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07-01-2020, 13:35
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#1
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Principiante
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 30
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Buongiorno a tutti, spero - più per chi è in questo forum che per chiunque altro - che abbiate trascorso delle feste serene.
Sono un trentenne alto 1,80 per 160kg, ma con un viso guardabile, un bel sorriso che curo e occhi vivaci (sono info che scrivo solo per darvi una sagoma da immaginare mentre leggete).
Questo è il mio primo thread dopo la presentazione e volevo raccontarvi in generale la mia condizione attuale, che credo necessiterà di vari "spin-off" qua e là per i vari aspetti.
Ho scelto l'orchidea come immagine perché è una pianta che ha bisogno di poca acqua ma che ti decora casa e ufficio, però se l'abbandoni completamente lascia cadere la parte bella - i petali - e ti lascia solo quel coso brutto in piedi.
E così mi vedo io: non do mai l'impressione di avere bisogno di qualcosa (anche quando raramente la chiedo, sembro sempre uno che ha un momento "no" passeggero e mai qualcosa di più serio), però sono molto utile a tanti perché rendo bene al lavoro, sono allegro in compagnia, d'aiuto agli amici e a casa sto ancora coi miei perché do assistenza a mia madre che è più che ipovedente e ci sarebbe mio padre che è brav'uomo ma non ha sensibilità né tatto. Però sento che sto "perdendo i petali": non sono felice né ottimista per il futuro.
Mi sento in trappola per una serie di motivi concatenati.
Stare a casa coi miei può sembrare comodo, ma moltissime spese le sostengo io perché mio padre guadagna pochino e amministra male il denaro, inoltre mia madre ha perso la vista ad un occhio e l'altro necessita di infiltrazioni mensili che, benché siano coperte dal SSN, comporta spese di albergo e viaggio (abitiamo su un'isola che non ha ospedale degno di questo nome).
L'assistenza a casa si traduce, a parte che in mansioni come la spesa perché lei non esce più, anche in una serie di accorgimenti che mio padre non ha (e non perché io mi sia sostituito a lui come sospettava - poi per sua stessa ammissione sbagliandosi - la mia psicoterapeuta), come non lasciare oggetti appuntiti a portata di mano (forbici, coltelli, spigoli) perché lei non li vede e si fa male, lasciare cose che facciano da ostacolo a terra, anche distrattamente. Insomma devo stare attento a tenere casa come se ci fosse un neonato.
Ed è giusto, perché la vittima è lei ed è lei ad aver bisogno perché ha un impedimento fisico, evidente. Ma è anche egoista, perché ho provato a cercare un piccolo monolocale vicino casa per stargli vicino comunque e s'è fatta venire le crisi, cioè degli scatti nervosi che le aumentano la pressione oculare, cosa pericolosissima per lo stato di salute dei suoi occhi. Ma io voglio indipendenza.
Non sono figlio unico, ho un fratello che ha 10 anni più di me che, per sua fortuna, è andato via di casa prima che mia madre si ammalasse e prima delle difficoltà finanziare. Vive a un km a piedi da noi, è sposato, ha un figlio, una disponibilità economica maggiore della mia, e i miei hanno profonda vergogna a chiedere favori perché mia cognata è di estrazione sociale decisamente superiore e non vogliono mostrarsi "bisognosi". Io, per quieto vivere ed evitare le crisi che vi ho spiegato appena sopra, evito di dire a mio fratello la reale situazione.
Mio fratello, peraltro, manco pare porsi il problema e chiedere se c'è bisogno di qualcosa. Ma lo capisco, è carattere: sono io che non ho avuto abbastanza forza.
Questo è il primo muro della trappola in cui mi sento, il non avere il coraggio di lasciare casa senza sensi di colpa.
Da questo muro ne sono nati tantissimi altri, dal 2007 ad oggi (cioè da quando si è ammalata mia madre, in effetti): sono ingrassato tanto negli ultimi 10 anni (a detta della psicoterapeuta è perché la mia psiche aveva ed ha bisogno di un malessere esteriore evidente per giustificare il malessere interiore che non riesco a spiegare: scrivo sul forum, ma non è che i miei amici anche quelli più stretti abbiano chiara la situazione come ve la sto scrivendo io qui), non prendo un treno da 12 anni benché io sia di mentalità molto aperta, sono una persona curiosa, e mediamente colta (dicono che chi non viaggia sia di mentalità chiusa, ma credo che la mentalità chiusa ce l'ha chi giudica senza addentrarsi nelle sfumature di ogni situazione), non riesco a partire perché mi sento stra-radicato in questa casa, esco solo in paese ogni tanto con gli amici, che ovviamente il mio cervello ha saggiamente scelto sempre più grandi di me, già sposati o che convivono cosicché non mi proponessero mai di fare una scampagnata o un viaggio da qualche parte.
Il lavoro va bene, sono un receptionist d'albergo, e questo è un aspetto positivo ma è anche un'altra scusa per non andare via da questo paese: chi altri prenderebbe a lavorare un grassone in un posto in cui anche l'immagine è importante (mi curo abbastanza, a parte ovviamente l'obesità), sopportando anche la fobia che è maturata in questo contesto di asfissia e assuefazione? Non provo nemmeno a chiedermelo: ecco, io non faccio tentativi, ne ho paura.
La mia fobia è quella dei temporali, sempre perché il mio cervello si diverte (a detta della mia psicoterapeuta): l'unica fobia per la quale l'esposizione graduale non serve a niente, perché un temporale coi fulmini di sera (contesto per cui io non esco da dove sto, e se sto al lavoro si percepisce il mio nervosismo, cosa che fa a cazzotti con il modo in cui si sta in una portineria, ma mi vogliono bene e accettano la cosa i miei superiori), dicevo un temporale serale capita 10-15 volte l'anno, quindi se capita oggi, capiterà tra un mese e non sarà mai un'esposizione graduale. Fosse l'ago, fosse l'aereo, fosse il cane...sono tutte cose a portata di mano. No, a detta sua, la situazione della mia indipendenza è alla base di tutto: risolta quella, se ne va anche la paura dei temporali, la ritrosia a viaggiare e l'obesità. Potrò anche trovare una compagna (io sono obeso ma non sono orrendo alla vista, poi ho sempre argomenti per parlare, mi interesso di attualità, di musica, anche di argomenti più leggeri), ma io sono il primo a non cercare, a non fare. Prima del 2007 non ero così, anzi.
Ma ora come ora non vedo futuro, perché se l'indipendenza (che non vuol dire solo diventare indipendente - ho imparato a cavarmela da solo ben prima di oggi - ma rendere indipendente chi dipende da me, cioè i miei) è la soluzione non c'è modo per andarmene senza sentirmi in colpa.
Mi vergogno ad ammetterlo, ma recentemente ho pensato anche a farla finita, e mi preoccupa l'averlo pensato in momenti di lucidità e non in quelli di fragilità emotiva. La mia vita è quanto di più prevedibile: è da carogna aspettare la morte dei miei (che sono pure relativamente giovani, tra l'altro) per cominciare a campare io, ma finché sono in vita loro, così, con questo equilibrio malato che c'è tra noi, io davanti a me non ho altro che questo che sto vivendo da dieci anni. Il calcolo è semplice, le deduzioni anche. Sono un po' spaventato dalla possibilità di fare la sciocchezza, di avere più coraggio di fare questo con il """"vantaggio"""" di non avere biologicamente modo di avere sensi di colpa, che andar via e sentirmi in colpa per averlo fatto.
Grazie a tutti, se ci saranno commenti ne approfitterò per chiarire laddove non sono stato esaustivo.
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07-01-2020, 16:13
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#2
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Ubicazione: Isola di Poveglia
Messaggi: 6,388
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In pratica a quanto ho capito sei fra due fuochi, la tua voglia di libertà e il dovere di stare a prenderti cura dei tuoi genitori. Il lavoro comunque tienitelo stretto per carità visto che oggi è difficilissimo ritrovare qualcosa e io lo so benissimo purtroppo.
Difficile dare consigli in questi casi visto che le due questioni mal si conciliano, l'unica sarebbe che tu andassi a vivere da solo ma vicino ai tuoi genitori così da potergli essere d'aiuto in caso di bisogno in tempi rapidi.
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07-01-2020, 17:57
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#3
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Principiante
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 30
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Potrebbe essere una soluzione: tuttavia, come dicevo, appena ho accennato a questo tipo di eventualità, ho riscontrato reazioni iper-vittimistiche che mi hanno frenato. Purtroppo il "cordone ombelicale" è ancora lì, forte benché teso perché lo tiro, ma non riesco a strapparlo via.
Grazie per la risposta.
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07-01-2020, 18:02
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#4
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Ubicazione: Isola di Poveglia
Messaggi: 6,388
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Con questo tipo di reazioni allora a mio avviso devi forzare la mano. Spiegare loro che a 30 anni hai bisogno dei tuoi spazi e della tua indipendenza ma che in caso di bisogno sarai vicino a loro. Io non l'ho fatto quando ancora potevo e a quasi 40 anni mi ritrovo a dover vivere ancora con i genitori.
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07-01-2020, 18:03
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#5
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
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Quote:
Originariamente inviata da Sidem89
Non sono figlio unico, ho un fratello che ha 10 anni più di me che, per sua fortuna, è andato via di casa prima che mia madre si ammalasse e prima delle difficoltà finanziare. Vive a un km a piedi da noi, è sposato, ha un figlio, una disponibilità economica maggiore della mia, e i miei hanno profonda vergogna a chiedere favori perché mia cognata è di estrazione sociale decisamente superiore e non vogliono mostrarsi "bisognosi". Io, per quieto vivere ed evitare le crisi che vi ho spiegato appena sopra, evito di dire a mio fratello la reale situazione.
Mio fratello, peraltro, manco pare porsi il problema e chiedere se c'è bisogno di qualcosa. Ma lo capisco, è carattere: sono io che non ho avuto abbastanza forza.
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Non ti voglio mettere contro di lui ma non credo proprio sia un carattere tuo manchevole. Probabilmente è lui a essere spregiudicato (dal mio punto di vista è, purtroppo per me, "normale"). Quello che scrivi è la fotocopia della mia vita e, ditemi che sono viziato dal mio vissuto, credo che tuo fratello sappia bene quanto il mio qual è la situazione ma se ne frega rafforzato dalla favoletta che racconta a sé stesso secondo la quale avrebbe la responsabilità di figli. Forse tra sé e sé dice che ha molte più responsabilità di te, ed è giusto che ve le spartiate. Trascurando però il fatto che se un domani da vecchio lui starà male forse i figli lo sosterranno, lo zio invece è troppo "lontano" affettivamente da fare lo stesso.
Anche io sono stato intrappolato dal mio maggior senso di responsabilità verso i miei e da un fratello spregiudicato, con l'appoggio dei miei stessi genitori che così vedono propagare i propri geni e il nome di famiglia.
Per me la cosa va avanti da quasi 25 anni e ho la forte tentazione di dirti che non c'è rimedio; non possiamo riprogrammare il nostro hardware nel senso di diventare altrettanto spregiudicati con un semplice atto di volontà. Oltretutto ogni anno che passa è peggio perché i genitori sono sempre più anziani e bisognosi, quindi è un circolo vizioso che si auto-alimenta.
Se tu come me non riuscirai a interrompere questa perversa ingiustizia familiare (e mi auguro che tu ci riesca) posso solo suggerire di evitare il mio errore, che vado a esporre. Dato che ormai mi è chiaro che sono l'unico "badante" di mia madre e vivo in una città-posto di m...a in cui non mi sono mai trovato bene, avrei voluto vivere il tempo che mi resta in un altro posto. Ma in parte per cause economiche, in parte per pigrizia, non mi sono preparato. Dal momento in cui mancherà mia madre, mettere le radici altrove prenderà anni; cercare una casa, vendere quel che c'è per comprarla, ricostruire la pur tenue rete di rapporti che so, con i baristi, sapere quale medico di base è il migliore, eccetera. Sembra poco ma ci vogliono anni di burocrazia, soprattutto per la casa. Ecco, rimpiango di non essere pronto, di non poter dire a me stesso che un mese dopo il funerale sarò altrove perché tutto è già pronto. Invece, dei prevedibili 25 anni che ho davanti, ne impiegherei 5 per ristrutturare la mia vita; e allora si fa strada l'idea di cercare direttamente un ospizio.
Ecco, magari non è questo il tuo problema, ma credo che l'idea di fondo resti in piedi: vivere meno peggio possibile la parte della vita inchiodati ai genitori ma poter scappare immediatamente, anche se volesse dire mutare poche cose, per non aggiungere altra amarezza alla tanta che si sarà accumulata. Se non hai un carattere spregiudicato temo che sia la sola cosa realisticamente da tentare evitando sogni irrealizzabili solo perché si è persone non cattive. Non le conto le volte che ho sentito dire dai "vecchi" di tante famiglie che c'è sempre uno dei figli che viene sacrificato più o meno consciamente, affinché il cognome si propaghi. In questo i genitori sono più che colpevoli ma contano sul senso di responsabilità della vittima designata.
Più che mai penso che i genitori dovrebbero morire quando si hanno tra i 30 e i 35 anni, una ristretta finestra utile. Al di sotto dei 30 resterebbero tanti rimorsi di non averci passato abbastanza tempo insieme e che il processo di conquista dell'indipendenza non sia completo. Dopo i 35 vuol dire avere la vita fottuta a fare i badanti senza avere una vita propria.
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Ultima modifica di pokorny; 07-01-2020 a 20:43.
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07-01-2020, 18:10
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#6
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Dimenticavo, il senso di colpa che cerca di provocare tua madre... Su quello puoi agire, è solo questione di accumulare abbastanza rabbia per capire che è una vera e propria aggressione, anche se la fa la propria madre. Non si tratta di prenderla a martellate ma di far scattare quel limite oltre il quale la sopravvivenza mentale prende il sopravvento sull'egoismo dei familiari. Posso solo augurarti che lei esageri sempre di più in tempi abbastanza brevi, a meno di una volontà di ferro da parte tua non vedo altro sistema. Con mio padre è andata così, sono riuscito a non vederlo più quando mi è stato chiaro che mi odiava. Prima ho sempre chinato la testa
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07-01-2020, 21:01
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#7
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Principiante
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 30
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Quote:
Originariamente inviata da Peste Nera
Con questo tipo di reazioni allora a mio avviso devi forzare la mano. Spiegare loro che a 30 anni hai bisogno dei tuoi spazi e della tua indipendenza ma che in caso di bisogno sarai vicino a loro. Io non l'ho fatto quando ancora potevo e a quasi 40 anni mi ritrovo a dover vivere ancora con i genitori.
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Spero arrivi il momento giusto, dovrò bere qualcosa di forte prima (cosa che non faccio mai per paura di dire tutto tutto tutto quello che ho dentro). Grazie per aver capito e per la risposta.
Quote:
Originariamente inviata da pokorny
vivere meno peggio possibile la parte della vita inchiodati ai genitori ma poter scappare immediatamente, anche se volesse dire mutare poche cose, per non aggiungere altra amarezza alla tanta che si sarà accumulata.
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Le nostre situazioni non sono simili ma credo che la tua è una possibile proiezione della mia tra qualche anno. Spero di trovare la combo "occasione per andar via + coraggio di farlo ora o mai più". Non so come, non so quando, ma ci spero davvero. Grazie mille per aver condiviso anche la tua situazione, e davvero spero che anche tu possa svoltare e che ti occorreranno molto meno di cinque anni per riprendere in mano la tua vita.
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07-01-2020, 21:35
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#8
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,396
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Io ho problemi alimentari..salgo e scendo di peso per problemi psicologici. Colmo i miei vuoti col cibo almeno tu sei simpatico e hai un lavoro..almeno questo
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07-01-2020, 22:15
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#9
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Principiante
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 30
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Grazie per il tuo intervento e per definirmi simpatico. Forse con questa risposta lo sarò un po' meno, ma ti parlo per esperienza: non paragonare mai la tua situazione a quella di altri, specie se quella altrui ti pare migliore.
Ognuno ha la propria soglia di sofferenza e di percezione dei propri problemi, mi auguro che tu abbia modo di star meglio al più presto e sono convinto che essere su questo forum è già un primo passo che dimostra forza di volontà.
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07-01-2020, 22:17
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#10
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Esperto
Qui dal: Aug 2011
Ubicazione: Cintura di Castità
Messaggi: 8,010
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Originariamente inviata da pokorny
Più che mai penso che i genitori dovrebbero morire quando si hanno tra i 30 e i 35 anni, una ristretta finestra utile. Al di sotto dei 30 resterebbero tanti rimorsi di non averci passato abbastanza tempo insieme e che il processo di conquista dell'indipendenza non sia completo. Dopo i 35 vuol dire avere la vita fottuta a fare i badanti senza avere una vita propria.
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Quindi se i genitori hanno avuto figli a 20 anni, quando ne hanno 50 devono crepare.. yeah.. sarebbe proprio un bel mondo.. trovi qualcuno con cui far figli e loro appena supereranno i 30 penseranno solo al momento in cui creperai per renderli finalmente liberi ._. sembra tanto il tipo di relazione che hanno i piccoli scorpioni con la mamma ._.
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07-01-2020, 23:25
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#11
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Quote:
Originariamente inviata da SoloUnaDonna
Quindi se i genitori hanno avuto figli a 20 anni, quando ne hanno 50 devono crepare.. yeah.. sarebbe proprio un bel mondo.. trovi qualcuno con cui far figli e loro appena supereranno i 30 penseranno solo al momento in cui creperai per renderli finalmente liberi ._. sembra tanto il tipo di relazione che hanno i piccoli scorpioni con la mamma ._.
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Sicuramente non sarebbe un bel mondo ma la mia esperienza di vita, limitata quanto ti pare, mi porta a dire che siamo macchine a tutti gli effetti con le conseguenze del caso.
Il titolo del libro "il gene egoista" rende bene l'idea. La tesi di fondo del libro è che una volta che la biochimica si è evoluta con le strutture di base per la replicazione, l'evoluzione ha diretto la selezione in modo che tutto quello che ci appare ed è vita, è in realtà lo strumento sviluppato dal sistema di replicazione per perpetuare sé stesso. Io ho vissuto in una famiglia normale fino a che mio fratello non si è sposato sfornando figli a ripetizione. Allora i nostri genitori sono letteralmente impazziti; mio padre ha distrutto buona parte di quello che aveva costruito per finanziare (eufemismo per dire "mantenere") mio fratello, e mia madre si è messa sulla stessa lunghezza d'onda. Con le mie orecchie l'ho sentita dire che siccome la mia vita l'avevo avuta sarebbe stato necessario intestare tutto ai nipoti, e solo perché mi sono messo a strillare come un'aquila minacciando di ricorrere a un avvocato è tornata a miti consigli. Potrei scrivere 20 pagine di forum con quello che sono diventati i miei dall'oggi al domani; l'unità e la coesione della famiglia distrutte e le finanze quasi purché la vita e il cognome continuassero.
E allora qual è l'alternativa per quelli nella mia condizione e qual è la visione del mondo che finisce per avere chi è nelle mie condizioni? Io mi ritrovo con una madre che mi chiama 3-4 volte al giorno per ogni piccola grana e ringrazio il cielo che è indipendente fisicamente, ma appena dico che potrebbe anche chiedere a mio fratello iniziano i ricatti, mi sento male, mi farai morire e così via. Ho quasi 60 anni, mia madre sta da me per metà dell'anno in quella che dovrebbe essere casa mia ma se sposto un posacenere partono i ricatti: lo so che do fastidio, me ne vado, tutta la gamma di sottili pressioni di cui è capace una persona in modo da sentirsi pregare di restare. Sento la vita che mi scivola tra le dita, il fisico che mi regge sempre meno, e non viaggio più perché devo andare in bagno ogni due per tre. Anche se morisse ora - e non me lo auguro perché a questo punto tanto vale "godersi" un genitore più a lungo possibile - mi è rimasto meno di 1/3 della mia vita mentre mio fratello è immune da ogni problema. Potrò disporre realmente di me stesso quando sarà troppo tardi per qualsiasi cosa. Al massimo mi potrò scegliere la badante.
Certo, tu hai delle ragioni a dire che il mio punto di vista è cinico. Se fossi sempre vissuto in una famiglia di pazzi il mio punto di vista non sarebbe così radicale, ci sarei abituato. Ma in 2 anni sono passato da una famiglia normale a una che mi vedeva (e mio fratello tuttora mi vede) contemporaneamente un ostacolo a papparsi tutto il patrimonio e un badante che tanto starà buonino e obbedirà perché sanno che mi faccio scrupoli. Per forza si finisce col pensare che siamo macchine, il cui unico scopo è perpetuarsi; quelle che crediamo essere sensazioni, amore, emozioni, etica, sono sovrastrutture sviluppate per la pressione evolutiva da un ammasso di atomi e molecole che a un certo punto per prove ed errori casuali ha trovato il modo di riprodurre la propria struttura. Il resto sono, secondo me, solo pie illusioni.
A questo punto se si fa un figlio al solo scopo, inconfessato pure a sé stessi, di perpetuarsi, ebbene sì, che muoiano pure ai loro 50 anni. Oppure sì, hai ragione tu, è molto meglio arrivare alla vecchiaia pieni di grane, con i problemi di un vecchio più quelli di uno o due altri, ancora più vecchi. Bellissimo, certo.
Capisco cosa vuoi dire ma ai miei occhi entrambe le alternative mi appaiono una peggio dell'altra, non saprei davvero scegliere.
E tra parentesi si capisce bene la mania del Cattolicesimo per la famiglia e la cosiddetta "vita", l'omofobia più o meno velata e tanto altro: quale modo migliore di soggiogare gli individui facendogli credere di fare ed essere qualcosa di meraviglioso?
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Ultima modifica di pokorny; 07-01-2020 a 23:28.
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07-01-2020, 23:44
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#12
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,361
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Quote:
Originariamente inviata da Sidem89
Ed è giusto, perché la vittima è lei ed è lei ad aver bisogno perché ha un impedimento fisico, evidente. Ma è anche egoista, perché ho provato a cercare un piccolo monolocale vicino casa per stargli vicino comunque e s'è fatta venire le crisi, cioè degli scatti nervosi che le aumentano la pressione oculare, cosa pericolosissima per lo stato di salute dei suoi occhi. Ma io voglio indipendenza.
Non sono figlio unico, ho un fratello che ha 10 anni più di me che, per sua fortuna, è andato via di casa prima che mia madre si ammalasse e prima delle difficoltà finanziare. Vive a un km a piedi da noi, è sposato, ha un figlio, una disponibilità economica maggiore della mia, e i miei hanno profonda vergogna a chiedere favori perché mia cognata è di estrazione sociale decisamente superiore e non vogliono mostrarsi "bisognosi". Io, per quieto vivere ed evitare le crisi che vi ho spiegato appena sopra, evito di dire a mio fratello la reale situazione.
Mio fratello, peraltro, manco pare porsi il problema e chiedere se c'è bisogno di qualcosa. Ma lo capisco, è carattere: sono io che non ho avuto abbastanza forza.
Questo è il primo muro della trappola in cui mi sento, il non avere il coraggio di lasciare casa senza sensi di colpa. .
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I genitori dovrebbero fare dei progetti per la vecchiaia, per non pesare sulle spalle dei propri figli che dovrebbero fargli da badanti. Fare figli per poi sfruttarli in vecchiaia è l'apoteosi dell'egoismo, scusami eh. Non esiste che dei genitori debbano ostacolare i figli nella loro realizzazione solo per sopravvivere, per la paura della morte. Il fatto che si sia fatta venire una crisi mi fa rabbrividire. Del resto siamo animali, facciamo tutto per preservarci.
In più, mi fa proprio incazzare il fatto che tuo fratello non prenda la sua parte di responsabilità. è pure più grande di te. Prende, se ne va, e tanti saluti. Chi ci va a finire sotto? L'ultimo che resta, che è costretto, che se se ne va poi è lui il figlio ingrato, crudele e menefreghista.
Magari non glie lo fate intendere, ed è sbagliato, ma come hai detto te non si preoccupa nemmeno così tanto, evidentemente gli conviene fare l'ignaro.
Il peso va diviso, così ciascuno di voi si prende la propria responsabilità e allo stesso tempo si soffre di meno, perché collaborate.
Poi, i tuoi hanno vergogna di chiedere aiuto a tuo fratello? Sti cazzi! Chissene frega dell'estrazione sociale superiore della moglie, non siamo nel Settecento, che ragionamento è? E per via di questa "vergogna" devi andare a finire di mezzo te? Evidentemente il solo infantile timore di vergognarsi deve essere più importante te. È un preservare la dignità solo apparente:
penso proprio che per preservare la dignità bisogna essere onesti con se stessi e giusti con gli altri.
Non è nessun quieto vivere, perché te non sei quieto per niente. Sfruttano il tuo silenzio, la tua disponibilità, la tua condiscendenza, e soprattutto il tuo senso di colpa (la cosa più meschina di tutte) a loro comodo. Se non lo fanno con malizia, quantomeno sono superficiali, e dovresti farglielo notare.
Quindi, il mio consiglio? Non è ho, visto che dirti cosa farei io non è un consiglio. Informerei tuo fratello della situazione e che non vuoi più sopportarla. Gli parlerai chiaro, come parlerai anche con i tuoi. Magari piangeranno: sono ulteriori armi insidiose. A costo di fare un bordello devi reclamare la tua indipendenza.
Scusami se il tono è aggressivo, ma francamente mi hanno sempre fatto innervosire queste dinamiche familiari. Quando ti accorgi che la tua famiglia comincia a trattenerti con gli artigli inguantati e camuffati da doveri familiari convenzionali che minacciano di farti sentire in colpa, bisogna sradicarsi dalle radici. Ne ho esperienza anche io, o meglio, mia madre, perché ancora oggi c'è sua madre in casa. Per carità, mia nonna è fantastica e le voglio un bene dell'anima, ma non si fa così, mia madre non ha mai avuto una sua privacy, una sua intimità, e ne soffre per questo. E oltre a questa dinamica ce ne sono altre o ce ne sono state altre, per questo mi irrito quando sento di cose così.
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08-01-2020, 10:50
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#13
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Principiante
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 30
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Quote:
Originariamente inviata da SamueleMitomane
Scusami se il tono è aggressivo
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Non è assolutamente un tono aggressivo, risponde perfettamente al mio stato d'animo: sono arrabbiato, non lo do a vedere, ma sono arrabbiato molto per questa situazione.
Grazie per i consigli e per il sostegno, davvero.
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08-01-2020, 15:41
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#14
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Esperto
Qui dal: Aug 2011
Ubicazione: Cintura di Castità
Messaggi: 8,010
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Quote:
Originariamente inviata da pokorny
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Dire i genitori dovrebbero crepare quando i figli hanno 30 anni è ben diverso dal dire.. avrei preferito che i "miei" genitori fossero crepati quando avevo 30 anni piuttosto che stare in questa situazione, ecc..
In un caso metti la tua esperienza come esempio assoluto per chiunque e quindi per chiunque deve essere così.. nel secondo caso dici solo il tuo pensiero per la tua situazione..
Certe situazioni son molto pesanti, non voglio entrarne nel merito e nemmeno spetta a me farlo, ma a 30 anni una persona può ancora tirarsene fuori senza bisogno di augurare morte a nessuno.. spesso restiamo in certe situazioni perché abbiamo solo quello e quindi ci fa sentire utili, le odiamo, ma ci sentiamo utili a qualcuno, abbiamo un senso in questa vita che pare averci dimenticato.. quindi ci sabotiamo e/o ci facciam sabotare in ogni modo per paura di quel che sarebbe altrimenti..
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