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Vecchio 29-05-2013, 11:50   #1
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Ultima modifica di Segreta; 25-08-2013 a 11:11.
Vecchio 29-05-2013, 12:03   #2
Esperto
L'avatar di Myway
 

Si bè è ovvio, bisogna sapere come usarlo, non farsi usare, ci sono aspetti positivi, negativi...
Vecchio 29-05-2013, 12:11   #3
Esperto
L'avatar di berserk
 

Smettere di essere utenti di Internet ci allontana dalla storia?

La nostra è una storia di cose,la nostra dimensione umana è determinata dalle cose:Internet,macchine di vario tipo ,utensili,smartphone,asciugacapelli dominano e dirigono la nostra esistenza ,la nostra vicenda umana, per cui allontanarsi da una sola di esse,di certo, non ti riporta "in te" ,e tuttavia ti esclude da un pezzo di realtà: basterebbe eliminare tutto questo universo di tecnica per essere se stessi?Non so. A volte mi sembra che per dire di non essere drogati iniziamo ad essere alcolizzati.
Vecchio 29-05-2013, 12:32   #4
Esperto
L'avatar di Mr. Blue Sky
 

Però con la motivazione "la gente è su internet", sembra quasi che si tenda a gustificare la presenza su internet col fatto che ci siano tutti gli altri... Ma così diventa un po' un paradosso.
Vecchio 29-05-2013, 13:08   #5
Esperto
L'avatar di mr.Nessuno
 

ma che discorsi.... gli estremi sono sempre sbagliati, ci vuole la giusta via di mezzo.
Vecchio 29-05-2013, 15:05   #6
Banned
 

L'uomo moderno ormai è troppo civilizzato. Le generazioni future saranno sempre più marchiate dall'avvento di Internet. Impensabile vivere in società e fare a meno della rete, poichè ormai la rete è parte integrante di tutto l'anello sociale in cui viviamo. Tutti ne siamo dentro fino al collo.
Vecchio 29-05-2013, 15:31   #7
Esperto
L'avatar di Reventon
 

Oltre quotare chi ha detto che non si può passare da un estremo all'altro e che ci vuole una via di mezzo (pure chi ha una vita "normale" usa tanto la rete), faccio notare questo passaggio

Quote:
Verso la fine del 2012 ho scoperto nuovi vizi off-line. Invece di trasformare la noia in creatività, mi sono lasciato andare alla passività e al ritiro sociale. Non guido la mia moto da un anno, il mio frisbee è sommerso dalla polvere, e la maggior parte delle settimane non esco. Il mio posto preferito è il divano, con i piedi sul tavolino da caffè, per giocare a un videogioco
che, visto dal punto di vista "nostro", sta a significare che se non si ha volontà di cambiare e fare le cose si può pure non avere internet che un modo alternativo per evitare lo si trova sempre.
Vecchio 29-05-2013, 16:45   #8
Esperto
 

io su internet mi sono finto pure morto...
Vecchio 29-05-2013, 18:52   #9
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Segreta Visualizza il messaggio
Esperimento canta..

http://www.corriere.it/tecnologia/cy...52542ff3.shtml


«Un anno senza Rete. E non mi è piaciuto»
Dopo 12 mesi offline il giornalista di The Verge Paul Miller racconta la sua esperienza: «La gente è su Internet»

«Un anno fa ho lasciato internet, pensavo stesse corrompendo la mia anima. Mi sbagliavo, c’è molta realtà nel virtuale, e la rete non è un passatempo solitario, ma qualcosa che facciamo con gli altri». Si è concluso così «l’esperimento» di Paul Miller, giornalista di The Verge. Staccare la spina per un anno, e dedicarsi alle «cose importanti della vita», lontano da Internet: la famiglia, gli amici, la lettura. A partire dalla mezzanotte del primo maggio dello scorso anno, Miller ha continuato a lavorare per The Verge, pagato, ma per stare offline. Tutto, per dimostrare quanto il web ci renda improduttivi, allontanandoci anche dalla realtà. Il risultato? «Ora dovrei raccontarvi come ho risolto tutti i miei problemi. Invece sono le 20:00, mi sono appena svegliato, e sto guardando Toy Story, mentre spero che questo articolo si scriva da solo, raccontandovi i passi in avanti che la mia vita non è riuscita a fare», scrive Miller, non senza una punta di disincanto per le aspettative deluse dal suo anno offline.
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Un anno che The Verge ha seguito da vicino, riassumendolo in un video che racconta bene lo spirito e i passaggi fondamentali del ritorno di Miller all’era pre-Internet: lo spegnimento di pc, tablet e smatphone, l’incontro con una comunità ebraica, il rapporto (migliorato) con la sorella, il pianto durante la lettura de I Miserabili di Hugo. «Alle 11:59 il 30 aprile 2012 ho staccato il cavo ethernet e spento il mio wi-fi. Avevo 26 anni e volevo scappare, mi chiedevo cosa altro ci fosse nella vita, oltre al Web. Il mio piano era quello di lasciare il mio lavoro, tornare a casa dai miei genitori, leggere libri, ma per qualche motivo il sito per cui lavoro ha voluto pagarmi anche per lasciare internet», racconta Miller, spiegando le ragioni della sua decisione.

Paul Miller di The VergePaul Miller di The Verge
Una scelta che all’inizio gli ha schiuso le porte di un mondo tutto nuovo, in cui poter trascorrere il tempo ad annusare fiori, conoscere nuove persone, fare gite in bicicletta, comprare nuovi vestiti e «leggere 100 pagine dell’Odissea d’un fiato, mentre prima era difficile arrivare già a una decina». Un mondo fatto anche di incontri inaspettati, come quando Miller si è ritrovato a New York, circondato da sessantamila ebrei ultra-ortodossi accorsi come lui ad un evento «per imparare i pericoli di Internet dai rabbini più rispettati del mondo». Lì Miller, riconosciuto da un partecipante, è stato rincorso dal religioso ansioso di mostrargli gratitudine per la sua scelta di allontanarsi dal Web, ricordandogli come la religione ebraica esprima da sempre cautela verso il mondo moderno.

Eppure, nonostante la sorpresa personale del pianto durante la lettura del romanzo di Victor Hugo, e il miglioramento del rapporto con la sorella, meno distaccato e più «presente», Miller si rende conto che non tutto va per il verso giusto. «Verso la fine del 2012 ho scoperto nuovi vizi off-line. Invece di trasformare la noia in creatività, mi sono lasciato andare alla passività e al ritiro sociale. Non guido la mia moto da un anno, il mio frisbee è sommerso dalla polvere, e la maggior parte delle settimane non esco. Il mio posto preferito è il divano, con i piedi sul tavolino da caffè, per giocare a un videogioco», racconta Miller, attraverso una meritevole presa di coscienza del fallimento di molte delle sue aspettative.

Non solo, in quella che sembra più una seduta di autocoscienza che un resoconto di una esperienza personale, il giornalista di The Verge mette in fila anche dei pratici esempi per dimostrare l’utilità del web ai fini della socialità «reale». «Senza Internet è certamente più difficile trovare le persone. È più difficile fare una telefonata, che inviare un’e-mail. Un mio amico si è trasferito in Cina l’anno scorso, e non ho parlato con lui da allora. Il mio migliore amico è semplicemente svanito nel suo lavoro, e io sono caduto fuori sincronia con il flusso della vita, perché Internet è il posto dove ci sono le persone», scrive Miller, che poi si lascia andare, forse, al ricordo più significativo della sua esperienza. «Mia nipote Keziah ha cinque anni, non sa cos’è la Rete, ma quando le ho domandato se si fosse chiesta perché non l’avessi mai chiamata su Skype quest'anno, ha risposto: "Ho pensato che non volevi". Con le lacrime agli occhi, le ho spiegato che ho passato un anno senza utilizzare Internet, dicendole poi: "Ma ora sto tornando indietro e posso vedermi di nuovo con te su Skype"».

Nicola Di Turi
oddio, sembra un articolo scritto da la gente per sfottere il web

è ovvio che l'assenza totale non è una soluzione, ma anche pensare che uno si incazzi perchè non lo chiami su skype quando lo puoi vedere, non è mica tanto normale eh
Vecchio 29-05-2013, 19:07   #10
Esperto
L'avatar di Efits
 

Così come una singola rondine non fa primavera le percezioni individuali di un singolo campione non fanno questo articolo un resoconto di un esperimento attendibile.
Per il resto è già stato tutto detto
Vecchio 02-06-2013, 01:37   #11
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quando non c'era ancora internet usavo la scusa che dovevo studiare e che non avevo soldi da spendere, per evitare di trovarmi in situazioni che non avrei saputo gestire. E' vero che dovevo studiare, ma spesso ci mettevo più del dovuto un po per mancanza di concentrazione, un po perché non desideravo stare in mezzo agli altri e quindi lo studio era utile come strumento per evitare situazioni sociali che non sapevo affrontare. Che poi nella mia famiglia fossero maniaci dello studio e menefreghisti verso altre cose (attività manuali e relazioni sociali) è pure vero, ma è stata una buona giustificazione per non affrontare da subito le mie difficoltà che forse akl' inizio non ero proprio nemmeno consapevole di avere, ma poi anche quendo lo sapevo benissimo, la paura e l' estraniamento mi hanno sempre bloccato....quindi se si hanno grandi difficoltà e non si è in grado di affrontarle o si ha una forte fobia, allora
ogni cosa che ci permette di tenerci a distanza dalla situazione temuta va bene.
Vecchio 02-06-2013, 10:39   #12
Esperto
L'avatar di Lino_57
 

Mi sembra un esperimento un po' del cacchio, scusate. Intanto non vedo come un ragazzo di 26-27 anni possa essere letto come la Bibbia, visto che si fa riferimento anche agli ebrei ortodossi... Non è certo dal presupposto che Internet sia il Male che si possa trarre una conclusione categorica. Internet è uno strumento come tanti altri. Detto questo, conosco diverse persone che hanno una vita normale e non usano internet o il computer.
Certo, se uno vuole lavorare come giornalista, la vedo un po' dura tagliere i ponti con la Rete
Vecchio 02-06-2013, 10:57   #13
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Quoto!
Vecchio 02-06-2013, 13:37   #14
Intermedio
 

Per me è il male, perchè non lo sfrutto nel modo giusto, ma ne abuso e mi allontana dalla vita reale. Se usato correttamente è solo un media come un altro.
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