
Quando la depressione è palese e non ci sono remissioni dei sintomi, evito la gente euforica: mi fa solo stare male. Quando non posso perché insistono mi tocca inserire la classica maschera, rispondere alle risa e agli scherzi con i sorrisini, quando non ne ho assolutamente la benché minima voglia.
Purtroppo non sono solo nell'appartamento e i coinquilini non sono estranei, quindi mi tocca sopportare un bel po' di situazioni. La mia vita fa schifo, sono solo da oltre sette anni, il mio futuro è oltremodo incerto, volete capirlo o no che non ho voglia di ridere, né di scherzare?
Ma io “sono troppo buono” a quanto pare, e quindi piuttosto che rispondere male preferisco inserirmi la suddetta maschera, forzando me stesso a sorridere.
Il tutto va avanti per giorni. Peraltro devo anche trovare la forza per cucinare, anche se ammetto che mi piace farlo e costituisce anche un modo per distrarre la mia mente dai tanti pensieri.
Spesso mi tocca sentirmi dire
“Non hai voglia di fare niente”, quando per via del
disturbo evitante di personalità rifiuto le richieste di uscita con persone che non conosco o conosco poco, e mi tocca stare zitto e ignorare perché anche spiegandolo quella persona non capirebbe. E' ironico poi il fatto che io debba fare le varie faccende di casa e anche cucinare per gli altri, e sentirmi trattare male (non entro nel dettaglio).
Vengo anche giudicato se mi si chiede qualcosa e il mio tono è “stanco”, credendo che io sia arrabbiato con qualcuno, quando in realtà è “solo” la depressione. La tristezza provata in quegli istanti non trovo mai il modo per poterla sfogare. A volte quando succede sento il bisogno di isolarmi completamente, a volte ho degli attacchi d'ansia/panico abbastanza forti, che spesso sfociano nel pianto o in brevi crisi isteriche.
Per il resto, il tempo rimanente lo passo quasi sempre davanti al PC, ascoltando musica o facendo altro. Fino alla sera, quando magari dopo una giornata per me stressante a livello psicologico vorrei essere lasciato in pace, da chi non capisce la mia situazione, mentre mi tocca assecondare ogni volta i loro voleri (vedere un film quando non ne ho voglia, o qualsiasi altra cosa, perché sennò partono le lamentele).
Insomma, più passano i giorni e più mi rendo conto che sto entrando in un tunnel senza uscita.
Sono disposto a fare tutto per tutti, ma nessuno rispetta il mio modo di essere quando sto visivamente giù di morale. Sembra che tutto quello che faccio sia un dovere, e che sia un dovere anche l'apparire felice solo perché gli altri lo sono, pretendendo ciò con grande egoismo, quando non ne ho alcun motivo per esserlo.
Il dover decidere cosa rispondere genera ansia, perché a seconda di cosa dico gli altri interpretano a modo loro arrabbiandosi, lasciandomi poi il rimorso per ciò che ho detto, sempre e a prescindere da come.
Sono stanco di trovarmi in queste situazioni, stanco dell'ansia, dei disturbi, della solitudine.
Credo di avere bisogno di qualcuno. Vorrei tanto ci fosse qualcuno accanto a me a confortarmi, che mi capisca, mi accetti e mi apprezzi per ciò che sono; qualcuno con il quale condividere qualsiasi cosa; qualcuno con cui uscire, per fare due passi, andare al cinema, o da qualsiasi altra parte; qualcuno che indirettamente mi dia la motivazione per affrontare la giornata, e anche per scrivere ciò che vorrei scrivere, magari aiutandomi. Qualcuno per cui fare queste stesse identiche cose, quando necessarie. Qualcuno con cui non ho il timore di parlare. Qualcuno come me.
Ma questo qualcuno non può essere solo un amico, a questo punto; quindi la cosa a maggior ragione è destinata ad eclissarsi, insieme a tutti gli altri miei sogni e/o desideri.
Come avevo detto nella presentazione, mi sono iscritto al forum per potermi sfogare nei momenti di crisi come questo con persone che so possono capirmi, in quei momenti in cui nessun altro può farlo.
E come ho detto più volte, l'unica cosa che mi rimane è la speranza. Ma lentamente ho il timore che questa sparirà nel tunnel ancor prima di me, lasciandomi completamente solo, destinato ad esserlo a vita. Perché è questo che succederà, ne sono sicuro.
Se avete letto, grazie per averlo fatto, davvero. E grazie anche per essere passati di qui.