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16-09-2010, 15:14
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#1
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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La mia, immagino che rappresenti un’ esperienza comune a quella di molti altri utenti del forum:
In una delle rare occasioni in cui mi tocca partecipare fisicamente ad un’occasione sociale - estraniato come al solito dal mondo circostante - i miei vagabondaggi mentali vengono bruscamente interrotti dalla voce forte e sicura di qualche importuno: “Tu che ne pensi di questa cosa? Su parla! Fai sentire la tua voce!”
Pur avendo prestato un’attenzione quasi nulla al cicaleccio che mi avvolgeva come un rumore indistinto di fondo, non ho difficoltà ad individuare l’argomento dell’ discussione, vista l’assoluta prevedibilità dei moti mentali della prosaica umanità che attendeva la mia opinione sul loro caso.
Mi preparo ad articolare una riposta pensata, ma, faccio appena in tempo ad esordire, che già lo zotico che aveva richiesto il mio intervento, riversa la sua attenzione al vaniloquiare di una ragazza.
Io, di fronte a questo ennesimo caso di superficialità estroversa, non posso fare altro che rammaricarmi per le lame delle posate che non offrono un profilo sufficientemente affilato ai desideri assassini che si affollano nella mia mente e brulicano nelle mie vene. Repressi i miei istinti barbarici, mi riapproprio della mia parte razionale e formulo la seguente riflessione:
E’ inutile aspettarsi attenzione e comprensione dalla moltitudine estroversa con la quale ci tocca avere a che fare, la comprensione è al di fuori delle loro capacità intellettive, non sono in grado di percepire ciò che si colloca al di fuori del loro angusto orizzonte; il loro universo è costituito unicamente dall’insieme di accadimenti che si susseguono nel tempo e scandiscono la loro vita attiva. Loro sono solo sommovimento di materia, non hanno vita intellettuale, solo pensieri che accompagnano l’insorgenza dei bisogni e istintive riflessioni volte al loro soddisfacimento.
Per noi invece la vita intellettuale è tutto. La nostra figura mondana, ciò che noi siamo per gli altri, è solo un pallido spettro; l’insieme delle nostre azioni una fantasmagoria.
Voi che ne pensate? Riuscite a comunicare con i “vivi”? Pensate che sia possibile farlo?
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16-09-2010, 15:17
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#2
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Sotto una mattonella...
Messaggi: 3,522
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E' possibile farlo se si conoscono i tipi umani cosa che la maggior parte delle persone...comprese noi troppo spesso ignoriamo.
Questo video lo trovo molto interessante: YouTube - Tipi Umani 02 - Introverso ed Estroverso
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16-09-2010, 15:28
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Dipende dalla compagnia. Comunque anch'io devo spesso ridurre il mio vocabolario per farmi capire.
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16-09-2010, 15:31
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#4
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Ubicazione: Roma..ma vorrei essere altrove.
Messaggi: 3,149
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Basta scegliersi una compagnia "adatta"...certo discorrere con truzzoni e via dicendo è impossibile...ma non tutti sono così anzi...direi che l'incomunicabilità totale la si ha con una stretta minoranza di opposti.
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16-09-2010, 15:32
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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Ma tu che intendi per "comunicazione"? Le chiacchiere di circostanza? Perché nove volte su dieci tra amici si parla a vanvera (e non è che sia un male).
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16-09-2010, 15:32
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#6
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Altamekz
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Il professore parla di condizioni che hanno permesso ad un gruppo di ragazzini di paese, di formulare domande e partecipare ad una discussione riguardante un argomento che è al di fuori dai loro interessi.
Noi queste condizioni favorevoli, quando siamo alle prese con la vita sociale, non le abbiamo; le condizioni sono favorevoli solo agli esseri sociali, agli estroversi.
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16-09-2010, 15:35
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#7
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da notime
Ma tu che intendi per "comunicazione"? Le chiacchiere di circostanza? Perché nove volte su dieci tra amici si parla a vanvera (e non è che sia un male).
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Sì, i dialoghi delle persone sono quasi sempre costituiti da un insieme di domande, risposte, narrazioni che non presuppongono alcuna sentita partecipazione, parlano senza dire niente di rilevante.
Dialogare in questo modo per me è sempre un fastidio, io non riesco a parlar di nulla.
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16-09-2010, 15:37
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#8
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Banned
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: Arezzo/Milano
Messaggi: 1,420
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
La mia, immagino che rappresenti un’ esperienza comune a quella di molti altri utenti del forum:
In una delle rare occasioni in cui mi tocca partecipare fisicamente ad un’occasione sociale - estraniato come al solito dal mondo circostante - i miei vagabondaggi mentali vengono bruscamente interrotti dalla voce forte e sicura di qualche importuno: “Tu che ne pensi di questa cosa? Su parla! Fai sentire la tua voce!”
Pur avendo prestato un’attenzione quasi nulla al cicaleccio che mi avvolgeva come un rumore indistinto di fondo, non ho difficoltà ad individuare l’argomento dell’ discussione, vista l’assoluta prevedibilità dei moti mentali della prosaica umanità che attendeva la mia opinione sul loro caso.
Mi preparo ad articolare una riposta pensata, ma, faccio appena in tempo ad esordire, che già lo zotico che aveva richiesto il mio intervento, riversa la sua attenzione al vaniloquiare di una ragazza.
Io, di fronte a questo ennesimo caso di superficialità estroversa, non posso fare altro che rammaricarmi per le lame delle posate che non offrono un profilo sufficientemente affilato ai desideri assassini che si affollano nella mia mente e brulicano nelle mie vene. Repressi i miei istinti barbarici, mi riapproprio della mia parte razionale e formulo la seguente riflessione:
E’ inutile aspettarsi attenzione e comprensione dalla moltitudine estroversa con la quale ci tocca avere a che fare, la comprensione è al di fuori delle loro capacità intellettive, non sono in grado di percepire ciò che si colloca al di fuori del loro angusto orizzonte; il loro universo è costituito unicamente dall’insieme di accadimenti che si susseguono nel tempo e scandiscono la loro vita attiva. Loro sono solo sommovimento di materia, non hanno vita intellettuale, solo pensieri che accompagnano l’insorgenza dei bisogni e istintive riflessioni volte al loro soddisfacimento.
Per noi invece la vita intellettuale è tutto. La nostra figura mondana, ciò che noi siamo per gli altri, è solo un pallido spettro; l’insieme delle nostre azioni una fantasmagoria.
Voi che ne pensate? Riuscite a comunicare con i “vivi”? Pensate che sia possibile farlo?
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Secondo me è sempre questione di pregiudizi e reputazione...se loro ti considerano sfigato non ti degneranno di attenzioni o te la degnano solo per pochi secondo...se ti considerano normale invece ci parlano, scherzano e ci fanno di tutto tranquillamente...
Questa cosa la sto vedendo proprio su di me...dove abitavo io nessuno mi parlava, quando parlavo gli altri non mi ascoltavano o non volevano sentirmi, non volevano la mia compagnia e tutto il resto...questo perchè avevano pregiudizi....sapevano che io non avevo amici e non volevano essere il "caso umano" ossia l'unica persona che ascoltasse e stesse vicino a uno "sfigato"...
Qui inveve noto che è tutto diverso perchè nessuno mi conosce, per loro sono normalissimo e ci parlano, scherzano e usciamo tranquillamente sia con i ragazzi sia con le ragazze...ho avuto una botta di autostima in questi 4 giorni davvero notevole...
In sostanza secondo me la cosa che tende gli altri a scartarci e non darci attenzione è la nostra reputazione...se avessimo degli amici e non avessimo la reputazione da sfigati secondo me ci degnerebbero di molte più attenzioni...
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16-09-2010, 15:45
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#9
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Sì, i dialoghi delle persone sono quasi sempre costituiti da un insieme di domande, risposte, narrazioni che non presuppongono alcuna sentita partecipazione, parlano senza dire niente di rilevante.
Dialogare in questo modo per me è sempre un fastidio, io non riesco a parlar di nulla.
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Per curiosità, su cosa avevano chiesto il tuo parere in quell'occasione?
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16-09-2010, 15:50
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#10
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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"Sì, i dialoghi delle persone sono quasi sempre costituiti da un insieme di domande, risposte, narrazioni che non presuppongono alcuna sentita partecipazione, parlano senza dire niente di rilevante."
Labo scusa ma non è che ogni discorso che si fa tra amici debba essere pieno di passione o una questione di vita o di morte. A volte è bello anche così dire cose senza senso, l'importante è stare insieme senza pensieri.
Il cazzeggio. Dio lo benedica.
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16-09-2010, 15:51
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#11
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da stone
Per curiosità, su cosa avevano chiesto il tuo parere in quell'occasione?
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Boh, l'argomento era banale, un opinione su un comportamento di qualche loro amico; ma a muovere il tizio non era stato un qualche interesse per il mio pensiero, solo il tipico riflesso degli estroversi che vedono come un qualcosa di strano in una persona taciturna.
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16-09-2010, 15:58
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#12
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Boh, l'argomento era banale, un opinione su un comportamento di qualche loro amico; ma a muovere il tizio non era stato un qualche interesse per il mio pensiero
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Capisco. Di solito il mio parere non lo chiedono mai, in quelle circostanze, ed ho il forte sospetto che dipenda dal fatto che abbiano paura di non capire la mia risposta
Esempio: ad una festa in ufficio, io ed un mio collega-amico stavano discutendo di non ricordo cosa (nulla di leggero comunque), visto il tono allegro della nostra discussione un'altro collega s'è avvicinato, ci ha ascoltato per circa 60 secondi e se n'è andato con questa faccia -->
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Ultima modifica di barclay; 16-09-2010 a 16:11.
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16-09-2010, 16:06
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#13
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,492
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Boh, l'argomento era banale, un opinione su un comportamento di qualche loro amico; ma a muovere il tizio non era stato un qualche interesse per il mio pensiero, solo il tipico riflesso degli estroversi che vedono come un qualcosa di strano in una persona taciturna.
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Tra l'altro spesso,dopo averci interpellato, appena cominciamo a parlare reintervengono subito loro per zittirci con valanghe di altre "amenità".
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16-09-2010, 16:16
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#14
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Avanzato
Qui dal: Sep 2010
Messaggi: 376
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Quote:
Originariamente inviata da Altamekz
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Davvero illuminante, spiega molte cose...
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16-09-2010, 16:20
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#15
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Myway
Tra l'altro spesso,dopo averci interpellato, appena cominciamo a parlare reintervengono subito loro per zittirci con valanghe di altre "amenità".
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Hai ragione! Se non t'interrompono subito, comunque lo fanno prima o poi
"Parla come mangi!" "EH!!?!?COsa? come!?!?! Che significa questo che vuol dire quello...."
queste le interruzioni più frequenti
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16-09-2010, 16:45
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#16
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 3,199
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
E’ inutile aspettarsi attenzione e comprensione dalla moltitudine estroversa con la quale ci tocca avere a che fare, la comprensione è al di fuori delle loro capacità intellettive, non sono in grado di percepire ciò che si colloca al di fuori del loro angusto orizzonte; il loro universo è costituito unicamente dall’insieme di accadimenti che si susseguono nel tempo e scandiscono la loro vita attiva. Loro sono solo sommovimento di materia, non hanno vita intellettuale, solo pensieri che accompagnano l’insorgenza dei bisogni e istintive riflessioni volte al loro soddisfacimento.
Per noi invece la vita intellettuale è tutto. La nostra figura mondana, ciò che noi siamo per gli altri, è solo un pallido spettro; l’insieme delle nostre azioni una fantasmagoria.
Voi che ne pensate? Riuscite a comunicare con i “vivi”? Pensate che sia possibile farlo? [/SIZE][/COLOR]
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Mi viene alla mente Ubik "voi siete morti, io sono vivo".
Tornando alla questione, partendo dalla tua riflessione la domanda non è conseguente, sembra un falso quesito.
Dopo una serie di svalutazioni e ipercompensazioni che mi azzardo a tradurre così "altri" vs "io", "mondo" vs "intelletto pensante", "apparenza" vs "sostanza intellettiva" mi viene da pensare che la domanda conseguente sia
"ha un senso comunicare con il diverso da sè?" oppure "avete voglia di comunicare con il diverso da sè".
Non che non sia espressa una difficoltà oggettiva e modale nella comunicazione, che si esprime nella mancanza di attenzione nei propri confronti da parte degli altri, ma mi sembra che questa frustrazione sia sublimata e superata in quella di non ricevere nulla in cambio dello sforzo comunicativo.
In questo contesto la comunicazione è bloccata soggettivamente e oggettivamente dal sè verso l'altro e soggettivamente vuota dall'altro verso il sè.
Rispondendo al quesito originale dirò che la superficialità è una risposta alla paura della morte che emerge dalla coscienza che emerge dal pensiero pensante che si pensa.
Non va svalutata, libera energie e pulsioni necessarie. Ognuno ha le sue strategie al riguardo.
Tuttavia strategie contrastanti generano conflitto quindi o ci si arrende o...ma neanche c'è da pensarci. La resa o la non belligeranza sono le uniche opzioni.
Tengo a precisare che questo sproloquio ha la sua ragione nel fatto che mi riconosco nella situazione descritta, per quanto approssimativamente e non sempre. Quindi non è una critica ma un analisi a specchio, cioè autoanalisi per analogia.
p.s.
mi sento piuttosto idiota nello scrivere in questo modo, probabilmente ho detto una marea di cazzate, ma sentitevi pure liberi di rimarcare la cosa
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16-09-2010, 17:09
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#17
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Nick
M
Tornando alla questione, partendo dalla tua riflessione la domanda non è conseguente, sembra un falso quesito.
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Sì, la domanda l'ho messa solo per giustificare il punto interrogativo . Diceva un insegnante di un corso di vendita che, al fine di mantener desta l'attenzione del pubblico, durante l'esposizione di un discorso, al suo interno occorre infilarci qualche domanda.
Quote:
Dopo una serie di svalutazioni e ipercompensazioni che mi azzardo a tradurre così "altri" vs "io", "mondo" vs "intelletto pensante", "apparenza" vs "sostanza intellettiva" mi viene da pensare che la domanda conseguente sia
"ha un senso comunicare con il diverso da sè?" oppure "avete voglia di comunicare con il diverso da sè".
Non che non sia espressa una difficoltà oggettiva e modale nella comunicazione, che si esprime nella mancanza di attenzione nei propri confronti da parte degli altri, ma mi sembra che questa frustrazione sia sublimata e superata in quella di non ricevere nulla in cambio dello sforzo comunicativo.
In questo contesto la comunicazione è bloccata soggettivamente e oggettivamente dal sè verso l'altro e soggettivamente vuota dall'altro verso il sè.
Rispondendo al quesito originale dirò che la superficialità è una risposta alla paura della morte che emerge dalla coscienza che emerge dal pensiero pensante che si pensa.
Non va svalutata, libera energie e pulsioni necessarie. Ognuno ha le sue strategie al riguardo.
Tuttavia strategie contrastanti generano conflitto quindi o ci si arrende o...ma neanche c'è da pensarci. La resa o la non belligeranza sono le uniche opzioni.
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Comunicare con il diverso da sé, se questa differenza è assoluta, è vaniloquio; senza l'empatia, in assenza di un minimo di partecipazione emotiva il dialogo non può fare altro che diventare uno scambio di frasi che nulla danno all'interlocutore; terminato lo scambio di battute ognuno dei dialoganti rimane ciò che era prima, l'esperienza vissuta rimarrà solo un evento oggettivo che sarà presto dimenticato dalla memoria comune e quindi cesserà di esistere, dopo un po' di tempo.
La superficialità è una risposta istintiva alla paura della morte e al senso del nulla che la sua concezione comporta. Fare della superficialità; cioè dei beni, delle relazioni materiali con le altre persone, dell'assenza di pensiero, il proprio universo è il modo più immediato, semplice e quindi diffuso di sfuggire al dubbio e alle incertezze contrarie all'istinto vitale.
Quote:
Tengo a precisare che questo sproloquio ha la sua ragione nel fatto che mi riconosco nella situazione descritta, per quanto approssimativamente e non sempre. Quindi non è una critica ma un analisi a specchio, cioè autoanalisi per analogia.
p.s.
mi sento piuttosto idiota nello scrivere in questo modo, probabilmente ho detto una marea di cazzate, ma sentitevi pure liberi di rimarcare la cosa
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In effetti l'enunciazione è un po' pesante, ma qui non siamo tra filosofi e critici cultori della forma, ci sono cose peggiori
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16-09-2010, 17:12
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#18
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
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Labo mi hai rubato l'idea, avevo in mente da tempo di aprire un topic su questo argomento, ma non l'avevo ancora fatto perché non sono ancora arrivato ad una riflessione sufficientemente profonda sul tema.
In attesa di idee migliori quoto le cazzate di Nick.
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16-09-2010, 17:20
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#19
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,492
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Che poi apparentemente un'integrazione degli opposti dovrebbe poter essere possibile:
se io introverso sono preoccupato di me, dell mie dinamiche interne in quanto soggetto, l'estroveerso è dal canto suo , orientato più sulla realtà esterna , l('oggetto che in questo caso potrei essere io), potremmo essere entrambi soddisfatti, specie se l'introverso rendesse un minimo più palese il suo intimo.
Magari è che poi ci sono anche spinte ulteriori che vanno in direzione opposta, verso l'esterno per l'introverso e verso l'interno per l'estroverso, ed allora si complica il tutto.
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16-09-2010, 17:29
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#20
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
c'è chi è così, e poi ci siete voi.
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Vale a dire noi che spariamo cazzate a iosa? ._.
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