Ultimamente penso (magari sbagliando alla grande) che saggezza significa equanimità, accettare qualunque cosa come se fosse sullo stesso piano, anche le cose più scandalose o che più ci offendono, perché in fondo tutto è uno allo sguardo di chi sa abbracciare il tutto.
Ieri pensare a una cosa mi ha ricordato quanto fossi bacchettone nei miei anni dell'adolescenza, tra l'altro tradendo lo stereotipo che vuole i giovani trasgressivi e gli anziani rigidi. Per me il processo di crescita è stato un percorso inverso, è stato un accettare via via sempre più cose che prima mi parevano difficili da accettare o anche solo capire. Forse è stato semplicemente un ammorbidimento delle rigidità dell'autistico, o forse solo un tentativo poco riuscito di sfuggirvi.