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Vecchio 19-05-2011, 20:41   #1
Esperto
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L'ospite di questo numero della rubrica Arte-Voci Negate è la scrittrice Andreina Bert, autrice di una serie di racconti intitolata "La materia dei sogni", ovvero, "appunti sulla schizofrenia della vita quotidiana". Non si tratta della sua prima opera -l'autrice ha scritto infatti numerosi romanzi, per il momento ancora inediti, dei quali ci parlerà fra breve- ma è il primo libro che pubblica, e di quest'opera ho il piacere di proporvi il pungente racconto "Noi e il nostro corpo": la storia di una donna di carriera che ha fondato la sua esistenza su falsi valori, su scelte dettate dall'egoismo. Ma ora, facciamo la conoscenza de "La materia dei sogni" attraverso le parole dell'autrice, che ci spiegherà da quali esperienze sono nati i suoi racconti e che cosa rappresenta per lei la scrittura intesa come forma di autoanalisi, di arte-terapia...

Dopo un lungo periodo di anoressia mentale che segnò in modo particolare la mia adolescenza, scrissi un romanzo che descriveva, attraverso episodi metaforici, le fasi di questa mia malattia.
Lo sottoposi in seguito allo scrittore Italo Calvino che, in una lunga lettera, ne analizzò le varie parti, concludendo: "Continui, legga e lavori. Legga molto la Mansfield che, in un certo modo di vedere le cose è insuperabile per levità e acutezza".
Lessi la Mansfield e scrissi ogni volta che i problemi della vita mi facevano sentire la necessità di un'autoanalisi. Scrivere per me è stato questo, nel corso degli anni. Una specie di arte-terapia. Perciò ho spesso abbandonato i miei manoscritti. Erano parti di me che si staccavano come gli stadi dei razzi interplanetari.
Alla fine degli anni Sessanta scopersi Ronald Laing, il grande psichiatra britannico. Anche lui mi fu di grande aiuto. Particolarmente "L'io diviso", il suo studio sulla scissione della personalità. Vorrei citare alcune delle sue frasi che mi sono molto vicine:
"Ecco perché voglio ripetere che il nostro stato 'normale' e 'ben adattato' non è, molto spesso, che una rinuncia all'estasi, un tradimento delle nostre più vere potenzialità; e che molti di noi riescono fin troppo bene a costruirsi un falso io, per adattarsi a false realtà".
"Allora dobbiamo pensare che l'uomo irreale abbia imparato così bene a nascondersi proprio in conseguenza di questa estrema vulnerabilità".
"Ma tutto ciò non viene fatto per un desiderio positivo di fare le cose che a detta degli altri sono buone: si tratta invece di un conformismo negativo nei confronti di norme proprie, suggerito dal timore di ciò che potrebbe accadere se si fosse per una volta se stessi."
"Per tutto questo tempo aveva pensato di trovarsi, per ripetere le sue stesse parole (che sono anche le parole di Heidegger), sul 'confine dell'essere': con un solo piede dalla parte della vita e senza nemmeno avere diritto a tanto". (R.D.Laing: "L'io diviso") In questi brevi sketch, totalmente immaginari, ho tentato di descrivere lo sdoppiamento fra realtà e fantasia che caratterizza buona parte degli esseri umani. Come diceva Prospero ne "La Tempesta" di Shakespeare: "Noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni: e la nostra breve vita è circondata da un sonno."
Questi brevi spaccati di realtà hanno per me un particolare significato, poiché dopo la morte di mio marito avevo perso completamente l'auto-ironia e non riuscivo più a scrivere. Leggendo dei minimalisti americani come Carver, qualche anno dopo, ho pensato che potevo scrivere dei bozzetti un po' comici, per ritrovare il "sense of humour" che temevo perduto e che considero filosofia di vita...

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Andreina, la tua vita è stata così piena di cambiamenti che dici ti pare quasi impossibile poterla descrivere. A questi avvenimenti hai cercato di reagire scrivendo accanitamente dei romanzi che sono rimasti impubblicati. Vorresti parlarci di queste tue opere inedite?

Ho incominciato a scrivere intorno agli undici anni i miei primi diari, che ancora mi fanno sorridere, e che purtroppo diventarono cupi e pessimisti fra i quattordici e i quindici anni, durante un periodo di seria anoressia nervosa. Dopo di allora, quando da sola sono uscita dal male (una madre iper-protettiva può creare gravi scompensi), ho incominciato a scrivere racconti ed a viaggiare per studio, allontanandomi dall'invadenza materna.



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E quanto all'immagine della "mamma italiana", il suo ruolo all'interno della famiglia?

La "mamma italiana" è spesso iperprotettiva nei confronti dei figli e al tempo stesso esigente. In Italia vi sono ancora cinquantenni che vivono con la mamma. A sua volta la mamma è spesso a totale disposizione dei vari membri della famiglia, in modo vagamente ricattatorio, e manca di una vera e propria individualità, vivendo di luce riflessa all'ombra del marito e dei figli. Questo atteggiamento può diventare soffocante.

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Ultima modifica di EdgarAllanPoe; 19-05-2011 a 20:48.
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