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Originariamente inviata da Nick
Mi risulta che tra gli aborigeni per esempio non c'era nemmeno la consapevolezza di una relazione diretta tra sesso e riproduzione.
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parliamone.
la scoperta della paternità avviene alla fine del paleolitico.
ora non prenderei il paleolitico come periodo di riferimento per la discussione.
anche gli scimpanzé elaborano cultura che si diversifica da gruppo a gruppo,
e sono consapevoli del concetto di paternità a livello istintivo.
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se sottrai l'amore al principio del piacere dove sarebbe il sentimento?
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non ho capito che vuoi dire, scusami.
- da quando non esiste sentimento senza piacere?
- l'amore è più spesso sofferenza che gioia.
ma soprattutto: l'amore ha una sua dimensione sacra.
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La contabilità passa dall'individuo alla società, dove ad essere contabilizzati sono gli individui...quante vacche vale tua figlia?
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neanche qui si capisce dove vuoi andare a parare, sorry.
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in culture "altre", primitive o tradizionali che dir si voglia l'identità è determinata dalla società con decisamente meno margine di autodeterminazione:
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meno?
tu puoi autodeterminarti nella nostra società? ma davvero?
allora perché siam su questo forum?
tu devi seguire logiche economiche e sociali molto rigide invece, c'è tutto un
linguaggio antropologico dietro alla nostra società che impedisce qualsiasi autodeterminazione.
la stessa libertà sessuale non è libertà, è una forma di coercizione.
e per questo basta leggersi Pasolini.
che poi attenzione che parlare di autodeterminazione diventa un bel modo
per fare apologia di un individualismo amorale.
un conto è avere regole culturali un altro è avere regole sociali-civili.
la differenza è netta: le prime derivano dai valori fondanti dei popoli che si tramandano, le altre sono i formalismi comportamentali conseguenti alla civilizzazione e poggiati su una certa forma di ipocrisia.
noi manchiamo molto delle prime, e sovrabbondiamo delle seconde.
e questo mi pare lampante.
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passi un atroce rito di iniziazione
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il rito di iniziazione è uno dei momenti formanti dell'identità, soprattutto maschile, ed il fatto che sia venuto meno è un dramma.
non scherziamo.
è attraverso la presa di coscienza della sofferenza, il sacrificio, che si viene
accettati nel mondo degli adulti.
ogni rito iniziatico aveva questo valore simbolico che tra l'altro permetteva
il trasmettersi dei saperi non solo culturali ma anche istintivi.
riti che poi continuano ancora oggi, magari privati di quell'importanza, ma che
continuamente nascono tra i gruppi di individui di ogni tipo (sportivi, ricreativi, politici, ecc).
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sei fuori dalla tribù, non sei nemmeno un uomo.
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era una possibilità molto molto remota.
una certa percentuale di rischio c'era, ma bassisima.
ma senza rischio l'uomo non si sviluppa, rimane un bambino dipendente dalla mamma.
donne si nasce, uomini si diventa.
anche se non lavori sei fuori dalla società.
anche se non ti omologhi sei spesso fuori dalla società.
anche se non accetti i valori condivisi democratici o giudaico-cristiani
rischi di essere fuori.
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E più spesso che no, i riti d'iniziazione hanno a che fare col sesso guarda un po'.
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veramente di solito erano ferite sul corpo che erano simboliche
alla trasformazione da bambino ad adulto.
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Il richiamarsi a un passato mitico è un argomento sterile visto che la storia e l'etnologia hanno dimostrato ampiamente come questo passato sia tutt'altro che mitico.
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la ritualità ha a che fare col sacro, il sacro è prima una
dimensione psicologica che storica.
Eliade la chiama "elemento della struttura della coscienza".
il sacro è tutto ciò che è altro, che esula dal meccanismo di controllo del linguaggio umano che attribuisce un nome alle cose e non una dimensione
"trascendente".
Ogni attività di formazione dell'uomo ha una sua dimensione sacra: diventare uomini è essere religiosi.
La religione come dice Galimberti è nata per proteggerci da questo
"altro".
Se il mangiare diventa solo nutrirsi, se il sesso diventa solo piacere fisico, si banalizza l'uomo e lo si cristallizza.
Ogni cosa dal sasso in cortile al giocare a pallone ha una dimensione dicotomica sacra/profana.
Il sacro è antitetico al progressismo proprio per questo: impone il limite all'
Hybris e non crede alla crescita infinita nel campo dell'etica.
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Ma cos'è in fondo il narcisismo? L'investire la propria libido sul sè e l'incapacità di investirla sul mondo.
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il narcisismo di solito è il bisogno di essere amati ad ogni costo ma allo stesso
tempo l'incapacità di amare il prossimo.
denota una scarsa autostima e un'immaturità emotiva.
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Il primo oggetto d'amore del bambino è la madre, il padre diventa modello in un momento successivo alla genesi del sentimento.
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il narcisismo deriva proprio dalla mancanza del modello successivo.
ti consiglio di leggerti C.Risé