La cosa peggiore non è il
passato - che è immodificabile e non chiude mai i conti con noi, anche quando noi pensiamo di averli chiusi con lui - perché esiste il futuro.
La cosa peggiore non è la
famiglia, da cui presto o tardi ci si distaccherà in ogni caso.
La cosa peggiore non è sentirsi
soli, perché o si
vuole essere soli, oppure basta aprirsi con un minimo di fiducia agli altri e la solitudine cesserà di esistere.
La cosa peggiore non è la
mancanza di immaginazione, che è un muro che si può superare con l'
immaginazione.
La cosa peggiore non è nemmeno la
paura. La paura mangia l'anima, ma si può vincerla.
La cosa peggiore non è sentirsi (essere)
diversi, perché si può appartenere a una minoranza anche ristretta, anche ristrettissima, ma non si è mai davvero soli.
La cosa peggiore non è che le cose non vadano come si vorrebbe (le
delusioni). Non tutto è sotto il nostro controllo, e purtroppo non basta desiderare qualcosa per ottenerlo.
La cosa peggiore non è
non illudersi più. Non illudersi è bene, perché funziona da meccanismo difensivo, ma è contemporaneamente male, perché illuderci ci aiuta ad andare avanti e a lottare per le cose che desideriamo. In ogni caso, tornare ad illudersi se lo si vuole non è cosa affatto difficile, anzi. Ma bisogna stare attenti, appunto.
La cosa peggiore non è
perdere la speranza. Se si perde la speranza, potrà sempre esserci qualcosa o qualcuno che ci apre gli occhi e ci fa tornare a sperare.
C'è di peggio. E il peggio è la sensazione che di come vadano le cose non importi davvero più nulla. Il deserto, la desolante sensazione di abitare ogni giorno un luogo senz'acqua e senza luce, dove la vita non ha più sapore, dove la gioia di vivere è scomparsa, dove il domani sembra essere un'infinita riproposizione dell'oggi.
Allora - se si finisce per vivere in questo deserto - si può aver superato anche tutti gli altri ostacoli, ma non si sa più per che cosa si dovrebbe vivere.
O meglio:
Quote:
La vita non è una domanda che aspetta una risposta, è un’esperienza che aspetta di essere vissuta. (S. Kierkegaard)
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Quindi, non
perché si dovrebbe vivere nel senso di qual è il fine ultimo della vita, cos'è che dà un senso alla vita, cos'è che fa sì che valga la pena di vivere... ma:
perché si dovrebbe vivere la vita se questa non dà piacere, gioia, se l'oggi non soddisfa e non si riesce a immaginare un domani diverso? Se niente ha sapore, se le conquiste tanto faticosamente ottenute appaiono inutili, se la morte ha smesso da tempo di fare paura ed è la vita a spaventare più di ogni cosa.
La cosa davvero peggiore in buona sostanza è perdere l'entusiasmo.