Eccoci qui,
è arrivato il momento delle presentazioni, il momento in cui migliaia di pensieri si affollano nella mente e non sai a quale di essi concedere la precedenza.
Mi sono imbattuta per caso in questo forum, in seguito ad un momento di " scoramento" ( l' ennesimo direi) seguito ad una discussione accessa con mia madre... mi sono sentita sola ed ho cercato una qualche forma di conforto in rete.
Sono una giovane donna di 32 anni che ha da poco ripreso in mano la propria vita.
Soffro di fobia sociale; credo di averne sofferto da sempre, da quando ne ho memoria, da molto prima che potessi comprenderne la natura patologica e potessi dar un nome a questo malessere.
Sono stata sempre una bambina un po' introversa, timida, apprensiva ed estremamente sensibile ed empatica.
Il mio contesto familiare non sarebbe potuto essere più controproducente!
Sia chiaro,non esiste un manuale per essere genitori, non li ho mai colpevolizzati, ma certi atteggiamenti spingerebbero chiunque ad ingoiare di continuo "bocconi amari".
Mia madre è stata sempre molto severa, così come suo fratello e sua sorella ( che per me sono stati una seconda famiglia); l' unica cosa che le interessava era il profitto scolastico ed i medettissimi voti!
Non era importante essere capaci, essere " bravi", era necessario essere i "primi" per avere la sua approvazione!
Ho dovuto fare la primina ( senza rispetto dei miei tempi), ho dovuto frequentare scuole scelte da lei ( es. Lo scientifico al posto del liceo classico, perché quest' ultimo improntato su materie troppo " antiquate") e non ho coltivato i miei interessi.
Mio fratello maggiore è stato sempre molto più simile a lei rispetto a me e questo mi ha portato ad essere paragonata continuamente a lui.
Io non esistevo come "entità assoluta" ma "relativa" a lui.
Ho fatto miei tutti quegli atteggiamenti sbagliati di mia madre pur di piacerle: nn mi concedevo errori, più lei chiedeva più io davo e più nn mi sentivo all' altezza delle aspettative riposte in me più rifiutavo me stessa.
I primi crolli psicologici sono iniziati in adolescenza; l' ansia è sempre stata una costante nella mia vita ma a 13 anni dopo un :" sei ingrassata! " a mo' di rimprovero da parte di madre e zii, caddi nel tunnel dell'anoressia.
L' idea della magrezza assoluta era venuta a coincidere con l' idea di una "malsana perfezione" in cui ripetevo di continuo un mantra :" se riesco a privarmi del cibo sono in grado di far tutto".
Di quel periodo ricordo una sorta di senso di " onnipotenza " seguito poi da un forte decadimento fisico e dall' amenorrea...dato i risultati stratosferici che riuscivo a conseguire nessuno badava al mio peso e quasi nessuno si accorse in famiglia di quella patologia.
Superata quella fase, il continuo senso di inadeguatezza si è convogliato verso un odio per il mio corpo e le mie fattezze, una forma di dismorfismo corporeo che ogni tanto ritorna ancora a fare capolino nella mia vita.
Continuo con affanno il mio percorso, rinuncio a tutto pur di ottenere i risultati che si aspettavano da me, immaginando scenari catastrofici nel caso di fallimento, scenari che mi stringevano in una morsa insopportabile e mi spingevano a chiudermi sempre di più in me stessa.
Parlare in pubblico, parlare al telefono, mangiare davanti agli altri erano diventati un problema.
L' ansia da prestazione era ormai alle stelle.
Diplomatami col massimo dei voti faccio il test di Medicina ed entro al primo colpo.
Primi 2 anni con media del 30 ed esami in regola...a 20-21 anni, però, inizio a non reggere più le pressioni:mantenersi sempre " sulla cresta dell' onda " e fingere che tutto andasse bene coi miei familiari era un peso che nn riuscivo più a sostenere!
Il crollo è stato lento e inesorabile...é iniziato con una febbre con picchi che sfioravano i 41°, protrattasi per 15 giorni, herpes su tutto il viso, continua astenia, attacchi di panico.
Non riuscivo più a concentrarmi, non avevo più la forza di alzarmi dal letto.
Era un incubo: al mattino, il pensiero che un' altra giornata stesse per cominciare mi paralizzava a letto; così iniziavo a sperare che la notte tornasse in fretta ... ma la notte passava insonne e al mattino di nuovo la stessa storia!
L' unica preoccupazione dei miei familiari furono gli esami; mia madre disse che si vergognava di me, per il fatto che quell' anno ero andata fuori corso ed io davanti al "fallimento" mi sentivo una nullità.
Avevo attacchi di panico al solo pensiero di ritornare all' università, avevo vergogna dei miei colleghi, dei miei amici, dei miei familiari.
Passarono 2 anni di profonda depressione prima che si convincessero a portarmi da uno psichiatra...la diagnosi fu disturbo depressivo maggiore e fobia sociale.
Avvisarono i miei che il percorso sarebbe stato lungo...reazione di mia madre:" fai prima gli esami, poi ti curi!".
Feci psicoterapia con la fretta di dover guarire per zittire i miei sulla questione esami; sentivo di non aver il tempo di guarire! dopo un anno abbandonai e a 25 anni circa ricominciai a studiare: faccio qualche esame e ricado!
Umiliazioni su umiliazioni da parte dei miei familiari, torno in terapia e si decide di intervenire farmacologicamente...trovare la giusta combinazione di farmaci è stato difficile ( ho provato entact, paroxetina, citalopram, trazadone, Xanax); una volta trovata la cura, è stata da un lato la mia salvezza, dall' altro mi ha portato ad un forte ottundimento del sensorio;
Al mattino:
-Tavor
-anafranil
-atenololo
Pomeriggio:
-Tavor
Sera :
-mirtazapina
-tavor
L' ho fatta per anni, arrancando tra esami e sonno, finché gli effetti collaterali delle benzodiazepine sono diventati eccessivi.
Sono andata via di casa, ho intrapreso una convivenza col mio ragazzo, e a quel punto ho trovato il coraggio di ricominciare e di " disintossicarmi " dai farmaci.
Mi mancano 5 esami alla laurea, ma riprendere è stato durissimo e la paura di essere troppo vecchia x fare il medico a volte mi uccide.
La fobia sociale nn è sparita e quando torno a casa la sento ripiombarmi addosso in tutta la sua potenza distruttiva, come oggi del resto 😫