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13-06-2010, 18:59
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#61
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Esperto
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Bella discussione , complimenti
A me la Divina Commedia non appassionava molto quando andavo a scuola, poi l'ho riscoperta per conto mio, nei vari livelli di lettura, e l'ho apprezzata sempre di più.
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Ultima modifica di Myway; 13-06-2010 a 19:09.
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13-06-2010, 22:24
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#62
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
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Quote:
Originariamente inviata da Myway
Bella discussione , complimenti
A me la Divina Commedia non appassionava molto quando andavo a scuola, poi l'ho riscoperta per conto mio, nei vari livelli di lettura, e l'ho apprezzata sempre di più.
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Grassie, grassie (cit.).
Sì, diciamo che il modo in cui viene trattata a scuola non aiuta ad appassionarvicisi(vicivi ). Io però avevo cominciato a leggere qualcosa per conto mio già prima del liceo, credo che alle medie avessi già una conoscenza abbastanza approfondita dell'Inferno indipendentemente dalla scuola. Andavo in giro per casa prendendo libri da leggere un po' come veniva...
Spero di non continuare a parlare da solo in questo topic
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13-06-2010, 22:37
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#63
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
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Allora, nel nono e ultimo cerchio dell'Inferno il ghiaccio eterno di Cocito serra in eterno i traditori, la cui durezza di cuore ha fatto tacere anche i vincoli di amore più sacri verso il prossimo ed è ben rappresentata dal gelo che serra i dannati.
Nella Caina ci sono i traditori dei parenti, nell'Antenora quelli della patria o della parte politica (i Mastella ), che all'epoca poteva essere un legame ancora più forte della comune cittadinanza.
Bocca degli Abati, infatti è uno di coloro che hanno anteposto la vittoria della propria parte (ghibellina) a quella della propria città (Firenze). Nella battaglia di Montaperti del 1260 (ultimo scontro vittorioso per i ghibellini in Italia prima del tracollo finale degli eredi di Federico II, Manfredi e Corradino), Firenze guelfa è sconfitta dai senesi e dai fuoriusciti ghibellini. Uno di questi ultimi è Farinata degli Uberti, che pur essendo collocato all'Inferno (ma per altri motivi) è rispettato da Dante come un avversario nobile e magnanimo (fu lui a impedire che Firenze venisse rasa al suolo dopo la battaglia).
Bocca, invece, non combatte a viso aperto ma tradisce il suo schieramento mozzando la mano dell'alfiere di Firenze ed è oggetto di un disprezzo feroce da parte di Dante. In questo cerchio i dannati non hanno comprensibilmente molta voglia di sputtanars..ehm rivelare la propria identità. Per cui Dante è costretto a usare le maniere forti, come potete vedere
E mentre ch'andavamo inver' lo mezzo
al quale ogne gravezza si rauna,
e io tremava ne l'etterno rezzo;
se voler fu o destino o fortuna, (quindi forse l'ha fatto apposta)
non so; ma, passeggiando tra le teste,
forte percossi 'l piè nel viso ad una.
Piangendo mi sgridò: "Perché mi peste?
se tu non vieni a crescer la vendetta
di Montaperti, perché mi moleste?".
E io: "Maestro mio, or qui m'aspetta,
sì ch'io esca d'un dubbio per costui;
poi mi farai, quantunque vorrai, fretta".
Lo duca stette, e io dissi a colui
che bestemmiava duramente ancora:
"Qual se' tu che così rampogni altrui?".
"Or tu chi se' che vai per l'Antenora,
percotendo", rispuose, "altrui le gote,
sì che, se fossi vivo, troppo fora?".
"Vivo son io, e caro esser ti puote",
fu mia risposta, "se dimandi fama,
ch'io metta il nome tuo tra l'altre note".
Ed elli a me: "Del contrario ho io brama.
Lèvati quinci e non mi dar più lagna,
ché mal sai lusingar per questa lama!".
Allor lo presi per la cuticagna
e dissi: "El converrà che tu ti nomi,
o che capel qui sù non ti rimagna".
Ond'elli a me: "Perché tu mi dischiomi,
né ti dirò ch'io sia, né mosterrolti
se mille fiate in sul capo mi tomi".
Io avea già i capelli in mano avvolti,
e tratti glien'avea più d'una ciocca,
latrando lui con li occhi in giù raccolti,
quando un altro gridò: "Che hai tu, Bocca?
non ti basta sonar con le mascelle,
se tu non latri? qual diavol ti tocca?".
"Omai", diss'io, "non vo' che più favelle,
malvagio traditor; ch'a la tua onta
io porterò di te vere novelle".
Inferno, canto XXXII, vv. 73-111
Poi Bocca si vendicherà facendo i nomi di colui che l'ha nominato e di altri ancora...i traditori continuano a tradire. Qui si realizza la mancanza più totale di solidarietà tra i dannati, se mai ce n'è stata prima. La solitudine è spietata e senza scampo.
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Ultima modifica di Winston_Smith; 13-06-2010 a 23:12.
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13-06-2010, 22:46
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#64
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Noi eravam partiti già da ello,
ch'io vidi due ghiacciati in una buca,
sì che l'un capo a l'altro era cappello;
e come 'l pan per fame si manduca,
così 'l sovran li denti a l'altro pose
là 've 'l cervel s'aggiugne con la nuca
Inferno, canto XXXII, vv. 124-129.
Ecco l'incontro con il conte Ugolino:
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13-06-2010, 23:11
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#65
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Il conte Ugolino immaginato da William Blake:
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14-06-2010, 01:32
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#66
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La Torre della Fame, in un'incisione del 1865.
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14-06-2010, 02:29
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#67
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Esperto
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Il racconto di Ugolino, di Giovanni Stradano (1587):
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15-06-2010, 08:52
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#68
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Banned
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sezione libri ????
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16-06-2010, 00:12
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#69
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Esperto
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Trattandosi di immagini, ero in dubbio se mettere il topic nella sezione Libri o in Off-topic.
Comunque, se Redman vuole, per me si può spostarlo, magari avrà maggiore visibilità...
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16-06-2010, 00:20
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#70
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Esperto
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E' tutto interessantissimo grazie!
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16-06-2010, 00:21
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#71
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Esperto
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Prego ....
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18-06-2010, 16:29
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#73
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
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Grazie non le conoscevo queste opere
ho dato un ascolto all'inferno ed è abbastanza evocativo delle atmosfere dell'Opera ( e del percorso interiore) di Dante.
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Ultima modifica di Myway; 18-06-2010 a 17:47.
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20-06-2010, 00:24
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#74
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Io ho ascoltato anche la "Francesca da Rimini". Grazie per aver postate entrambe le sinfonie, anch'io non le conoscevo.
L'introduzione di Liszt mi sembra più "cinematografica", mentre la sinfonia di Chaikovsky mi sembra molto aderente alla narrazione dantesca, specie nella resa della bufera infernal, che mai non resta.
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20-06-2010, 00:37
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#75
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Esperto
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L'iscrizione commemorativa della storia di Ugolino a Pisa:
La scultura in gesso di Auguste Rodin, che diceva di portare sempre con sè una copia della Commedia:
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20-06-2010, 01:06
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#76
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Esperto
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Già eran desti, e l'ora s'appressava
che 'l cibo ne solëa essere addotto,
e per suo sogno ciascun dubitava;
e io senti' chiavar l'uscio di sotto
a l'orribile torre; ond'io guardai
nel viso a' mie' figliuoi sanza far motto.
(Inf. XXXIII, 43-48)
Come un poco di raggio si fu messo
nel doloroso carcere, e io scorsi
per quattro visi il mio aspetto stesso,
ambo le man per lo dolor mi morsi;
ed ei, pensando ch'io 'l fessi per voglia
di manicar, di sùbito levorsi
e disser: "Padre, assai ci fia men doglia
se tu mangi di noi: tu ne vestisti
queste misere carni, e tu le spoglia".
Queta' mi allor per non farli più tristi;
lo dì e l'altro stemmo tutti muti;
ahi dura terra, perché non t'apristi?
Poscia che fummo al quarto dì venuti,
Gaddo mi si gittò disteso a' piedi,
dicendo: "Padre mio, ché non m'aiuti?".
(Inf. XXXIII, 55-69)
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Ultima modifica di Winston_Smith; 20-06-2010 a 01:15.
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20-06-2010, 01:13
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#77
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Esperto
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Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid'io cascar li tre ad uno ad uno
tra 'l quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,
già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno".
(Inf. XXXIII, 70-75)
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20-06-2010, 10:38
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#78
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Lettura del canto XXXIII di Carmelo Bene:
YouTube- IL CONTE UGOLINO " Lectura Dantis " Carmelo Bene recita il XXXIII dell'Inferno
Un po' di interpretazione del canto:
http://it.wikipedia.org/wiki/Inferno...Punti_notevoli
Penso anch'io che non sia possibile sciogliere l'ambiguità sul cannibalismo di Ugolino (ovviamente voluta da Dante), che potrebbe essergli sia risparmiato per evitare di metterlo in una luce diversa da quella di vittima, sia pur colpevole (il vero traditore del canto é Ruggieri, ridotto a pura materia ghiacciata), ma anche costituire l'ultimo stadio della degradazione a cui lo ha costretto il tradimento del suo nemico (del resto l'offerta delle proprie carni da parte dei figli e lo stesso mordere il cranio dell'arcivescovo non possono essere messe lì a caso).
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20-06-2010, 10:59
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#79
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Esperto
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Nella Tolomea (terza zona di Cocito) vi sono i traditori degli ospiti, immersi nel ghiaccio supini, senza poter scrostare la visiera di ghiaccio formata dalle loro lacrime congelate, che ostacolano l'ulteriore sfogo del loro dolore ( Lo pianto stesso lì pianger non lascia) tra cui Frate Alberigo e Branca Doria.
La durezza qui raggiunge il suo culmine, in tutti i sensi: Dante finge di essere disposto a scrostare il ghiaccio dal volto del frate per sentire la sua storia, ma ovviamente non lo farà ( e cortesia fu lui esser villano). Il dannato stesso poi racconta come, subito dopo il tradimento, la sua anima sia precipitata all'Inferno (condizione comune a tutti gli ospiti della Tolomea) e il suo corpo governato da un diavolo per il tempo assegnatogli da vivere.
E' agghiacciante (ed è una peculiarità di Dante, non riscontrabile nella teologia cristiana) una concezione che non preveda il pentimento e la redenzione per certi peccati, ma la degradazione a bestie non umane di coloro che li commettono, ma a mio avviso una spiegazione plausibile può essere di questo tipo:
http://www.edicolaweb.net/dimen59s.htm
Che altro dire, circa la teoria esposta da Dante per bocca di frate Alberigo?
A nostro parere, è insostenibile la tesi di quanti vi vedono solo un artificio letterario, escogitato dal sommo poeta per giustificare la collocazione all'Inferno delle anime di persone che, mentre egli scriveva la "Commedia", erano ancora vive.
In Dante, lo scrittore non prevarica mai sul teologo nella sostanza delle questioni (con l'unica eccezione, forse, di Catone Uticense, un suicida, posto quale custode dell'isola del Purgatorio): nessuna libertà poetica avrebbe potuto spingerlo a formulare una teoria gravemente eretica, solo per ragioni artistiche.
Quando parla del destino dell'anima, Dante non scherza affatto: pensare diversamente, vorrebbe dire ridurre la "Divina Commedia" a una specie di gioco della fantasia.
E allora?
A nostro avviso, il peccato del tradimento era da lui considerato così grave, da indurlo a pensare che un essere umano capace di commetterlo decade immediatamente dal proprio statuto ontologico, e cessa non solo di essere umano, ma addirittura - come spiega nel "Convivio" - cessa di essere. E tuttavia, l'esperienza ci mostra che vi sono traditori i quali continuano a vivere dopo aver commesso il loro odioso peccato: e quella loro vita sembra quasi un oltraggio alla giustizia divina.
Solo l'idea di una morte repentina dell'anima poteva essere proporzionata a un misfatto così grave; e solo quella dell'ingresso di un demonio al suo posto, poteva spiegare il prolungarsi quella vita, che nulla più aveva di umano.
Quanto alla possibilità che un fatto del genere avvenga realmente, è una cosa che fa rabbrividire al solo pensarci.
Certo, davanti a persone così indurite nel male, da non sembrare più neanche umane - e sia la storia che la cronaca ce ne offrono svariati esempi - verrebbe da pensare che, forse, l'intuizione dantesca possa racchiudere almeno un nocciolo di verità.
E il ghiaccio del Cocito, in cui sono immerse le anime più malvagie di tutte, ci fa tornare alla mente la frase, pronunciata da un personaggio che, giunto al governo di una nazione potente, ha causato al mondo enormi sofferenze: "Noi non arretreremo d'un passo, non ci lasceremo turbare da nulla. Il nostro cuore, qualunque cosa accada, rimarrà freddo come il ghiaccio".
Ovviamente la frase è di Hitler, che del traditore aveva la spietatezza e l'imperturbabilità, anche se aveva esposto le proprie intenzioni al mondo fin dall'inizio. E' il mondo che ha voluto credere che prima o poi si sarebbe accontentato.
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20-06-2010, 11:01
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#80
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Esperto
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"Vexilla regis prodeunt inferni
verso di noi; però dinanzi mira",
disse 'l maestro mio, "se tu 'l discerni".
(Inferno, XXXIV, 1-3)
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