L’arte, in ogni sua manifestazione, è la più alta espressione umana di creatività e di fantasia, momento unico che permette di esteriorizzare tutta la sconfinata interiorità dell’artista.
Nella creazione di un’opera d’arte si assiste, come sosteneva Shelling, alla straordinaria fusione di una fase inconscia, quella dell’ispirazione, e di una conscia, la concreta realizzazione dell’idea. In questa situazione, l’artista riesce ad isolarsi da ogni elemento di disturbo e di contrasto, diventando una cosa sola con quanto va producendo. Questa unione quasi mistica e assolutamente speciale dimostra chiaramente quali livelli possa assumere la concentrazione e il ripiegamento interiore. Queste caratteristiche sono più evidenti nelle arti figurative, ma si trovano anche in altri campi artistici, quali la letteratura e la musica.
La funzione sociale dell’arte, in un’era moderna dominata dalla meccanicizzazione esasperata e dall’affermarsi di tecnologie che mirano più alla quantità che alla qualità, diventa un forte punto di riferimento, per riaffermare l’essenza della natura umana, per esaltare il suo “genio”, inteso come talento naturale, libero ed estroso, capace di volare per i percorsi infiniti della sua creatività. L’artista, sia esso scrittore, poeta, musicista, pittore, non può essere inquadrato in schemi rigorosi, né essere analizzato scientificamente, in quanto il suo lavoro, come diceva Kant, è frutto di spontaneità, autenticità, immediatezza, applicate in maniera inconfondibilmente personale.
L’arte, quindi, ha il ruolo di riaffermare la dignità umana e consente di raggiungere l’immortalità. Le opere figurative, o letterarie, perpetuano, attraverso i secoli, il ricordo e l’importanza di civiltà passate e sono modelli dai quali poter attingere idee e suggerimenti da applicare nel presente. L’Italia, in particolare, ha avuto la fortuna di annoverare tra i suoi figli i maggiori artisti del mondo. Per soffermarsi sull’ambito delle arti figurative, ritengo che al di sopra di tutti risaltino Leonardo, Michelangelo e Raffaello.
Questi grandi maestri, dopo aver appreso i contenuti e le forme delle opere di Giotto, Donatello e Masaccio, sono riusciti nel tentativo di produrre un’arte mai scontata e banale, ma sempre sentita e profonda, rasentando la perfezione. E’, quindi, fondamentale tenere presente come l’arte richiami il decoro, la serietà, l’aulicità, al fine di evitare pericolose degenerazioni e brutture che, troppo spesso, nel nostro tempo, appaiono addirittura sui muri delle città, o sui monumenti.
Per tornare ai grandi maestri, assistiamo in Leonardo ad una analisi scrupolosa dello spazio, della natura in ogni suo particolare, del paesaggio che, attraverso la tecnica dello sfumato, spoglia le forme della loro determinatezza, creando un senso di vago e di indefinito. Michelangelo, invece, vede nel marmo che gli è di fronte infinite forme ed ha il compito di cercare quella preesistente nella sua mente attraverso un percorso difficile, combattivo che conferisce grandiosità e plasticità alle figure. In Raffaello, poi, si verifica la massima concretizzazione dell’astratto. Nelle sue opere vaticane, infatti, egli realizza materialmente una precisa e trascendentale rappresentazione dei dogmi religiosi. Quindi, grazie alle caratteristiche peculiari di ciascun maestro, è possibile riconoscere nell’arte anche una funzione di indagine, di grande attenzione per la natura, troppo spesso violentata dall’industrializzazione moderna. Inoltre, nelle opere di questi grandi artisti, ricaviamo il messaggio di agire secondo i sentimenti e le predisposizioni della nostra personalità.
La funzione principale dell’arte è, quindi, quella di garantire la possibilità a questi ultimi elementi di esprimersi, evitando di subire pericolose costrizioni, o adeguamenti al pensiero comune. Le arti figurative, in particolare, manifestano il bisogno di vita, di autonomia, di affermarsi in maniera concreta e visibile a tutti, solo ed esclusivamente attraverso le proprie capacità innate.
Grazie a ciò, il mondo dell’arte, esteso ad ogni suo settore, stimola la fiducia in se stessi e consente di uscire dal piatto conformismo moderno, dalla grigia ripetitività delle azioni, dalla banalità, giungendo in una zona magica dove chi conta è soltanto l’uomo e l’unicità del suo “io”.