Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Quel che ho quotato non è, infatti, un post di risposta, come quella dipinta da Magritte non era una pipa.
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Sì, infatti
questo è il post di risposta:
Su queste pagine leggo spesso un argomento dalla forza tanto più inconsistente quanto più viene insistentemente riproposto, ovvero la parità assoluta dei sessi.
Di inconsistenti ci sono solo le tesi non motivate da ragionamenti logici e dati di fatto, oltre che espresse in maniera fumosa e volutamente ambigua (per non dire paracula). Procediamo.
Maschi e femmine, come destra e sinistra, pari sono. E se pari non sono, pari devono essere.
Addirittura paragonare una differenza di sesso a una differenza di ideologia politica? Cominciamo bene.
State a chiedervi cosa le donne non amano degli uomini. Non amano questo, non amano quello, in complicazioni tanto più barocche. Mentre è semplice: le donne non amano essere un altro tipo di uomo.
Omnis determinatio est negatio: una donna non si comporta come un uomo, a costo di fare la figura della pazza sclerata.
Cosa significa “comportarsi come un uomo”? Esplicitare il proprio interesse per primi è comportarsi da uomini? E chi l’ha detto, Dedalus?
Una donna è ciò che, dopo aver fatto tutto ciò che possa fare un uomo, non è più un uomo. Come l’individuo è lo scarto tra sé e l’universalità del suo ruolo sociale. Questo è il principio della differenza. Pensateci bene.
Mentre un uomo sarebbe uno che fa tutto quello che può fare un uomo e basta? Definizioni un po’ meno fumose, please?
I fautori della parità sessuale imbecille o polemica sono incapaci di intendere l’identità come quel principio che articola le differenze, la pensano come ciò che le sussume sotto una stessa categoria. Una donna che è pari all’uomo, per costoro, è una donna che, di nuovo, deve rinunciare ad essere donna per fare le stesse cose che farei io in quanto uomo.
Ma quali sono queste cose? Che cosa un uomo può fare e una donna no (o viceversa)? Vogliamo scendere nel dettaglio o ci fa comodo rimanere nell'astratto?
Una donna che non senta il diritto di venir considerata come speciale.
Una donna può tranquillamente aspirare ad essere considerata come speciale, ma un uomo può aspirare ad altrettanto.
Ma questo non è un diritto: questo è un suo privilegio; semplicemente perché, a parti invertite, un maschio non se lo ritrova cucito addosso come garantito per il merito di esser nato di questi tempi.
Se una donna deve essere considerata speciale per il solo fatto di essere nata donna (mentre un uomo no), a me sembra una mentalità distorta, non so a te.
Volete la parità assoluta? La parità assoluta, cioè obbedita allo stesso modo e spontaneamente da entrambe le parti, non c’è. Cominciate col farvene una ragione.
Non c’è? Forse, ma chi ha detto che non ci sarà mai? E “obbedita spontaneamente” è un ossimoro che ha poco senso.
Dunque esaminiamo qual è la donna che farebbe comodo a questi progressisti.
Innanzitutto, è una donna che si esaurisca tutta nello svolgimento di una recita del tutto aliena di dislivelli. Una donna che indebolisca il suo potere per venire incontro al mio scarso potere.
Ma qualcuno ha deciso che ci debba essere qualcuno che ha potere e qualcuno che ne ha di meno? Che modo balordo di vedere un rapporto è mai questo?
Una donna che obbedirebbe a me tante volte quante io obbedirei a lei.
Ovvero una coppia di schiavi intenti di continuo a farsi le pulci a vicenda e a chiudere il rapporto con un bel zero tondo.
Ah, ecco meglio una padrona e uno schiavo (o viceversa).
Due persone libere no, eh?
Un rapporto in cui nessuno dei due obbedisce all’altro no, eh? Troppo sforzo d’immaginazione per voi reazionari.
Una donna che dia quanto ci si aspetta non è una donna, è una bilancia. È niente, perché niente rimane.
Se un uomo dà quanto ci si aspetta da lui invece no problem, eh?
Non appena si inizia a chiedere alla donna di contribuire in maniera paritaria alla costruzione della relazione di coppia, qualcuno fa partire le accuse di materialismo, di voler pesare tutto col bilancino, ecc. ecc.
Pròvati a far venir meno il contributo dell’uomo (es. “Col cacchio che lo faccio il primo passo se quella non mi dà un buon segnale”) e vedi come il bilancino dall’altra parte qualcuno lo usa per farsi i suoi conti e trovare l’uomo in difetto: “Pappamolla”, “Aspetti che ti cada dal cielo?”, ecc. ecc.
Non è una parità della libertà, ma una parità del dovere.
Di entrambi. Due persone si scelgono liberamente e liberamente decidono di adempiere a delle incombenze che non sono altro che dei modi per prendersi cura dell’altro e dare il loro contributo paritario al benessere della coppia.
Da qui le ribellioni delle donne, che non vengono interpellate come compagne di una decisione, da qui il dosaggio delle concessioni. Da qui il vostro vassallaggio e le conseguenti fantasie compensatorie di rivalsa di essere belli, ricchi, stronzi. E poi vi stupite pure?
Chi ha detto che le donne non devono essere interpellate? E personalmente aborro sia il vassallaggio sia le fantasie compensatorie di rivalsa.
Che la donna debba essere assolutamente pari all’uomo, una parità astratta del genere, significa ciò: è del tutto indifferente essere uomo o donna.
Oh yes, finalmente ci sei arrivato.
Per quanto riguarda le attenzioni e il contributo alla costruzione del rapporto di coppia e al benessere dei partner, è del tutto indifferente essere uomo o donna.
Ora vediamo la risposta del reazionario che vede messe in discussione certezze secolari, quasi dogmi di fede.
Una donna soldato non è più una donna, ma è un soldato.
Soldato è un termine che non c’entra una mazza con quanto detto finora, messo lì a caso tanto per evocare qualcosa di negativo, una maledizione biblica. “Guai a voi se oserete toccare il Sacro Ordine stabilito da Pdor figlio di Khmer”
Una donna parificata che non possa scoprire e far scoprire nulla dell’essere donna, della sua differenza di donna, non è più una donna, è un altro tipo di uomo.
Ah ecco, quindi una donna per far scoprire la sua differenza di donna deve astenersi dal fare il primo passo o magari fingersi vergine e disinteressata al sesso, come ai bei tempi antichi.
Ma poi se invece è l’uomo a parificarsi (p.es. astenendosi lui dal fare il primo passo) diventa un altro tipo di donna?
Ermafroditismo sociale, parità parabiologica, che di due diversi fa due intercambiabili: “che lo faccia l’uno o l’altro è indifferente”.
“Oddio, questi sovversivi che ci vogliono far diventare tutti ermafroditi” ^^
Ma lo sai che esistono differenze individuali molto più variegate di quelle di genere? Ma smettiamola con ‘sta storia che chi vuole la parità vuole un’umanità fatta di cyborg intercambiabili. Siamo tutti diversi l’uno dall’altro.
Una parità inconsistente del genere non permette alla donna di essere donna, le permette soltanto di obbedire allo stesso modo dell’uomo. Cioè vorrebbe obbligare la donna a partecipare di un destino che non le appartiene, come ai bei tempi (qui chi vuole può sospirare di nostalgia) la si obbligava ad escludersi dalla storia o da una qualsiasi incidenza sociale (“La donna non è gente”, cioè non fa parte del genere umano, dicevano i contadini).
A me quello nostalgico dei bei tempi (quando “la donna era donna” e seguiva il “destino che le apparteneva”, quello di “non gente”) sembri proprio tu. Poi, obbedire a chi? Il “destino che non le appartiene” quale sarebbe? In un rapporto di coppia il destino è comune.
Dato che l’uomo è in crisi, si pretende che la donna assuma i suoi nuovi doveri, cioè i vecchi doveri del maschio, rinunciando ai suoi privilegi, che per quanto ingiusti intanto la conservano ancora come donna.
Ma quindi fino a poco tempo fa l’uomo aveva dei doveri e la donna dei privilegi? Andiamo bene…
E ‘sto fatto che la donna si conserva come donna in ragione dei suoi privilegi nun se po’ sentì…
Io comunque personalmente, non ragiono in termini di doveri e privilegi di una persona in base al sesso. Tutti dovrebbero contribuire per quello che possono indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Ma dato che non avete la forza per imporre loro questi doveri, si gioca su un’astratta concezione della parità basata sul senso di colpa che vorreste trasmetter loro, che non vuole che la donna da ciò ne abbia un guadagno, ma che le si riesca a sbolognare parte del proprio carico da muli.
Ma quindi ‘sto carico da muli bisognerebbe tenerlo squilibrato da qualche parte? Non ti seguo. Personalmente non ho MAI parlato di colpe né di vendette stile lotta di classe né di obbligare chiunque a fare quello che non vuole o non si sente di fare.
Ho sempre detto che sarebbe una gran cosa se si sgombrasse il campo da stereotipi di genere e da obblighi sociali sessisti. Un uomo (o una donna) non è tenuto a fare una certa cosa in quanto uomo (o donna) più di quanto non lo sia una donna (o un uomo). Questa semplice verità sarebbe già una rivoluzione.