Quel "materiale", dice tutto.
Sai cosa, si sente molto odore di "ruolo" in ciò che scrivi, insomma...sia da piccola che da adulta ti è stato affibbiato, dall'immaturità altrui (per l'ennesima volta è da constatare che essere genitori non è uno sfizio ma una grossa responsabilità
, un ruolo che prima era quello della figlia da contendere e altro, e da adulta come colei che deve prendersi cura di qualcuno....di solito i ruoli dati in modo così obbligato non calzano, e hanno il terribile effetto di soffocare il vero essere della persona..ma un bambino cosa può capire di tutto ciò? cosa può comprendere se non il fatto di dover rincorrere i desideri della madre, del padre per ricevere affetto, visibilità e sostentamento...
e pian piano si prende coscienza di essere all'interno di un meccanismo creato da altri, in cui vi sono spinte proprie, spinte a voler conoscere realtà diverse rispetto a quella stantia, pesante e drenante in cui si è sempre stati, ma dall'altro vi è la pena, il senso di colpa, la sensibilità di non potersi permettere di lasciar sola una persona, di doverla proteggere perchè così è stato scelto da qualcuno, e si ha anche la dannata paura di non riuscire ad uscire da quel ruolo, si ha paura di non trovare il posto adatto a quella fragilità che gli anni e l'ambiente interno hanno fatto crescere a dismisura...che fare?
E' dannatamente necessario respirare se stessi, dar voce a quella parte di se che non ha più aria, con qualcuno che sappia farla respirare e ascoltare...deve crescere e convincersi che è più di quello che gli altri li han sempre detto, uscire da quel ruolo che il veder sempre le stesse persone imprime sempre più in tutta la sua muffa...secondo me puoi riuscirci, this is what i feel.