Parte 2
Mi vedono come una che ci marcia, e danno più credibilità alle mie sorelle e ai miei genitori, pur non avendo visto in prima persona il modo in cui mi hanno trattato in questi anni. Ho dovuto giustificare la mia assenza al lavoro
a mio cugino, lo stesso che pur avendo finito i mesi di recupero stabiliti dal medico per il recupero della gamba operata per un incidente su un campo da gioco, si è preso un altro mese per stare a casa e non si capisce come l'azienda in cui lavora da poco abbia accettato senza contestare questa sua decisione. Sarà brillantissimo sul lavoro
A casa gozzoviglia come un pupo felice, fa feste a base di birra e vino, fa lauti pranzi e cene preparati dai genitori e anche quando lavorava, se non stava fuori per feste o viaggi nel tempo libero, tornava a casa dei suoi che gli abitano di fronte per farsi stirare la roba e preparare cena/pranzo. I suoi l'aiutano moltissimo, così come aiutano i miei cugini. Hanno quasi 80 anni i miei zii, ma sono pieni di energie e fanno tutto per i figli. Non sa mio cugino che mi soffro.
L'atmosfera era diventata sempre più pesante a casa di mia zia, ho provato poi ad accennare al rumore forte della perdita d'acqua ma mio zio mi dice che "mi fisso". So quello che sento, e vi assicuro che è un rumore fortissimo e anche l'idraulico l'ha sentito. Non sapevo a quel punto con quale coraggio chiedergli di andare a dormire lì.
Nel frattempo per non andare via subito dopo pranzo, contatto le mie due amiche per sapere cosa stavano facendo e se ci potevamo vedere nel tardo pomeriggio. Una, mi dice che stava fuori città con il ragazzo e con il vivavoce in macchina e il ragazzo vicino, mi dice con un tono compassionevole di approfittare del giorno libero per mettermi nel
lettuccio e riposare (?) ma che sono una rincojonita??Chiamo l'altra e mi dice "ciao ciccia, guarda sono in macchina con mamma che sto andando ad accompagnare Flavio (il marito) dal fisioterapista" (anche lui ha avuto qualche intoppo con la gamba)."Domani poi sto in campagna dai miei nonni con mamma, Flavio e il bambino", "mi dispiace, mannaggia..tu come stai?"
Rispondo:" Guarda sono rimasta a casa oggi" e le ho spiegato il motivo.
Lei: " Hai capito che mezzi prendere per arrivare lì? Ce l'hai fatta quindi ad arrivare?
" E DUE,
non sono rincojonita!! Le ho detto che sì, non avevo avuto problemi.
Lei che senza tom tom in macchina è perduta e che dai tempi del liceo non prende un bus o una metro (a detta sua). Mi dice sempre che al posto mio non ce la farebbe, che deve essere proprio una vita di inferno, e che una volta sola ha dovuto attendere il bus e voleva morire per l'attesa estenuante.
Come ciliegina sulla torta al termine della chiamata mi chiede poi se ce la faccio con il lavoro... lei che non lavora e che il bambino lo sta crescendo con la madre, lei che ha vissuto sempre nella bambagia, in una bella famiglia e non conosce le difficoltà (per sua stessa spudorata ammissione). Le dico che sì va tutto bene e lei "bene, dai mi fa piacere, così finalmente guadagni anche anche tu i tuoi soldini e poi è un modo per uscire un pò, passare il tempo...". Dopo quest'ultima affermazione volevo morire.
Io sono stata normale. Non ero vista in questo modo. Ora tutti i miei conoscenti,compresa questa mia amica mi trattano come se fossi andata.
Ero molto brava al liceo, una delle prime della classe.
La mia amica era una compagna del liceo. Io studiavo, ero brillante, ma sempre presa di mira dai prof perchè avevo quel qualcosa di diverso dagli altri (il trauma subito da piccola ed una vita assurda?). Questa mia amica si inventava di stare male al momento delle interrogazioni, faceva così ogni volta, poi faceva molta amicizia con le prof, e alla fine veniva interrogata raramente. Nei compiti scritti copiava. Inutile dire che è uscita con 10 punti in più di me non avendo mai aperto un libro in assoluto e avendo sempre e solo passato i pomeriggi a cazzeggiare davanti ad mtv e pane e nutella. Così fa anche ora, anche non c'è più mtv. Il marito si è innamorato subito di lei e le ha fatto una corte spietata sin dal primo momento in cui l'ha vista. La mamma di lei poi l'ha ospitato più volte a casa quando era ancora amico della figlia, trattandolo come un figlio. Mi ricordo che lui rimase molto colpito dalla famiglia di lei. Lui è un bell'uomo, lei non è decisamente una bella donna, sembra la classica patata, ma è serena e curata, molto viziata e spensierata. Il marito tra le altre cose non mi ha mai potuta vedere e me l'ha detto apertamente. Secondo lui sono troppo "triste". Così mi pensa ora anche tutta la gente del liceo che continua a sentirsi e a vedersi alle cene di classe, ignorandomi. Mi hanno sempre detto che la mia vita era strana, che non facevo le cose come gli altri. Ma come potevo apparire normale, se i miei mi hanno cresciuta facendomi vivere una quotidianità assurda e una serie di eventi fortemente traumatici?
Hanno sempre poi concepito tutto quello che fa la gente normale come un capriccio( gite fuori porta, uscite nei centri commerciali, portare la macchina, andare in palestra/cinema/ristorante, viaggi), secondo loro è tutto un extra, anche un gelato, che se concesso era sempre in via del tutto eccezionale. Che colpa ho io d'essere come sono?
Comunque interrotta la conversazione con la seconda amica decido di andarmene da casa di mia zia, tanto non mi filava nessuno dei tre. Mio zio era intento con mio cugino a cercare una bici su amazon per mia cugina.
Me ne vado e mi ritrovo di nuovo in giro per strada come una vagabonda, mi riparte l'angoscia, telefono a mia madre e le urlo tutto il mio dolore, le dico che le persone mi trattano come una scema, che devo proteggermi in questo momento di vulnerabilità, lei mi dice che ho ragione, che mi capisce, poi però mi lascia perchè stava pranzando
Inizio a piangere per strada e mi sento tremendamente abbattuta nel vedermi caduta così in basso davanti a tutti. Mi vedo poi camminare confusa, senza una meta. Mi sale una rabbia fortissima e impazzisco di nuovo, vedo un bar, mi ci fiondo e compro due pacchi da 150 gr. di caramelle haribò (dico che sono per i miei figli, la prima volta che sparo una cazzata del genere), poi richiama mia madre e io mi ritrovo ad urlare mangiando caramelle dicendo che vengo trattata come una scema, ma non mi accorgo che mentre sto in queste condizioni, passo di fronte ad un gruppo di ragazzi seduti su una scalinata. Uno di loro lo sento bene che dice: " no raga questa è matta". Sento una pugnalata al cuore, attacco subito il telefono e sento salire un terrore fortissimo. Sono diventata proprio così, giro, urlo, mangio caramelle, torno in una casa che casca a pezzi, sono emarginata.
Mi avvio verso la stazione, ma nel tragitto mi fermo davanti ad un bar, accorgendomi di un bel pacco di patatine highlanders in dispensa davanti al banco.
Alla fine, facendo due conti, oggi ho mangiato due pacchi da 2 etti di haribò, mezza tavola di cioccolato fondente, l'avocado, la pizza, la pasta di mia zia ed un pacco di patatine piene di grassi, sale ,olio di palma e conservanti.
Non mi è mai successo di avere attacchi bulimici così violenti, ravvicinati e per di più fuori casa, ma non è finita.
Vedo una gelateria, entro e chiedo una coppa grande (anche se nel mentre pensavo e guardavo la coppa piccola
). Senza pensarci neanche, chiedo i gusti più pesanti (cioccolato fondente, whisky e panna- io che la panna non la mangio mai-). Al termine della coppa ero davvero nauseata.
Dalla mattina fino al pomeriggio avevo mangiato chili di zucchero e grassi da far paura. Faccio per tornare in stazione, ma non avendo chiaro cosa sarei andata a fare a casa, decido di camminare ancora per tentare di bruciare un pò di zuccheri. Cammino altri 40 minuti, poi comincia a fare freddo, sento salire una profonda stanchezza e decido di andare in stazione per prendere il bus di ritorno.
Facevo continue smorfie, non riuscivo a guardare negli occhi le persone. Nella mia testa era tutto un accumulo di pensieri negativi, dalla consapevolezza del tempo che passa senza essere vissuto, ai miei quasi 40 anni, ad una vita buttata nel cesso a soffrire, a tutto l'inferno che mi si è ora creato intorno.
Ho realizzato che sto nel pieno di una vera tragedia. La mia mente mi riportava mentre camminavo, agli psicologi, ai loro fallimenti, e in generale a tutte le cose brutte del passato e del presente.
Ogni minuto io mi sento scartata, sputata, rigettata dal mondo intorno e non c'è ricordo/esperienza vissuta che sconfermi questa impressione. Mi hanno lasciato tutti dicendo tutte cose negative. "Triste" "handicappata" "sfigata" "senza palle". Mi ritrovo a girare fragile con tutta questa merda che mi pesa sulle spalle, e ad ogni passo inciampo o barcollo.
Mi sono detta che devo trovare un altro modo di vivere.
Ci saranno pure persone un pò più intelligenti in giro, persone che abbiano davvero delle risorse interiori e forza per darmi una mano. Ho pensato ai monaci buddhisti, quelli originari del tibet, che seguono uno stile di vita completamente diverso da quello folle occidentale.
Vorrei cambiare modo di vivere, cambiare approccio e persone, vivere ad un altro livello, ritrovare la sintonia con me stessa.