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Vecchio 24-08-2019, 10:18   #1
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Ultima modifica di Daytona; 16-08-2023 a 10:43. Motivo: Privacy -su richiesta dell'utente-
Vecchio 24-08-2019, 11:05   #2
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Porca l'orca, ora che me lo fai notare è così . Io sono il maggiore, e corrispondo perfettamente alla descrizione 1. Sono sfigato, malinconico più che depresso, ( anche se ho avuto i miei periodi depressivi) nevrotico, che si fa mille paranoie e perfezionista. Mia sorella, piu piccola di un anno, corrisponde perfettamente alla descrizione 2. Lei ha avuto un buon successo in quasi tutto: lavoro, amicizie, partner. Quasi tutto, perché non ha la patente, ed è stata bocciata due volte. Io l'ho presa subito tranquillamente. Almeno questo, tiè .

Ultima modifica di cancellato20641; 24-08-2019 a 11:10.
Vecchio 24-08-2019, 11:06   #3
Esperto
 

Trovo delle veritá, sono secondogenita e ultima.
Vecchio 24-08-2019, 11:21   #4
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

"Come fanno i genitori a compiere la Scelta di Sophie e sacrificare un figlio quando le circostanze lo impongono? La teoria dell'evoluzione prevede che il criterio principale debba essere l'età. L'infanzia è un campo minato, e quanto più un bambino cresce tanto più il genitore è fortunato ad averlo ancora vivo, e tanto più insostituibile diventa il bambino, come fonte di futuri nipoti, fino alla maturità sessuale. (Da quel momento in poi gli anni fertili iniziano a essere consumati e il numero di nipoti che ci si può aspettare dal figlio decresce.) Per esempio, le tavole attuariali indicano che in una società di cacciatori-raccoglitori un bambino di quattro anni darà in media al genitore 1,4 volte più nipoti di un neonato, un bambino di otto anni 1,5 e uno di 12 anni 1,7. Quindi se i genitori hanno già un figlio nel momento in cui ne arriva un altro, e non sono in grado di sfamani entrambi, dovrebbero sacrificare il neonato. In nessuna società umana i genitori sacrificano un figlio più grande quando ne nasce uno nuovo. Nella nostra società la probabilità che un genitore uccida un figlio decresce costantemente con il crescere dell'età del bambino, soprattutto nel corso del pericoloso primo anno. Quando si chiede a dei genitori di immaginare la perdita di un figlio, essi dichiarano che proverebbero più dolore per un figlio grande, fino all'adolescenza. La crescita e il calo del dolore previsto sono correlati quasi perfettamente con l'aspettativa di vita dei figli di cacciatori-raccoglitori.

D'altra parte un bambino piccolo, essendo più indifeso, trae maggior vantaggio dall'assistenza quotidiana dei genìtori. E questi ultimi affermano di provare sentimenti di maggior tenerezza verso i figli più piccoli, anche se sembrano dare più valore ai più grandi. I calcoli iniziano a cambiare quando i genitori invecchiano e diventa probabile che un nuovo figlio sia l'ultimo. A quel punto non c'è niente per cui valga la pena risparmiare, e il neonato ha buone pro*babilità di essere viziato. I genitori mostrano un debole inoltre per i figli che, cinicamente, si potrebbero definire gli investimenti migliori: i più vigorosi, più belli, più dotati.

Visto che i genitori tendono a fare favoritismi, i figli dovrebbero essere inclini per selezione naturale a condizionare a proprio favore le loro scelte di investimento. I figli sono straordinariamente sensibili ai favoritismi, anche in età adulta e dopo la morte dei genitori. Devono calcolare come ottenere il meglio dalle carte che la natura ha distribuito loro e dalle dinamiche della partita a poker in cui sono nati. Lo storico Frank Sulloway ha avanzato l'ipotesi che l'elusiva componente non genetica della personalità sia un set di strategie per contendere ai fratelli gli investimenti dei genitori, e che sia per questo che i bambini di una stessa famiglia sono così diversi. Ognuno si sviluppa in un ambiente familiare diverso ed elabora un piano diverso per uscire vivo dall'infanzia. (L'idea è un'alternativa a quella proposta da Harris, secondo cui la personalità è una strategia per cavarsela in gruppi di coetanei, anche se potrebbero essere vere entrambe.)

Un primogenito parte con diversi vantaggi. Per il solo fatto di essere sopravvissuto fino alla sua età, è più prezioso per i genitori, e naturalmente è più grande, più forte e più capace di ragionare del fratello minore, e lo resterà finché quest'ultimo sarà un bambino. Ma dopo averla fatta da padrone per un anno o più, egli vede il nuovo arrivato come un usurpatore. Perciò dovrebbe identificarsi nei genitori, che hanno fatto coincidere i propri interessi con i suoi, e opporsi ai cambiamenti dello status quo che lo ha sempre soddisfatto così bene. Dovrebbe inoltre imparare il miglior modo per esercitare il potere che il destino gli ha offerto. Un primogenito, insomma, dovrebbe essere un conservatore e un prepotente. Il secondogenito deve competere in un mondo che vede la presenza di un simile servile caporalmaggiore, e dato che non può farsi strada con la delinquenza e il servilismo deve coltivare le strategie opposte: apparire conciliante e propenso alla cooperazione. E avendo meno interesse allo status quo, dovrebbe essere recettivo al cambiamento. (Queste dinamiche dipendono anche dalle componenti innate delle personalità dei fratelli, oltre che dal loro sesso, dalle loro dimensioni corporee e dagli anni che li separano; la situazione può variare a seconda dei casi.)

Chi nasce dopo dev'essere più elastico anche per un'altra ragione. I genitori investono nei figli che promettono maggior successo nella vita. Il primogenito ha già avanzato pretese su tutte le abilità tecniche e personali in cui eccelle. Non ha senso per chi viene dopo competere su questo terreno; qualsiasi successo sarebbe ottenuto a spese del fratello più grande e più esperto, e il piccolo obbligherebbe i ge*nitori a scegliere un vincitore, con spaventose probabilità che la scelta sia contro di lui. Il secondogenito deve invece cercare una nicchia diversa in cui eccellere. Questo dà ai suoi genitori l'opportunità di diversificare i loro investimenti: egli fa da complemento alle capacità del fratello maggiore nella competizione all'esterno della famiglia. I fratelli in una stessa famiglia esaltano le reciproche differenze per lo stesso motivo per cui le specie in uno stesso ecosistema si evolvono in forme distinte: in ogni nicchia c'è posto per un singolo occupante.

I terapeuti della famiglia discutono di queste dinamiche da decenni, ma che prove concrete ci sono? Sulloway ha analizzato i dati relativi a 120.000 persone raccolti in 196 studi, adeguatamente controllati, sulla relazione tra ordine di nascita e personalità. Come prevedeva, i primogeniti risultano meno aperti (più conformisti, tradizionalisti e strettamente identificati con i genitori), più coscienziosi (più responsabili, orientati al risultato, seri e organizzati), più antagonisti (meno amabili, disponibili, benvoluti e accomodanti) e più nevrotici (meno equilibrati, più ansiosi). Sono inoltre più estroversi (più assertivi, più leader), anche se le indicazioni al riguardo sono confuse perché sono più seri, il che li fa apparire più introversi.

La politica della famiglia non esercita la sua influenza solo sulle risposte ai test, ma anche sul comportamento nel mondo quando sono in ballo forti interessi. Sulloway ha analizzato i dati biografici di 3894 scienziati che avevano preso posizione su rivoluzioni scientifiche radicali (quali la rivoluzione copernicana e il darwinismo), di 893 membri della Convenzione nazionale francese durante il Terrore del 1793-1794, di oltre 700 protagonisti della Riforma protestante e dei leader di 62 movimenti riformatori statunitensi quale quello per l'abolizione della schiavitù. È risultato che in ognuno di questi sconvolgimenti era più probabile che i non primogeniti fossero a favore della rivoluzione e i primogeniti reazionari. E tali effetti non sono un sottoprodotto del peso della famiglia, delle sue tendenze, della classe sociale o di altri potenziali fattori di disturbo. E' risultato che, quando la teoria dell'evoluzione fu proposta per la prima volta ed era ancora un'idea sovversiva, i non primogeniti avevano dieci volte più probabilità di esserne sostenitori rispetto ai primogeniti. Le altre presunte cause di radicalismo, come la nazionalità e la classe sociale, hanno solo effetti di piccola entità. (Darwin stesso, per esempio, apparteneva a un ceto elevato ma era un non primogenito.) Gli scienziati non primogeniti sono anche meno specializzati, e si cimentano in un maggior numero di discipline scientifiche.

Se la personalità è un adattamento, perché le strategie che hanno assolto il loro ruolo nella stanza dei giochi dovrebbero essere conservate fino all'età adulta? Una possibile risposta è che i fratelli non escono mai del tutto dall'orbita dei genitori, ma competono per tutta la vita. Questo è senz'altro vero nelle società tradizionali, inclusi i gruppi di cacciatori-raccoglitori. Un'altra possibilità è che tattiche come l'assertività e il conservatorismo sono capacità come le altre. Dopo avere investito risorse su risorse per affinarle, un giovane diviene sempre più restio a ripercorrere la curva dell'apprendimento per coltivare nuove strategie con cui rapportarsi agli altri.

La scoperta che i bambini cresciuti nella stessa famiglia non sono più simili di quanto sarebbero se fossero cresciuti su pianeti diversi ci dimostra quanto poco capiamo dello sviluppo della personalità. Tutto ciò che sappiamo è che le idee predilette riguardo all'influenza dei genitori sono sbagliate. Le ipotesi più promettenti, ho l'impressione, verranno dal riconoscere che l'infanzia è una giungla e che il primo problema che i bambini affrontano nella vita è come cavarsela in mezzo a fratelli e coetanei."

Steven Pinker, "Come Funziona La Mente"

Sul fatto di realizzarsi o sviluppare disturbi mentali, secondo me non si può dire granché, dipende anche da altri fattori. Invece, son convinto, che si possono riscontrare certe tendenze, poi che corso prendono nella vita, se porteranno alla realizzazione o meno, è difficile dirlo. Per questo non penso che sia solo e soprattutto l'educazione familiare a far sviluppare certi disagi, nelle stesse famiglie può capitare che i maggiori son sani e i minori più disagiati e viceversa.

Qua insomma fa capire che i maggiori son più tendenti ad esser conservatori e a riconoscersi nei valori esistenti e visioni del mondo che tramanda la famiglia e il contesto, sono rigidi ma più assertivi, competitivi e responsabili, tendono più facilmente a specializzarsi, i minori relativamente a questi sono più rivoluzionari, più elastici e cooperativi, ma al contempo anche più dispersivi e più irresponsabili.

Dei figli unici non ne parla proprio il libro citato.

Ultima modifica di XL; 24-08-2019 a 11:57.
Ringraziamenti da
cancellato17231 (24-08-2019)
Vecchio 24-08-2019, 11:24   #5
Esperto
L'avatar di Svalvolato
 

Il primo tendenzialmente è quello su cui i genitori fanno le "prove" di come si alleva un figlio, quindi si becca tutte le paturnie e le rotture dai genitori. Inoltre gli tocca pure fare già da secondo papà o seconda mamma coi fratelli più piccoli.
Ringraziamenti da
Green Tea (26-08-2019), Mr.Ripley (24-08-2019)
Vecchio 24-08-2019, 11:34   #6
Esperto
L'avatar di Milo
 

Invece chi é figlio unico?
Ringraziamenti da
Lory (24-08-2019)
Vecchio 24-08-2019, 12:18   #7
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Io sono figlia unica, son stata asfissiata oltre ogni limite e caricata delle aspettative di vita dei miei, che poi nella mia situazione potrebbe sembrare il meno ma vabbè. Teoria interessante. Tra le mie amiche non noto tanto questo tipo di distinzione, ma sicuramente è una cosa multifattoriale.
Ringraziamenti da
hypnos688 (25-08-2019)
Vecchio 24-08-2019, 12:19   #8
Esperto
L'avatar di Milo
 

Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded Visualizza il messaggio
Secondo me ha le stesse problematiche del primo.

Inviato dal mio AUM-L29 utilizzando Tapatalk
Anche per me ma potenziate.
Vecchio 24-08-2019, 12:24   #9
Esperto
L'avatar di Svalvolato
 

Il figlio unico è messo pure peggio per certi versi, perché ha caricate su di se tutte le responsabilità e non "diluite" tra più fratelli. Rischia di diventare uno strazio, tra "ti manteniamo agli studi così troverai un buon lavoro" e il "quando mi dai dei nipotini?". Mammamia.
Vecchio 24-08-2019, 12:25   #10
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Non conosco tanti fratelli per verificare questa cosa, un mio amico però ha un fratello minore che conosco, sono entrambi chiusi di carattere, il minore anche di più del maggiore. La cosa che ho notato è che il maggiore deve sacrificarsi per la famiglia (aiuto economico ecc...) mentre il minore può dedicarsi di più a se stesso. Mi sembra come se il maggiore avesse un tempo limite per fare le cose perché poi c'è l'altro fratello a cui pensare, mentre il minore non ha nessuno dopo di lui quindi può fare le cose con più calma. È solo un caso, non so nelle altre famiglie come funziona.
Vecchio 24-08-2019, 12:25   #11
Esperto
L'avatar di Guybrush
 

Sia io(primogenito) che mio fratello siamo due depressi pieni di problemi a causa dei nostri genitori (in particolare di nostro padre).

Mio fratello è un messo un po meglio di me perchè è più gradevole di aspetto fisico ed ha avuto qualche piccolo colpo di culo con amicizie e lavoro.

C'è da dire che mio padre ha rovinato più la vita a me che a lui (anche a causa della vecchiaia probabilmente)

Comunque ho notato che spesso il secondogenito è anche più bello del primo
Vecchio 24-08-2019, 12:45   #12
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I primogeniti d egitto
Vecchio 24-08-2019, 13:05   #13
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Sì, sono il fratello maggiore e pecora nera della famiglia. Mia sorella e fratello più piccoli di me felicemente fidanzati con una buona vita. Io sfigato e solo, un vero incubo essere primogenito.
Vecchio 24-08-2019, 14:04   #14
Esperto
L'avatar di pokorny
 

Quote:
Originariamente inviata da Svalvolato Visualizza il messaggio
Il primo tendenzialmente è quello su cui i genitori fanno le "prove" di come si alleva un figlio, quindi si becca tutte le paturnie e le rotture dai genitori. Inoltre gli tocca pure fare già da secondo papà o seconda mamma coi fratelli più piccoli.
E' esattamente quello che è successo a me, sono stato l'esercitazione generale mentre col tempo hanno investito tutto su mio fratello. Il passo citato da "come funziona la mente" non lo conoscevo ma in molte cose mi ci riconosco.
Vecchio 24-08-2019, 14:36   #15
Super Moderator
L'avatar di limitless
 

Quote:
Originariamente inviata da Svalvolato Visualizza il messaggio
Il figlio unico è messo pure peggio per certi versi, perché ha caricate su di se tutte le responsabilità e non "diluite" tra più fratelli. Rischia di diventare uno strazio, tra "ti manteniamo agli studi così troverai un buon lavoro" e il "quando mi dai dei nipotini?". Mammamia.
In quanto figlio unico non posso che confermare quanto scritto da te
Vecchio 24-08-2019, 15:46   #16
Esperto
L'avatar di DeadSoul
 

Tutto vero. Sono primogenita.
Secondo me, essere figli unici è peggio perché i genitori versano tutte le loro frustrazioni verso quell'unico figlio e risultano pure iperprottettivi.
Ringraziamenti da
hypnos688 (25-08-2019), Mr.Ripley (24-08-2019)
Vecchio 24-08-2019, 19:29   #17
Principiante
L'avatar di Dusk
 

Quote:
Originariamente inviata da Svalvolato Visualizza il messaggio
Il primo tendenzialmente è quello su cui i genitori fanno le "prove" di come si alleva un figlio, quindi si becca tutte le paturnie e le rotture dai genitori. Inoltre gli tocca pure fare già da secondo papà o seconda mamma coi fratelli più piccoli.
È stata la storia della mia vita. Sorella maggiore di tre fratelli, i miei alle prime armi e inoltre persone completamente negate a gestire i figli a qualsiasi età, sono stata l'elemento di prove e fallimenti continui che mi hanno incasinato alla grande l'esistenza, cosa che dopo 24 anni i miei non vogliono ancora riconoscere. Anche mia sorella, secondogenita,ha subito in parte quel che ho subito io, mentre nostro fratello, il più piccolo e l'unico maschio se l'è passata meglio. Infatti quella che è dovuta andare in psicoterapia per problemi nevrotoci evidenti di ansia, attacchi di panico, sconforto, e problemi di socializzazione sono io....
Vecchio 24-08-2019, 20:13   #18
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Mah. Credo possa esserci un pattern, una tendenza, ma che non sia tanto forte e dipende oltre che dalla famiglia anche dal contesto sociale.
Cioé ho notato una cosa del genere in altre famiglie ma secondo me non è tanto rilevante. Il primogenito viene pressato di più, questo è chiaro, invece il secondo sotto esperienza del primo viene dato più spazio generalmente. Anche più spazio per sbagliare però.

Ho cercato di dare una opinione oggettiva anche se la mia condizione è totalmente opposta lui fa tutto bene, lui è forte, lui maturo, soprattutto lui estroverso e con tanti amici, recentemente sono venuti tutti a casa per il suo compleanno. Io invece... dico solo che tra poco più di due settimane festeggio il mio compleanno e sarà la cosa più depressa mai vista. Il che sarà un record perché è difficile immaginare qualcosa di più squallido del mio diciottesimo .
Vecchio 24-08-2019, 21:25   #19
Esperto
 

C'è anche da tenere conto che la maggior parte dei genitori è fra abbastanza e molto disturbata quindi i figli che vengono dopo avranno a che fare anche con versioni dei disturbi dei genitori nelle diverse età evolutive, una specie di franchise dell'orrore che gira in contemporanea.
Vecchio 24-08-2019, 21:50   #20
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
C'è anche da tenere conto che la maggior parte dei genitori è fra abbastanza e molto disturbata quindi i figli che vengono dopo avranno a che fare anche con versioni dei disturbi dei genitori nelle diverse età evolutive, una specie di franchise dell'orrore che gira in contemporanea.
Ok questo l'abbiamo capito ma si parla di differenza tra fratelli. Come associ a questo la tua prospettiva?
Metti che uno esce bene e l'altro no, come funziona? Dipende da altre mille variabili immagino. Oppure i disturbi vanno ad un certo punto ad attenuarsi/peggiorarsi secondo il periodo? Quando ero molto piccolo avevo un'altra sensazione nei confronti della famiglia, ma sempre allora, intorno ai 9 10 anni, ho cominciato a notare una parabola discendente, in ogni cosa, e ancora oggi penso ci abbia visto giusto.
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