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28-10-2006, 01:45
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#1
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Principiante
Qui dal: Oct 2006
Messaggi: 21
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L'arrossire, il balbettare, le palpitazioni, il desiderio di fuga e tutte quelle belle cose legate all'ansia sociale possono essere superate, ed anche con relativa facilità. Almeno, per me è stato così. Ma sono solo la punta dell'iceberg.
Si può imparare a gestire perfettamente le proprie ansie ed emozioni e sviluppare addirittura una faccia da culo, ma la fobia sociale si ripresenta in forme più subdole, non come fobia, ma come senso di inadeguatezza, bisogno di approvazione, paura di essere traditi o abbandonati dagli altri e incapacità ad affezionarsi troppo o a lasciarsi coinvolgere per il timore appunto di essere feriti. Non mi sono accorta presto di questi aspetti di me. Quando sono diventata una persona "normale", capace di stare con gli altri, di lavorare, di avere un uomo, addirittura di recitare su un palcoscenico, non pensavo che i miei problemi relazionali di gioventù fossero qualcosa di molto più profondo di una timidezza, seppure esagerata.
Questi problemi hanno cause molto radicate nella storia affettiva di ognuno, risolverli non è affatto facile, e se non li risolviamo continueranno a condizionarci la vita. Io sono in psicanalisi da tre anni! :roll:
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28-10-2006, 03:21
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#2
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Esperto
Qui dal: May 2006
Messaggi: 614
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Mi ritrovo in molte cose che hai detto. Però ti assicuro che già vivere quello che vivi te, non è per niente poco! Bisogna imparare ad accontentarsi! E' chiaro che uno vuole sempre di più, però l'esperienza degli annii passati non la devi dimenticare, nel senso...stavi peggio o meglio? Io penso che stavi peggio. Avere un uomo vuol dire amare, e amare non è tutto, ma non è nemmeno poco. Io mi dico sempre che sono felice quando sto meno male, sempre meglio che star peggio no?
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28-10-2006, 13:19
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#3
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Principiante
Qui dal: Oct 2006
Messaggi: 21
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ma si certo, è ovvio che risolvere la paura e l'ansia che si accompagnano alle situazioni sociali è un grande passo. Penso che prima o poi ci si riesca, ma non è sufficiente. Un tempo mai e poi mai avrei pensato di diventare ciò che sono ora. E tuttavia, sebbene sia contenta delle mie conquiste, non sto bene e non vedo perchè "accontentarmi".
quello che io volevo dire con questo post è che non bisogna soffermarsi solo sugli effetti "esteriori" dei problemi relazionali, perchè sono molto più profondi e complessi, e credo che uno debba essere disposto a guardare dentro di sè con la massima onestà. Farlo significa non pensare: "ecco, sono sfigato, mi vergogno, arrossisco ecc" perchè non è quello il vero problema.
ciao
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28-10-2006, 14:06
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jan 2006
Messaggi: 276
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Quote:
Originariamente inviata da laBertuccia
L'arrossire, il balbettare, le palpitazioni, il desiderio di fuga e tutte quelle belle cose legate all'ansia sociale possono essere superate, ed anche con relativa facilità. Almeno, per me è stato così. Ma sono solo la punta dell'iceberg.
Si può imparare a gestire perfettamente le proprie ansie ed emozioni e sviluppare addirittura una faccia da culo, ma la fobia sociale si ripresenta in forme più subdole, non come fobia, ma come senso di inadeguatezza, bisogno di approvazione, paura di essere traditi o abbandonati dagli altri e incapacità ad affezionarsi troppo o a lasciarsi coinvolgere per il timore appunto di essere feriti. Non mi sono accorta presto di questi aspetti di me. Quando sono diventata una persona "normale", capace di stare con gli altri, di lavorare, di avere un uomo, addirittura di recitare su un palcoscenico, non pensavo che i miei problemi relazionali di gioventù fossero qualcosa di molto più profondo di una timidezza, seppure esagerata.
Questi problemi hanno cause molto radicate nella storia affettiva di ognuno, risolverli non è affatto facile, e se non li risolviamo continueranno a condizionarci la vita. Io sono in psicanalisi da tre anni! :roll:
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comunque sarebbe già tanto arrivare al punto a cui sei arrivata tu...molti vorrebbero riuscire ad avere quella faccia da culo di cui parli... io per esempio molte volte ho un atteggiamento accondiscendente che non vorrei avere per niente!...ho bisogno continuamente di apparire rassicurante io come per dire agli altri ''fidatevi di me,sono una brava persona... non guardatemi in modo strano e non pensate male di me...''è questa la cosa che mi fa piu' incazzare...mi guardo intorno e vedo persone che se ne fregano di sembrare cosi' anzi sono proprio quelle e quegli sguardi che il mio ''timore'' vorrebbe rassicurare... a me non manca nulla e ne sono consciamente consapevole....ma ad un ''altro ''livello cè qualcosa che mi costringe ad essere a sembrare qualcosa che non vorrei essere, non sono me stessa....è una sensazione davvero fastidiosa. Probabilmente dipende anche dall'infanzia da falsi schemi mentali che mi sono creata, quando pensavo che bisognava essere impeccabili come forse lo erano i miei genitori ossessionati dalle stesse ansie credo...ma non erano poi socialfobici perkè si sono inseriti alla grande nella società...quello che invece non riesco a fare pienamente io...che forse a livello inconscio non sono meritevole di esserlo quanto loro...sento che deluderei le aspettative di chiunque....tranne che di me stessa.... :cry:
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28-10-2006, 14:43
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#5
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Principiante
Qui dal: Oct 2006
Messaggi: 21
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Ghost, io penso che il primo passo è accettare la propria timidezza.
Ti racconto un fatto: ho cantato per tanti anni in un coro. Purtroppo succedeva di tanto in tanto che il maestro ci chiedesse di cantare da soli. Inizialmente, presa dal panico, volevo fuggire e non tornare mai più, ma poi ho deciso di dire la verità: sono timida, non ci riesco a cantare da sola davanti a tutti e preferirei evitare. Bè, dicendo la verità e con un po' di autoironia, sono riuscita a far accettare questo aspetto di me, gli altri hanno rispettato questa mia difficoltà e nessuno ha pensato male di me, anzi, in quel coro ho trovato tantissimi cari amici che frequento tuttora.
I miei amici sanno anche che io non ballo perchè mi crea disagio l'idea di avere gli occhi puntati addosso, essendo io nel ballo come quegli ippopotami in tutù di walt disney. :lol: Ma la cosa suscita in loro simpatia e tenerezza e se sanno che quella sera uscirò con loro decidono di non andare a ballare.
Ammettere davanti agli altri la propria timidezza non è una sconfitta o una vergogna. Questo è essere se stessi. Perchè far credere agli altri di essere diversi?
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