fantasticavo più prima, lo faccio anche ora ma non ci credo molto, mi viene da farlo forse per abitudine, per distrarmi o perchè è l'unico spazio dove c'è un po' di aria libera dalle ossessioni.
Prima invece era più facile che ci stavo proprio dentro con una certa immedesimazione nelle situazioni immaginate. Poi il tempo passa e l'età ti invecchia, la realtà stringe da più lati e ti sottrae man mano, senza farsene accorgere più di tanto, quegli episodi fluidi di autoconvincimento che emergevano e ti lasciavano per un po' staccare dalla solida reatà. La struttura su cui si reggono inizia a un certo punto a finire troppo velocemente al suolo.
Mi è rimasta l'immaginazione fine a se stessa, per un piacere diciamo un po' chimico, e poi il vizio (questo invece intramontabile) di raccontare pensando, come se ci fosse un narratore per ascoltatori immaginari, di raccontare quello che ormai è, ciò che mi rimane, a cosa devo andare incontro. Parlo tramite pensieri immaginando che quello che racconto venga accolto suscitando qualche sentimento. Anche se dall'altro lato a reperire c'è solo il sottoscritto, ma in quei momenti non mi sembra che sia così. Quindi forse non è neanche vero quello che ho scritto prima, credo ancora in qualche fantasma.
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