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16-09-2014, 23:16
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#1
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Your Mind
Messaggi: 83
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Dopo 26 anni di sofferenze interiori e svariate diagnosi (ansia sociale, depressione, ossessioni, disturbo di personalità borderline, disturbi dissociativi, episodi psicotici, tendenze autodistruttive e scoppi di aggressività, etc.) credo di essere riuscita a risalire al disturbo che causa tutti gli altri. E' l'ipersensibilità al giudizio, alle critiche e all'umore altrui.
Questo problema mi impedisce di avere rapporti sociali normali, mi provoca un'ansia estrema, sensazioni di vergogna e una depressione profondissima quando intuisco disapprovazione o quando qualcuno si dimostra offeso o deluso nei miei confronti. In questi casi provo un'oppressione devastante, alcune volte terrore vero e proprio... o paradossalmente ho anche reazioni di ira incontrollabile.
Ho questi sintomi dall'infanzia. Durante l'adolescenza ho iniziato a cercare di "autocurarmi" con alcol e sostanze di ogni genere, fino a sviluppare varie dipendenze che mi hanno incasinato il cervello ancora di più.
Attualmente sono in cura con venlafaxina 300 mg/die + alprazolam al bisogno e triazolam mezz'ora prima di andare a letto per contrastare l'insonnia.
L'antidepressivo lo prendo da 4 mesi, ha agito in parte sull'umore generale, ma non su ansia e, cosa più grave, contro l'ipersensibilità non fa nulla.
La psicoterapeuta mi ha spiegato che molto probabilmente in realtà non è il giudizio altrui a spaventarmi, ma l'autocritica e la mancanza di autostima.
Sia come sia, ma io non riesco a venirne a capo... non posso vivere così. Ogni consiglio è ben accetto, grazie.
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17-09-2014, 09:33
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#2
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 959
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tu dici che il problema scatenante è l'ipersensibilità... e se fosse invece un effetto della sofferenza psicologica che ti porti dentro da sempre ?
Poi facile da parte della psicologa dire che è un problema di autostima... oggi va di moda 'sta parola, ma anche qui non è una variabile indipendente...
ti sono vicino, capisco cosa vuol dire soffrire di un male che non è fisico (anche se poi ha delle conseguenze anche sul fisico)... spero che le medicine almeno ti siano di aiuto, allevino i sintomi....
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17-09-2014, 09:49
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#3
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Esperto
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 342
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@unexist:
Non posso immaginare cosa si possa provare perché i miei disturbi sono meno gravi ma (per quando sia difficile) non demoralizzarti affidati alla tua psicoterapeuta che sicuramente ti può aiutare, collabora con lei e segui le sue cure ma soprattutto cerca di vedere una luce infondo al tunnel: credici!
Perché alla fine tutto il lavoro spetta solo a te.
Un abbraccio
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17-09-2014, 11:09
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#4
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Banned
Qui dal: Aug 2014
Messaggi: 54
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Io purtroppo a tutte queste sensazioni ho reagito autoisolandomi. é l'unica condizione che mi permette di non provare quelle sensazioni che descrivi e che apparentemente mi permette di non far uscire il mio disagio.
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29-09-2014, 14:55
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#5
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Your Mind
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da caratteriale
Mi credi se dico che quello che leggo mi causa un senso di tristezza e di vuoto e che mi ci ritrovo perfettamente per com'ero prima? Credo che tu sia fondamentalmente una persona traumatizzata. Sono dell'idea che esista una sola chiave a questo tipo di problema: l'uso corretto della nostra intelligenza unita alla forza di volontà. Solo in questo modo io ho potuto fare giustizia alla moa grande sensibilità, trasmutandola da debolezza a forza ...devi capire che la particolare intelligenza emotiva che ti contraddistingue è un'arma a doppio taglio. Credo che tu debba affrontare questi tuoi limiti . Mi è dispiaciuto leggere che vuoi un rimedio all'ipersensibilità...all'ipersensibilità non c'è cura, perché non è una malattia!!! io lo trovo invece un grande pregio che va però capito e depurato di tutte le sue conswguenze dannose. È come un albero iper prolifico che tende a produrre troppi rami...e bisogna toglierne alcuni per far respirare la chioma....ma uccidere l'intero albero con diserbanti e intemperie? Mai e poi mai...perché non ci riuscirebbero...perché è un albero TROPPO FORTE!
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Grazie a tutti per le risposte. In particolare mi chiedo se puoi spiegare nel dettaglio come l'ipersensibilità possa essere usata a proprio favore.
Finora mi ha creato innumerevoli disagi e stress fisici...
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29-09-2014, 15:55
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#6
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Esperto
Qui dal: May 2014
Messaggi: 604
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Quote:
e se fosse invece un effetto della sofferenza psicologica che ti porti dentro da sempre ?
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Buona osservazione, confermo d'essere suscettibile all'umore e al giudizio altrui soprattutto a causa del mio vissuto.
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29-09-2014, 16:17
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#7
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Isolationville (Limboland)
Messaggi: 5,181
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Anche io sono passata attraverso una serie di diagnosi poi smentite dagli stessi specialisti che le avevano ipotizzate se la medicina non è una scienza esatta la psichiatria è una branca ancora più incerta purtroppo, i farmaci mi sono di supporto ma, assai moderatamente, al momento ho solcato nuove terre inesplorate, l'anaffettività e l'indifferenza verso quanto mi circonda, non sono triste ma non te lo auguro, rallenta l'evoluzione personale.
È un'infinita guerra con se stessi, ahinoi, non ho consigli da darti, solo il mio inutile sostegno virtuale.
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Ultima modifica di rosadiserra; 29-09-2014 a 16:20.
Motivo: supplemento
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30-09-2014, 01:57
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#8
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Your Mind
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da Oblomov
tu dici che il problema scatenante è l'ipersensibilità... e se fosse invece un effetto della sofferenza psicologica che ti porti dentro da sempre ?
Poi facile da parte della psicologa dire che è un problema di autostima... oggi va di moda 'sta parola, ma anche qui non è una variabile indipendente...
ti sono vicino, capisco cosa vuol dire soffrire di un male che non è fisico (anche se poi ha delle conseguenze anche sul fisico)... spero che le medicine almeno ti siano di aiuto, allevino i sintomi....
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Effettivamente può essere una causa di altri problemi che mi porto dietro dalla nascita... mi hanno detto di fare tanta psicoterapia. I farmaci mi stanno aiutando solo quando li overdoso di brutto.
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03-10-2014, 06:51
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#9
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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È comprensibile cercare di ottundersi con l'abuso di sostanze e di farmaci, o anche con molto meno, a volte basta restare svegli più a lungo del solito e mangiare malamente, tutto pur di riuscire ad allentare i freni inibitori, pur di abbandonare lo stato di allerta e non sentirsi più rigidi.
Ma questa non può essere la soluzione, l'effetto è solo temporaneo, indotto e insincero, e può convincerci che non ci possiamo "liberare" altrimenti.
Ci rimangono questi "lampi" di noi, il sollievo dell'ebbrezza.
Che cosa penso, penso che per un motivo o per l'altro ci siamo educate (in rapporto ai familiari e al mondo circostante) a trattenerci per sopravvivere all'incontro con l'altro. Temiamo che, rilassandoci, possa accadere qualcosa di disastroso. Paura di nuocere e di restare feriti.
[pardon, parlo al plurare riferendomi al tema dell'ipersensibilità, dato che mi ci riconosco]
Spero che tu riesca piano piano a ridurre il dosaggio dei farmaci.
I tuoi sintomi sono molto violenti e posso capire la necessità di un sollievo immediato, ma bisogna - credo - parallelamente trovare il modo di muoversi in altre maniere.
Ti consiglio di cercare lo psicoterapeuta che possa fare al caso tuo.
Che dire sul problema che è qui e ora? Non lo so. per me stessa ho pensato che avrei dovuto puntare tutto sul gioco, sul giocare con la realtà, farne ciò che volevo, muovere il corpo, mostrarmi, esprimere, accogliere etc., ma purtroppo non riesco a portare questo gioco di dentro al di fuori, c'è un'interruzione, dovuta alle umiliazioni subite, che devo riuscire ad arginare.
Ci si strugge perché i gesti di rifiuto seppur minimi degli altri ci arrivano con tutta la loro violenza, ci ricordano quanto sono distanti fra loro gli esseri umani, si avverte un che di incolmabile.
Purtroppo posso darti solo queste impressioni, mi ritrovo in una situazione che ha alcuni punti in comune con la tua, e al momento sto cercando soluzioni.
E tu? C'è qualcosa di te che da dentro vorresti portare all'esterno? Qualcosa che in qualche maniera ti sostiene e ti permette di guardare le cose con un altro occhio?
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03-10-2014, 07:59
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#10
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Isolationville (Limboland)
Messaggi: 5,181
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Quote:
Originariamente inviata da Unexist
I farmaci mi stanno aiutando solo quando li overdoso di brutto.
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Io ho assunto specifici psicofarmaci in sovradosaggio, sono farmaco resistente, non sono l'unica nel parentato, ma solo su decisione del medico specialista e sotto strettissimo controllo dello stesso, spero che tu faccia lo stesso, ho visto fare pasticci notevoli con il fai da te, con conseguenze molto poco piacevoli. Per il resto in bocca al lupo.
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Ultima modifica di rosadiserra; 03-10-2014 a 08:04.
Motivo: taglio quote
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03-10-2014, 09:21
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#11
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Messaggi: 5,277
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@Rosadiserra Consiglio sempre validissimo,evitare il fai da te.
Io aggiungerei,basta demonizzare i farmaci,ma basta anche attendersi da essi la soluzione ai nostri problemi:sono una spinta lunga una salita dove alla fine sarà decisiva la forza che tu hai.
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03-10-2014, 10:16
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#12
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Trani
Messaggi: 9,521
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Credo che la tua terapista abbia ragione, hai bisogno degli altri per sapere chi sei e hai continue bisogno di conferme sul tuo essere.
Vedi te stessa con gli occhi degli altri perche non hai autostima.
Questi problemi finiranno quando tu non avrai piu bisogno degli altri per sapere chi sei.
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03-10-2014, 14:42
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#13
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Isolationville (Limboland)
Messaggi: 5,181
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Quote:
Originariamente inviata da berserk
@Rosadiserra Consiglio sempre validissimo,evitare il fai da te.
Io aggiungerei,basta demonizzare i farmaci,ma basta anche attendersi da essi la soluzione ai nostri problemi:sono una spinta lunga una salita.
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Concordo aggiungendo che la differenza per me l'ha fatta un bisogno tale di stare meglio da spingermi ad affrontare questa ripida salita, dove spesso sono scivolata e scivolo ancora dovendo sempre scegliere tra rialzarmi con immensa fatica o restare a terra.
Quote:
Originariamente inviata da Equilibrium
Questi problemi finiranno quando tu non avrai piu bisogno degli altri per sapere chi sei.
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Concordo anche se non so indicare una via da seguire. Certe cose arrivano piano piano, in sordina.
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07-10-2014, 21:39
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#14
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Your Mind
Messaggi: 83
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Nemmeno la fluoxetina (Prozac) associata a Rivotril può migliorare la situazione?
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08-10-2014, 02:53
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#15
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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Quote:
Originariamente inviata da Unexist
Nemmeno la fluoxetina (Prozac) associata a Rivotril può migliorare la situazione?
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Ma non prendevi già altri psicofarmaci?
Consigli medici non è il caso di darne, io credo che la sola cura farmacologica (con dosi fai-da-te, oltretutto) non serva a niente se non accompagnata da una buona psicoterapia.
Chi ti ha prescritto le medicine? La psicoterapeuta di cui parlavi all'inizio ti segue?
Ah, ho letto ora che segui una terapia cognitivo-comportamentale. Come ti trovi?
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Ultima modifica di ~~~; 08-10-2014 a 02:57.
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08-10-2014, 03:04
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#16
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,398
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08-10-2014, 23:08
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#17
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Your Mind
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Ma non prendevi già altri psicofarmaci?
Consigli medici non è il caso di darne, io credo che la sola cura farmacologica (con dosi fai-da-te, oltretutto) non serva a niente se non accompagnata da una buona psicoterapia.
Chi ti ha prescritto le medicine? La psicoterapeuta di cui parlavi all'inizio ti segue?
Ah, ho letto ora che segui una terapia cognitivo-comportamentale. Come ti trovi?
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Sì, sto prendendo la venlafaxina e varie benzodiazepine, ma non agiscono contro la fobia sociale, nemmeno contro l'ansia generica. Questi farmaci me li ha prescritti lo psichiatra che mi segue da giugno, eppure dopo 4 mesi ho sempre questa ipersensibilità alle situazioni negative che mi impedisce di vivere. Ho letto che fluoxetina e clonazepam sono molecole disinibenti, potrei chiedere lo switch a questi farmaci? Ce ne sono altri più efficaci?
In psicoterapia mi trovo bene, ma non riesco a raggiungere un corretto controllo delle emozioni appena esco dallo studio, nonostante gli esercizi che ogni volta mi assegna la terapeuta.
@tersite: grazie mille =)
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09-10-2014, 01:53
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#18
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Isolationville (Limboland)
Messaggi: 5,181
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Quote:
Originariamente inviata da Unexist
Sì, sto prendendo la venlafaxina e varie benzodiazepine, ma non agiscono contro la fobia sociale, nemmeno contro l'ansia generica. Questi farmaci me li ha prescritti lo psichiatra che mi segue da giugno, eppure dopo 4 mesi ho sempre questa ipersensibilità alle situazioni negative che mi impedisce di vivere. Ho letto che fluoxetina e clonazepam sono molecole disinibenti, potrei chiedere lo switch a questi farmaci? Ce ne sono altri più efficaci?
In psicoterapia mi trovo bene, ma non riesco a raggiungere un corretto controllo delle emozioni appena esco dallo studio, nonostante gli esercizi che ogni volta mi assegna la terapeuta.
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Anche io sono per la psicoterapia associata ai farmaci, quando questi siano necessari, segui la terapia prescritta dallo psichiatra e parla con lui dei tuoi dubbi, la risposta ai farmaci è estremamente soggettiva.
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09-10-2014, 06:45
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#19
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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C'è qualcosa che vorresti fare/ti piacerebbe esprimere epperò non riesci?
Tipo qualcosa che sei in una situazione e sei lì lì che vorresti ma quell'essere trattenuta ti fa partire tutto un processo che più ci pensi più rimani immobile e ti ritrovi a pensare "ma noo, ma mììì, ma cazzo, ma oooh!" e alla fine non riesci a fare nulla di nulla? :'(
Io comunque ho notato che (come dicevano nel topic del movimento del fisico) se ci si sfianca un po' ci si sente pulsare e il resto del mondo rimane un po' ovattato.
Non abusare dei farmaci, ci sono delle sensazioni che si possono ricercare naturalmente.
Io ad esempio ultimamente esco di casa quando non c'è nessuno (estremam. difficile perc abito nella città, e faccio delle cose di arrampicamento etc. etc. e giorno per giorno sento che) e dopo essermi un po' sfiancata torno a casa con una gran faccia di cazzo, una sensazione simile all'ebbrezza, certo meno potente ma è perché sono ancora poco allenata e molto trattenuta.
Confido che imparando a usare il corpo e usandolo si riesca a ridurre quella sensazione di "distacco" che si prova quando siamo in biblioteca o in una strada affollata, quella sensazione di pilotare il corpo come se fossimo gruisti all'interno della testa, irrigiditi dall'ansia e dalla paura di distruggere una casa con un movimento del braccio.
Per quanto riguarda l'ipersensibilità alle critiche mi sbaglierò, ma credo che... Attraverso il pensiero, il movimento e la psicoterapia si debba puntare a creare un rapporto con sé stessi che sia solido, e fare molta attenzione a non cedere il proprio spazio agli altri.
Mi spiego meglio: io temo che nella furia di essere accettati ci siamo lasciati invadere, e adesso non riusciamo più ad appropriarci di noi stessi, perché temiamo che seguendo noi stessi ci allontaneremo dagli altri.
Trovo che non si possa fare tutto-subito, pure vivendo in mezzo alle persone, ora è il momento di nun rinunciare a noi, è il momento di non smussarci troppo, perché per tutta la vita ci siamo adeguati alle sembianze degli altri, ora è il momento di mediare un po' di meno e di accettare l'impatto che i nostri desideri e i nostri movimenti hanno e avranno sugli altri.
Mantenersi un po' a distanza finché quella sensibilità così forte non la si sarà lavorata un po'.
Onestamente non ho idea di come si possa fare, ho appena iniziato la psicoterapia (oggi la terza seduta), non sono nemmeno sicura dell'ultima frase che ho scritto, sono abbozzi, bo.
Comunque ti vedo molto concentrata sui farmaci e poco su te stessa e sulle tue possibilità, capisco che i sintomi e il disagio siano molto forti ma le medicine non devono diventare un'ossessione da cui dipendere completamente.
In terapia affrontate le sensazioni che provi? Che tipo di esercizi ti vengono assegnati?
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21-11-2014, 23:18
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#20
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Esperto
Qui dal: Nov 2014
Ubicazione: sotto il letto
Messaggi: 4,384
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maledetta coscienza ipertrofica!
Verso aprile, subito dopo aver finito di leggere l'omonimo saggio all'interno del libro "guardarsi dentro rende ciechi" (consiglio a tutti la lettura di P.Watzlawick), provai a fare un esperimento mentale che nel mio caso funse da catalizzatore per una specie di "piccola illuminazione" il cui effetto, a livello concettuale, è ancora ben saldo all'interno di me, mentre a livello pratico si dissipò nel giro di qualche mese (verso ottobre) a causa del mio persistere con il vecchio stile di vita.
Ormai sono convinto che l'umore sia qualcosa di algebrico, le stesse azioni portano sempre agli stessi risultati e noi siamo inseriti come all'interno di una funzione matematica: immaginate una parabola,per me è perfetta una funzione sinusoidale perchè sono ciclico, per altri magari è un iperbole, una retta discendente ecc. in cui l'ascissa rappresenta il tempo e l'ordinata il nostro stato emotivo,la funzione è rappresentata esclusivamente dalle nostre azioni o mancanza di azioni, il nostro essere è rappresentato dal singolo punto all'interno di questa funzione, e anche se ci illudiamo di essere "liberi", sia che siamo in fase "ascendente" o "discendente" ci inganniamo sul risultato che ne conseguirà quando in realtà è gia del tutto predeterminato. Ad esempio io dopo il giochetto mentale che sto per spiegare sono stato catapultato dal punto più basso in un punto ascendente molto alto,questa fase è durata più del solito e ho creduto di essere uscito dalla ciclicità e di essermi stabilito su una retta ascendente, pensavo di aver cambiato funzione, invece l'avevo solo parametrizzata, quindi anche se la fase "ascendente" è durata più del solito, superato il vertice, mi sono ritrovato nuovamente in discesa: il succo del discorso è che bisogna cambiare funzione e non preoccuparsi del come dovremo avanzare secondo per secondo,l'importante è che sia la funzione giusta e il risultato verrà da sè, non so se sono riuscito a spiegarmi).
Cmq, tornando in tema, l'esperimento consisteva in questo: guardavo un oggetto qualunque e immaginavo di essere l'oggetto che guardavo,in questo modo "uscivo da me" e in questo modo sono riuscito a bloccare il criceto sulla ruota dentro la testa perchè questo cazzo di criceto maligno fondamentalmente non esiste, ma esiste nel momento in cui gli permettiamo di esistere. Tipo io adesso sto guardando il monitor davanti a me, e normalmente inizierei a pensare cose del tipo "ma che cazzo sto scrivendo, sono tutte stronzate, non sai scrivere, ti sei fottuto il cervello,nessuno capirà,ti prendi per il culo da solo ecc...invece immaginando di essere lo schermo, sospendo il giudizio e tutto questo magicamente scompare, perchè lo schermo non elabora niente, non ha "valori", non ha "morale", non ha paranoie,lo schermo è quello che è e basta.
Se si prova ad applicare questa stessa tecnica sulle persone, pur sapendo benissimo che le persone hanno valori,giudizi,morale,paranoie,ecc bisognerebbe imparare a prendere tutto semplicemente per quello che è, non bisogna interpretare, non bisogna rielaborare interiormente, non bisogna riverberare dentro di sè gli input esterni, ma soltanto accoglierli per quello che sono: cioè degli input. Della serie se in una discussione non so cosa dire, prendo atto che in quel momento non sto dicendo niente, non inizio a pensare "cazzo non so cosa dire, sto facendo la figura dello stupido, sto sempre zitto, e blablalbabblla", magari semplicemente la discussione non mi interessa, o non ho elementi per poter contribuire alla discussione su quello specifico tema, non bisogna giudicarsi per questo, magari quelli che stanno parlando stanno parlando di quello di cui parlano perchè non sanno nemmeno loro che cazzo dire e sfogano il loro disagio dicendo stronzate, perchè ci devi rimettere tu? Questo è il livello nightmare, perchè ad esempio per me discutere quando si superano i 2 interlocutori è estremamente disagiante, mi è praticamente impossibile, ma in genere perchè più persone ci sono e meno i discorsi sono interessanti. Ma lo stesso discorso si può applicare in mille altre situazioni disagianti di ordinaria follia, cioè in qualsiasi situazione in cui è necessario relazionarsi.
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