La vita ha un valore ma non un senso; tuttavia il primo va riconosciuto, il secondo costruito. Ad essa si contrappone la puntuale ciclicità della morte, elevata (si fa per dire) a simulacro della fine, del nulla, dell'immanente inesistenza, nel mentre, alla vista di occhi tutt'altro che appassiti dalla rugiada dell'ignoranza, essa è una trasmutazione del soffio vitale, lo spirare una trasmigrazione dello spirito.
Si tessono le lodi del vitale come conseguenza del trapasso, si pone continuamente l'accento su ciò che è reale definendolo un sinonimo dell'esistere, confondendo la specificità del singolare con la multiversalità del plurale.
È questo che ho scorto oggi... questo e un lamentoso dolore verso sé stessi e della propria incapacità di rimembrare l'altrui respiro, per un proprio egoistico bisogno del lugubre viandante piuttosto che per il suo diritto alla vita, all'acquisizione di dati interrotto a nemmeno metà del suo naturale percorso.
Soltanto io e te sappiamo chi piangeva per ciò che rappresentavi per esso/a e per ciò che a prescindere sei, per ciò che si introietta attraverso i concetti di egoismo e altruismo e che li trascende ed amalgama.
Ma ne parleremo in uno spazio ed un tempo differente.
Per favore, sii paziente almeno questa volta.
Con cortesia, ti chiedo di non quotare.