|
31-10-2017, 21:49
|
#1
|
Esperto
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 894
|
Spesso si sente dire che il modo migliore per superare i propri blocchi è uscire dalla comfort zone un po' per volta, provando a fare dei piccoli passi nell'inesplorato per poi spingersi sempre un pochino più oltre fino a rendere familiare ciò che prima non lo era. Tipo in Age Of Empires che fino a che non visiti una zona non ti appare sulla mappa, e dopo invece sì.
Voi lo avete fatto? E quello che prima vi spaventava è effettivamente diventato più familiare, oppure vi siete sentiti peggio di prima? Mi piacerebbe leggere un po' di vostre storie a riguardo, e magari se ne potrebbero scrivere di nuove mano a mano che si sperimentano (forse è fantascienza, 'sto thread finirà nel dimenticatoio )
Ad esempio ultimamente sto frequentando un pochino di più il figlioletto di mio cugino: ho sempre avuto un po' di problemi a trattare con i bambini ma adesso sto via via acquistando naturalezza, dato che mi sforzo di passarci tempo insieme.
L'altro giorno invece ho provato a parlare con un tizio che vedo spesso in ambito universitario ma dopo mi sono sentito un coglione perché mi è sembrato di aver detto una puttanata
In definitiva, non riesco a capire quali sono le variabili che entrano in gioco nel determinare la riuscita o meno di questi tentativi.
Scrivete qualcosa se avete avuto esperienze in merito.
|
|
31-10-2017, 22:08
|
#2
|
Avanzato
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: In un universo tangente
Messaggi: 292
|
Io credo che sia l'unico modo per guarire dai propri blocchi. Un'azione, reiterata più volte, diventa abituale. Ogni cosa la prima volta fa un po' paura.
Posso fare un esempio con la macchina: da una che non la prendeva praticamente mai, ho iniziato per tragitti brevi, poi più lunghi, in centri più trafficati. Oggi sono abbastanza tranquilla. Una cosa che ancora mi fa un po' ansia sono la guida in città e alcuni parcheggi perché sono cose che mi piacciono meno e quindi tendo a non fare mai, ma anche lì, se fossi obbligata a guidare nel traffico ogni giorno credo che poi la cosa non mi farebbe più effetto.
Certo questo le prime volte può comportare crisi di panico, figuracce pubbliche, ansia a mille e via dicendo, ma un minimo di sforzo e di "autoviolenza" iniziale ci vuole, sennò non ci si sblocca.
Un'altra cosa stupida che ora non mi fa più paura è entrare nei bar (sempre nuovi, perché tendo a andare negli stessi dove tutto mi è familiare ) da sola e ordinare un caffè, lo faccio proprio per "esercizio".
Anche gli appuntamenti mi davano un'ansia terribile (una volta stavo veramente per scappare via) ma mi sono imposta di restare, e ora se dovessi uscire con qualcuno, mi sento un pochino più padrona della situazione.
Ma c'è ancora tanto lavoro da fare.
|
|
01-11-2017, 01:21
|
#3
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Via da qui
Messaggi: 1,729
|
È così che ho migliorato la mia condizione, ma anche le terapie d'urto sono state utili, per certi versi devastanti ma ho saputo trarre il meglio da quelle esperienze. Ora lavoro stabilmente da un anno e mezzo, il posto di lavoro fa parte della mia comfort zone e mi sto impigrendo e soprattutto so che nonostante gli sforzi ci sono cose che non potrò mai fare, bisogna saper accettare i propri limiti.
|
|
01-11-2017, 01:22
|
#4
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,690
|
Fare una riflessione approfondita su quanto e se le esposizioni mi abbiano giovato sarebbe utile.
Attualmente, guardando un po' ad impressione, vedo che in certe cose le esposizioni non mi hanno cambiato la vita e ciò che mi faceva paura ieri me ne fa anche oggi. In altre cose (l'automobile è l'esempio perfetto ma non l'unico) invece ho sicuramente avuto un serio miglioramento che si è tradotto in un miglioramento della qualità della vita.
Invito, di cuore, tutti a non sottovalutare gli effetti positivi dell'esposizione graduale.
|
|
01-11-2017, 01:49
|
#5
|
Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,198
|
Se provi non hai la certezza di cambiare.
Se non provi hai la certezza di non cambiare.
La vera domanda che dovresti porti è un'altra: vuoi davvero cambiare?
|
|
01-11-2017, 01:50
|
#6
|
Banned
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: care a lot
Messaggi: 9,237
|
Per me la variabile determinante nel fare passettini fuori dalla comfort zone che sul lungo periodo portino a un cambiamento è... la costanza.
Ultimamente ce l'ho con sta Costanza.
Per fare un esempio concreto: tempo fa decisi che mi sarei impegnata a guidare non solo per scarrozzare gli altri ma anche per me stessa, per fare qualcosa che importava solo a me. Mi ero infatti resa conto che io ero disposta a fare cose che trovo sgradevoli o faticose (guidare) per gli altri, ma non ero disposta a farlo solo per me stessa e mi pareva ingiusto nei miei confronti.
Così un giorno sono andata, ad esempio, in un parchetto a leggere. Mi sentivo talmente scema, perchè non riuscivo a trovare il senso di quello che facevo. Era qualcosa che mi piaceva, però mi pareva del tutto innaturale e inutile, non fui in grado di godermelo sul momento.
Ma comunque lo avevo fatto e mi sentii soddisfatta.
Il problema quale è stato?
Che poi per mesi e mesi non ho più fatto nulla.
Alcune settimane fa mi è tornata la voglia di impegnarmi a mettere il naso fuori di casa tutti i pomeriggi e così per 2 o 3 giorni sono uscita, per cose da nulla: la spesa, la farmacia.... sai te che giri
Però era comunque un uscire che tentavo di fare per me stessa.
Ma anche questo si è risolto in nulla perchè dopo alcuni giorni ho abbandonato.
Un pò perchè non mi sento motivata, un po' perchè me ne dimentico proprio.
Quindi, tornando all'inizio, credo la chiave stia nella costanza dei gesti che si decide di compiere. Scegliere cosa fare e costringersi a farlo con regolarità, sempre. Quindi oltre alla costanza pure una certa autodisciplina.
La frase motivatrice ora direbbe: it never get easier you just get stronger
Ora che ti ho dato questo strepitoso consiglio vedrò come applicarlo a me stessa
|
|
01-11-2017, 09:05
|
#7
|
Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
|
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Se provi non hai la certezza di cambiare.
Se non provi hai la certezza di non cambiare.
La vera domanda che dovresti porti è un'altra: vuoi davvero cambiare?
|
Siccome è sgradevole la cosa, se non cambi poi ottieni solo sgradevolezza, il problema poi magari è questo, nell'insieme conviene?
Se sei in una zona di comfort, vuol dire che l'altra zona è più sgradevole per te adesso, cioé peggiore (se no perché la si chiama zona di comfort? ).
Stai male adesso, ma c'è sempre e comunque di peggio, e non si arriva mai al più basso.
Poi se il cambiamento comporta una forma di sofferenza estrema anche limitata nel tempo può essere che lo stesso non si abbia nessuna voglia di affrontarla visto che adesso si sta male ma non si provano cose del genere con una tale intensità: ad esempio non ti stanno mica torturando fisicamente adesso.
Quindi le vere domande da porsi sono altre e molto più complesse, non questa.
Ci sono delle credenze adesso sulle possibilità concrete di cambiare (in senso positivo), se si valutano queste possibilità molto ma molto scarse e faticosissime (e cioé che produrranno molti disagi intensi nella fase intermedia) è molto più difficile che ci si avventuri da qualche parte e si assumano dei rischi.
Se c'è un errore di valutazione bisogna allora lavorare su questo errore, ma qua poi quando si arriva al dunque anche tu dici che certe cose risultano difficilissime, ma così facendo una persona non riesce a motivarsi ad assumere dei rischi costosi secondo me. Io ad esempio non mi sottoporrei volontariamente a forme di tortura per quanto alta possa essere la ricompensa, si direbbe anche a me in casi del genere che non voglio la ricompensa? La ricompensa magari la vorrei ma non al costo di una forma di tortura, anche se so che cesserebbe e sarebbe limitata nel tempo.
Se la zona di comfort diventasse una zona molto negativa per il soggetto allora questo sarebbe motivato ad abbandonarla anche se le possibilità di cambiamento fossero nulle, ma non sarebbe più una zona di comfort in casi del genere. In casi del genere qualsiasi altra zona sarebbe più confortante di quella che si sta occupando.
Ad esempio una persona normalmente non sarebbe motivata a saltare giù da un palazzo, ma inserisci delle fiamme nel palazzo e la persona salta giù in un battibaleno.
Per me la benzina a monte è la motivazione e questa dipende dal valore dato agli scopi soggettivi e le credenze relative alla situazione, il valore credo sia negoziabile ben poco, si possono mettere in discussione perciò le convinzioni, se si è convinti di certe cose può essere che non si riuscirà ad esser motivati a farne altre.
Se una persona crede che certe cose siano difficili e non le fa proprio per questo, per convincerla ad agire bisognerà mostrarle che in realtà non sono difficili come crede, se si fa leva solo su una fantomatica forza di volontà che dovrebbe venir fuori dal nulla e farle affrontare qualsiasi sofferenza e difficoltà perché "vuole" non la si convincerà mai ad agire.
Sul guidare l'auto concordo, per me insistere ha funzionato, e non è stato così difficile come sembrava, su altre cose però io personalmente ho trovato molte difficoltà e l'esposizione non ha giovato, ma ha peggiorato le cose. Quindi non saprei dire se in generale è una strategia efficace, non si sa bene dove potrebbe funzionare. Forse conviene provare un po' qualora i disagi aumentano oltre certe soglie e si vede che non si riesce a ricavare nulla, provare altro o magari cercare di capire cosa non funziona. E' molto soggettiva la cosa.
Alla fine sono anche d'accordo con muttley (a parte la questione del volere), direi però di provare gradualmente se si superano certe soglie e si vede che si sta peggiorando (l'umore cala enormemente e così via) provare poi altro, perché si può anche precipitare in situazioni più croniche si sofferenza.
|
Ultima modifica di XL; 01-11-2017 a 10:13.
|
01-11-2017, 09:34
|
#8
|
Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
|
Io vorrei trovarla una zona di comfort, altro che abbandonarla.
|
Ultima modifica di alien boy; 01-11-2017 a 09:42.
|
01-11-2017, 09:44
|
#9
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,690
|
Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Io vorrei trovarla una zona di comfort, altro che abbandonarla.
|
Assolutamente sì, ma infatti una cosa importante dell'esposizione è che in teoria ti deve portare a creare una nuova e più ampia comfort zone, in cui vivere meno ristretto. Io in alcune cose ci sono riuscito, in altre ne avrei bisogno.
|
|
01-11-2017, 10:19
|
#10
|
Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
|
Quote:
Originariamente inviata da Blue Sky
Assolutamente sì, ma infatti una cosa importante dell'esposizione è che in teoria ti deve portare a creare una nuova e più ampia comfort zone, in cui vivere meno ristretto. Io in alcune cose ci sono riuscito, in altre ne avrei bisogno.
|
L'esposizione consuma molte risorse. Quelle rare volte che ci provo* l'utilizzo di queste risorse non viene compensato da un guadagno di sensazioni di potercela fare o di arrivare a un risultato e sentirti a tuo agio in quella situazione che ti immagini. Quindi finisci per vederla con un inutile sforzo.
* da non sottovalutare che la stessa esposizione non è sempre possibile, il blocco può stare a monte dell'esposizione stessa.
|
|
01-11-2017, 10:27
|
#11
|
Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Provincia di Torino
Messaggi: 6,306
|
Quote:
Originariamente inviata da alien boy
L'esposizione consuma molte risorse. Quelle rare volte che ci provo* l'utilizzo di queste risorse non viene compensato da un guadagno di sensazioni di potercela fare o di arrivare a un risultato e sentirti a tuo agio in quella situazione che ti immagini. Quindi finisci per vederla con un inutile sforzo.
* da non sottovalutare che la stessa esposizione non è sempre possibile, il blocco può stare a monte dell'esposizione stessa.
|
Nel mio caso anche se il consumo di risorse è minimo il raggiungimento dell'obiettivo non mi dà quasi nessuna soddisfazione, quindi per aver voglia di raggiungerlo lo sforzo deve essere praticamente pari a zero.
Dato che poi non ricavo soddisfazione dal raggiungimento di piccoli obiettivi, non riesco neanche ad accrescere più di tanto l'autostima
Inoltre se raggiungo un obiettivo, anche di un certo rilievo, mi stufo dopo poco e anzi mi dico "ma forse stavo meglio nelle comfort zone di prima".
Secondo la psicologa tutto ciò è dovuto standard di perfezione irrealistici ma non ho capito se e/o come posso fare ad abbassarli
|
|
01-11-2017, 12:01
|
#12
|
Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
|
Quote:
Originariamente inviata da Suttree
Nel mio caso anche se il consumo di risorse è minimo il raggiungimento dell'obiettivo non mi dà quasi nessuna soddisfazione, quindi per aver voglia di raggiungerlo lo sforzo deve essere praticamente pari a zero.
Dato che poi non ricavo soddisfazione dal raggiungimento di piccoli obiettivi, non riesco neanche ad accrescere più di tanto l'autostima
Inoltre se raggiungo un obiettivo, anche di un certo rilievo, mi stufo dopo poco e anzi mi dico "ma forse stavo meglio nelle comfort zone di prima".
Secondo la psicologa tutto ciò è dovuto standard di perfezione irrealistici ma non ho capito se e/o come posso fare ad abbassarli
|
Per me dipenda anche dagli obiettivi, alcuni se raggiunti mi danno una certa soddisfazione. Purtroppo mi sa che obiettivi prettamente sociali non mi motivano molto anzi mi scoraggio pure ad inseguirli: perchè impegnarsi per rientrare in quel meccanismo in cui ognuno deve controllarsi al di sopra di un certo limite per risultare in un certo modo agli altri, il fatto di dover sembrare 'normali', in fondo non mi interessa neanche e anzi mi fa sentire più vincolato e a disagio. Potrebbe interessarmi come mezzo e non come fine (per esempio a me servirebbe essenzialmente per avere un lavoro), mentre vedo che sul forum molti lo pongono proprio come fine.
Perciò secondo me, per alcuni, questo discorso dell'esposizione e del voler apprendere in modo diretto le cosidette social skills non può essere molto efficace, perchè alla base c'è proprio una sfiducia, un clima di sospetto (che sinceramente non so se non sia in parte giustificato), un non sentirsi parte di un gruppo, non appartenenza, incapacità di apprezzare di per sè gli scambi umani se non rientrano nei propri canoni, a volte proprio un senso di disturbo come se ti invadessero un proprio spazio, una certa 'sensibilità'.
E per quest'ultima cosa ci possono stare gli standard di perfezione irrealistici ma che sono usati anche 'contro' gli altri.
|
Ultima modifica di alien boy; 01-11-2017 a 12:07.
|
01-11-2017, 14:06
|
#13
|
Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Provincia di Torino
Messaggi: 6,306
|
Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Perciò secondo me, per alcuni, questo discorso dell'esposizione e del voler apprendere in modo diretto le cosidette social skills non può essere molto efficace, perchè alla base c'è proprio una sfiducia, un clima di sospetto (che sinceramente non so se non sia in parte giustificato), un non sentirsi parte di un gruppo, non appartenenza, incapacità di apprezzare di per sè gli scambi umani se non rientrano nei propri canoni, a volte proprio un senso di disturbo come se ti invadessero un proprio spazio, una certa 'sensibilità'.
E per quest'ultima cosa ci possono stare gli standard di perfezione irrealistici ma che sono usati anche 'contro' gli altri.
|
Certo, gli standard irrealistici li applico anche contro le altre persone ad es. se qualcuno al lavoro fa squillare il telefonino perché non ha messo il silenzioso oppure parla ad alta voce al telefono già mi starà un po' antipatico e sarò prevenuto nei suoi confronti
In questo caso la psicoterapeuta le definisce "pretese", che ovviamente vengono sempre disattese e quindi mi provocano un senso di estraneità rispetto alle altre persone e me le fanno stare sui cosiddetti.
Per me l'esterno non potrà mai essere "comfort zone" a meno che non si faccia sempre come voglio io, cosa che mi rendo conto essere impossibile.
Che poi penso a quanto sono "pesante" e mi viene in mente la scenetta di Furio
|
|
01-11-2017, 15:56
|
#14
|
Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
|
Quote:
Originariamente inviata da Suttree
Certo, gli standard irrealistici li applico anche contro le altre persone ad es. se qualcuno al lavoro fa squillare il telefonino perché non ha messo il silenzioso oppure parla ad alta voce al telefono già mi starà un po' antipatico e sarò prevenuto nei suoi confronti
In questo caso la psicoterapeuta le definisce "pretese", che ovviamente vengono sempre disattese e quindi mi provocano un senso di estraneità rispetto alle altre persone e me le fanno stare sui cosiddetti.
Per me l'esterno non potrà mai essere "comfort zone" a meno che non si faccia sempre come voglio io, cosa che mi rendo conto essere impossibile.
Che poi penso a quanto sono "pesante" e mi viene in mente la scenetta di Furio
https://www.youtube.com/watch?v=TWbmVxn-mWU
|
Però secondo me le pretese di altri vengono riconosciute come aspettative normali e giuste, perché sono condivise dai più. Ad esempio quelle richieste (implicite) che non devi mostrarti chiuso, devi apparire ben disposto, sorridente, cordiale, meglio se non mostri disagio, ansia o tristezza.
Solo perché c'è una (netta) maggioranza che ha accettato e fatto propri quegli approcci e quelle regole non scritte tutti ci si devono adeguare? Per me quelle sono pretese e posso rispondere ad esse solo se mi pagano per i danni o le difficoltà che l'autoimposizione mi porterebbe.
|
|
01-11-2017, 17:27
|
#15
|
Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,943
|
Il fatto di stare fuori dalla comfort zone,e vedere che le fobie crescono e si aggravano invece di diminuire mi fa fortemente disperare.
|
|
02-11-2017, 11:30
|
#16
|
Esperto
Qui dal: Jun 2016
Messaggi: 660
|
Non riesco.. ansia anticipatoria troppo elevata e forza di volontà troppo bassa. Il problema secondo lo psicoterapeuta consisteva (e consiste ancora purtroppo) nel non accettare l'ansia e la paura, e questo è vero, se organizzo un viaggio ora per febbraio, io rimango in ansia tutti i santi giorni fino a febbraio, si può sostenere una cosa simile? quale premio deve esserci in cima alla salita per non dormire o dormire male 4 mesi, avere dolori di pancia e dolori diffusi per 4 mesi?
Probabilmente sarà così ma io non ci riesco.
Quello che mi fa imbestialire è che la mancanza di forza di volontà viene vista come una colpa.. "se non ci metti del tuo.." "se non lo vuoi veramente.." "il primo passo devi farlo tu.." e se invece il problema fosse proprio il tirare fuori questa forza di volontà? a quel punto saremmo spacciati?
|
|
02-11-2017, 14:40
|
#17
|
Esperto
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 894
|
Scusate ieri non mi sono collegato.
In effetti avete sottolineato punti interessanti.
Io la penso un po' come TheProphet o XL, soprattutto mi accorgo che in certe occasioni quando decido in anticipo di sforzarmi poi vivo male tutto il periodo anticipatorio, e spesso diventa proprio difficile rimanere sul pezzo perché mi viene da pensare "ma chi me lo fa fare?", però non la interpreto tanto come una resistenza al cambiamento quanto una resistenza ad una situazione di malessere con il rischio poi di non concludere una mazza.
Se invece decido di espormi lì per lì finisce che vado nel pallone e fallisco, con la conseguenza di creare blocchi ancora più forti perché ho fresco il ricordo del fallimento che poi si fissa nella testa e diventa difficile da rimuovere.
Che è anche un po' un discorso che si ricollega a quello della costanza che ha citato Abuela. Mantenere un certo grado di motivazione può essere difficile, specialmente se ci si sente un po' goffi. Mi ritrovo molto in questa parte:
Quote:
Mi sentivo talmente scema, perchè non riuscivo a trovare il senso di quello che facevo. Era qualcosa che mi piaceva, però mi pareva del tutto innaturale e inutile
|
Quote:
Forse conviene provare un po' qualora i disagi aumentano oltre certe soglie e si vede che non si riesce a ricavare nulla, provare altro o magari cercare di capire cosa non funziona.
Alla fine sono anche d'accordo con muttley (a parte la questione del volere), direi però di provare gradualmente se si superano certe soglie e si vede che si sta peggiorando (l'umore cala enormemente e così via) provare poi altro, perché si può anche precipitare in situazioni più croniche si sofferenza.
|
Questa impostazione mi sembra abbastanza realistica.
Grazie per le risposte
|
|
|
|